Tanta attenzione per la prima giornata di formazione organizzata dalla Fondazione Falcone in vista del 23 maggio, che quest’anno sarà dedicato alla tutela dell’ambiente dalle attività illegali delle mafie. Con la Fondazione Falcone ospite d’eccezione il nostro direttore, il giornalista Paolo Chiariello che ha raccontato alle tante insegnanti giunte a Palermo da tutta la Sicilia il dramma delle ‘Terre dei Fuochi’ e l’immenso business che la camorra e le altre organizzazioni criminali fanno col traffico dei rifiuti.
le insegnanti al corso della Fondazione Falcone su rifiuti e criminalità organizzata
Maria Falcone con il relatore Paolo Chiariello e la moderatrice Lara Sirignano
le insegnanti chiedono altre notizie sulle Terre dei Fuochi
L’incontro si è tenuto presso il Re Mida – Casa Cultura di Palermo ed è il primo seminario del concorso “Li avete uccisi ma non vi siete accorti che erano semi”. Una frase ispirata dal testo di un bigliettino lasciato sotto l’albero Falcone. A condurre c’era Maria Falcone che è riuscita, con la Fondazione dedicata a suo fratello, il giudice Giovanni Falcone, a dare una scossa a Palermo e non solo promuovendo la cultura della legalità nella società e nei giovani in particolare. Ha moderato Lara Sirignano, giornalista dell’Ansa e volontaria della Fondazione. All’incontro, che ha visto la partecipazione attenta di circa 200 insegnanti, Paolo Chiariello, autore di tre libri sull’argomento del seminario (Monnezza di Stato, Monnezzopoli e La Mafia è buona), ha spiegato che la Terra dei Fuochi non è solo un pezzo di territorio della Campania ma che purtroppo di ‘terre dei fuochi’ ne esistono tante, che lo smaltimento dei rifiuti soprattutto quelli speciali delle industrie, avviene troppo spesso in maniera criminale e in tutti i territori perché le mafie non sono ‘appannaggio’ solo del Sud del Paese.
Folla di insegnanti al corso della Fondazione Falcone al re Mida di Palermo
Chiariello stimolato nel dibattito dalla moderatrice Lara Sirignani e dai puntuali interventi della professoressa Maria Falcone ha sfatato una serie di convinzioni spiegando anche che in Campania nonostante l’assenza pressocchè totale delle istituzioni la percentuale di raccolta differenziata ha superato il 54 per cento ( nonostante la scarsissima virtuosità di Napoli e Caserta) ma come impiantistica nulla è cambiato. C’era e c’è un unico termovalorizzatore ( quello di Acerra), non ci sono impianti di compostaggio e si continua a mandare i rifiuti all’estero pagando costosi mezzi di trasporto… Una fotografia che purtroppo si ripete in molte zone d’Italia. E la scuola può tanto per contribuire a creare una coscienza dell’ambiente: a dimostrazione del grande interesse per l’argomento le molte domande da parte delle insegnanti a Chiariello a conclusione della giornata di formazione.
Paolo Chiariello con le insegnanti al termine del seminario della Fondazione Falcone su rifiuti e criminalità
Il percorso di incontri si concluderà il 23 maggio 2020, con la Nave della legalità, appuntamento al quale Maria Falcone, presidente della Fondazione ha voluto invitare ancora Paolo Chiariello. Sarà anche la conclusione del concorso dedicato alle scuole che mira a lanciare un messaggio che sensibilizzi le giovani generazioni alla difesa del territorio da ogni forma di illegalità, visto che la tutela dell’ambiente anche dalle attività delle organizzazioni criminali è diventata un tema di interesse internazionale.
