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Cultura

Due milioni e mezzo di grazie a chi ha già scelto Juorno, anche l’anno che verrà saremo al vostro fianco

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Di norma a fine anno si traccia un bilancio di ciò che è stato, di ciò che poteva essere e non è stato, ci si sofferma su quanto di buono è stato fatto, si passano in rassegna e si analizzano le cose sbagliate e poi, solo poi, vengono enunciati i buoni propositi per l’anno che verrà. Funziona così, di norma, quando si archivia un anno e ci si prepara a viverne uno nuovo. Nel mio 2018, le cose più belle che mi sono capitate e che annovero come successi, sono tutte quelle che all’apparenza possono essere rubricate come cose negative.

Aver perso finti amici, essermi tolto di torno ominicchi e quaqquaraquà che vivevano come paguri attaccati a me, aver rinunciato a posti di convenienza, aver continuato a scegliere la libertà piuttosto che praticare compromessi in cambio della pagnotta, aver messo in cima ad ogni cosa il bene comune, la trasparenza, l’onestà, la dignità e la professionalità che per me sono cose normali. È l’unica strada che porta sicuramente al successo. E il successo è, per me, la normalità!

Aver creato Juorno.it, averlo portato nel mare magnum dell’informazione, partecipare alla sua crescita assieme ad altri colleghi e amici è la cosa più bella fatta nel 2018 ed è il proposito che più mi affascina nell’anno che verrà. Con Juorno.it abbiamo proposto un modello di informazione che punta dritto alle notizie, ai fatti separati dai commenti. Solo il racconto del reale. Senza padroni e senza padrini. L’idea di fondo è sempre la stessa.

Chi scrive su Juorno.it sarà al servizio di  un giornale che vuole sorvegliare con attenzione le istituzioni. Juorno.it è al servizio dei cittadini-lettori che si stanno affezionando sempre più a questo strumento di informazione imparziale. Juorno.it è di proprietà di chi lo legge e di chi in questi primi tre mesi di vita, in migliaia, quotidianamente, ci premiano con la loro attenzione, dedizione, i loro consigli, le loro critiche aspre, i loro incoraggiamenti.

Ci aspettiamo sempre più attenzione e sempre più idee, critiche e proposte per continuare a fare un giornale sul web di facile consultazione che sia capace di aiutarvi a leggere in profondità i mille problemi del Paese ma anche le mille potenzialità che lo rendono migliore di come lo si racconta ogni giorno.

Due milioni e mezzo di grazie a chi ci ha già incontrato e ci ha scelto in questi tre mesi. Il nostro intento è continuare a guardare con attenzione e intelligenza a quello che accade soprattutto al Sud, un pezzo d’Italia che certa informazione continua a voler presentare come il cappio al collo dell’Italia quand’invece è la più straordinaria risorsa per essere un Paese capace di competere da protagonista nel consesso internazionale.

Noi vogliamo suscitare attenzione sui problemi del Paese, raccontare il Paese reale, liberare l’informazione da pregiudizi, luoghi comuni e mistificazioni utili a chi gattopardescamente continua a farci credere che tutto è cambiato senza aver mai cambiato alcunché. Non c’è alcun riferimento all’attuale quadro politico in queste parole. Siamo neutri. Informiamo. Non abbiamo pregiudizi verso nessuno.

Per noi la Politica è un mestiere nobile quando non si accompagna a corruzione, mafia, interessi privati, privatizzazione delle istituzioni, piegamento delle istituzioni a interessi illeciti o inconfessabili o formalmente leciti ma contrari al bene comune. Sarà questa, sempre, la stella polare di Juorno. Perchè vogliamo essere, è questa la nostra ambizione, i cani da guardia delle istituzioni non i cani da salotto o da riporto. Grazie. Ancora grazie. Seguiteci. Consigliateci. Criticateci. E buon 2019 a tutti.

Giornalista. Ho lavorato in Rai (Rai 1 e Rai 2) a "Cronache in Diretta", “Frontiere", "Uno Mattina" e "Più o Meno". Ho scritto per Panorama ed Economy, magazines del gruppo Mondadori. Sono stato caporedattore e tra i fondatori assieme al direttore Emilio Carelli e altri di Sky tg24. Ho scritto libri: "Monnezza di Stato", "Monnezzopoli", "i sogni dei bimbi di Scampia" e "La mafia è buona". Ho vinto il premio Siani, il premio cronista dell'anno e il premio Caponnetto.

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Cultura

Antonio Nocera presenta “Xenia” all’Hotel Sina Bernini Bristol di Roma: un’opera che celebra accoglienza e trasformazione

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L’artista napoletano Antonio Nocera ha recentemente svelato la sua nuova opera d’arte, intitolata “Xenia”, un’installazione site-specific situata nella hall dell’iconico Sina Bernini Bristol di Roma, un simbolo dell’hotellerie di lusso da 150 anni. Commissionata da Bernabò e Matilde Bocca, presidente e vicepresidente del gruppo Sina Hotels, l’opera interpreta con sensibilità il tema dell’accoglienza, valore che caratterizza la storia della famiglia Bocca da tre generazioni.

