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Elezioni regionali e comunali slittano in autuno a causa dell’emergenza Covid

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Lo slittamento della prossima tornata elettorale amministrativa, deciso oggi dal Consiglio dei ministri, coinvolge sei Regioni (Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana e Veneto) oltre alla Regione a Statuto speciale della Valle d’Aosta e 1.137 comuni, di cui 567 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 570 a regioni a statuto speciale. Tra questi, vanno al voto 18 capoluoghi di Provincia (Agrigento, Andria, Aosta, Arezzo, Bolzano, Chieti, Crotone, Enna, Fermo, Lecco, Macerata, Mantova, Matera, Nuoro, Reggio Calabria, Trani, Trento e Venezia), di cui tre sono anche capoluogo di regione (Aosta, Trento e Venezia) e 4 capoluoghi di regione. Le trattative tra le forze politiche, in particolare quelle appena avviate a inizio marzo per la sperimentazione di alleanze tra M5s e Pd in alcune citta’ e Regioni, come la Puglia, la Liguria e la Campania, hanno subito una frenata nelle ultime settimane a causa dell’emergenza coronavirus e dell’incertezza sulla data della consultazione elettorale, visto che gia’ ai primi di marzo era stato annunciato un rinvio. Nelle sfide regionali, in Veneto il governatore Luca Zaia (Lega) si ricandida per il terzo mandato consecutivo con pronostici favorevoli anche in rapporto alla gestione dell’emergenza corionavirus. Il Pd si affida al vice sindaco di Padova, Arturo Lorenzoni come sfidante di Zaia, mentre il M5s attraverso la piattaforma Rousseau ha scelto di essere rappresentato dal senatore Enrico Cappelletti. Nelle Marche invece il governatore uscente Luca Ceriscioli (Pd) non si ricandida e i del puntano sul nome di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, che pero’ non ha trovato finora i favori di Italia Viva. Mentre i Cinquestelle sulla piattaforma Rousseau hanno votato per il candidato Gian Mario Mercorelli. E Fratelli d’Italia ha lanciato Francesco Acquaroli di Macerata. In Puglia il governatore Michele Emiliano nei giorni scorsi si e’ detto preoccupato per gli effetti dell’emergenza sul turismo estivo nella Regione, ma anche per una possibile seconda ondata dell’epidemia che potrebbe mettere a rischio le consultazioni amministrative in autunno. Al momento il M5s ha una sua candidatura alla successione di Emiliano, la consigliera regionale uscente Antonella Laricchia. Ma trattative sarebbero in corso per un apparentamento con la coalizione di centrosinistra. Nel centrodestra pugliese, e’ confermata la scelta di Raffaele Fitto a candidato alla successione di Emiliano. L’ex governatore di Forza Italia ha ricevuto l’appoggio di Fratelli d’Italia ma non della Lega. Il partito di Matteo Salvini punta sull’eurodeputato Massimiliano Casanova, patron del Papeete.

Anche in Campania le trattative tra Pd e M5s non sono ancora definite. L’attuale presidente Vincenzo De Luca non ha accettato l’invito dei vertici del Pd a “fare un passo di lato” per fare spazio alla candidatura del ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Inoltre De Luca non incontra il favore del movimento delle Sardine campane. Nel centrodestra in Campania si punta sull’ex governatore Stefano Caldoro ma senza la Lega, che preferisco il rettore dell’universita’ di Salerno, Aurelio Tommasetti.

In Liguria il governatore uscente Gianni Toti con la sua lista “Cambiamo” si ricandida per un secondo mandato consecutivo ma per ora senza l’appoggio unanime del centrodestra. Il centrosinistra intanto tenta un’alleanza con i M5s ma ancora deve trovare il nome dello sfidante. In Toscana la successione all’attuale governatore Enrico Rossi e’ affidata dal Pd a Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale. Dall’opposizione, le liste piu’ a sinistra non accettano di sostenere Giani e candidano il consigliere uscente Tommaso Fattori, mentre il M5S ha scelto Irene Galletti. A sfidare Giani per il centrodestra e’ l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, gia’ sindaco del comune di Cascina, in provincia di Pisa, e nello staff di Matteo Salvini. In Valle D’Aosta, Regione a statuto speciale dove si vota per le dimissioni dell’ex presidente Antonio Fosson, indagato per voto di scambio e sostituito dall’assessore Renzo testolina dell’Union Valdotaine, ancora in ballo gli schieramenti politici che si contenderanno i voti con sistema proporzionale mentre il governatore sara’ scelto con elezione di secondo livello all’interno dello stesso consiglio regionale.

