La Lombardia reclama la competenza sulla scuole, la Liguria minaccia il referendum mentre l’Emilia-Romagna rilancia la propria proposta considerata “un punto di equilibrio”. Il tema dell’autonomia, punto cardine del programma di governo della Lega di Matteo Salvini, scalda le regioni del nord Italia, che da qualche giorno si trovano di fronte il nuovo esecutivo giallorosso. E, proprio dal neoministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia, arriva l’avvertimento: “la Costituzione va onorata. L’autonomia che ho in mente deve avere un collante, tenere per mano il Paese che e’ uno e crede fortemente nell’Europa; le sue autonomie sono un valore da difendere”. Parole che non convincono ancora i governatori del Nord che, da Cernobbio, hanno mandato un chiaro messaggio al ministro, impegnato nel Digithon di Bisceglie. “Noi andremo avanti”, avverte Toti parlando dell’iter gia’ avviato nel consiglio regionale ligure. “Poi se dovesse servire un referendum, saremmo pronti anche a farlo, ma se si possono risparmiare i soldi dei cittadini e’ meglio”, conclude il governatore che ammette come con il nuovo governo non ci sia molto margine per l’autonomia differenziata, cosi’ come ideata dal Carroccio. Rincara la dose il presidente lombardo, Attilio Fontana. “Se alla Lombardia non sara’ concessa la competenza sulla scuola, la Regione e’ pronta a varare una sua legge – afferma -. C’e’ una sentenza della Corte Costituzionale che gia’ dichiara che le Regioni possono organizzare una parte di questa materia”. E proprio alla Lombardia ‘autonoma’ fa riferimento la bandiera con la Rosa Camuna esposta oggi dai Giovani Leghisti durante il Gran Premio di Monza per chiedere che “la questione Autonomia sia centrale nell’agenda politica del nuovo governo”. Ma non e’ solo sulla scuola che si accende il dibattito politico. In ballo anche la sanita’, materie per le quali il Nord e’ pronto a scendere in piazza. Contrario il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che sull’autonomia ritiene possibile “un’intesa ragionevole” ma a patto di “non toccare la scuola pubblica e la sanita’ pubblica e poi difendere le ragioni del Sud”. A cercare un punto d’incontro e’ l’Emilia-Romagna che, per bocca del suo presidente Stefano Bonaccini, considera la propria proposta “un punto d’equilibrio nella nuova compagine di governo per trovare una maggioranza che possa portarla avanti”. Taglia corto il ministro Boccia, che proprio durante il primo consiglio dei ministri del nuovo governo ha impugnato una legge del Friuli Venezia Giulia. Il titolare degli Affari Regionali si dice pronto ad incontrare al ministero i governatori di tutte le regioni coinvolte, cosi’ come da loro richiesto. “La casa comune delle Regioni e’ il ministero – ha detto -, e’ a loro disposizione e la Conferenza Stato-Regioni vorrei lavorasse molto meno sulle leggi da impugnare. Voglio rassicurare Fontana: andro’ da lui, da Toti, Zaia, Bonaccini. Dobbiamo improntare il rapporto su una collaborazione senza verita’ inconfutabili, non reagiro’ a nessuna provocazione”.
Tre pericolosi latitanti, Ciro Marigliano, Stanislao Marigliano e Michele Sannino, figure di spicco del crimine organizzato, sono stati arrestati in un’operazione congiunta tra la Polizia italiana e l’Unidad de Droga y Crimen Organizado (UDYCO) spagnola.
. I tre, figure di spicco del crimine organizzato, erano destinatari di Mandati d’Arresto Europei e sono stati catturati nella località costiera di Marbella, nota anche come rifugio per molti latitanti.
Ciro Marigliano, ricercato da luglio per tentato omicidio, è stato fermato in strada mentre era con la moglie. Poco dopo, sono stati arrestati anche Stanislao Marigliano e Michele Sannino, ricercati per traffico internazionale di droga e associazione a delinquere di stampo camorristico. Le indagini, coordinate dal Servizio Centrale Operativo (SCO) e dalla questura di Napoli, hanno portato all’emissione di Mandati d’Arresto Europei da parte della Procura di Napoli.
