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Cronache

Il Messaggero compie 145 anni, sfide con Roma al centro

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Un’informazione ragionata, ‘che separa i fatti dalle opinioni’, che non segue come un gregge una deriva informativa “di chi non verifica, segue chi urla più forte o che fa slogan di facile aspirazione”. Ed anche un’informazione che vive in profondità Roma, con le sue sfide: il Giubileo, l’Expo, la capacità di attrarre investimenti con le sue aziende e di innovare e digitalizzare la pubblica amministrazione grazie ai fondi del Pnrr.

Il Messaggero festeggia i suoi 145 anni, il suo legame con la città. E chiama a raccolta imprenditori e ministri a tracciare il futuro partendo dalla propria “missione” informativa. “Abbiamo sempre ritenuto importanti per il giornale principalmente l’indipendenza, l’identità e la ragione – afferma l’editore Francesco Gaetano Caltagirone – Questo terzo aspetto è più delicato per l’affievolirsi di una parte del pubblico di mettere la ragione al centro di ogni giudizio. Aggiungerei oggi ulteriori caratteristiche che si impongono sono la prudenza e la moderazione”. Roma è stata, è, e rimane al centro del quotidiano, non solo per il valore istituzionale sottolineato dal saluto del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, o perché la città ospita il Vaticano, con un rapporto speciale che lega il Papa al quotidiano.

Ma anche per il ruolo nell’economia e nella cultura. Ecco che una delle sfide sarà il Giubileo, che – sottolinea Caltagirone – “potra’ essere un evento spirituale, potra’ essere un rilevante fatto economico, che influira’ sul rilancio della citta” e nel quale il quotidiano ‘vorrà dare tutto il contributo possibile per il successo”. Un evento che insieme all’Expo e ai fondi del Pnrr possono anche dare nuovo slancio alla città. “Chi arriva a Roma deve trovare una città accogliente – sostiene senza tanti giri di parole il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – I turisti sono già tanti e affollano le vie della città ma i servizi resi possono migliorare. Giubileo ed Expo, che noi appoggiamo, devono essere l’occasione per un cambio di velocità”. Lo ammette anche il sindaco Roberto Gualtieri che sottolinea come sono “occasioni da non perdere”.

“Roma ha una opportunità enorme – evidenzia – quella di essere la capitale nel futuro, abbiamo risorse che prima non avevamo a disposizione per recuperare il gap di investimenti nel passato, ma anche mettere in moto la macchina amministrativa”. A festeggiare i 145 anni del quotidiano sono ministri e manager. Oltre a Giorgetti, parlano la ministra del Lavoro Marina Calderone, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e il ministro con delega al Pnrr, Raffaele Fitto, che ricorda che il Pnrr prevede 8 miliardi per la Capitale con infrastrutture e grandi opere “che possono modificare l’organizzazione della città”. Ma sono molti anche i ministri in platea, con i vicepremier Tajani e Salvini. Tra i manager intervengono il Ceo di Unicredit Andrea Orcel, e il numero uno di Cdp Dario Scannapieco, oltre al presidente di Mundys Giampiero Massolo che guida anche il comitato per l’Expo.

Già perché, come ricorda Massimo Antonelli, ceo di Ey in Italia, Roma ha un tessuto di 1600 imprese innovative in crescita, un vivace ecosistema di acceleratori e incubatori. E – come aggiunge Orcel – il Sud ha una vivacità imprenditoriale e gli investitori devono superare il preconcetto che non vi si possa investire. Massolo, presidente del Gruppo che ha tra i suoi asset gli Aeroporti di Roma, assicura che farà la sua parte: il gruppo dei 10 miliardi di investimenti programmati al 2027 ne investirà 2,5 nella capitale e punta a lanciare nuovi bond sostenibili, dopo aver fatto da battistrada nel passato sulla raccolta di questi investimenti green. Del resto quelle dell’innovazione e della sostenibilità sono altre due sfide che riguarderanno Roma e l’Italia, che il Messaggero si candida a raccontare.

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L’ipnosi in sala operatoria per due anziane a Torino

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L’ipnosi in sala operatoria si consolida come una risorsa in più per combattere il dolore in sala operatoria. Per la prima volta a Torino, all’ospedale delle Molinette, due donne in età avanzata (75 anni e 79 anni) sono state sottoposte a un intervento in ipoanestesia, una pratica che alla Città della Salute definiscono “l’ultima frontiera degli approcci destinati a garantire ai pazienti un trauma chirurgico sempre minore”. L’ipoanestesia, che ha già preso piede in numerosi Paesi europei per operazioni di chirurgia complessa, è considerata una valida alternativa all’anestesia generale: non pretende un carico pesante di farmaci invasivi, modula la percezione del dolore e, soprattutto, allontana la percezione del bisturi, riducendo lo stress emotivo. Effetti che, a quanto pare, si riverberano anche sul recupero post operatorio, più rapido ed efficace, con conseguente riduzione dei tempi di ricovero.

Nel caso delle due pazienti torinesi si è trattato di abbinare l’ipnosi all’anestesia locale per poi procedere, tramite delle ‘tradizionali’ incisioni al collo di minima entità (2,5-3 cm), all’asportazione di tumori benigni delle paratiroidi. L’intervento ha richiesto la composizione di un’equipe composta da specialisti di varie discipline: Maurizio Bossotti (responsabile della Chirurgia tiroidea-paratiroidea del Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica della Città della Salute di Torino, diretto dal professor Mario Morino) è stato affiancato da Pietro Soardo e Valentina Palazzo, specializzanda in Chirurgia Generale ed ipnologa, e dagli anestesisti del gruppo di Roberto Balagna.

