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Eurogol Dimarco e Calhanoglu, l’Inter torna in vetta

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L’Inter non si ferma e si sbarazza del Frosinone grazie a una magia alla Recoba di Federico Dimarco da metà campo e ad un rigore di Calhanoglu, riconquistando la vetta della classifica in Serie A e allungando anche su Milan e Napoli. Tre punti che pesano e che permetteranno ai nerazzurri di arrivare in testa allo scontro diretto con la Juventus al rientro dalla sosta per le nazionali, rilanciando le proprie ambizioni scudetto. Tra l’ultima pausa per le nazionali e quella che arriva ora, d’altronde, Lautaro Martinez e compagni hanno messo in fila sei vittorie di fila tra campionato e Champions League, chiudendo il discorso ottavi in Europa e prendendosi di forza la vetta della classifica e il ruolo da capolista.

Lo score dopo dodici giornate parla dell’Inter come miglior attacco e miglior difesa, con il capocannoniere del campionato (Lautaro Martinez) e il miglior avvio della storia interista nell’era dei tre punti, eguagliando i 31 punti ottenuti con Conte in panchina nel 2019/20. Con il Frosinone è stata una serata in cui gli uomini di Inzaghi non sono stati scoppiettanti sotto il punto di vista del gioco, ma hanno dato l’ennesima prova di forza con una prestazione solida (decima partita stagionale senza subire gol) ed efficace di fronte alla coraggiosa squadra di Di Francesco. I ciociari, infatti, sono arrivati a Milano per giocarsela e a lunghi tratti ci sono riusciti anche bene, dando tra l’altro dimostrazione a tante altre squadre che pur con una rosa inferiore a San Siro si può mettere in mostra coraggio, idee e buone trame.

L’Inter in avvio si è vista soprattutto in contropiede, lasciando anche il pallino del gioco al Frosinone, abile a sfruttare in particolare le qualità di Soulé. I nerazzurri aspettano e provano a ripartire, con Thuram protagonista in una serata in cui al bomber Lautaro manca un po’ di lucidità. Anche se di mezzo ci si mette pure il portiere Turati, che si esalta dopo 20′ su un destro a botta sicuro dell’argentino volando con un gran riflesso a mettere il pallone in corner.

A metà primo tempo gli uomini di Inzaghi provano ad alzare i ritmi con la spinta delle mezzali, come quando Mkhitaryan imbuca per Barella che non trova la deviazione in scivolata. Per spezzare l’equilibrio è servita la splendida follia di Dimarco, con il suo sinistro da poco oltre la metà campo che si è infilato alle spalle di Turati e che ai 70mila di San Siro ha ricordato le magie di Alvaro Recoba, autore di diverse prodezze balistiche di questa portata. Un gol che stappa la partita e pure l’Inter, perché ad inizio ripresa ci si aspetta la reazione del Frosinone ma arriva il morso della grande squadra.

Il protagonista è Thuram, che con una delle sue classiche azioni personali manda al bar un paio di difensori in area prima di venir steso in scivolata da un difensore avversario. L’arbitro concede il rigore (dopo un breve check da parte del Var) che Calhanoglu trasforma spiazzando Turati. Finita qui? Tutt’altro, perché gli uomini di Di Francesco restano in partita. Soulé inventa in profondità per il neo-nentrato Cheddira che centra il palo con un destro in diagonale a Sommer battuto. E il portiere svizzero poco dopo si ripete anche su Marchizza e Ibrahimovic, tenendo inviolata la porta. Nel finale è ancora l’Inter ad andare più vicina al gol, con Lautaro e Frattesi che sprecano le rispettive occasioni per chiudere sul 3-0. Ma a Inzaghi basta così per presentarsi da capolista allo scontro diretto con la Juventus.

