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Euro 2024: Olanda, Danimarca e Slovacchia sono in arrivo

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Chi si aggiungerà alle nove nazionali già qualificate, otto sul campo più la Germania, Paese organizzatore, per gli Europei del prossimo anno? L’interrogativo sarà sciolto per buona parte dopo le partite di questa ‘finestra’ dedicata appunto alle nazionali, l’ultima del 2023, che definirà la classifica dei dieci gironi di qualificazione. Per la nona e decima giornata si è cominciato a giocare ieri con la sfida vinta 1-0 dal Kosovo su Israele, e si andrà avanti fino a martedì 21. Quel giorno il quadro della situazione sarà definito, e si saprà chi andrà ad aggiungersi ad Austria, Belgio, Francia, Inghilterra, Portogallo, Scozia, Spagna, Turchia e, naturalmente, Germania, ma anche quali nazionali parteciperanno agli spareggi di marzo che definiranno le ultime tre qualificate. E a questo proposito va precisato che hanno già un posto garantito nei ‘play off’, se non dovessero ottenere la qualificazione diretta, l’Italia, la Croazia, la Grecia, Israele, il Kazakistan, l’Olanda e la Serbia.

Ma è meglio pensare all’immediato futuro, che per gli azzurri di Luciano Spalletti vuol dire gli impegni con Macedonia del Nord e Ucraina, decisivi per assicurarsi il secondo posto nel gruppo C e quindi la qualificazione diretta. Quanto agli altri, all’Olanda per andare in Germania, dove sogna di ripetere il trionfo negli Europei 1988, basterà vincere in casa sabato contro l’Irlanda per ottenere la qualificazione. Se gli arancioni dovessero fallire, la Grecia potrebbe teoricamente rubare loro il posto alla decima giornata ma dovrebbe battere la Francia e gli olandesi dovrebbero perdere contro Gibilterra, eventualità quest’ultima che sembra poco probabile. Giovedì, invece, alla Slovacchia del ct italiano Francesco Calzona basterà un punto contro l’Islanda per timbrare il passaporto per la Germania. E’ interessante anche la situazione nel gruppo H dove Slovenia e Danimarca sono al comando con 19 punti e il Kazakistan insegue a quota 15. Venerdì è in programma lo scontro diretto, a Copenaghen, fra danesi e sloveni e chi vincerà sarà certo della qualificazione.

Ma potrebbero anche passare entrambi se San Marino battesse il Kazakistan in trasferta. Sembra vicino al traguardo anche il Galles: “siamo a due vittorie dalla qualificazione alla quarta importante fase finale su cinque tra Europei e Mondiali”, ha detto il ct dei ‘dragoni’, Robert Page, dopo la vittoria contro la Croazia nell’ottava giornata. Il timbro per la Germania potrebbe arrivare fin da sabato con una vittoria in Armenia, anche se ciò richiederebbe la contemporanea sconfitta della Croazia contro la Lettonia. Proprio la nazionale finalista dei Mondiali 2018 e terza in Qatar l’anno scorso, la Croazia rischia di saltare il suo primo Europeo dal 2000 a oggi, avendo perso entramboi i match disputati a ottobre.

A pari punti con il Galles, ma con un bilancio in negativo negli scontri diretti, i croati devono sperare in un passo falso dei rivali per la qualificazione se vogliono arrivare in Germania per via diretta (anche se potrebbero ancora qualificarsi attraverso gli spareggi). Nel gruppo E è invece in testa l’Albania che si qualifica se evita la sconfitta contro la Moldavia o se la Polonia batte la Repubblica Ceca in un confronto assolutamente decisivo per queste due nazionali. Tra poco più di una settimana il quadro sarà completo. Il 23 novembre, a Nyon (Svizzera), sarà effettuato il sorteggio relativo agli spareggi di marzo mente il 2 dicembre, ad Amburgo, ci sarà quello che definirà i sei gironi della fase finale.

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Napoli senza identità: Conte cambia sempre formazione e ora cerca un undici stabile

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C’erano una volta i titolarissimi, un blocco riconoscibile che i tifosi recitavano quasi a memoria. Oggi non più. Antonio Conte, al Napoli, non è ancora riuscito a schierare due volte di fila la stessa formazione. E quando avrebbe potuto farlo, ha scelto il turnover. Infortuni, rotazioni, scelte forzate: tutto ha contribuito a una squadra che ancora non ha una reale identità.

