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Cronache

Incidente su A1 per bus con bimbi francesi in gita, sei feriti: eran diretti a Napoli

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Una scolaresca francese diretta a Napoli e’ stata coinvolta in un incidente stradale sull’autostrada A1 all’altezza di Zagarolo, in provincia di Roma. Sei i feriti: cinque minori e un adulto, un professore, sulle 24 persone che erano a bordo di mini-bus. Nessuno e’ in pericolo di vita, hanno riportato contusioni e fratture e sono ricoverati in alcuni ospedali romani. A provocare l’incidente, secondo una prima ricostruzione, e’ stato il conducente di un autoarticolato che ha tamponato il mezzo con a bordo gli studenti ed e’ ora indagato dalla Procura di Tivoli per lesioni colpose plurime. Stamane circa 60 persone, alunni tra i 10 e gli 11 anni, e professori, sono partite da Roma a bordo di mini-bus per raggiungere la citta’ partenopea. Sull’autostrada i due mezzi viaggiavano l’uno dietro l’altro, quando all’altezza di Zagarolo, un autoarticolato ha tamponato uno dei bus facendolo rovesciare su un lato. Il mezzo pesante sbandando ha continuato la sua corsa ed e’ finito contro un’auto che era sulla corsia di sorpasso. Sul luogo dell’incidente, al chilometro 570, sono intervenuti operatori del 118 con quattro ambulanze, un’automedica e un elicottero, la Polizia Stradale e i vigili del fuoco. E’ stato chiusa l’autostrada nel tratto compreso tra il bivio con l’A24 e quello con la Diramazione Roma Sud in direzione di Napoli e i feriti sono stati trasportati negli ospedali: quattro minori al Bambino Gesu’, mentre un altro al policlinico Gemelli e l’adulto al policlinico Umberto I. I ragazzi rimasti illesi, ma sotto choc, sono stati trasferiti con un pullman della polizia nella caserma della polizia stradale. Qui sono stati assistiti dai referenti del progetto “Scuole Sicure” della Polizia che hanno fornito anche un supporto psicologico. Tutte le attivita’ di soccorso, fa sapere la polizia, sono state costantemente condivise con la Gendarmeria francese dell’ambasciata. Verso le 14 l’autostrada, dove si erano formate code, e’ stata riaperta, mentre il conducente dell’autoarticolato veniva sottoposto a vari test: ma non e’ risultato positivo all’alcoltest, ne’ sono state trovate nel sangue tracce di stupefacenti. La polizia stradale sta cercando di accertare le cause, tra cui non viene escluso un colpo di sonno del camionista, un guasto meccanico o l’eccessiva velocita’. La scolaresca francese e’ stata accompagnata a Roma, dove trascorrera’ la notte in una struttura ecclesiastica spagnola, in zona Aurelia.

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Auto in fiamme, muore una donna

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Tragico pomeriggio a Vado Ligure, in provincia di Savona, dove una donna è morta in circostanze misteriose a causa dell’incendio di un’auto vicino a un distributore di benzina lungo la via Aurelia. Gli eventi hanno destato preoccupazione e confusione nella comunità locale, poiché la dinamica di quanto accaduto rimane ancora avvolta nell’ombra.

Al momento, non è stata fornita alcuna chiarezza sulla natura dell’incidente. Le autorità locali stanno conducendo un’indagine approfondita per determinare se si sia trattato di un gesto deliberato o di un tragico incidente. Ciò che è certo è che la donna è stata trovata senza vita al di fuori del veicolo incendiato, a pochi passi dal distributore di benzina. La sua identità non è stata resa nota pubblicamente, in attesa di informare i familiari più stretti.

L’incidente ha richiamato prontamente l’intervento di diverse squadre di soccorso. I vigili del fuoco hanno lavorato incessantemente per domare le fiamme, mentre l’automedica del 118 ha tentato di prestare soccorso alla vittima. I carabinieri e i membri della Croce Rossa di Savona si sono mobilitati per garantire il controllo della situazione e fornire supporto alle indagini in corso.