L’operazione rappresenta un duro colpo per le organizzazioni criminali, evidenziando l’efficacia della collaborazione internazionale nella lotta contro la criminalità organizzata. Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso grande soddisfazione per il successo dell’operazione:
La rottamazione delle cartelle fiscali, cioè la possibilità di chiudere i debiti con il fisco senza pagare multe o mora, piace agli italiani che ricorrono sempre di più a questa misura. Secondo la relazione finale dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini (foto Imagoeconomica in evidenza), ad esempio nei primi 11 mesi dello scorso anno ha permesso di incassare 4,6 miliardi. 31,6 miliardi in cassa negli ultimi 8 anni. Anche per questo il cantiere delle rottamazioni è destinato a riaprirsi soprattutto dopo la richiesta già formalizzata dalla Lega in sede di manovra. L’emendamento relativo fu ritirato e non era visto di buon occhio dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo, che però in quei giorni era alle prese con il risultato non esaltante del concordato biennale per gli autonomi. A questa partita era legato il taglio dell’aliquota Irpef del 35% per il ceto medio.
Proprio questo risultato (1,7 miliardi in cassa sui 2,5 ipotizzati) aveva spinto la Lega a puntare su una nuova riapertura della rottamazione. La quinta versione del provvedimento. E ora non è escluso che la proposta della Lega possa tornare sotto forma di emendamento al decreto Milleproroghe. Sarebbe al momento l’unico ‘treno’ normativo ma il rischio è che la materia possa essere espunta perchè non conforme al contenuto del decreto base. E’ già partito intanto l’aumento delle rate per pagare i debiti: pochi giorni fa l’agenzia della Riscossione ha annunciato la novità voluta da Leo che prevede il pagamento delle cartelle a rate fino a 7 anni (84 rate) con una semplice richiesta online. Lo scadenzario fiscale chiama intanto in cassa le partite Iva con redditi fino 170mila euro che, sempre grazie ad un emendamento della Lega, hanno potuto contare su qualche mese in più per pagare Irpef, Ires e Irap. Entro giovedì prossimo, 16 gennaio, sono circa 300mila quelle chiamate in cassa e potranno pagare in unica soluzione il 16 oppure in cinque rate di pari importo, da gennaio a maggio 2025.
Un caso singolare e controverso scuote il conflitto in Ucraina: Gianni Cenni, un pizzaiolo napoletano di 51 anni, è stato catturato dalle forze speciali ucraine nella regione di Donbass, dove combatteva come volontario nell’esercito russo. Secondo i documenti rilasciati dal ministero della Difesa russo, Cenni si sarebbe arruolato il 13 novembre 2024 nel I° reggimento corazzato, unità militare 58198.
La cattura sarebbe avvenuta tra il 7 e l’8 gennaio, in una missione di ricognizione oltre le linee nemiche tra Kupyansk e la regione di Lugansk. La notizia ha sollevato interrogativi sulla presenza di cittadini italiani tra i combattenti stranieri arruolati nelle forze russe.
Dalla pizzeria al fronte: chi è Gianni Cenni
Originario del Napoletano, Cenni ha un passato legato alla ristorazione, con esperienze lavorative in Finlandia e in Russia. Nel ristorante italiano “Anima”, situato a Samara sul fiume Volga, Cenni aveva lavorato come pizzaiolo fino a circa un anno fa, secondo quanto riferito dal console onorario italiano a Samara, Gianguido Breddo. “Era un dipendente con un carattere sopra le righe. Sapere che si è arruolato non mi sorprende”, ha commentato Breddo, ricordando la passione di Cenni per la cucina.
Alcuni video pubblicati sui social media del ristorante e della Scuola di cucina italiana di Samara lo ritraggono in una masterclass di pizza tenutasi il 15 giugno 2023. Questi contenuti lo mostrano come un professionista dedito alla sua arte culinaria, ma rivelano anche un aspetto controverso: una foto del 2015, pubblicata prima dell’invasione del Donbass, lo ritrae con una maglietta che celebra il presidente russo Vladimir Putin.
Il contestato passato e le ragioni di una scelta
Le ragioni che hanno spinto Cenni ad arruolarsi nell’esercito russo restano incerte. Come sottolineano gli esperti, molti stranieri che si uniscono ai ranghi russi lo fanno principalmente per motivi economici. Il salario e i benefici offerti ai volontari stranieri potrebbero aver avuto un ruolo determinante nella decisione del pizzaiolo napoletano di abbandonare la sua professione per combattere.
Tuttavia, il passato di Cenni non sembra rivelare alcun coinvolgimento ideologico particolare. L’ammirazione mostrata per Putin potrebbe essere stata più simbolica che politica, ma resta un tema di riflessione sull’influenza del contesto sociale e lavorativo nella sua decisione di unirsi all’esercito russo.
La reazione della diplomazia italiana
La cattura di Gianni Cenni getta luce su una vicenda complessa, intrecciata con questioni geopolitiche e personali. Ora detenuto a Kiev, il pizzaiolo napoletano è sotto la custodia del Servizio di sicurezza ucraino (SBU), che ha avviato interrogatori per chiarire le motivazioni e le circostanze del suo arruolamento.