Il problema dell’amalgama mai trovato

Il momento negativo del Napoli nasce anche da qui: senza continuità, senza un undici base, diventa difficile generare quei meccanismi automatici che fanno crescere una squadra. L’amalgama, che Massimino diceva ironicamente di voler “comprare sul mercato”, oggi non c’è. Conte era partito con un’idea precisa, ma ha dovuto – e a volte voluto – cambiarla continuamente.

Il valzer delle punte e le scelte obbligate

All’esordio, senza Lukaku, aveva puntato su Lucca titolare. Dopo la vittoria con il Sassuolo, la prima rotazione: fuori Olivera, dentro Spinazzola. Alla terza giornata, contro la Fiorentina, l’esordio di Hojlund con pochissimi allenamenti, subito decisivo. Una scelta sorprendente ma efficace.

Difesa in affanno tra infortuni e rotazioni

Gli infortuni hanno pesato subito: Beukema costretto a sostituire Rrahmani, Marianucci lanciato a Milano e poi accantonato. La difesa, tra Champions e campionato, ha perso certezze e continuità. Il ritorno al 4-3-3 non ha aiutato a stabilizzare il quadro.

L’unica vera gerarchia sopravvissuta è in porta: Milinkovic ormai inamovibile al posto di Meret.

Emergenza come opportunità: nasce l’undici base?

Con molti infortuni ancora lontani dal rientro, paradossalmente l’emergenza può diventare una risorsa. Conte potrebbe finalmente stabilizzare la sua squadra affidandosi al blocco “storico”:

  • Di Lorenzo – Rrahmani – Buongiorno – Spinazzola

  • Lobotka – McTominay

  • Politano – Hojlund più due posti da definire

Due “pretoriani” da individuare e Conte potrà tornare ad avere un undici base, e magari riproporlo per almeno due partite consecutive, cosa mai accaduta finora.

Il Napoli attende stabilità. Conte pure. E la stagione, per ripartire, ha bisogno esattamente di questo.

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Conte torna a Castel Volturno: silenzio, tensione e resa dei conti dopo il caos di Bologna

Conte riappare dopo una settimana di silenzio totale: colloqui, tensioni e decisioni in arrivo nello spogliatoio del Napoli. De Laurentiis valuta l’intervento sul mercato di gennaio.

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Tutti lo hanno cercato, nessuno lo ha trovato. Antonio Conte si è dissolto per una settimana, diviso tra le sue due abitazioni, evitando telefonate, messaggi, contatti. Una primula rossa. Dopo il crollo di Bologna, il tecnico del Napoli ha scelto di sparire. Ma oggi torna: allenamento fissato alle 14.30, probabile arrivo in anticipo a Castel Volturno.

Parlerà solo venerdì, alla vigilia della sfida con l’Atalanta. Prima, però, una lunga serie di colloqui interni. Da solo, perché De Laurentiis non sarà presente.

Una settimana anomala, tra riposo e tensione

Il tecnico ha avuto tre giorni di permesso: un break rarissimo, simile a quello che prese Benítez nel 2014. Un segnale della tensione interna esplosa dopo Bologna. Decine di telefonate non ricevute, anche dai fedelissimi.

Il presidente ha scelto una linea morbida: stima pubblica e zero pressioni, pur temendo che nelle parole di Conte si nascondesse la tentazione dell’addio.

Conte, intanto, ha riavvolto il nastro: errori della squadra, errori suoi, analisi del rapporto con una parte del gruppo. E ha inviato un messaggio chiaro ai giocatori rimasti a Castel Volturno: due giorni di doppio allenamento, perché “nulla si tocca”.

Il metodo Conte resta intoccabile

Da quando è arrivato, Conte ha imposto il suo stile: regole ferree, intensità, disciplina, preparazione durissima. Chi viene da Premier o Olanda sa che la comfort zone non esiste.
Molti veterani e nuovi arrivati hanno sussurrato per settimane che la preparazione fosse troppo dura. Conte non intende cambiare: «Se ti sorprende, hai sbagliato a venire».

