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Ambiente

Ischia, le nasse abusive sequestrate diventano cestini per i rifiuti grazie a ‘Rete civica’

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Diventeranno cestini per i rifiuti sulla spiaggia: tornano a nuova vita le nasse abusive confiscate nel mare di Ischia: sono centinaia, soltanto nel marzo scorso nel mare che bagna il borgo di Sant’Angelo, la Guardia Costiera di Ischia ne ha sequestrate 120. Così adesso invece di finire in discarica verranno riutilizzate grazie al progetto “Rete Civica”, promosso dall’ufficio circondariale marittimo di Ischia con il coordinamento della Direzione Marittima della Campania e con la collaborazione della Procura della Repubblica di Napoli, che ha autorizzato la conversione dei beni confiscati in oggetti di pubblica utilità.

Del resto non a caso ai compiti che le Capitanerie di Porto assolvono per conto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, si uniscono quelli esercitati per conto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, con particolare riferimento all’inquinamento marino e alla vigilanza nelle Aree marine protette. Compiti che riguardano anche la sorveglianza in materia di rifiuti, scarichi e quant’altro può inquinare i nostri mari. L’Ufficio circondariale marittimo di Ischia  opera in un’area particolarmente vasta dove si estende il Regno di Nettuno, area marina protetta, così in sinergia con loro e con tutti gli Enti e le Istituzioni presenti nel Parco marino, ha messo a punto il progetto “Rete civica”.
Le nasse, oggetti utilizzati per la pesca abusiva quindi perpetrare un reato ambientale,  diventano invece un elemento di pubblica utilità: un cestino per la raccolta differenziata sulle spiagge, quindi contribuiranno a difendere il territorio.
Fondamentale per la realizzazione del concept è stato il contributo dell’Istituto Tecnico Nautico di Ischia “Cristofaro Mennella” che ha realizzato materialmente gli oggetti.


Il progetto è stato presentato a Forio con  la partecipazione di Stani Verde, sindaco di Forio, del tenente di vascello Antonio Cipresso comandante dell’ufficio circondariale marittimo di Ischia, del direttore del regno di Nettuno Antonino Miccio, Luigi La Monics, docente del Nautico Mennella e i cestini saranno posizionati sulle spiagge di Forio in collaborazione con il comune.

Si tratterà di strutture semplici, in armonia con i luoghi: nasse ripulite e fissate con dei morsetti ad un vecchio piede di scrivania che funge da supporto verticale. Alla base una zavorra in eco cemento, ‘armata’ da fili metallici di risulta. Dentro ogni cestino verrà inserito un sacchetto per rendere più facile la rimozione dei rifiuti. I colori nella parte bassa delle nasse per evidenziare quali rifiuti accoglieranno.

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Rischio clima, Napoli più calda del Cairo e di Riyad

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Gennaio 2025, il più caldo della storia. È il primato certificato dal servizio meteo della Ue, Copernicus, sulla scia di ugualmente tristi record. Il primo mese dell’anno è stato di 1,75 gradi sopra i livelli pre-industriali, diventando il 18esimo degli ultimi 19 in cui la temperatura media superficiale è stata superiore a 1,5 gradi rispetto al periodo 1850-1900. E non mancano altri cattivi presagi: basterà aspettare domenica, quando all’ora di pranzo a Napoli si toccheranno tra i 18 e i 19 gradi.

“Più del Cairo e di Riyad”, commenta Anbi, sulla base delle mappe metereologiche del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf). Gli ultimi 12 mesi, riporta Copernicus, sono stati 0,73 gradi sopra la media 1991-2020 e 1,61 sopra quella pre-industriale. La Terra, insomma, continua a sentire caldo: l’Anbi parla di una “primavera fuori stagione”, con le conseguenze del caso. “Lungo tutta la Penisola continuano a segnalarsi eventi meteo dalle caratteristiche estreme” come quelli in Sicilia e Calabria degli ultimi giorni, denuncia Francesco Vincenzi, presidente dell’associazione, a cui “il Paese si contrappone con colpevole distrazione, privilegiando interventi in emergenza a quelli in prevenzione”. Alte temperature fanno rima con siccità. Anbi scrive della “parabola discendente dei livelli nei due laghi dei Castelli Romani”, quello di Albano (abbassatosi di 64 centimetri in un anno e mezzo) e di Nemi, così come dei fiumi laziali, sempre più in secca. L’associazione rileva poi che in Toscana il fiume Ombrone ha una portata “che è a circa il 9% della media del periodo”.

