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Spettacoli

Il napoletano Andrea Settembre vince tra i Giovani, lo show dei Duran Duran a Sanremo

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Andrea Settembre è il vincitore di Sanremo 2025 tra le Nuove Proposte. Napoletano, classe 2001, diverse esperienze tv alle spalle, con il brano Vertebre supera in finale Alex Wyse, che proponeva Rockstar, e si aggiudica anche il Premio della Critica Mia Martini e quello della Sala Stampa Lucio Dalla. Sono i primi verdetti del festival in una serata che svela anche la nuova top five: Coma_Cose, Brunori Sas, Irama, Olly e Francesco Gabbani, non in ordine di piazzamento.

Cuore dello show è il tuffo negli anni ’80 con il ritorno dei Duran Duran, a 40 anni dal loro primo show all’Ariston, quando ad accoglierli sul palco fu Pippo Baudo. Il medley su Invisible, Notorious, Ordinary world, poi la band britannica accoglie sul palco Victoria dei Maneskin: “We love this girl”, dice Simon Le Bon. I segni del tempo sono evidenti, ma l’effetto nostalgia trascina l’Ariston quando arriva, come 40 anni fa, il momento di The Wild Boys. Dalla platea spunta in abito da sposa Katia Follesa: la gag – con tanto di cartello – si ispira al film Sposerò Simon Le Bon, simbolo di una generazione di teenager pazze dei Duran.

L’attrice fa la proposta di nozze al frontman che la bacia. Messa a segno una seconda serata da 11,7 milioni di spettatori, con il 64.5% di share, Sanremo si apre con Edoardo Bennato: Sono solo canzonette, il brano-manifesto che compie 45 anni. “Nel 1980 abbiamo fatto 15 stadi”, dice l’artista, con la pecetta scura sulle scarpe per evitare un nuovo caso Travolta. In quota celebrazioni un posto speciale spetta a Iva Zanicchi: 60 anni fa il debutto a Sanremo, 11 volte in gara e tre vittorie che la rendono l’artista più premiata al festival. È tornata per il premio alla carriera: “Meglio da viva che da morta”, scherza. Canta Non pensare a me, Ciao cara come stai, Zingara: per lei il tempo non è passato. Abito di velluto lungo, spalle scoperte e perle incastonate, capelli rossi sciolti e orecchini color smeraldo, Miriam Leone è la prima co-conduttrice a scendere le scale dell’Ariston, accolta da Conti che conduceva il concorso quando l’attrice nel 2008 fu incoronata Miss Italia.

Ricordando il pathos di quei momenti, insieme si divertono a ripetere il fatidico annuncio: “Miriam Leone, per il te il festival di Sanremo inizia”. Poi sfoggia un mega abito corolla rosso fiamma: “Il Comune di Sanremo lo ha approvato nel piano regolatore”. Primo outfit total white, invece, per Elettra Lamborghini: “Questo palco mi mette paura!”, grida con la voce da bambina e il fisico da pin-up. “Ho scelto il bianco in onore tuo – dice a Carlo Conti – perché voglio favorire la tua abbronzatura”. Follesa fa se stessa e punta sulla cifra ironica. Prova a scendere le scale con il bob: “Se devo morire mi devo divertire”. Ironizza sui tempi veloci di Carlo Conti: “Fai così anche con tua moglie? Dai che c’ho tre secondi!”.

Poi propone il suo inno alla body positivity: “Voglio salutare tutte le donne, le mie alleate che vogliono raggiungere un obiettivo e ci riescono”, dice agitando orgogliosamente le braccia ‘a tendina’. Poi tenta il ‘monologhino’, che in tempi di normalizzazione è vietato all’Ariston, e ironizza su Chiara Ferragni che qui lesse la lettera a se stessa bambina: “Carlo, almeno una bella lettera alla me bambina, alla me nonna, alla me chihuahua, fidati!”. Il piccolo Samuele Parodi, 11 anni, conosce a memoria tutta la storia di Sanremo: si merita quanto meno una presentazione ufficiale, quella di Massimo Ranieri, che introduce in maniera impeccabile con voce impostata e cartoncino. “Una cosa è certa: ho trovato il conduttore del prossimo anno”, ride Conti.

