Collegati con noi

Cronache

Riforma giustizia: più poteri agli avvocati nei Consigli giudiziari

Pubblicato

del

featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Il Senato ha approvato un emendamento al decreto giustizia che amplia il ruolo degli avvocati e dei professori universitari nei Consigli giudiziari e nel Consiglio direttivo della Cassazione, conferendo loro maggiori poteri decisionali. La modifica, ora in discussione alla Camera, sarà inclusa nel ddl di conversione del decreto-legge 178/2024, che dovrà essere approvato entro il 28 gennaio.

Maggiore partecipazione dei componenti laici

Con questa riforma, i componenti laici degli organismi giudiziari – avvocati e accademici – potranno partecipare attivamente alle discussioni relative a questioni come:

  • Incompatibilità per rapporti di parentela o affinità con avvocati, magistrati o ufficiali di polizia giudiziaria operanti nella stessa sede.
  • Assegnazione di sede per i magistrati.
  • Conferimento di incarichi direttivi e semidirettivi.
  • Passaggio di funzione da pubblico ministero a giudice e viceversa.

Questa estensione delle competenze si aggiunge a quella già prevista dal decreto legislativo 44/2024, che consente ai laici di prendere parte alle valutazioni quadriennali di professionalità dei magistrati.

Nomine e composizione dei Consigli giudiziari

I Consigli giudiziari, organismi ausiliari del Consiglio superiore della magistratura (Csm), includono:

  • Magistrati eletti dai colleghi.
  • Professori universitari nominati dal Consiglio universitario nazionale (Cun).
  • Avvocati designati dal Consiglio nazionale forense (Cnf), su indicazione dei Consigli dell’Ordine del distretto.

Altri aspetti del decreto legge 178/2024

Il decreto, oltre a prevedere il rinvio ad aprile 2025 delle elezioni per i componenti dei Consigli giudiziari e del Consiglio direttivo della Cassazione, disciplina ulteriori temi, tra cui:

  • L’uso del braccialetto elettronico.
  • L’osservanza di arresti domiciliari.
  • Misure di tutela come l’ordine di allontanamento dalla casa familiare e il divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

Un passo verso una giustizia più inclusiva

Questa riforma rappresenta un ulteriore passo verso una maggiore trasparenza e condivisione nelle decisioni relative alla gestione dei magistrati. L’ampliamento del ruolo degli avvocati e degli accademici consentirà una valutazione più equilibrata delle questioni giudiziarie, rafforzando il principio di partecipazione e garantendo un maggiore bilanciamento tra le diverse componenti della giustizia.

Advertisement

Cronache

Garlasco, le contraddizioni nel racconto di Sempio: il nodo delle celle telefoniche e degli scontrini

Pubblicato

del

Nuove ombre sul caso di Andrea Sempio, il giovane che nel 2017 era stato iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio di Chiara Poggi, prima che il procedimento nei suoi confronti venisse archiviato. Al centro dell’attenzione ci sono alcune anomalie nel suo alibi, con discrepanze tra le dichiarazioni fornite agli inquirenti, i dati delle celle telefoniche e lo scontrino del parcheggio che lo posizionerebbe fuori da Garlasco la mattina del delitto.

IL RACCONTO DI SEMPIO: L’ALIBI E LO SCONTRINO DEL PARCHEGGIO

Secondo quanto dichiarato da Sempio, la mattina del 13 agosto 2007 si trovava a Vigevano, dove era andato in libreria. Il suo alibi si basa su uno scontrino del parcheggio, emesso alle 10.18 in piazza Sant’Ambrogio, con validità di un’ora. Questo biglietto sarebbe stato ritrovato una settimana dopo dal padre, conservato per un anno dalla madre e poi consegnato ai carabinieri nel corso del secondo interrogatorio, nell’ottobre del 2008.

Nel 2017, quando le indagini vengono riaperte, Sempio viene nuovamente interrogato come indagato. Ribadisce la sua versione, confermando di essere stato a Vigevano per acquistare libri. Tuttavia, proprio in quell’occasione emerge una prima discrepanza: in una conversazione intercettata con il padre, il giovane ammette di aver detto agli inquirenti di essere andato a Vigevano per comprare il cellulare, e non libri, come aveva sempre dichiarato.