Nelle citta’ capoluogo, sei sono le sfide piu’ rilevanti dal punto di vista politico. A Venezia il Pd nazionale ha candidato una figura di primo piano, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, che sfida il sindaco uscente di centrodestra Luigi Brugnano. Intorno alla candidatura di Baretta, una coalizione ampia di centrosinistra che pero’ al momento non e’ sicuro che includa i partiti Italia Viva di Matteo Renzi e Azione di Carlo Calenda. Piu’ confusa, per ora, la compagine politica che porta la citta’ di Viareggio al voto, con i suoi oltre 60 mila abitanti. Il sindaco uscente Giorgio Del Ghingaro, impegnato a ridurre il dissesto finanziario del comune, si candida per un secondo mandato, appoggiando decisamente il candidato governatore della Toscana, Eugenio Giani. Nella citta’ della Versilia, sia il centrodestra che il centrosinistra hanno subito lacerazioni nelle rispettive coalizioni. Il Pd, insieme a molte forze del centrosinistra, appoggia la candidatura di Sandro Bonaceto, e non Del Ghingaro. Mentre nel centrodestra Fratelli d’Italia ha intanto lanciato il nome di Massimiliano Simoni. Ad Arezzo, sempre in Toscana, il centrosinistra ampio, e coadiuvato anche da due liste civiche, lancia la candidatura del medico Luciano Ralli, gia’ capogruppo Pd in Consiglio comunale, per tentare di riconquistare il Comune, ora amministrato dal centrodestra con il sindaco Alessandro Ghinelli.

A Reggio Calabria il sindaco uscente del Pd, l’avvocato trentenne Giuseppe Falcomata’, che nel 2014 ha vinto con il 61 per cento, si presenta per un secondo mandato, con il compito di arrestare la rimonta del centrodestra che a livello regionale ha visto la vittoria di Jole Satelli con il 65 per cento su Filippo Callipo alleelezioni dell’anno scorso. A Trento, il centrodestra ha messo in campo il nome di Alessandro Baracetti, mentre a Bolzano la Lega tenta di confermare al governo della citta’ autonoma l’inedita alleanza con Sudtiroler Volkspartei.

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Ancora un Commissario: per il granchio blu e per la peste suina

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Parola mantenuta sul decreto di sostegno all’agricoltura preannunciato, a metà marzo a Roma, dal ministro Francesco Lollobrigida alla Conferenza organizzativa della Cia-Agricoltori Italiani, e frutto della collaborazione di più ministeri, – a partire da Difesa, Ambiente, Salute, Turismo – , nonché di ulteriori confronti con tutte le organizzazioni di rappresentanza del settore primario. Oggi ha preso forma in dodici articoli e verrà presentato la prossima settimana in Consiglio dei ministri. Al traguardo di un working in progress reso noto in più occasioni dallo stesso ministro Lollobrigida, ma senza fornire i dettagli sulle misure di aiuto “per rispetto – ha detto – del Cdm dove verrà discusso”. L’obiettivo dichiarato, durante la 75/ma assemblea di Fruitimprese, è quello di affrontare non solo le situazioni critiche ma anche per mettere in campo una strategia volta a migliorare i controlli del settore e altre questioni che riguardano “un mondo che deve essere protetto, salvaguardato e promosso”, ha sottolineato Lollobrigida.

Stando all’ultima bozza del provvedimento, il dl Agricoltura di prossimo varo prevede aiuti alle imprese danneggiate dalla guerra in Ucraina ma anche dal proliferare del granchio blu per cui arriva un commissario straordinario nazionale in carica fino al 2026, o per i produttori colpiti dalla “moria dei kiwi”, oltre a nuovi interventi per arginare la peste suina e il rafforzamento del contrasto alle pratiche sleali. E per limitare l’uso del suolo agricolo si dispone che “le zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici sono aree non idonee all’istallazione degli impianti fotovoltaici con moduli collocati a terra”. La società “Sistema informatico nazionale per lo sviluppo dell’Agricoltura – Sin Spa” viene incorporata nell’Agenzia per le erogazione in Agricoltura, Agea.

Inoltre per far fronte alla complessa situazione epidemiologica derivante dalla diffusione delle Peste suina africana (Psa) i piani di contrasto al proliferare dei cinghiali lungo l’intera Penisola verranno attuati anche mediante il personale delle Forze armate, previa frequenza di specifici corsi di formazione e mediante l’utilizzo di idoneo equipaggiamento. Sarà coinvolto un contingente di massimo 177 unità, e per un periodo non superiore a 12 mesi, con spese a carico, viene precisato nel testo, del Commissario straordinario preposto al contrasto Psa.