All’Ariston irrompe stasera anche la forza del Teatro Patologico, l’inclusione che abbatte le barriere, l’arteterapia come cura delle disabilità fisiche e psichiche. “Siamo un luogo magico – dice il fondatore, l’attore e regista Dario D’Ambrosi – perché aiutiamo e salviamo tantissimi ragazzi e così diamo speranza a milioni di famiglie, perché quando sta bene un ragazzo disabile stanno bene mamme, papà, fratelli, nonni, condomini, quartieri. È da qui che dobbiamo partire per migliorare la nostra società”. Un messaggio che a giugno approderà all’Onu. In platea, anche il generale Roberto Vannacci con la moglie Camelia Mihailescu.

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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Spettacoli

Sara Tommasi, “dalla Bocconi al porno, guadagnavo 10mila euro a sera “ho perso tutto e sono rinata”

La confessione dell’ex showgirl: “Il dolore mi ha formata. Ma oggi ho una vita sana e felice”.

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In un’intervista al Corriere della Sera, Sara Tommasi (foto Imagoeconomica) si racconta con tenerezza e consapevolezza, rievocando il passato tra luci e ombre, e descrivendo il presente con un sorriso nuovo, accanto al marito e agente Antonio Orso, sposato nel 2021 in piena pandemia.

Ora sto bene”, dice. Non prende più farmaci da quando si è sposata, vive tra Terni e Sharm el-Sheikh, ha una vita regolare, dorme bene, fa palestra, lavora con equilibrio. E soprattutto si sente amata.

Il passato doloroso e la malattia

La Tommasi racconta con sincerità gli anni più difficili, segnati da un disturbo bipolare che lei stessa con coraggio ha ammesso pubblicamente: “Il problema è quando non si accetta la malattia. Si fanno errori da cui non si può più tornare indietro”. Fa riferimento anche ai film porno, al processo per violenza sessuale poi conclusosi con l’assoluzione degli imputati, e al dolore per non aver ascoltato la madre, che le chiedeva di curarsi. “Ce l’ho con me stessa”, confessa.

Gli affetti, le radici, il nuovo inizio

Ricorda con amore la madre Cinzia, scomparsa tre anni fa per il Parkinson, e la sua infanzia a Terni tra le merende in pasticceria dai nonni e i sogni da bambina. Confessa di essersi persa con le droghe, cercando conforto fuori dai farmaci prescritti: “Mi ha fatto uscire di testa”. Ma oggi, grazie ad Antonio, è rinata: “Quando mi parla, io mi sento bene”.

Carriera e ricordi felici

Rivive con emozione i momenti d’oro della carriera: Paperissima, l’Isola dei Famosi, Chiambretti Night, il calendario per Max. Parla con affetto di Gerry Scotti, Fabrizio Frizzi, Simona Ventura, e rivela che una delle esperienze più belle è stata proprio l’Isola, nel 2006.

A sorpresa, aggiunge: “Mi piacerebbe condurre un programma solare. E c’è l’idea di un docufilm sulla mia vita, per parlare di bipolarismo”.

Il futuro tra sogni e consapevolezza

Non esclude l’adozione: “Ho avuto un’operazione all’utero, la gravidanza sarebbe a rischio. Ma ci stiamo pensando”. Intanto si gode i piccoli gesti, il gelato con il marito, gli incontri con i suoi suoceri. E ammette: “Siamo ancora nella fase adolescenziale del nostro amore”.

Infine, il senso profondo del suo percorso: “Il dolore ti forma. Ma bisogna imparare a valorizzare quello che si ha. Io l’ho capito quando ho perso tutto”.

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