LE CELLE TELEFONICHE: IL DUBBIO SULLA POSIZIONE DI SEMPIO

Se da un lato lo scontrino potrebbe confermare la sua presenza a Vigevano, dall’altro ci sono le registrazioni delle celle telefoniche che pongono seri interrogativi. Tra le 9.58 e le 12.18, infatti, il telefono di Sempio aggancia sempre la cella di via Santa Lucia a Garlasco, con sette contatti registrati tra chiamate e sms. Nessuna delle celle di Vigevano risulta attivata.

Secondo Vodafone, in teoria è possibile che un cellulare si colleghi a una cella diversa rispetto alla sua posizione reale, ma senza l’analisi dei tracciati completi non è possibile avere una risposta definitiva. Questo elemento rimane uno dei punti più controversi della vicenda.

LE INTERCETTAZIONI E LE INCONGRUENZE NELLE DICHIARAZIONI

Un altro elemento di dubbio riguarda il momento in cui lo scontrino del parcheggio è stato ritrovato. Secondo il racconto fornito dalla madre e dal padre di Sempio, il tagliandino fu scoperto pochi giorni dopo l’omicidio, ma in un’intercettazione del 2017, lo stesso Sempio afferma che fu trovato dopo che lui era stato già sentito dagli inquirenti.
Quando si accorge di questa discrepanza, ne discute con il padre:

  • Sempio: “Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima”.
  • Padre: “A me sembra la prima però non cambia niente, son passati dieci anni”.

LA CONCLUSIONE DELL’INDAGINE: L’ARCHIVIAZIONE

Nel marzo 2017, dopo l’analisi degli elementi raccolti, il GIP dispone l’archiviazione della posizione di Sempio, ritenendo che il giovane abbia effettivamente lasciato Garlasco alle 9.58 e sia arrivato a Vigevano in circa 15 minuti, senza però effettuare chiamate o inviare messaggi in quel periodo. Secondo questa ricostruzione, dopo aver visitato la libreria, sarebbe tornato a casa e alle 11.10 avrebbe ricevuto una chiamata a Garlasco, compatibile con il tempo necessario per il viaggio di ritorno.

Tuttavia, il nodo delle celle telefoniche continua a suscitare interrogativi: perché il telefono non si è mai agganciato a una cella di Vigevano? E perché Sempio ha dato versioni contrastanti sul motivo della sua presenza in città? Domande che, per ora, rimangono senza risposta.

Continua a leggere

Cronache

Multe, 1,7 miliardi in più dichiarati dai Comuni nel 2024

Pubblicato

del

Nel 2024 i Comuni italiani hanno dichiarato 1,7 miliardi di proventi in più per le Multe stradali con un aumento del 10% rispetto al 2023. Milano, Roma, Firenze e Torino sono i comuni che hanno registrato i maggiori proventi da Multe e sanzioni a carico delle famiglie per violazioni delle norme del Codice della Strada. A riportarlo è Facile.it che ha analizzato i dati Siope, il sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici Con più di 204 milioni di euro, Milano guida la classifica 2024 dei comuni italiani che hanno dichiarato i maggiori proventi derivanti da Multe e sanzioni stradali.

Al secondo posto, con 145,8 milioni di euro si posiziona il comune di Roma, seguito da quello di Firenze (61,6 milioni di euro); quarto, ad un soffio, Torino (poco meno di 61,2 milioni euro). Continuando a scorrere la graduatoria, al quinto posto si trova il comune di Napoli, che lo scorso anno ha dichiarato incassi per Multe stradali alle famiglie pari a 42,9 milioni di euro, seguito dal comune di Genova (36,7 milioni di euro) e da quello di Bologna (27,7 milioni di euro).

I primi 10 comuni della graduatoria, tra cui figurano anche Verona, Padova e Palermo hanno dichiarato, in totale, quasi 650 milioni di euro di sanzioni provenienti da Multe stradali alle famiglie, vale a dire più di un terzo del totale incassato da tutti i comuni italiani. Questi i dati in assoluto ma analizzando il rapporto pro capite relativo ai capoluoghi di provincia emerge che al primo posto della graduatoria 2024 si trova Siena con una “multa pro capite” pari a 171,5 euro, al secondo posto Firenze con 170 euro, al terzo Milano 1499,10 euro (era 107 euro nel 2023). Quarta Padova, con un valore pro capite pari a 111,30 euro e quinta Verona, dove il rapporto traMulte e abitanti è pari a 92,40 euro.