Il decreto guarda anche al settore pesca e dell’acquacoltura per contenere gli effetti della crisi economica conseguente alla diffusione del granchio blu. Le imprese della comparto che nel 2023 hanno subito una riduzione del volume d’affari, pari almeno al 20 per cento rispetto all’anno precedente, previa autocertificazione potranno avvalersi della sospensione per 12 mesi delle rate dei mutui e degli altri finanziamenti a rimborso rateale, cambiali agrarie comprese. “In questo provvedimento – ha sottolineato Lollobrigida uscendo da Palazzo Chigi – ci saranno alcune delle cose che avevamo garantito. Sul granchio blu abbiamo fatto molto, e bisogna fare ancora di più: bisogna avere una strategia di carattere italiano ed europeo non solo per arginare i danni che vengono provocati ma anche per trovare una soluzione definitiva”.

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Pichetto: norme per il nucleare entro la legislatura

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Entro questa legislatura, il governo Meloni vuole varare tutta la normativa necessaria per reintrodurre il nucleare in Italia. Questo perché i primi reattori a fissione di 4/a generazione, quelli su cui punta l’esecutivo, dovrebbero andare in produzione alla fine del decennio. E per quella data, il governo vuole avere pronto il quadro giuridico per installarli e farli funzionare. Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato i suoi obiettivi in una intervista a Radio 24. Alla domanda del giornalista se entro la legislatura potrà essere cambiato il quadro legislativo sul nucleare, Pichetto ha risposto “sì. Io ce la metto tutta. Questo è il mandato del governo e del Parlamento”.

Il ministro ha spiegato più volte che non vuole tornare alle grandi centrali, come in Francia, ma puntare sugli “small modular reactors”, il nucleare di 4/a generazione: in pratica, motori di sommergibili chiusi dentro cilindri di metallo, economici e facili da costruire e da gestire. Quattro moduli da 100 megawatt, installati insieme, forniscono l’elettricità di una centrale a gas. Secondo Pichetto, potrebbero essere direttamente i consorzi industriali a farsi la “loro” centrale. Ma i tempi per avere i piccoli reattori modulari, ha spiegato oggi il ministro, “sono 2, 3, 4 anni, il prodotto non c’è ancora.

Si parla di avere le condizioni di produzione di questi piccoli reattori alla fine di questo decennio. Vuol dire che in questa legislatura dobbiamo avere tutto a posto” dal punto di vista giuridico. Pichetto il 27 aprile ha incaricato il giurista Giovanni Guzzetta di di costituire un gruppo di lavoro per ridisegnare tutta la normativa sul nucleare in Italia, in vista del ritorno delle centrali atomiche nel nostro paese. La questione non è secondaria.

Dopo l’abbandono del nucleare nel 1987, nel nostro Paese non c’è più una disciplina sulle autorizzazioni degli impianti e sul loro funzionamento. E non ci sono neppure le fondamentali normative sulla sicurezza. Senza leggi e regolamenti, non si possono riaprire le centrali. Il ceo di Newcleo, la principale società italiana per il nucleare, Stefano Buono, giorni fa fa ha dichiarato che “se il quadro normativo verrà stabilito rapidamente, potremmo prevedere di dispiegare i primi Small Modular Reactors in Italia entro il 2033”. Ma il rinnovo delle regole non è l’unico problema.

Gli italiani hanno detto no al nucleare due volte, con i referendum del 1987 e del 2011. Il governo sostiene che questi no non sono più validi, perché si riferiscono alle grandi centrali di 3/a generazione, e non agli small modular reactors. Ma l’opposizione all’atomo resta forte nel Paese: l’opposizione di sinistra è contraria, e così gli ambientalisti, convinti che il nucleare sia inutile e costoso, e che occorra invece puntare sulle rinnovabili. In caso di ritorno all’atomo, un nuovo referendum è un’ipotesi tutt’altro che improbabile, e dall’esito incerto. E poi c’è la questione del deposito nazionale delle scorie nucleari, mai realizzato da decenni, per le fortissime opposizioni popolari. Pichetto ha detto che punta a individuare il sito entro la legislatura, fra le 51 ipotesi individuate dalla Sogin (la società pubblica per lo smantellamento delle centrali), in Piemonte, Lazio, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna.