Francesco lo avrebbe voluto cosi: quello di Bergoglio è da considerarsi ad oggi il funerale di un pontefice con il più vasto accesso a livello mondiale. Non per le 250mila persone stimate in piazza San Pietro, ma per l’incalcolabile moltitudine di schermi accesi sulle esequie: quelli tv ma anche cellulari, tablet, pc e laptop. Con i social che da soli hanno sfiorato i 7 milioni di interazioni nelle ultime 12 ore. I network internazionali più noti – per la gran parte americani ma non solo, come Bbc, Sky e Al Jazeera – hanno tutti offerto sui propri siti web le dirette video della cerimonia in Vaticano e gli aggiornamenti fin dai primi arrivi sul sagrato della Basilica. E poi i quotidiani in ogni lingua, le radio, i canali youtube, a partire da quello della Santa Sede che ha trasmesso la cerimonia per intero. La rivoluzione tecnologica, che ha viaggiato veloce negli ultimi 20 anni – ovvero dal funerale di Giovanni Paolo II – ha portato così tutto il mondo lungo via della Conciliazione, tra le colonne di piazza San Pietro e al seguito dell’ultimo viaggio del pontefice che ha attraversato Roma fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore: dalle Filippine (il più popoloso paese cattolico al mondo), all’Africa, passando per l”Asia, gli Stati Uniti o l’America Latina che a papa Francesco aveva dato i natali. L’attesa era tale che fin dai giorni precedenti diverse testate, nelle loro edizioni online, offrivano indicazioni in dettaglio su come sintonizzarsi: le pagine web, gli orari, i canali social dedicati. Quest’ultima la maggiore novità da quando, nel 2005, il mondo salutò un papa in carica con la morte di Karol Wojtyła . E’ infatti, per esempio, rimbalzata prima sui social l’immagine – subito considerata storica – del faccia a faccia fra il presidente Usa Donald Trump e quello ucraino Volodymyr Zelensky nelle navate della Basilica prima delle esequie. E dalle prime analisi risulta essere al top dell’interesse globale, sfiorando alle 15 (ora italiana) quasi 3 milioni di interazioni, esattamente 2 milioni 915 mila e 481 così divise: su X 547.789, su Instagram 1.689.547 e su Facebook 678.145, secondo l’analisi della società Arcadia sulle conversazioni social e sul web. Tra le 25 emoji più utilizzate online per commentare i funerali ci sono le mani congiunte in preghiera e le bandiere dello Stato Pontificio, dell’Argentina e degli Stati Uniti. E, ovviamente, quasi la metà (47%) sono gli utenti dai 25 ai 34 anni ad aver partecipato maggiormente alle conversazioni digitali.
Il rosso porpora dei cardinali e il nero degli abiti in lutto, il bianco delle rose e il marmo bianco del colonnato. Tra cerimoniale e protocollo sul sagrato di San Pietro si è dispiegata la geografia del potere spirituale e temporale racchiusa nella regia sapiente del rito. Le spettacolari immagini dall’alto, realizzate grazie anche all’inedito utilizzo di droni, hanno trasformato piazza San Pietro in una gigantesca scacchiera dell’equilibrio mondiale: da un lato il rosso degli abiti cardinalizi, dall’altro il nero degli abiti dei capi di Stato e consorti sapientemente distribuiti in base a ruolo e peso internazionale. A seguire, in una sorta di sfumatura cromatica, il bianco dei concelebranti e i variopinti completi delle decine di migliaia di fedeli. In prima fila la delegazione italiana e quella argentina alle quali si sono affiancate, con un piccolo strappo al cerimoniale che voleva una disposizione in ordine alfabetico francese, quelle dei principali governi europei e mondiali, dalla Francia agli Stati Uniti, passando per la Spagna e l’Ucraina. L’unico outfit blu, invece del tradizionale nero, è stato quello del presidente americano, Donald Trump che, in prima fila, si trovava tra Filippo di Spagna ed Emmanuel Macron. Zelensky per un giorno ha dismesso maglietta e pantaloni tecnici in verde militare per vestire di nero. Poi le first ladies di ieri e di oggi e nobili col capo coperto da un velo nero, da Melania Trump a Jill Biden, da Silvia di Svezia a Letizia di Spagna. Victoria Starmer ha preferito però un cappello con veletta. Capo coperto anche per la figlia del presidente Mattarella, Laura. Giorgia Meloni, Ursula Von der Leyen e Brigitte Macron non hanno rinunciato allo stile rigoroso ma senza veletta. L’austerità della celebrazione a piazza San Pietro ha lasciato poi spazio alle rose bianche con cui i poveri e i migranti hanno accolto il feretro di Francesco a Santa Maria Maggiore, proprio come lui avrebbe voluto. Gli zuccotti rossi dei cardinali si confondevano con le giacche beige dei fedeli o le magliette dell’Argentina, ai jeans strappati e gli smanicati rossi. Ad accompagnare il feretro verso la cappella dove poi Bergoglio è stato tumulato prima i domenicani, con il loro tradizionale – ed umile – abito nero e bianco, e poi quattro bambini. Nelle loro mani due cesti di rose bianche offerte dai poveri davanti all’altare della Basilica tanto cara a Francesco. Lo stesso altare sul quale, dopo le dimissioni dal Gemelli, il Pontefice decise di far deporre a sorpresa i fiori gialli della signora Carmela. Che, anche oggi, immancabile, ha deciso di prender parte alle esequie, tra i Grandi della Terra e gli “ultimi del mondo”.
Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.
Il vero scopo: un mese di ferie pagate
Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.
Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni
Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.
Un caso che chiede risposte immediate
La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.