Pure laddove la situazione è in miglioramento perché ci sono state più piogge, come in Sicilia, “a causa di criticità strutturali delle opere idrauliche” si è costretti “a sversare in mare una parte consistente di questo ‘oro blu’: attualmente l’acqua invasata in Sicilia ammonta a circa 250 milioni di metri cubi ma di questi solo il 48% è realmente utilizzabile”. E in Sardegna i volumi idrici “aumentano di oltre 156 milioni di metri cubi”, ma in un quadro che vede da un lato bacini colmi (come in Baronia e Ogliastra) e dall’altro scarsità cronica (Basso Sulcis e Alto Cixerri). L’aumento delle temperature ha anche effetti diretti sulla salute umana e degli ecosistemi, è il promemoria della Società italiana di Medicina ambientale (Sima): “modifica la frequenza e la distribuzione di molte malattie infettive”, “crea le condizioni ideali per la trasmissione di agenti patogeni” e ha un impatto sulla psiche.

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Terra dei Fuochi: se Italia inadempiente 4.700 domande contro

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La Corte europea dei diritti dell’uomo (Corte Edu) si è pronunciata nel caso Cannavacciuolo e altri c. Italia, accertando per la prima volta la violazione del diritto alla vita, sancito dall’articolo 2 della Convenzione, a causa dell’inquinamento diffuso e sistemico nella Terra dei Fuochi. Oggi, a Roma, si è tenuta una conferenza stampa in cui i promotori dell’iniziativa, hanno illustrato il significato e l’impatto di questa storica decisione. “La Corte ha rinviato la decisione sui risarcimenti in attesa di verificare l’attuazione delle misure richieste e ha avvertito che, in caso di inadempienza, potrebbe notificare altre 4.700 domande pendenti contro l’Italia”, spiegano i promotori dei ricorsi.

La Corte Edu ha stabilito che l’Italia, “pur essendo a conoscenza dell’inquinamento nella Terra dei Fuochi sin dai primi anni ’90, non ha adottato le misure necessarie per proteggere la popolazione – aggiungono – Ha riconosciuto che lo smaltimento illegale e incontrollato di rifiuti pericolosi, spesso accompagnato da incenerimenti e interramenti, rappresenta un rischio grave, reale e imminente per la salute umana, come dimostrato dalla presenza di diossina, metalli pesanti e altre sostanze cancerogene. Secondo la Corte, le autorità italiane non solo hanno ritardato in modo ingiustificato nell’adottare interventi strutturali, ma hanno anche omesso di informare adeguatamente la popolazione sui rischi legati all’inquinamento e di mettere in atto misure di prevenzione, monitoraggio e contrasto efficaci”.

I promotori spiegano che “data la gravità e l’ampiezza del problema, che coinvolge circa 2.963.000 abitanti, la Corte Edu ha applicato la procedura pilota, riconoscendo l’inquinamento nella Terra dei Fuochi come una crisi ambientale sistemica e strutturale. Ha quindi imposto all’Italia l’adozione, entro due anni, di misure concrete, tra cui la mappatura delle aree contaminate, la valutazione dell’inquinamento su suolo, acqua e aria, lo studio degli impatti sanitari, la decontaminazione dei territori compromessi e il potenziamento del monitoraggio ambientale. Ha inoltre raccomandato il coinvolgimento della società civile attraverso un meccanismo di monitoraggio indipendente e l’istituzione di una piattaforma informativa pubblica”.

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Copernicus, gennaio 2025 il più caldo della storia

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Il gennaio del 2025 è stato il più caldo della storia, con una temperatura media in superficie di 13,23 gradi, 0,79 gradi sopra la media di gennaio del periodo di riferimento 1991-2020. Lo rivela il servizio meteo della Ue, Copernicus. Il gennaio 2025 è stato di 1,75 gradi sopra i livelli pre-industriali ed è il stato il 18esimo mese degli ultimi 19 mesi nel quale la temperatura media superficiale è stata superiore a 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Gli ultimi 12 mesi, dal febbraio del 2024 al gennaio del 2025, sono stati 0,73 gradi sopra la media 1991-2020 e 1,61 gradi sopra la media pre-industriale (1850-1900).

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