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Europee, nelle liste tanti soprannomi e troppi (20) giornalisti

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Non c’è solo “Giorgia”. Nelle liste per le europee i soprannomi o “detti” sono una valanga: si va da Letizia Maria Brichetto Arnaboldi, detta “Letizia Moratti” (FI) a Domenico Lucano detto “Mimmo” (Avs), da Alessandro Cecchi Paone detto “Cecchi” o “Pavone” (Stati Uniti d’Europa), a Sergio De Caprio detto “Capitano Ultimo” detto “Capitano” e “Ultimo” (Libertà), fino allo scrittore Nicolai Verjbitkii conosciuto come Nicolai Lilin e così segnato nelle liste Pace, Terra, Dignità. Nelle liste dei papabili per l’Europarlamento compaiono una ventina di giornalisti, in particolare nel centrosinistra. FdI oltre a Giorgia Meloni detta “Giorgia”, schiera anche Piergiacomo Sibiano detto “Piga” e Salvatore Deidda detto “Sasso”.

Forza Italia e Noi Moderati candidano, tra gli altri, Antonio Cenini detto “Cenno”, Francesca Salatiello detta “Fra” e – dulcis in fundo – Edmondo Tamajo, detto “Tamaio”, ma anche “Di Maio”, “Edy”, “Edi” o ancora “Eddy”. Talvolta i soprannomi privilegiano la brevità, come nel caso di Suad Omar Sheikh Esahaq, candidata da Avs e detta “Su”. Altre volte prevengono possibili errori di scrittura, come per Giuliana Fiertler, detta “Firtler”, sempre in lista con Alleanza Verdi Sinistra. Tra i candidati di Stati Uniti d’Europa, ci sono: la senatrice Raffaella Paita detta “Lella”, Muharem Saljihu detto “Marco”, Gerardo Stefanelli, detto “Stefano”, e Alessandrina Lonardo Mastella detta “Sandra Mastella” (la moglie di Clemente).

Azione di Carlo Calenda schiera, tra gli altri, Gianni Palazzolo detto “Giangiacomo”, il M5s Giusy Esposito che diventa “Giusi” e Daniela Gobbo che si trasforma in “Daniela Varedo”. Nel Pd la prima a segnarsi anche con un altro nome – quello con cui è conosciuta ai più – è la segretaria, Elena Ethel Schlein detta “Elly”. Oltre a lei, anche Brando Maria Benifei, “Brando” o “Bonifei”, Marco Pacciotti detto “Paciotti” o “Marco” e Giuseppina Picierno detta “Pina”. La Lega presenta Susanna Ceccardi detta “Susanna” o “Susi” e Claudio Borghi detto “Borghi Aquilini”.

Gran parte dei giornalisti che competono per l’Europarlamento sta nelle liste del centrosinistra. In Pace, Terra, Dignità, oltre al promotore Michele Santoro, compare il vignettista Vauro Senesi detto “Vauro”, Raniero La Valle, che negli anni Sessanta fu direttore dell’Avvenire d’Italia e Fiammetta Cucurnia (ex Repubblica). Il Pd schiera la nota giornalista Lucia Annunziata, l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, Sandro Ruotolo, Donatella Alfonso, Teresa Bartoli e Lidia Tilotta. Nelle liste Stati Uniti d’Europa compaiono: Eric Jozsef, corrispondente di Libération, Alessandro Cecchi Paone e Marco Taradash. Con Avs ci sono diversi freelance, con Azione di Carlo Calenda la giornalista ucraina Nataliya Kudryk. Il M5s presenta Gaetano Pedullà, che per la corsa a Bruxelles ha lasciato la direzione de La Notizia.

Tra i candidati di Forza Italia-Noi Moderati, compare la freelance Laura D’Incalci, in quelle della Lega il giornalista campano Luigi Barone. Anche in Fratelli d’Italia alcuni candidati hanno avuto esperienze giornalistiche, ma mai come attività primaria. Sfogliando le liste ci si imbatte anche in strane omonimie e cognomi illustri. Il primo è il caso Roberto Mancini, che non è l’ex allenatore della nazionale ma un candidato di Pace, Terra, Dignità. Il secondo è quello di Giovanna Giolitti, pronipote dello statista Giovanni Giolitti, che corre con FdI. Il partito di Meloni presenta anche Vincenzo Sofo, europarlamentare passato dalla Lega a Fratelli d’Italia e sposato con Marion Maréchal, nipote di Marine Le Pen.

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