In Italia il ricorso all’ipnosi clinica è una realtà da diverso tempo e in diversi ambiti. Nel 2020 l’ospedale San Paolo, a Savona, se ne servì a scopo analgesico su un uomo sottoposto a un intervento al cuore, mentre nel 2022 fu il San Michele di Cagliari ad impiegarla nel corso di un trapianto di fegato: il paziente, dopo una serie di incontri preparatori, venne ‘risvegliato’ in stato di ipnosi in sala operatoria anziché in rianimazione, cosa che scongiurò una quantità di complicazioni. Nel 2023, ad Ancona, un tumore cerebrale fu asportato con procedura awake: il paziente, sveglio e cosciente, indossò un visore che lo inondò di immagini e musiche capaci di ridurre l’ansia pre e post operatoria. La sedazione digitale è stata utilizzata al ‘Ferrari’ di Castrovillari (Cosenza) per coronarografie e impianti di peacemaker.

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Abusi su 13enne, spedizione punitiva amici contro l’ex

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Non si è ribellata quando lui le ha imposto un rapporto sessuale perché “avevo paura che lui mi lasciasse”. Protagonista di questa brutta storia che arriva da Genova una ragazzina di 13 anni che ha raccontato di esser stata obbligata ad avere rapporti con il suo fidanzato del tempo, di due anni più grande, nella sua casa quando i genitori non c’erano. Una storia che durava da qualche mese e che è stata scoperta dalla polizia intervenuta per la chiamata al 112 dell’ex fidanzatino della vittima, accerchiato dagli amici della ragazzina intenzionati a portare a termine una vera e propria spedizione punitiva. Tutto nasce un pomeriggio di qualche tempo fa quando la ragazzina va a casa del fidanzatino che ha, appunto, 15 anni.

I genitori di lui non ci sono e avvengono gli abusi. Lei non lo lascia perché ha paura che lui l’abbandoni poi l’infatuazione è finita e lei racconta tutto ai suoi amici. Amici che, dopo essersi radunati, in tutto una decina di ragazzi tra i 13 e i 16 anni, imbastiscono una specie di spedizione punitiva a casa dell’ex. Quel giorno il 15enne è solo nell’appartamento al primo piano del condominio in cui abita con i genitori.

Quando arrivano gli amici della ragazzina iniziano a dare pugni contro le sue finestre e uno cerca addirittura di entrare in casa. Il ragazzo si spaventa, prende un coltello da cucina e poi chiama il 112. Quando la polizia interviene ci vuole un po’ per capire cosa stesse succedendo e che cosa aveva portato a quella reazione esasperata di un gruppo di giovanissimi. I ragazzini amici della vittima vengono tutti identificati e accompagnati negli uffici della polizia: ovviamente ciascuno racconta quello che sa e quello che invece gli è stato solo riferito ma sarà la ragazzina di 13 anni a dover raccontare il retroscena.

Tra l’altro, la vittima aggiunge che aveva tentato di parlarne a casa con i genitori ma che aveva avuto scarso successo. Genitori che, convocati e sentiti dalla polizia, affermano: “Ci aveva accennato qualcosa, ma pensavano fossero questioni tra ragazzi”. Tutta la vicenda adesso è sottoposta a indagini della procura presso il tribunale dei Minori, Un fascicolo in cui un quindicenne è accusato di violenza sessuale aggravata. E negli ultimi giorni la vittima è stata sentita durante un incidente probatorio, fornendo – secondo quanto appreso – ‘significative conferme’.

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Arcivescovo Napoli ad amministratori: bisogna fare di più

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La Costituzione “ci obbliga ad adempiere le nostre funzioni “con onore e disciplina” e l’onore non può che essere quello del “dovere della verità e dell’impegno per la giustizia” non solo formale ma anche sostanziale. In un territorio che, pur cercando faticosamente di adottare “un diverso paradigma”, soffre ancora di tante diseguaglianze e in tante periferie umane e sociali si attendono opportunità civili e dignitose, chi ha responsabilità pubblica ha il dovere di fare di più e bandire ipocrisie e luoghi comuni. Ancora troppa ricchezza mal distribuita, ancora troppo lavoro nero, ancora la prepotenza della criminalità organizzata, sirena per chi, con scarse opportunità, in particolare i giovani, anela al cambiamento del proprio status sociale, cerca scorciatoie”. Lo ricorda nella lettera ai fedeli della diocesi partenopea per l’Avvento 2024 l’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che nel prossimo concistoro del 7 dicembre sarà creato Cardinale.

“A noi, il Cristo che viene, ci chiede quel gesto di amore di cui parlò Paolo Borsellino, nella chiesa di Sant’Ernesto, a Palermo il 23 giugno 1992, in occasione del trigesimo della strage di Capaci, ricordando Falcone “Perché non è fuggito, perché ha accettato questa tremenda situazione…. Per amore!” E tali parole richiamano alla mente l’attualità del documento diffuso proprio a Natale dell’anno precedente, il 1991, in tutte le chiese di Casal di Principe e della zona aversana da don Peppino Diana e dai parroci della forania di Casal di Principe, per spingere a prendere coscienza del problema mafioso, ‘Per Amore del mio popolo'”, prosegue ancora l’arcivescovo di Napoli.

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