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Cronache

Il Csm aumenta l’indennità, ‘ma guadagneremo meno’

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Il Csm si prepara ad aumentare le indennità che spettano ai consiglieri, ferme dal 2010, aggiornandole all’indice Istat. Ma solo una minoranza di togati, quelli con minore anzianità professionale e che dunque partono da stipendi più bassi, finirà per guadagnare di più. La maggioranza dei magistrati eletti al Csm e dei laici nominati dal Parlamento non se ne avvantaggerà. Il motivo è il tetto ai compensi dei consiglieri stabilito dalla riforma Cartabia 240mila euro all’anno lordi e che ora diventa operativo con l’adeguamento da parte del Csm del proprio regolamento di contabilità. Per cui una volta che ciascun consigliere avrà raggiunto quel limite non potrà più percepire alcun “gettone” ulteriore nè per le sedute di plenum nè per quelle delle Commissioni. Restano fuori dal tetto i rimborsi delle spese per l’alloggio, il vitto e la sosta per l’auto privata sostenute dai consiglieri che non risiedono a Roma, ma solo se accetteranno il limite massimo di rimborso a 4mila euro a “pie’ di lista” e a fronte di spese documentate.

“Il lavoro di consigliere viene di fatto remunerato meno, per di più a fronte di un incremento delle attività consiliari dovuto al maggior numero delle sedute di commissione”, puntualizza il Csm in una nota diffusa dopo che la decisione sull’incremento delle indennità ha cominciato a rimbalzare sui siti web. Di meno soprattutto perchè il tetto agli emolumenti dei consiglieri sinora non esisteva. E chi ha fatto il consigliere negli anni passati” poteva guadagnare oltre 300mila euro annui”, come riferiscono alcuni degli attuali consiglieri del Csm. Secondo la proposta di delibera predisposta dal Comitato di presidenza e che sarà discussa in plenum la prossima settimana le indennità dei consiglieri saranno aumentate del 7,10%, “in misura ridotta, rispetto al tasso reale di inflazione”.

L’importo dovuto ai consiglieri per ogni seduta del plenum (che si riunisce ogni mercoledì almeno per quattro giorni al mese) è destinato a passare da 297 a 320 euro. L’indennità di funzione forfettaria e mensile che spetta invece per le attività delle Commissioni (che sono in tutto 10 e si riuniscono nei restanti giorni della settimana) salirebbe da 4.860 a 5.210 euro . Previsti per i componenti della Sezione disciplinare 400 euro a seduta a fronte dei 366 precedenti e per i membri dei Comitato di presidenza (il vice presidente del Csm, il presidente e il pg della Cassazione) 200 euro a riunione rispetto ai 184 di prima. Vengono ritoccate all’insù anche altre voci, come l’indennità giornaliera per incarichi speciali: missioni all’estero o incontri con delegazioni straniere (260 euro rispetto agli attuali 237) e attività del Comitato pari opportunità, della Commissione mista per i problemi della magistratura di sorveglianza e di altre Commissioni speciali (210 da 193).

In base alla proposta sarà portato a 400 euro (da 371) l’importo del rimborso spese mensile e forfettario che spetta a tutti i componenti del Csm per lo svolgimento dei compiti di carattere istituzionale. E sempre a 400 euro (da 367) salirà l’indennità giornaliera di missione, che spetta a tutti i componenti quando svolgono le loro funzioni fuori dal luogo di residenza e ai soli consiglieri non residenti a Roma anche per tutti i giorni in cui è programmata o svolta attività consiliare o istituzionale a Palazzo dei marescialli. Gettoni che comunque resteranno solo sulla carta quando scatterà la tagliola dei 240mila euro.

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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