 

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Last Banner, aumentano le condanne per gli ultrà della Juventus

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Sugli ultrà della Juventus la giustizia mette il carico da undici. Resta confermata l’ipotesi di associazione per delinquere, l’estorsione diventa ‘consumata’ e non solo più ‘tentata’, le condanne aumentano. Il processo d’appello per il caso Last Banner si chiude, a Torino, con una sentenza che vede Dino Mocciola, leader storico dei Drughi, passare da 4 anni e 10 mesi a 8 anni di carcere; per Salvatore Ceva, Sergio Genre, Umberto Toia e Giuseppe Franzo la pena raggiunge i 4 anni e 7 mesi, 4 anni e 6 mesi, 4 anni e 3 mesi, 3 anni e 11 mesi. A Franzo viene anche revocata la condizionale.

La Corte subalpina, secondo quanto si ricava dal dispositivo, ha accettato l’impostazione del pg Chiara Maina, che aveva chiesto più severità rispetto al giudizio di primo grado. Secondo le accuse, le intemperanze da stadio e gli scioperi del tifo furono, nel corso della stagione 2018-19, gli strumenti con cui le frange più estreme della curva fecero pressione sulla Juventusper non perdere agevolazioni e privilegi in materia di biglietti. Fino a quando la società non presentò la denuncia che innescò una lunga e articolata indagine della Digos. Già la sentenza del tribunale, pronunciata nell’ottobre del 2021, era stata definita di portata storica perché non era mai successo che a un gruppo ultras venisse incollata l’etichetta di associazione per delinquere. Quella di appello si è spinta anche oltre.

Alcune settimane fa le tesi degli inquirenti avevano superato un primo vaglio della Cassazione: i supremi giudici, al termine di uno dei filoni secondari di Last Banner, avevano confermato la condanna (due mesi e 20 giorni poi ridotti in appello) inflitta a 57enne militante dei Drughi chiamato a rispondere di violenza privata: in occasione di un paio di partite casalinghe della Juve, il tifoso delimitò con il nastro adesivo le zone degli spalti che gli ultrà volevano per loro e allontanò in malo modo gli spettatori ‘ordinari’ che cercavano un posto. Oggi il commento a caldo di Luigi Chiappero, l’avvocato che insieme alla collega Maria Turco ha patrocinato la Juventus come legale di parte civile, è che “il risultato, cui si è giunti con una azione congiunta della questura e della società, è anche il frutto dell’impegno profuso per aumentare la funzionalità degli stadi”. “Senza la complessa macchina organizzativa allestita in materia di sicurezza – spiega il penalista – non si sarebbe mai potuto conoscere nei dettagli ciò che accadeva nella curva”. Fra le parti civili c’era anche Alberto Pairetto, l’uomo della Juventus incaricato di tenere i rapporti con gli ultrà.

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Malore in caserma, muore vigile del fuoco

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Ha accusato un malore nella notte tra domenica e lunedì nella caserma dei vigili del fuoco del Lingotto a Torino ed è morto dopo circa un’ora all’ospedale delle Molinette, dove era stato ricoverato. L’uomo, Samuele Del Ministro, aveva 50 anni ed era originario di Pescia (Pistoia). In una nota i colleghi del comando vigili del fuoco di Pistoia ricordano come Del Ministro avesse iniziato il suo percorso nel corpo nazionale dei vigili del fuoco con il servizio di leva, per poi entrare in servizio permanente nel 2001, proprio al comando provinciale di Torino, da cui fu poi trasferito al comando di Pistoia.

Per circa vent’anni ha prestato servizio nella sede distaccata di Montecatini Terme (Pistoia), specializzandosi in tecniche speleo alpino fluviali e tecniche di primo soccorso sanitario. Ha partecipato a tante fasi emergenziali sul territorio nazionale: dal terremoto a L’Aquila, all’incidente della Costa Concordia all’Isola del Giglio, fino al terremoto nel centro Italia. “Un vigile sempre in prima linea – si legge ancora -, poi il passaggio di qualifica al ruolo di capo squadra con assegnazione al comando vigilfuoco di Torino e a breve sarebbe rientrato al comando provinciale di Pistoia. Del Ministro lascia la moglie e due figli”.

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