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Napoli bello, Roma fortunata: è pari al Maradona

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– Napoli e Roma si annullano nella sfida valevole per la 34 giornata di Serie A. Al Maradona finisce 2-2 una bella sfida, accesa ed emozionante soprattutto nella ripresa: apre Dybala su rigore, Olivera e Osimhen (altro rigore) la ribaltano, poi nel finale il prezioso ritorno al gol di Abraham permette ai giallorossi di tornare a casa con un punto abbastanza importante per la corsa alla Champions League. La squadra di De Rossi sale a 59 punti restando a -4 dal Bologna, ma vede accorciare l’Atalanta che ora e’ dietro di sole due lunghezze e con una gara da recuperare. Amaro in bocca invece per gli uomini di Calzona, che scivolano a -5 dal settimo posto della Lazio.

La prima nitida occasione del match capita al 6′ in favore dei giallorossi (sara’ l’unica del primo tempo), quando da corner del solito Dybala arriva una sponda area di Mancini che pesca Pellegrini, il cui colpo di testa termina di poco alto sopra la traversa. Dopo una prima parte di gara giocata a ritmi bassi da ambo le squadre, i partenopei provano a crescere dalla mezz’ora: Osimhen tenta da posizione defilata trovando la respinta di Svilar, graziato invece poco piu’ tardi da Anguissa che sbaglia tutto a tu per tu.

Al 40′ si fa vedere Kvaratskhelia con il suo classico destro a giro, deviato in tuffo ancora da un attento Svilar, mentre a pochi istanti dal riposo un colpo di testa di Di Lorenzo sfila di poco a lato. Nella ripresa il Napoli continua nella propria produzione offensiva, ma al 56′ e’ ancora decisivo un intervento di Svilar ad evitare il possibile vantaggio di Lobotka. Passano un paio di minuti e, dall’altra parte, e’ invece la Roma a trovare l’episodio per sbloccare: Azmoun va giu’ in area a contatto con Jesus, l’arbitro fischia il penalty e Dybala lo trasforma alla perfezione nell’1-0 ospite.

Gli azzurri non ci stanno e al 64′, grazie ad un pizzico di fortuna, la pareggiano con Olivera: l’esterno calcia di mancino da fuori area, Kristensen devia e di fatto mette fuori causa Svilar che stavolta non puo’ nulla. Il match prende ritmo e i partenopei in particolare ritrovano morale, sfiorando il vantaggio al 73′ con Osimhen, che svernicia Mancini in velocita’ ma trova un miracoloso Svilar davanti a se’. Nel finale succede di tutto: Osimhen porta avanti il Napoli grazie ad un calcio di rigore fischiato dopo un contatto tra Renato Sanches e Kvaratskhelia (decisivo intervento del Var), poi all’88’ la Roma trova il nuovo pari con un colpo di testa di Abraham, che segna dopo una sponda aerea da corner di Ndicka ed esulta dopo un altro intervento del Var (gol inizialmente annullato per offside).

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30 anni senza Ayrton Senna, nel mondo saudade senza fine per un mito dell’automobilismo

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“Un giorno che non sarà mai dimenticato dai brasiliani” titolava ‘O Globo’. E non era per celebrare la vittoria in uno dei cinque mondiali conquistati dalla nazionale del paese dove il futebol’ è un’autentica religione. No, era riferito al prossimo 1 maggio, quando saranno 30 anni dalla scomparsa, quel tragico giorno del 1994 a Imola, di Ayrton Senna. Un idolo nel suo paese, ma una icona mondiale il cui mito vive anche nelle generazioni che i prodigi del pilota non hanno potuto ammirare. Per capire cosa significhi tuttora per i suoi connazionali il ‘tricampeao’ del mondo della formula uno, morto a soli 34 anni, basta andare al cimitero di Morumbi (il quartiere dell’alta borghesia di San Paolo, di cui Senna faceva parte) dove è sepolto.

