“Il più grande critico? E’ il pubblico, che può essere più crudele di chi lo fa di professione, perche’ oggi tutti possono scrivere la loro opinione su internet” dice John Malkovich, che sara’ in scena a Milano, il 3 dicembre al teatro degli Arcimboldi, proprio nei panni di un critico musicale nello spettacolo ‘The music critico. A lui, infatti, il violinista Aleksey Igudesman, ideatore della piece, ha dato il compito di dar voce ad alcune delle critiche piu’ feroci della storia della musica e non solo, tanto che lo show si chiude con le parole al limite dell’invettiva scritte da un critico di Istanbul all’indirizzo dello stesso Malkovich. Il protagonista di ‘The new pope’, comunque, e’ decisamente uno che non se la prende. Prima di tutto – spiega via zoom da Boston – “io di critiche non ne leggo tante perche’ su di me ne scrivono troppe e ho parecchio da lavorare”. La piu’ feroce, difficile da tradurre in italiano, ‘portatevi la vostra colla’, vale a dire che recitava come un bambino, se la ricorda, ma invita a considerare che “l’idea che esista uno spazio sicuro quando ti esprimi su pubblica piazza con la tua arte, che sia musica, teatro o cinema, e’ un’aspettativa sbagliata, per un artista e’ importante capire che quello che fa puo’ anche non essere amato”. D’altronde, nello spettacolo viene ricordato che Brahms fu definito da Čajkovskij “un bastardo senza talento”, mentre critici dell’epoca considerarono Claude Debussy “semplicemente brutto”. “Ma il problema – chiosa Malkovich – sta piu’ nella reazione dell’artista che nella critica in se’, che spesso e’ anche scritta bene o ironica, bisogna saperle accettare”. Lui, per esempio, il critico di Istanbul che lo aveva stroncato, poi lo ha conosciuto personalmente: “era felice di essere stato incluso nello spettacolo e ne fece una recensione positiva. A volte le critiche – riflette – sono grandi lezioni, anche perche’ cio’ che viene considerato brillante oggi puo’ non esserlo tra 20 anni o magari qualche proposta arriva semplicemente troppo presto per essere capita”. Lui, personalmente, pensa che “non sia per niente facile fare il critico, io ho le mie opinioni ma non per questo farei il critico”. Se al posto di attore sui documenti si potesse scrivere altro, forse sulla carta d’identita’ di Malkovich si leggerebbe ‘icona’: dopo il film di culto del 1999 di Spike Jonze “Being John Malkovich’, oggi il 67enne e’ anche il soggetto unico delle opere di Sandro Miller riunite nella mostra ‘Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters’, alle Stelline di Milano. “Non so dire perche’ la gente mi veda cosi’ e mi coinvolga in questi progetti strani” chiosa lui, ammettendo che “e’ difficile, ma non mi dispiace”. Dopo le nuove date di ‘The music critic’, il prossimo anno Malkovich anticipa che vestira’ di nuovo i panni dell’avventuriero Tom Ripley, sara’ un giovane Karl Lagerfeld nei primi anni parigini, ma anche il direttore d’orchestra Sergiu Celibidache. A proposito di orchestra, a Igudesman piacerebbe coinvolgerne una nel suo ironico viaggio musicale intorno alle piu’ feroci critiche della storia delle note. Se si riuscisse a farlo, ovviamente, toccherebbe a Malkovich dirigerla. “Non suono uno strumento da anni, ma la musica – conclude l’attore – fa da sempre parte della mia vita”.