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Il giorno delle riaperture, italiani liberi con regole

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 Alle 8 la gente e’ gia’ seduta ai tavolini dei bar con il caffe’ davanti e lo smartphone in mano mentre nei dehors dei ristoranti e’ tutto uno smonta e rimonta e sistema, perche’ bisogna farsi trovare pronti per la prima cena fuori, dopo 6 mesi di chiusure. L’Italia si rimette in moto per l’ennesima volta in un anno che e’ stato tutto uno stop and go nel tentativo di contenere il virus; ma il primo giorno di riaperture non e’ per tutti, con interi settori economici e sociali fermi e i ragazzi delle scuole superiori, nonostante gli annunci, ancora una volta sacrificati sull’altare degli interessi economici. E soprattutto, il primo giorno e’ per tutti una liberta’ condizionata, dal rispetto delle regole ma anche dalla paura, con la variante indiana individuata in Veneto. Se si esclude il traffico un po’ piu’ sostenuto del solito e la sorpresa di potersi riprendere pezzi di vita, questo 26 aprile non e’ poi cosi’ diverso dal fine settimana appena trascorso: e d’altronde la gente ha vissuto il weekend della Liberazione come se gia’ il Paese fosse tutto in zona gialla, riversandosi in massa in strade, piazze e spiagge. Lo dimostrano i 206mila controlli e le oltre 4.100 sanzioni, un migliaio in piu’ della settimana scorsa. Ma rispetto al maggio scorso, quando gli italiani uscirono dal primo lungo lockdown dopo aver arrotolato gli striscioni con “l’andra’ tutto bene”, e’ cambiato lo stato d’animo. Ci sono 120mila morti, 3 volte piu’ di quanti erano dopo la prima ondata. Un macigno inamovibile. C’e’ l’estate in arrivo e non si puo’ sbagliare: se salta, intere categorie non si riprenderanno piu’. E c’e’ una consapevolezza che non esisteva un anno fa: basta poco per ripiombare nel tunnel, come insegna la Sardegna, da bianca a rossa in un mese. Come dimostra l’India, dove il virus e’ fuori controllo. La variante e’ arrivata in Veneto, individuata a Bassano in un padre e sua figlia di origine indiana, appena rientrati dal subcontinente e gia’ in isolamento. “Prima o poi le varianti arrivano tutte – dice Luca Zaia – affrontiamo giorno dopo giorno questi aspetti e andiamo avanti”. Controlli da parte delle Asl sono in corso anche nel Lazio, in provincia di Latina, e in Emilia Romagna, le due zone dove risiedono le comunita’ Sikh. Allo Spallanzani nel Lazio sono stati mandati i test e ora si attende il responso sulle eventuali varianti. La polemica sul coprifuoco e’ solo uno degli argomenti in strada: tornera’ al primo assembramento, ai primi controlli nei locali e nelle zone della movida. L’altro e’ la voglia di ripartire e non tornare indietro. Che e’ poi la scommessa del presidente del Consiglio Mario Draghi quando ha parlato di “rischio ragionato”, sottolineando che saranno i comportamenti degli italiani a stabilire e’ stato un azzardo o se le riaperture saranno irreversibili. Il governatore della Liguria Giovanni Toti parla di una volonta’ politica “potente e profonda” e non c’e’ dubbio che questa sia la posizione dei governatori. C’e’ un’intera fetta di italiani che sono stati messi in ginocchio dalla pandemia, attivita’ ferme da 14 mesi, ma anche un non detto gigantesco, che ruota tutt’attorno all’economia sommersa, il ‘nero’, che, stando ai dati Istat del 2018, ammonta a 211 miliardi e vale il 10% del Pil. A sentire loro, i cittadini, il paese ha voglia di scrollarsi di dosso la pandemia, e’ piu’ disposto a rischiare anche se il virus e’ ancora la’. Non e’ certo la fine del Covid ma forse l’inizio della fine sociale della pandemia. Lo capisci dai sorrisi al bar, anche se in alcune citta’ del nord la pioggia ha un po’ rovinato il grande giorno. Lo vedi negli sguardi stupiti di chi ritrova gesti quotidiani dimenticati: il ristoratore che appende il menu’ fuori dal locale, il cameriere con la tazzina di caffe’ al tavolo, la ragazza che sistema tovaglioli e piatti. A Milano prima dei bar hanno aperto i cinema. Al Beltrande alle 6 di mattina c’era ‘Caro Diario’ di Nanni Moretti. 90 posti, tutto esaurito. Andrea e’ arrivato da Magenta: “ero stanco di vedere film su Netflix”. A Roma 9 locali su 10 hanno riaperto. Alla pizzeria i Marmi a Trastevere – che per tutti nella capitale e’ da sempre ‘l’Obitorio’ – Marco sta sistemando i tavoli. “sai qual e’ la cosa piu’ brutta? Che uno poi si abitua, ad essere chiuso e non e’ cosi’ facile tornare alla vita di prima”. A Stella, titolare della omonima trattoria in via Partenope a Napoli, e’ scappata anche una lacrima. “Viviamo per il contatto con i clienti e per il nostro lavoro, tutte cose che ci sono mancate”. Atmosfera diversa in Sardegna, si guardano i servizi dei tg e si mastica amaro. “C’e’ stato un calo dell’attenzione, non si puo’ negare – ammette l’assessore alla Sanita’ Mario Nieddu – ma abbiamo 119 contagi su 100mila abitanti, veniamo puniti quando siamo ormai fuori dal pericolo”. L’isola rossa non e’ l’unica a non ripartire. Ci sono i ristoranti che hanno solo spazi al chiuso e le palestre; ci sono le piscine e i centri commerciali. Per tutti loro, pero’, almeno c’e’ una data, che vuol dire una speranza. Per altri, invece, non c’e’ neanche quella. E’ il mondo della notte e del divertimento, quello che vive e fa soldi sulla voglia di divertirsi, di conoscere gente, di lasciarsi alle spalle problemi, lavoro, ansie. Discoteche, promoter di concerti e grandi eventi, societa’ di catering e organizzatori di feste e matrimoni. Per tutti loro il tunnel e’ ancora lungo. E chissa’ quando vedranno la luce.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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