La spaccatura, però, esiste.

Il faccia a faccia con la squadra è imminente

Conte vuole lavare i panni sporchi davanti a tutti. Ha scelto di aumentare la tensione con la sua assenza, lasciando lo spogliatoio sospeso per giorni. Nessuna mediazione, neppure tramite Oriali.

Il tecnico non cercherà stretta di mano o pace pubblica: si presenterà con una sola arma, la sua: il lavoro.

Punta sugli infortunati in rientro (Gilmour e Spinazzola in panchina con l’Atalanta), e sul recupero di Lukaku entro due settimane per la sfida con la Roma. La convinzione è che la squadra possa risalire.

De Laurentiis prepara la risposta: il mercato di gennaio

Il presidente è pronto a confermare la sua “simbiosi totale” con Conte: sostenere il progetto e intervenire pesantemente sul mercato invernale.

Conte rientra oggi, ma il clima è cambiato. Dopo Bologna, nulla è più come prima. E lui è il primo ad averlo capito.

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Jannik Sinner domina Torino: il ragazzo d’oro del tennis batte Alcaraz e conquista le Atp Finals 2025

Sinner trionfa alle Atp Finals 2025 battendo Carlos Alcaraz in due set. Match spettacolare, pubblico in delirio e un finale di stagione da leggenda per il campione azzurro.

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Sinner trionfa alle Atp Finals 2025 battendo Carlos Alcaraz in due set. Match spettacolare, pubblico in delirio e un finale di stagione da leggenda per il campione azzurro.

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Sinner con il trofeo al centro della Inalpi Arena, braccia alzate e pubblico in festa.


Jannik Sinner re delle Atp Finals 2025

Jannik Sinner è ancora una volta il dominatore del tennis mondiale. Alla Inalpi Arena di Torino, nel match definito da molti la “partita dell’anno”, il campione azzurro ha sconfitto in due set il numero 1 del ranking Carlos Alcaraz, chiudendo 7-6(4) 7-5 dopo due ore e un quarto di spettacolo puro. Una vittoria che lo conferma re delle Finals e simbolo di una stagione straordinaria.

Una finale da brividi

Atmosfera caldissima fin dall’inizio, con l’Inno di Mameli cantato da Il Volo e il palazzetto trasformato in un catino. Sinner sceglie di rispondere e il duello parte a ritmi altissimi: scambi brevi, servizi incisivi, concentrazione assoluta.
Il primo set si decide al tiebreak, dopo un parziale equilibrato e due pause forzate: un malore sugli spalti e poi l’intervento del fisioterapista per Alcaraz. Nel momento decisivo, Sinner alza il livello e chiude 7-4 tra il boato del pubblico.

Il capolavoro del secondo set

Alcaraz prova a invertire l’inerzia con il primo break dell’incontro, ma sul 3-2 Sinner si prende la prima palla break: una risposta steccata e fortunosa, una palla corta chirurgica e si torna in parità.
Il resto è un susseguirsi di colpi di qualità, sofferenza e coraggio. Sinner infiamma il palazzetto portandosi la mano all’orecchio, Alcaraz inizia a perdere profondità nei colpi. Sul 6-5, match point: il rovescio dello spagnolo esce di pochi centimetri. La Inalpi Arena esplode.

Il trionfo e la voce dei protagonisti

Sinner corre ad abbracciare il suo team, poi la fidanzata Laila Hasanovic. Le sue parole sono piene di emozione:
«È incredibile. Venire e vincere qui a Torino, davanti al pubblico italiano, è stato fantastico. Con Carlos bisogna giocare al meglio, è stata una partita durissima. Significa tanto chiudere così la stagione».

Sportivissimo Alcaraz:
«Esco a testa alta. Sono felice per il livello che ho espresso. Jannik non perde indoor da due anni: dopo ogni sconfitta torna più forte. Complimenti».

Un duello destinato a continuare

I numeri raccontano quanto fosse sottile il confine tra vittoria e sconfitta: Sinner 78 punti, Alcaraz 72; 8 ace a 5; due break su due per l’azzurro.
A fine match, i due campioni si sono già dati appuntamento al 2026. Sarà ancora la loro rivalità a guidare il tennis mondiale.

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