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Spettacoli

Festival di Sanremo, all’Ariston musica e alta moda protagonisti

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La lunga cappa di paillettes di Laura Pausini, l’abito-nuvola di tulle rosso di Elodie e la lunghissima treccia rossa in tributo a Mina indossata da Achille Lauro. Se il palco dell’Ariston fosse una passerella (e in effetti lo e’) sono questi i key items, i pezzi iconici, che ci ricorderemo della seconda seconda puntata del 71mo Festival di Sanremo. E’ la serata dei ricordi e dei ritorni. Si guarda indietro, con un po’ di nostalgia (canaglia, soprattutto in questi tempi) e la moda traccia una linea tra passato e futuro: i look si fanno maxi, aumentano i volumi. Laura Pausini torna sul palco dell’Ariston 28 anni dopo la vittoria con La Solitudine (1993).

Ricorda quel momento. Indimenticabile il suo look di allora, con quella giacca blu dai bottoni oro che le ha portato fortuna, indossata di nuovo nel 2016 sopra l’abito da sera. Torna dopo aver vinto il Golden Globe 2021 come miglior colonna sonora per “La vita davanti a se”, con Sophia Loren per la regia di Edoardo Ponti, con la canzone Io si. Affascinante e imponente il look della serata, e’ della collezione Valentino Act, che ha sfilato lo scorso lunedi’ a Milano: cappa lunga in chiffon con ricamo all-over di paillettes degrade’, top collo alto effetto rete in tulle con pizzi ed brillanti, pantalone nero. Il secondo quadro di Achille Lauro e’ un tributo a Mina, ”donna dal vero animo rock’n roll”, scrive sui social, e all’iconica cover dell’album Rane Supreme (1987), in una performance con la coppia Claudio Santamaria e Francesca Barra. Lauro indossa una lunghissima treccia di capelli rossi, un completo a tre pezzi grigio, camicia-pettorina bianca, booties a tacco alto grigi. A completare il look, un anello leone in oro bianco 18kt, acquamarina e diamanti (tutto Gucci).

C’e’ poi Elodie, che indossa sempre tacchi vertiginosi, personalizzati per lei da Jimmy Choo con cristalli. Prima un vestito lungo rosso con spacco profondo, poi un mini abito scintillante, infine un voluminoso abito-nuvola di tulle, rosso fuoco. E’ sempre bellissima. Come Malika Ayane, misteriosa e affascinante, con effetto vedo-non-vedo, cristalli e polsini piumati.

Paillettes e luccichii anche per Orietta Berti, al Festival per la 12ma volta, vestita da Gcds, il brand streetwear amato da rapper e influencer: per lei ecco casacca e pantalone con una cascata di pailettes blu con due ricami a forma di conchiglia sul seno.

Il duo de La rappresentante di lista e’ firmato Valentino: Veronica Lucchesi indossa un abito monospalla di cady fucsia (e scarpe maxi platform), Dario Mangiaracina un completo di cady fucsia. Riferimenti anni ’70 per Lo stato sociale, in giacca e T-shirt con le scritte ‘Poi vorrei….’. Sul palco i travestimenti ricordano David Bowie, Elvis, John Lennon, Freddy Mercury ma con le note indicano la strada da seguire in fatto di costume: ”La moda passa lo stile resta, fidati l’ha detto una stilista”, cantano. Una citazione mica da poco, si tratta di Coco Chanel.

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Cinema

Cristina Comencini: il cinema delle donne è una nuova ricchezza. Io dalla parte delle donne sempre

Cristina Comencini racconta al Corriere della Sera il successo de “Il treno dei bambini”, la sua visione sul cinema delle donne, la politica e il suo nuovo amore.

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Cristina Comencini (le foto sono di Imagoeconomica), con il suo ultimo film “Il treno dei bambini” tratto dal romanzo di Viola Ardone e disponibile su Netflix, ha raggiunto quasi trenta milioni di visualizzazioni. «Mi sembra incredibile», racconta, «ma credo che il tema profondo del dopoguerra, del trauma che la guerra lascia sui sentimenti, abbia colpito il pubblico di tutto il mondo».

Il cinema tra piattaforme e sale

«Portare la gente in sala è bellissimo, ma difficile. Le piattaforme e il cinema possono coesistere. L’importante è, come diceva mio padre Luigi Comencini, mantenere sempre la massima verità e bellezza in quello che si crea», afferma Cristina, riflettendo sulla trasformazione del mondo cinematografico.

Il successo e la nuova generazione di registe

Comencini riconosce l’importanza del successo ma non lo vive come un punto di arrivo: «È un mestiere da montagne russe». È felice dell’affermazione di tante donne nel cinema italiano, come Paola Cortellesi, sottolineando: «Il cinema si è finalmente aperto alle storie delle donne, arricchendosi di nuove prospettive».

Il rapporto con la famiglia e il film di Francesca Comencini

Cristina racconta il forte legame con le sorelle e commenta il film di Francesca Comencini su loro padre Luigi: «Una scelta giusta. Ognuno vive un padre a modo suo». Nessuna gelosia, ma un affetto profondo che ha sempre unito la famiglia.

CRISTINA COMENCINI REGISTA

Politica, femminismo e il ruolo di Giorgia Meloni

Comencini ribadisce la sua radice di sinistra e il suo impegno per il femminismo: «Il sostegno reciproco tra donne non deve mai venir meno». Sul premier Giorgia Meloni, pur nella distanza politica, riconosce: «Per la sua parte politica sta facendo bene».

