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Cronache

Il giallo della morte in cella a Parigi di Gilda Ammendola: traffico di droga, sospetti e misteri

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Il mese scorso, la morte di Gilda Ammendola, una donna di 32 anni originaria di Ercolano, ha gettato luce su una vicenda intricata e misteriosa, collegata al traffico internazionale di droga e a circostanze poco chiare che avvolgono il suo decesso in un carcere femminile di Parigi.

La storia di Ammendola, accusata di traffico internazionale di eroina, ha preso una piega inaspettata quando è stata trovata impiccata nella sua cella, suscitando dubbi e sospetti. Gli inquirenti italiani, in particolare i pm della Dda e il giudice del Tribunale di Napoli Luca Battinieri, hanno sottolineato che la sua morte non può essere categorizzata facilmente come suicidio, contraddicendo l’ipotesi avanzata dalle autorità francesi.

Le indagini condotte dalla guardia di finanza partenopea nel contesto di un’operazione contro presunti narcotrafficanti napoletani hanno portato alla luce sospetti e anomalie legate alla morte di Ammendola. L’operazione ha portato all’arresto di presunti registi di una rete di traffico di cocaina specializzata nell’acquisto della droga in Africa e nella sua distribuzione in Italia, Francia e Nord Europa.

La vita di Gilda Ammendola, delineata nelle indagini, rivela un ruolo chiave come reclutatrice per l’organizzazione criminale. La donna avrebbe adescato potenziali corrieri della droga, spacciandosi per turiste in diverse località, con l’utilizzo di valigie a doppio fondo. La sua attività era remunerata con consistenti somme di denaro, che potevano variare da due a quattromila euro per ogni viaggio.

Il suo coinvolgimento in queste attività criminali ha portato al suo arresto nel luglio del 2021, seguito da un processo che l’ha condannata a cinque anni di reclusione. Tuttavia, l’inchiesta francese ha sollevato dubbi sul fatto che Ammendola fosse l’unico anello della catena, suggerendo un livello superiore nell’organizzazione criminale.

La morte della donna, avvenuta nel gennaio scorso, ha generato un’indagine della Procura di Roma, la cui conclusione è ancora attesa in seguito all’autopsia. I familiari di Ammendola, difesi dall’avvocato Nicola Scarpone, respingono l’ipotesi del suicidio, citando il contatto sereno della donna con la famiglia la mattina della sua morte e la sua determinazione nel chiedere il ritorno in Italia per riabbracciare la figlia piccola.

Il gip di Napoli ha dichiarato che le “circostanze poco chiare” non consentono di accettare facilmente l’ipotesi del suicidio, gettando ulteriori ombre sulla vicenda. Mentre si attendono le risposte dalla Procura di Roma, il caso di Gilda Ammendola continua a sollevare domande sulla sua morte e sulla rete criminale dietro le attività di traffico di droga che potrebbero aver contribuito alla sua tragica fine.

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Sparatoria in piazza a Monreale, una carneficina: due morti e tre feriti, tutti giovanissimi

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E’ di due morti e tre feriti il bilancio di una sparatoria avvenuta in nottata nella centrale piazza Duomo a Monreale (Palermo). Le vittime hanno 25 anni e 23 anni; i feriti 26 anni, 33 anni e 16 anni. La sparatoria è avvenuta in una piazza affollata, davanti ad almeno un centinaio di testimoni. Secondo una prima ricostruzione tutto sarebbe nato in seguito a una rissa per futili motivi davanti ad una pizzeria. Poi i due gruppi di giovani si sono affrontati in piazza. Uno dei protagonisti dell’aggressione, armato di pistola, ha iniziato a sparare. I feriti sono in gravissime condizioni. Le indagini sono condotte dai carabinieri.

Le vittime della sparatoria sono Salvatore Turdo di 23 anni e Massimo Pirozzo di 26. Sono morti subito dopo essere stati trasportati negli ospedali Ingrassia e Civico del capoluogo. Anche uno dei feriti sarebbe in gravissime condizioni. Davanti agli ospedali si sono presentati numerosi familiari e amici delle vittime, con grida e scene di disperazione.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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La Chiesa alla ricerca di un pacificatore: si apre il pre-Conclave

Nel pre-Conclave dopo la morte di Papa Francesco, i cardinali cercano un candidato pacificatore per superare le divisioni interne. Il nuovo Papa dovrà unire e guidare una Chiesa divisa.

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C’è un cartello immaginario, ma chiarissimo, all’ingresso delle Congregazioni pre-Conclave e della Cappella Sistina: «Cercasi un pacificatore». Dopo la grande partecipazione popolare ai funerali di Papa Francesco, la Chiesa si ritrova ora a dover voltare pagina, raccogliendo l’eredità di Jorge Mario Bergoglio e affrontando divisioni dottrinali e geopolitiche mai sopite.

Il bisogno di superare le contrapposizioni

Tra le fila dei cardinali c’è consapevolezza che riproporre schemi vecchi, come il conflitto tra “bergogliani” e “ratzingeriani”, sarebbe miope. Il nuovo Conclave si svolgerà in un contesto mondiale mutato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla crisi dello schema pacifista di Francesco dopo la guerra in Ucraina. Il rischio è che ogni divisione interna colpisca ora direttamente il Collegio cardinalizio, senza più la figura del Papa a fungere da parafulmine.

Verso un candidato di compromesso

I 133 cardinali chiamati al voto, riuniti nelle Congregazioni generali, sembrano ormai consapevoli che difficilmente emergerà un candidato “forte” espressione di una sola corrente. Per evitare uno scontro estenuante, sarà necessario convergere su una figura di equilibrio, capace di pacificare e non di dividere ulteriormente. Anche la vicenda del cardinale Giovanni Angelo Becciu, condannato in primo grado ma il cui diritto al voto non è ancora chiarito, rappresenta un’ulteriore incognita.

L’immagine simbolo della riconciliazione

Emblematica è stata ieri, dentro la Basilica di San Pietro, l’immagine di Donald Trump e Volodymyr Zelensky che hanno parlato seduti uno di fronte all’altro. Un gesto di distensione tra due protagonisti di scontri aspri. Segno che, forse, anche nella Chiesa si può sperare in un Conclave capace di indicare al mondo una strada di unità e di riconciliazione. Papa Francesco, tanto amato quanto criticato, con la sua morte sembra aver lasciato non solo un’eredità da gestire, ma anche una lezione di pace.

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