Caro Ayrton, un libro di Anna Maria Chiariello a 25 anni dalla scomparsa del grande Senna

Lì, vicino alla lapide coperta dai fiori, c’è un albero che ‘custodisce’ le testimonianze lasciate dai visitatori in onore del loro idolo scomparso tragicamente e troppo presto, ci sono anche pezzi di carta con preghiere e invocazioni, quasi degli ex voto con scritto “proteggimi” o “fammi trovare un lavoro”. Proprio così, perché Senna per tanti è una divinità, e non è certo un’esagerazione il detto secondo cui non esiste brasiliano dai 40 anni in poi che non si ricordi cosa stesse facendo in quel momento, quando da Imola arrivò la terribile notizia. Ayrton Senna è un sentimento, non solo saudade ma fede, amore, qualcosa, anzi qualcuno, che non potrà mai essere dimenticato, e in Brasile ancora oggi le sue 161 gare disputate vengono analizzate una per una, per capire quale fosse il suo segreto, oltre al talento che Dio, nel quale Ayrton credeva fortemente, gli aveva donato.

Sono giorni che a Rio, San Paolo, Porto Alegre e in ogni altro angolo del Brasile si parla e si scrive di Senna, non solo dei 30 anni dalla sua morte, ma anche, è successo a marzo, dei 40 anni dal suo esordio in F1 con la Toleman, e subito “fu l’inizio di un amore – hanno scritto i giornali locali – e della sua consacrazione”. I grandi network nazionali hanno ricordato che Senna è stato il modello di Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo, che non ha mai nascosto l’amore per il Brasile e per quel fenomenale campione di cui possiede un casco, mentre il fenomeno di oggi, Max Verstappen ha ricordato che “le vetture di allora erano molto differenti, e sono certo che se Senna corresse oggi guiderebbe in modo diverso. Ma vincerebbe ugualmente”.

Al Corinthians, squadra del cuore del pilota è stato chiesto, in vista del trentennale di Imola, per onorare le memoria del suo tifoso così speciale di riutilizzare la maglia di qualche stagione fa, quando al posto della scritta dello sponsor sul petto dei giocatori del ‘Timao’ era stato stampato l’autografo di Senna. Intanto alcuni facoltosi appassionati stanno partecipando all’asta per acquistare la Honda NSX che Ayrton utilizzava per spostarsi nei periodi che trascorreva in Portogallo.

Apparteneva ad una persona di nazionalità britannica, di cui non si è fatto il nome, che ora l’ha messa in vendita, al prezzo base di 500mila sterline, circa 580mila euro. In Brasile non se la vogliono far sfuggire, e sarà una sfida all’ultimo real. Intanto, e soprattutto, rimane quel volto che è anche su tanti murales, amato da tutti e sinonimo di 41 gran premi vinti e tre titoli mondiali. Una striscia che avrebbe potuto continuare chissà fino a quando, ma il destino ha deciso diversamente. Di sicuro Ayrton Senna continua a vincere nei cuori della gente.

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Tifosi del Napoli in silenzio 17′: poi cori contro De Laurentiis, Calzona e squadra

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Un’atmosfera insolita ha avvolto lo stadio Diego Armando Maradona durante l’ultimo incontro di Serie A tra il Napoli e la Roma. I tifosi del Napoli, in particolare quelli delle curve, hanno scelto una forma di protesta silenziosa per esprimere il loro dissenso verso la direzione del club in una stagione che si sta rivelando particolarmente difficile.

L’incontro è iniziato in questo clima quasi surreale. Il Napoli, attualmente ottavo in classifica, sta vivendo una delle sue stagioni più turbolente, segnata da risultati deludenti come l’ultima sconfitta contro l’Empoli. La scelta di non cantare è stata un modo per i tifosi di evidenziare il loro malcontento e la loro insoddisfazione per come le cose stanno procedendo sia sul campo sia fuori.

Il silenzio dei tifosi è stato interrotto solo al 17esimo minuto, quando è scaturito un coro contro il presidente Aurelio De Laurentiis.Questo tipo di manifestazione pacifica, ma estremamente eloquente, evidenzia la frattura crescente tra la base dei tifosi e la leadership del Napoli.

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