I cambiamenti nell’estetica e il coraggio delle attrici

Parlando di Giovanna Mezzogiorno, Cristina denuncia il problema della discriminazione estetica nel cinema: «Finalmente si inizia a dare meno peso all’apparenza e più al talento».

La maternità precoce e l’amore ritrovato

Diventata madre a 18 anni, Cristina confida di non aver rimpianti: «Mi ha dato la ricchezza di tutto ciò che ho scritto». Oggi vive una nuova fase felice della sua vita con il documentarista francese François Caillat, tra Roma e Parigi.

Il futuro: un nuovo romanzo in arrivo

Cristina annuncia anche il suo prossimo romanzo, “L’epoca felice”, che uscirà a ottobre per Feltrinelli: «Parlerà dell’adolescenza e della capacità della vita di sorprenderci anche quando meno ce lo aspettiamo».

 

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Spettacoli

Gwyneth Paltrow è stanca della dieta, ‘ora mangio pane e pasta’

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Gwyneth Paltrow ha affermato di essere tornata a mangiare cibi che in precedenza aveva eliminato dalla sua rigidissima dieta, tra cui pane, pasta e formaggio. Lo riporta la Bbc. L’attrice premio Oscar, diventata negli anni una guru del salutismo ha seguito e promosso diversi regimi alimentari negli anni. “Ho seguito per un certo periodo una dieta macrobiotica ferrea e così sono diventata ossessionata da un’alimentazione molto, molto sana”, ha detto nell’ultima puntata del suo podcast spiegando di essersi dedicata al “benessere e al cibo” a causa del cancro alla gola che ha ucciso il padre. Poi lei e il secondo marito, Brad Falchuk, hanno iniziato a seguire la dieta paleo, basata sul principio che ci si debba nutrire “come i nostri antenati”. Di recente però, Paltrow ha ricominciato a mangiare “pane a lievitazione naturale e un po’ di formaggio e un po’ di pasta”.

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Musica

Rocco Hunt, il ragazzo di giù diventa grande: “Ho 30 anni e ancora la rabbia del Sud”

Esce l’album Ragazzo di giù: tra neomelodico, rap e introspezione, la maturità artistica di un figlio del Sud.

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A 30 anni, Rocco Hunt ha già alle spalle 15 anni di carriera, una vittoria a Sanremo, hit estive, strofe militanti e un’identità artistica sempre più nitida. Ma oggi, con il nuovo album Ragazzo di giù, in uscita venerdì, Rocco — per molti ancora affettuosamente “Rocchino” — completa un percorso che lo conferma maturo, consapevole e profondamente legato alle sue radici.

“Sono fortunato, canto chi non lo è stato”

Il brano che dà il titolo al disco è un manifesto identitario.
“Io sono il ragazzo di giù fortunato”, spiega Rocco, “quelli che canto sono stati meno fortunati, magari non hanno dovuto lasciare casa, ma hanno pagato altri prezzi”. La nostalgia per la sua terra non è solo geografica, è memoria viva di un mondo che spesso si perde tra le distanze culturali.

Tra disagio e riscatto: “A Nord si perdono i valori”

“Oggi Napoli fa figo, ma vivere al Nord è diverso”, dice. Il successo, per lui, ha un prezzo. “Contano i numeri, non i valori”, afferma, parlando anche del figlio Giovanni, 8 anni, cresciuto tra Milano e Napoli: “Ha un accento diverso, ma deve sapere da dove viene, imparare l’inglese e la cazzimma partenopea”.

Il dialetto come identità: “È mamma, papà e biberòn”

Per Rocco il dialetto non è solo stile, ma lingua del cuore:
“È la strada dove sei cresciuto, la voce dei tuoi nonni, il suono dell’anima”. E anche se ha girato l’Italia e il mondo, resta anima di Scampia, del Sud e dei suoi contrasti.

Il rap, il neomelò, e il coraggio delle parole

Ragazzo di giù è un album eterogeneo, che passa da Gigi D’Alessio a Massimo Pericolo, da Irama a Baby Gang, mischiando il rap con la melodia napoletana e l’attualità più bruciante. In Demone santo, per esempio, denuncia con rabbia il crollo del ballatoio della Vela di Scampia:
“Quelle creature sono vittime dello Stato. A che serve il tricolore sulle bare bianche, se Cristo in quelle case non ci entra?”

Sanremo, De Filippo e il mare della costiera

Nel disco anche introspezione e memoria, con brani come ‘A notte, ispirato a Eduardo De Filippo, e Domani chissà, dove Rocco rievoca lo scugnizzo che si tuffava a bomba nel mare della costiera. E non manca un pensiero al futuro:
“Vorrei un secondo figlio”, dice, ma con il timore delle malattie, dei sacrifici, della fragilità.

Il tour: dal Molise a Milano, passando per la Reggia

Il tour estivo partirà il 20 giugno da Campobasso, con gran finale l’11 settembre alla Reggia di Caserta e il 6 ottobre all’Unipol Forum di Milano.
“Senza le mie radici non sarei quello che sono”, conclude Rocco.
E quando gli chiedono se oggi è ancora “‘nu juorno buono”, risponde senza esitazioni:
“Sì. Ma è sempre più difficile non vedere le nuvole all’orizzonte”.

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