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Il Napoli capolista riparte dal Torino e recupera gli infortunati, Spalletti: “Il segreto è nel gruppo”

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Luciano Spalletti in conferenza stampa il giorno prima di Napoli – Torino come dopo ogni sosta non vede l’ora di ricominciare.
Il Napoli riprende la sua corsa da capolista nell’ottica di fare bene, oltre qualunque fantasma aleatorio o pericolo reale (a gennaio la Coppa d’Africa) o insidie che si possono incontrare occasionalmente (gli infortuni) serve solo il lavoro.

Vero che calendario alla mano ci sono tante partite ravvicinate ma la rosa – per il coach – consente di andare incontro a periodi difficili.  Recuperati Lobotka, Demme e Mertens che sta molto bene e si è messo alle spalle questo periodo: è nelle condizioni di far parte dei 16 titolari in partita.

Spalletti è tranquillo e disponibile. Anche juorno.it fa la domanda al tecnico azzurro:”Una settimana particolare, il furto dell’auto ( può accadere ovunque e ciò non sminuisce l’affetto che lega il mister alla città di Napoli), i rumors relativi al contratto di Insigne,  il rientro dei  giocatori alla spicciolata dopo gli impegni in Nazionale… Che lavoro fa Spalletti per mantenere alta la concentrazione del gruppo tenendo la partita come unico obiettivo?
“Il segreto – dice il Mister-  può essere stare insieme ai calciatori, condividere molte ore, alzarsi presto la mattina pensando al lavoro o rispondendo a fine giornata alla domanda del pc ‘sei contento del tuo lavoro’?”.

Napoli -Torino nasconde delle insidie. È  la storia di squadra che lotta,  dà battaglia, Juric  è uno che fa bene il suo lavoro, ha il suo credo. Il Napoli deve metterci il massimo dell’impegno per superare anche questo ostacolo. Lo si fa per il pubblico, per l’amore che circonda la squadra, per il rispetto verso la classifica nobile del Napoli. Mai abbassare la guardia o sottovalutare l’avversario. E non importa se Juric è l’allenatore avversario di quel Napoli-Verona che tanto ha fatto soffrire i tifosi del Napoli la scorsa stagione. È un qualcosa che non deve condizionare e a cui non bisogna più pensare. La strada intrapresa nelle prime 7 partite è quella giusta, qualità,  disponibilità ed ambizione come chiede la città.

E in porta chi ci andrà: Ospina o Meret? Quello che per gli altri può essere un tormentone per Spalletti è una evoluzione e in ogni caso le valutazioni avvengono in base a ciò che accade in campo.

Anche per questa gare il coach può contare sul suo perno della difesa…il ‘comandante’ Kalidou Koulibaly. Si illumina il volto di Spalletti: “Sta benissimo, è una roba bellissima quando lo incontro, mi fa star bene e credo faccia lo stesso effetto anche per i compagni. L’episodio di Firenze? Mi sono permesso di dirgli che quando la gente si comporta così allora facciamogli una foto, si fa una foto e diventa più facile buttarli fuori dagli stadi. Vogliamo tutti diventare altissimi e nerissimi come il watusso Koulibaly, e bellissimi perché è anche bello”.

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Esteri

Iran, mistero sull’esplosione a Bandar Abbas: 14 morti e oltre 700 feriti

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Il ministero dell’Interno iraniano ha confermato che il bilancio dell’esplosione (ancora provvisorio) avvenuta al porto di Bandar Abbas, città strategica sullo Stretto di Hormuz, è salito a 14 morti e 740 feriti. Un evento gravissimo che scuote una delle aree più delicate per gli equilibri geopolitici globali.

Le cause restano misteriose

Le autorità iraniane parlano ufficialmente di un generico incidente, senza però fornire dettagli precisi. Questa vaghezza ha acceso numerosi interrogativi a livello internazionale: fonti estere suggeriscono che potrebbe trattarsi non di un incidente, ma di un attacco deliberato attribuibile a un Paese nemico, con il sospetto principale che ricade su Israele.

L’ipotesi dell’attacco mirato: la pista del combustibile per missili

Secondo analisi parallele, le esplosioni di Bandar Rajaei — uno dei principali terminali del porto di Bandar Abbas — non sarebbero casuali. La natura delle detonazioni, l’intensità dell’onda d’urto e l’estensione dei danni lascerebbero supporre la presenza di materiale altamente infiammabile e volatile, come il combustibile solido per razzi.

Fonti non ufficiali rivelano che Bandar Rajaei fosse recentemente diventato il deposito strategico del combustibile solido per missili balistici della Repubblica Islamica, importato dalla Cina tramite navi cargo. Non un semplice magazzino, dunque, ma un elemento chiave nelle strategie militari regionali di Teheran.

Israele nel mirino dei sospetti

Non sarebbe la prima volta che Israele compie operazioni mirate per neutralizzare le capacità missilistiche iraniane: già in passato, con massicce incursioni aeree, ha distrutto impianti critici, ritardando di anni la produzione bellica del regime. Secondo questa ricostruzione, l’Iran, nel tentativo disperato di ricostituire le sue scorte, avrebbe nascosto i materiali in infrastrutture civili, trasformando i cittadini in scudi umani.

L’attacco — se confermato — avrebbe incenerito gran parte del deposito e colpito anche la catena logistica dei rifornimenti missilistici destinati agli Houthi nello Yemen, infliggendo un danno catastrofico alla rete militare iraniana nella regione.

Un’accusa morale pesante contro il regime iraniano

L’episodio di Bandar Rajaei non sarebbe soltanto un durissimo colpo militare, ma rappresenterebbe anche un’accusa morale contro un regime accusato di sacrificare la propria popolazione pur di mantenere le proprie ambizioni imperiali. Come già avvenuto nell’esplosione del porto di Beirut nel 2020, il prezzo più alto lo pagano i civili.

La tragedia di Bandar Abbas, secondo questa lettura, segna un passo ulteriore verso la resa dei conti finale con un regime ormai gravemente indebolito, sia sul piano militare sia su quello della legittimità internazionale.

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Esteri

Hamas offre ostaggi in cambio di 5 anni di tregua

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Hamas mette sul piatto dei negoziati una nuova proposta: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani in cambio del ritiro dell’Idf e di un cessate il fuoco della durata di 5 anni. Ma le notizie che arrivano dal Cairo, dove è arrivata una delegazione del movimento integralista palestinese per discutere con i mediatori egiziani, non fermano raid e combattimenti, con un bilancio che nelle ultime 24 ore è costato la vita a quasi 50 palestinesi e alcuni soldati israeliani. Un funzionario di Hamas, che ha chiesto l’anonimato, ha detto all’Afp che il gruppo “è pronto a uno scambio di prigionieri in un’unica soluzione e a una tregua di cinque anni”.

La proposta arriva dopo il no all’offerta di Tel Aviv, 45 giorni di tregua e 10 ostaggi liberati, motivata dal fatto che Hamas punta alla fine della guerra, e al ritiro di Israele dalla Striscia, e non vuole “accordi parziali” con il governo di Benyamin Netanyahu. Altri responsabili di Hamas, sempre in forma anonima, hanno sottolineato a diversi media arabi anche la disponibilità a “lasciare il governo della Striscia all’Autorità nazionale palestinese, oppure a un comitato di tecnocrati indipendenti scelti dall’Egitto”.

E, pur rifiutando di abbandonare le armi, a “far uscire da Gaza combattenti in cambio della loro incolumità”. Tesi e proposte a cui si è aggiunta la pubblicazione di un video che mostrerebbe i miliziani delle brigate Qassam che scavano sotto le macerie di un tunnel bombardato dall’Idf, per trarre in salvo con successo un ostaggio israeliano. Da Tel Aviv per il momento non arrivano commenti, ma a quanto si apprende il capo del Mossad David Barnea sarebbe arrivato già giovedì in Qatar per incontrare il premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani e discutere nuovamente di una base di accordo per il rilascio degli ostaggi. Fonti militari citate dai media hanno però ammonito che l’esercito si prepara a “incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas”.

A Gaza intanto il bilancio dell’ultima giornata di raid è di almeno 49 morti, afferma il ministero della Salute mentre i soccorritori “scavano ancora sotto le macerie”.

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha detto che nei combattimenti di terra “il prezzo è alto”, dopo l’uccisione nelle ultime ore di un riservista e il ferimento di altri quattro soldati in un attacco con esplosivi e armi automatiche. Nel nord di Israele sono invece risuonate le sirene per il lancio di un “missile ipersonico” rivendicato dagli Houthi che aveva come obiettivo Haifa. E’ la prima volta che i ribelli yemeniti tentano di colpire così lontano, il missile è stato intercettato e distrutto.

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Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

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“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

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