Per quanto riguarda i piccoli Comuni, secondo i dati di Facile.it, le prime due posizioni sono rimaste invariate rispetto al 2023: Carrodano in provincia di La Spezia, che conta appena 465 abitanti ma, nel 2024, ha dichiarato incassi da Multe stradali alle famiglie per oltre 807 mila euro; Colle Santa Lucia, 346 abitanti in provincia di Belluno, che lo scorso anno ha dichiarato oltre 671.000 euro. Sul gradino più basso del podio si posiziona il comune di Poggio San Lorenzo, provincia di Rieti, con 547 abitanti e 397.000 euro di Multe. Quarta posizione per Rocca Pia, piccolo comune in provincia de L’Aquila, con appena 178 abitanti e incassi da Multe stradali dichiarati nel 2024 pari ad oltre 281.000 euro. Al quinto posto, invece, si trova Calto, comune in provincia di Rovigo, che nel 2024 ha raccolto oltre 278.000 euro di Multe a fronte dei suoi 683 abitanti.

Continua a leggere

Cronache

‘Schiava sessuale’, l’ombra sulla morte della vigilessa

Pubblicato

del

Il commissario Giampiero Gualandi era il “padrone”, detto anche “il supremo”, colui che “tutto può sulla sua schiava”. L’agente Sofia Stefani era invece la “schiava”, “sottomessa”. Il contratto di sottomissione sessuale stipulato tra i due, che quasi due anni dopo sono rispettivamente imputato e vittima di omicidio, prevedeva dodici clausole di impegno per “la schiava”, due per “il padrone” e tre che vincolavano entrambi. Il documento, del 18 maggio 2023, è entrato nel processo appena avviatosi davanti alla Corte di assise di Bologna per l’ex comandante della polizia locale di Anzola Emilia, 63enne, accusato di aver assassinato la ex collega di 30 anni più giovane e con cui aveva una relazione extraconiugale. Stefani è stata uccisa il 16 maggio 2024 con un colpo partito dalla pistola di ordinanza di Gualandi, nel suo ufficio del comando di Anzola.

Lui ha sempre sostenuto l’ipotesi dell’incidente, dello sparo per errore durante una colluttazione con la ragazza. La Procura e i carabinieri sono invece convinti si sia trattato di un gesto volontario. Nell’ottica degli inquirenti e delle parti civili, il contratto aiuta ad inquadrare le caratteristiche della relazione tra i due, “tormentata” e “fortemente squilibrata per la vulnerabilità della Stefani”, come detto in aula dalla procuratrice aggiunta Lucia Russo.

Un rapporto “ciclicamente altalenante”, con momenti di quiete e di tensione, fino al tragico epilogo, quando ormai Gualandi era diventato “prigioniero del castello di menzogne da lui costruito”, con la moglie e con la stessa Stefan. “Non va dimenticato che in quel contratto i protagonisti sono un comandante e un’agente, si colloca tutto nel contesto lavorativo” ha aggiunto l’avvocato Andrea Speranzoni, difensore di parte civile per i genitori della vittima. Tra le clausole, l’accettare da parte della “schiava” punizioni, umiliazioni e maltrattamenti da parte del padrone, il “sentirsi telefonicamente per impartire o ricevere ordini almeno una volta al giorno”. “Io padrone – si dice anche – mi impegno a dominare l’anima di questa donna sottomessa, divorandola a mio piacimento (…)”. Ma per la difesa, gli avvocati Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli, si tratta di una versione modificata di quello contenuto nel libro ‘Cinquanta sfumature di grigio” di E.L. James, caso editoriale seguito da un film di successo.

“Era un gioco, non ha nessuna validità, nessuna efficacia giuridica, nessuna possibilità di condizionare comportamenti”, ha sottolineato in aula l’avvocato Benenati. Se due partner adulti stipulano un contratto del genere, si sostiene, lo fanno per gioco, per stimolare fantasie: non si possono quindi trarre conclusioni diverse. Stefani, peraltro, aggiunge la difesa di Gualandi, era interessata al tema Bdsm, come emerge dalla sua cronologia web. “Fate attenzione a chiunque cerchi di tirarvi per la giacca su pregiudizi di tipo morale”, ha detto l’avvocato Valgimigli, rivolgendosi ai giudici. Al fianco dei difensori, per la prima volta c’era l’imputato, ai domiciliari e in attesa che la Cassazione si pronunci sulla custodia in carcere. Completo grigio scuro gessato, cravatta, non ha mai incrociato lo sguardo coi genitori di Sofia Stefani, seduti a pochi metri di distanza. Padre e madre della ragazza uccisa sono rimasti in aula anche quando sono stati mostrati i video del sopralluogo dei carabinieri, sulla scena del crimine.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto