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Inter e Napoli testa a testa infinito, sprint Champions

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Insieme, appassionatamente, per un’inedita volata scudetto. La prodezza balistica nel recupero di Orsolini, possente attaccante finora miopemente sottostimato, rilancia le ambizioni Champions del Bologna, ma soprattutto frena la corsa dell’Inter, agguantato dal Napoli. La rincorsa è compiuta e ora cambia tutta la prospettiva, non escluso l’epilogo di uno spareggio (che il ct azzurro Spalletti di certo non si augura, in vista della sfida di Oslo alla Norvegia il 6 giugno). Ma la serie A lascia in sospeso gli ultimi responsi della 33/a giornata associandosi al lutto per la morte di Papa Francesco: le quattro partite residue saranno recuperate mercoledì prossimo.

A cinque turni dalla fine il calendario sorride ad Antonio Conte, che deve misurarsi con avversarie tranquille o di poco spessore, mentre Inzaghi comincia a masticare amaro perchè dovrà affrontare anche le due romane, in corsa per l’Europa, oltre ai due severi impegni di Coppa Italia e Champions, con la doppia sfida di semifinale con la macchina da gol blaugrana. Con l’aggravante di una difficoltà crescente a venire a capo degli avversari in trasferta. Per i partenopei l’ostacolo maggiore, oltre all’ansia di giocarsi lo scudetto con una rosa di certo inferiore a quella nerazzurra, è la freddezza di rapporti tra Conte e De Laurentiis dopo il giudizio critico del tecnico “sulle cose che non funzionano”. Visto l’esiguo numero di gare che restano c’è ora di nuovo la possibilità di uno spareggio per il titolo, a 61 anni da quello di Roma che vide trionfare il Bologna di Bernardini sull’Inter del mago Herrera (con una mossa geniale di ‘Fuffo’, il terzino Capra all’ala, poi il vantaggio di Fogli con deviazione di Facchetti e il raddoppio di Nielsen).

Di arrivi in volata, invece, ce ne sono stati stati, anche se si sono diradati negli ultimi anni. I piu’ famosi sono la doppia ‘fatal’ Verona per il Milan che favori’ gli scudetti della Juve del 1973 e del Napoli del 1990, la rotta dell’Inter all’Olimpico con la Lazio il 5 maggio 2002 e il sorpasso della Juve. Una volta poi e’ toccato anche ai bianconeri venire infilati in volata, nel 2000 nella pioggia intensa di Perugia. Il ko per il gol di Calori, nella gara che Collina volle portare a termine tra le proteste della Juve, permise alla Lazio di Eriksson di festeggiare un insperato scudetto. Gli ultimi anni hanno visto il dominio di squadre che si staccano e si aggiudicano il titolo in anticipo, salvo il torneo 2021-2022 con la volata serrata tra Milan e Inter. A decidere è stato un fatale errore del portiere Radu, una papera che ha spianato la vittoria del Bologna. Il Milan si è portato a +2 e non ha più mollato la presa.

Il Bologna sta diventando la bestia nera dei nerazzurri, anche a 61 anni dello smacco del 1964: oltre al ko del 2022 c’è stata un’eliminazione in Coppa Italia, due sole vittorie dell’Inter nelle ultime otto gare. Quest’anno, dopo il pari dell’andata, c’e’ stato il pesante ko firmato Orsolini. Rimane sospesa anche la volata Champions: la vittoria dell’Atalanta blinda il terzo posto e provoca l’addio alle residue speranze del Milan di agganciarsi al treno europeo. Il Bologna arpiona nuovamente il quarto posto ma può essere superato dalla Juve dopo il recupero della gara col Parma.

Le due romane sembrano relegate a battersi per l’Europa League. La Roma, al 17/o risultato utile di fila dopo il risicato successo sul Verona, può essere nuovamente scavalcata dalla Lazio, se vincerà contro il Genoa. In posizione di rincalzo è la Fiorentina, con il pensiero fisso alla semifinale di Conference e alla possibilita’ di vincere la Coppa arrivando alla terza finale di fila. I viola potrebbero rientrare in corsa per l’Europa battendo il Cagliari. In coda l’inutile pari tra Empoli e Venezia prolunga l’agonia delle due squadre, ora a un punto dal Lecce travolto dal Como. In cinque turni si giocano tutto: una sola delle tre si salverà.

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Sci, muore la giovane promessa francese Margot Simond: aveva 18 anni

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Tragedia in Val d’Isère durante un allenamento. La procura di Albertville apre un’indagine Una nuova tragedia ha sconvolto il mondo dello sci internazionale: Margot Simond, 18 anni, giovane talento della nazionale francese, è morta ieri in allenamento sulla pista di Val d’Isère, in Savoia. La ragazza, campionessa francese Under 18 di slalom, è caduta rovinosamente durante un esercizio ad alta velocità. I soccorsi sono stati immediati, ma ogni tentativo di rianimarla è stato inutile.

L’incidente durante la preparazione al trofeo Red Bull

Margot si stava preparando per il trofeo “Red Bull Alpine Park”, organizzato con la collaborazione del campione di slalom Clément Noël. La sciatrice, associata allo Ski Club di Les Saisies e originaria di Aillons Margeriaz, era una delle atlete più promettenti del panorama francese. Nel marzo scorso aveva vinto il titolo nazionale giovanile nello slalom a Les Menuires, e in stagione aveva già debuttato in Coppa Europa e preso parte ai Mondiali Juniores a Tarvisio, classificandosi al ventesimo posto.

Secondo quanto riportato da L’Équipe, la caduta è avvenuta poco dopo un tratto di zig-zag tra le porte, attorno alle ore 13. Il medico di pista è intervenuto immediatamente, ma ha confermato: «Non è stato possibile rianimarla».

Indaga la procura di Albertville

La dinamica dell’incidente è ora al vaglio della procura di Albertville, che ha aperto un’indagine per accertare le cause della morte. La comunità sportiva francese è sotto choc. «I nostri pensieri sono con la Francia e con tutta la comunità dello sci sconvolta per la perdita di Margot», ha scritto in un messaggio la Federazione francese di sci.

Una stagione nera per lo sci internazionale

La morte di Margot arriva pochi mesi dopo quella di Matilde Lorenzi, 20enne azzurra caduta durante un allenamento in Val Senales lo scorso ottobre. E tra questi due tragici eventi, lo sci piange anche Marco Degli Uomini, promessa 18enne del SuperG italiano, morto lo scorso 10 marzo sullo Zoncolan dopo un salto di 40 metri.

Tre lutti in meno di sei mesi che riaccendono i riflettori sulla sicurezza degli allenamenti e delle piste. Intanto, il mondo dello sport piange un’altra giovane vita spezzata troppo presto.

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Lecce, il fisioterapista Graziano Fiorita muore in ritiro prima del match con Atalanta: gara rinviata

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Un risveglio drammatico per tutto il mondo giallorosso. L’US Lecce piange la scomparsa improvvisa di Graziano Fiorita, storico massofisioterapista della squadra, scomparso a soli 47 anni. A comunicarlo è stata la stessa società salentina con una nota ufficiale intrisa di dolore: «L’Us Lecce, profondamente sconvolta, comunica che è venuto a mancare improvvisamente Graziano Fiorita».

La tragedia si è consumata nella camera d’albergo di Coccaglio, in provincia di Brescia, sede del ritiro scelto dal Lecce per preparare la sfida di campionato contro l’Atalanta, poi rinviata a domenica alle 20.45. Non vedendolo arrivare al consueto appuntamento mattutino, i membri dello staff hanno cercato Fiorita, trovandolo senza vita nella sua stanza.

Professionista stimato e figura storica del club, Graziano era legato al Lecce da oltre vent’anni, seguendo le orme del padre Fernando, anch’egli fisioterapista e scomparso due anni fa. Lascia la moglie Azzurra e i figli Carolina, Davide, Nicolò e Riccardo, oltre alla madre Francesca e a una comunità intera che oggi si stringe attorno alla sua famiglia.

«In questo momento di dolore profondo e di totale incredulità – prosegue la nota del Lecce – il club può solo stringersi intorno alla sua famiglia».

Anche l’Atalanta ha voluto esprimere il proprio cordoglio con una nota ufficiale. Il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis e Antonio Conte, tecnico partenopeo e leccese di nascita, hanno inviato messaggi di vicinanza e solidarietà alla famiglia Fiorita e al club.

Graziano Fiorita resterà per sempre nel cuore di chi ha condiviso con lui la passione per il calcio, il lavoro dietro le quinte, la dedizione silenziosa e costante a una maglia che amava come una seconda pelle.

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Coppa Italia: Il Bologna torna in finale dopo 51 anni

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A 51 anni di distanza dall’ultima volta, il Bologna torna in finale di Coppa Italia: Fabbian e Dallinga aprono e chiudono la sfida che vede i rossoblù piegare l’Empoli anche al ritorno, dopo il 3-0 del Castellani, confermando il Dall’Ara un fortino inespugnabile: Kovalenko non basta ai toscani. Vincenzo Italiano e i suoi ragazzi scrivono una pagina di storia del club rossoblù, pagina che il tecnico già conosce essendo alla seconda finale negli ultimi 4 anni, dopo quella disputata e persa con la Fiorentina. Dopo le finali perse di Coppa Italia e Conference (2) con la viola, il tecnico avrà la possibilità di regalare e regalarsi un epilogo diverso e voltare pagina il 14 maggio a Roma, contro il Milan, in un match che metterà in palio un posto in Europa League. Nell’attesa, il Bologna corre anche e nuovamente per la Champions.

Italiano, però preferisce non badarci e non si fida neppure dei tre gol di vantaggio e dello 0-3 con cui i rossoblù avevano espugnato Empoli nella semifinale di andata. Il tecnico opta per un turn over ragionato, ma conferna la spina dorsale della sua squadra con Beukema e Lucumi al centro della difesa, Freuler in mediana e Dallinga di punta, con Orsolini, Cambiaghi e Fabbian a sostegno. E’ Bologna vero contro un Empoli rimaneggiato, con un D’Avesa che offre spazio a giocatori reduci da infortunio e in cerca di condizione, risparmiando titolari per il campionato e la Fiorentina. E allora i rossoblù possono mettere in chiaro le cose fin dal principio: passano al 7′, con Moro che offre a Fabbian il cross dell’1-0. Terza rete dell’ex Inter all’Empoli e quarta stagionale, che arriva dopo un inizio arrembante che vede Dallinga sprecare sotto porta e pure Lykogiannis chiamare Seghetti all’intervento, ma pure Marianucci recuperare in extremis su Dallinga.

Dopo un quarto d’ora di spinta e il vantaggio, il Bologna amministra i ritmi e l’Empoli trova campo e capacità di reagire con l’esuberanza di Sambia e Solbakken. Il primo inventa, Konate rifinisce, Solbakken si presenta tre volte a tu per tu con Ravaglia: la prima spara fuori, la seconda debolmente, la terza chiama il portiere rossoblù alla grande parata che trova Kovalenko pronto al tap in vincente: è 1-1 al 32′. A inizio ripresa arrivano i cambi su ambo i fronti, con i tecnici che dimostrano di ragionare anche in chiave campionato. Il Bologna riprende campo e ritmo e sfiora il nuovo vantaggio Cambiaghi e Fabbian. Dominguez, Dallinga e Moro si divorano tre occasionissime per la vittoria tra il ventesimo e il 37′ e il successo è nell’aria. Lo firma Dallinga con un colpo di testa a tre minuti dal triplice fischio, su cross di Lykogiannis. Il Bologna si giocherà un trofeo 51 anni dopo l’ultima vittoria.

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