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Esteri

Kim mostra i muscoli, super missili alla parata militare

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Kim Jong-un mostra i muscoli e sfida in contemporanea il Covid e l’America, a tre settimane dalle presidenziali Usa. La grande parata militare a Pyongyang per i 75 anni della fondazione del Partito dei Lavoratori e’ stata l’occasione per esibire le “nuove armi strategiche” preannunciate dal leader nordcoreano mesi fa e riaffermare una sorta di immunita’ del Paese alla pandemia da coronavirus, peraltro tutta da verificare. Su un trasportatore da 11 assi e’ apparso un gigantesco missile balistico intercontinentale che uno dei piu’ famosi analisti americani di affari nordcoreani, Ankit Panda, ha definito “il piu’ grande missile mobile a propellente liquido mai visto”. E che Harry Kazianis, del think tank conservatore americano Center for the National Interest, ha giudicato “molto piu’ grande e chiaramente piu’ potente di qualsiasi altra cosa nell’arsenale” della Corea del Nord. Migliaia di soldati senza mascherina sono sfilati nella grande piazza Kim Il-sung prima dell’alba mentre un sorridente Kim, in completo grigio di taglio occidentale, salutava, riceveva fiori dai bambini e scherzava con i generali al suo fianco. “Non una sola persona” in Corea del Nord ha contratto il virus, ha sottolineato il leader nordcoreano che a gennaio ha chiuso le frontiere per impedire la circolazione dell’infezione e ha tenuto a fare gli auguri “a tutti coloro che nel mondo stanno lottando contro i mali del virus malvagio”. Nessun riferimento esplicito a Trump ma la parata, la prima in due anni, a tre settimane dalle presidenziali Usa e alla quale non e’ stato ammesso nessun ospite o giornalista straniero, insieme all’esibizione dei nuovi super missili suona come una dimostrazione di forza. Mentre i negoziati con gli Stati Uniti sono a un punto morto, Kim oggi ha tenuto ad accompagnare la parata con un discorso trasmesso dalla tv di Stato Kctv nel quale ha ribadito che Pyongyang continuera’ a “rafforzare” il suo arsenale militare “per l’autodifesa e la deterrenza”. Che la Corea del Nord avesse in cantiere il potenziamento del suo arsenale era apparso chiaro gia’ mesi fa. In maggio le immagini satellitari analizzate dal think tank americano Center for Strategic and International Studies (Csis) avevano segnalato i lavori quasi completati per un deposito di missili accanto al Pyongyang Sunan International Airport, l’aeroporto della capitale. La tempistica e l’occasione della presentazione delle nuove armi rafforza la credibilita’ della sua capacita’ offensiva ma dimostra anche che si vuole lasciare aperto a Washington uno spiraglio. Secondo Rachel Lee, ex analista dell’amministrazione sul dossier nordcoreano, mostrare le proprie armi strategiche in una parata e’ “coerente con quanto promesso” da Kim Jong-un a fine dicembre sulle nuove dotazioni, ma senza spingersi “a provocare gli Stati Uniti con il lancio di prova di un’arma strategica”.

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Zelensky: situazione difficile ma resistiamo nel Kursk

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“Il Comandante in Capo Oleksandr Syrskyi ha fornito un aggiornamento sulla situazione in prima linea. In molte direzioni la situazione rimane difficile”. Lo scrive Volodymyr Zelensky su X. “Solo a mezzogiorno, si sono già verificati quasi 70 attacchi russi. Gli scontri si concentrano nelle direzioni di Pokrovsk, Kramatorsk, Lyman e Kursk”. E “le nostre forze continuano le operazioni difensive in aree specifiche delle regioni di Kursk e Belgorod”, ha assicurato, dopo che ieri Mosca aveva annunciato la completa riconquista del Kursk. Zelensky ha chiesto una rinnovata pressione sulla Russia ad accettare la tregua proposta dagli Usa.

Secondo Zelensky “la situazione in prima linea e l’azione dell’esercito russo dimostrano che l’attuale pressione globale sulla Russia non è sufficiente a porre fine a questa guerra. Presto saranno passati cinquanta giorni da quando la Russia ha iniziato a ignorare la proposta degli Stati Uniti di un cessate il fuoco completo e incondizionato, una proposta che l’Ucraina aveva accettato l’11 marzo”. Per questo motivo, “è necessaria una pressione più tangibile sulla Russia per creare maggiori opportunità per una vera diplomazia”, ha avvertito, ringraziando “tutti coloro che sono al fianco dell’Ucraina”.

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Tragedia al festival Lapu Lapu a Vancouver: suv travolge la folla, morti e feriti

Durante il festival filippino Lapu Lapu a Vancouver, un suv ha investito la folla causando diversi morti e feriti. Arrestato il conducente. La città è sconvolta.

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Diverse persone sono morte e molte altre sono rimaste ferite durante il festival del “Giorno di Lapu Lapu” a Vancouver, nell’ovest del Canada, quando un suv ha investito la folla. La polizia locale ha confermato che il conducente è stato arrestato subito dopo l’incidente, avvenuto intorno alle 20 ora locale (le 5 del mattino in Italia).

Il cordoglio della città e della comunità filippina

La tragedia ha sconvolto l’intera città e, in particolare, la comunità filippina di Vancouver, che ogni anno organizza il festival in onore di Lapu Lapu, eroe della resistenza contro la colonizzazione spagnola nel XVI secolo. Il sindaco Ken Sim ha espresso il proprio dolore: «I nostri pensieri sono con tutte le persone colpite e con la comunità filippina di Vancouver in questo momento incredibilmente difficile», ha scritto su X.

Le drammatiche immagini dell’incidente

Secondo quanto riferito dalla polizia e riportato dalla Canadian Press, il suv ha travolto la folla all’incrocio tra East 41st Avenue e Fraser Street, nel quartiere di South Vancouver. I video e le immagini diffusi sui social mostrano scene drammatiche: corpi a terra, detriti lungo la strada e un suv nero gravemente danneggiato nella parte anteriore. Testimoni parlano di almeno sette persone rimaste immobili sull’asfalto.

Il dolore delle autorità

Anche il premier della Columbia Britannica, David Eby, ha commentato la tragedia: «Sono scioccato e con il cuore spezzato nell’apprendere delle vite perse e dei feriti al festival». La comunità è ora unita nel cordoglio, mentre proseguono le indagini per chiarire le cause dell’accaduto.

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Trump spinge per il cessate il fuoco in Ucraina: “Ora Putin deve aprire ai colloqui diretti”

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Donald Trump ha deciso di accelerare i tempi. Dopo mesi di logoramento sul fronte, ora il presidente americano punta a ottenere da Vladimir Putin un’apertura concreta ai colloqui diretti, oltre a una tregua immediata e “senza condizioni” che apra la strada ai negoziati di pace. A dirlo chiaramente è stato lo stesso Trump, mentre da Mosca il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che la Russia è pronta a negoziare.

Il piano di Trump e la controproposta di Kiev

Mentre la Russia rivendica la completa riconquista della regione di Kursk, l’Ucraina propone come contromossa uno schieramento internazionale che impedisca futuri attacchi russi. Una misura di garanzia per evitare che la tregua si trasformi in una nuova aggressione. Nonostante le difficoltà militari, Volodymyr Zelensky sembra disposto a valutare un compromesso “dignitoso” per salvaguardare l’indipendenza ucraina dopo tre anni di guerra.

Il compromesso proposto da Kiev prevede:

  • La difesa della sovranità nazionale senza limitazioni sull’esercito.

  • L’utilizzo degli asset russi congelati in Occidente per il risarcimento dei danni di guerra.

L’ombra della resa dei conti e la pressione di Trump su Putin

Trump, incontrando Zelensky a Roma all’ombra della Cupola di San Pietro, ha fatto capire che il tempo stringe. Ammette apertamente il sospetto che Putin voglia “continuare la guerra” per logorare la situazione e far perdere tempo agli Stati Uniti. Una strategia che Trump non intende subire, rilanciando l’obiettivo di concludere la guerra nei primi 100 giorni della sua presidenza.

L’annuncio della riconquista russa della regione di Kursk, accompagnato dal primo riconoscimento ufficiale dell’uso di truppe nordcoreane da parte di Mosca, alimenta le preoccupazioni. Ma allo stesso tempo, la Russia continua a mostrare difficoltà economiche profonde nonostante il regime autarchico tenti di nascondere la crisi.

Il difficile equilibrio: salvare l’onore per tutti

Per Trump, per Putin e per Zelensky l’obiettivo è quello di poter dichiarare una vittoria:

  • Trump vuole essere il presidente che ha portato la pace.

  • Putin vuole presentarsi come il difensore della “Madre Russia” contro l’Occidente.

  • Zelensky vuole salvaguardare la sovranità e l’onore nazionale.

Il 9 maggio, data simbolica della vittoria sovietica sul nazismo, si avvicina. Putin punta a presentarsi come vincitore, ma senza un vero accordo, la guerra rischia di continuare nel logoramento reciproco.

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