L’opera “Xenia”: simboli di ospitalità e trasformazione

Realizzata in bronzo e tecniche miste su legno e plexiglass, l’opera “Xenia” fonde materiali e simboli profondi: le farfalle, che rappresentano la libertà e la trasformazione spirituale; le conchiglie, emblema della casa e simbolo del gruppo Sina Hotels; e la figura femminile, richiamando l’importanza ancestrale delle donne. Il nome “Xenia”, derivato dall’antica Grecia, esprime il concetto di ospitalità sacra, in cui l’accoglienza era considerata un atto sacro poiché si credeva che gli ospiti potessero celare entità divine.

Un dialogo tra arte e spazio

L’opera, presentata all’interno di una struttura che ha recentemente subito una ristrutturazione nel 2021 ed è entrata nella Autograph Collection, si armonizza con i dettagli d’arredo realizzati su misura. Oltre a “Xenia”, i visitatori possono ammirare anche l’affresco “The Birth of Baroque” di Adalberto Migliorati, che celebra i capolavori del celebre artista Gian Lorenzo Bernini.

Progetti futuri

Durante l’evento di presentazione, Antonio Nocera ha rivelato di essere già al lavoro su una nuova serie di dipinti che saranno esposti al Sina Villa Medici di Firenze, sottolineando il legame speciale che ha con la città.

Questa opera non solo arricchisce l’esperienza dei visitatori dell’hotel, ma offre anche una web-app gratuita per esplorare i cenni storici legati a Bernini e un itinerario virtuale per visitare le opere d’arte dal vivo, unendo tradizione e innovazione tecnologica.

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Cultura

Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere: un gioiello archeologico del culto di Mitra

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Il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere, scoperto nel 1922, è uno dei più importanti templi dedicati al culto di Mitra in tutto il mondo. Situato vicino all’Anfiteatro Campano e al Museo Archeologico dell’antica Capua, rappresenta una testimonianza unica del mitraismo, un culto misterico molto diffuso durante l’Impero Romano.

La diffusione del culto di Mitra a Capua

Il culto di Mitra giunse a Capua durante il II secolo d.C., probabilmente portato dai gladiatori orientali che praticavano il mitraismo. Questo culto, di origine persiana, si era diffuso in tutto l’Impero grazie ai soldati romani stanziati nelle province orientali. Capua, con la sua vivace comunità gladiatoria, divenne un importante centro per il mitraismo, grazie anche alla presenza dell’Anfiteatro Campano, uno dei più grandi dell’epoca.

La struttura del Mitreo

Il Mitreo si trova in una struttura sotterranea, tipica dei templi mitraici, accessibile tramite una rampa di scale. La sala principale, lunga circa 12 metri, ha una volta a botte e lungo le pareti laterali sono presenti i posti a sedere per gli adepti. Il cuore del tempio è la raffigurazione della Tauroctonia, un affresco in cui Mitra viene rappresentato nell’atto di sacrificare un toro, simbolo di rigenerazione e fertilità.

Il simbolismo della Tauroctonia

La Tauroctonia è il simbolo centrale del culto mitraico. Nell’affresco, Mitra, vestito con un mantello svolazzante e il tipico berretto frigio, uccide un toro sacro con un pugnale. Intorno a lui sono rappresentati diversi elementi simbolici: il Sole, che osserva la scena, e i Dadofori, Cautes e Cautopates, che simboleggiano il ciclo del giorno e della notte. La scena è completata da animali come il cane, lo scorpione e il serpente, che aiutano Mitra nella sua impresa.

Funzione del Mitreo e i riti misterici

Il Mitreo era il luogo dove si svolgevano i riti misterici legati al culto di Mitra. Solo gli uomini potevano partecipare a queste cerimonie, che prevedevano un’iniziazione articolata in sette fasi. L’atmosfera del tempio, con la sua volta stellata e i lucernari che lasciavano filtrare la luce, creava un ambiente mistico che richiamava la grotta in cui, secondo il mito, Mitra aveva ucciso il toro.

Il declino del Mitraismo

Il Mitraismo raggiunse il suo apice tra il II e il IV secolo d.C., ma iniziò a declinare con l’avvento del Cristianesimo. Sebbene fosse un culto molto diffuso tra i soldati romani e le classi popolari, non riuscì a competere con la crescita del Cristianesimo, e fu definitivamente soppresso con l’imperatore Teodosio nel 394 d.C. Oggi, il Mitreo di Santa Maria Capua Vetere rimane uno dei templi meglio conservati, offrendo una finestra unica su questo antico culto.

Importanza archeologica e turistica

Dal 2014, il Mitreo, insieme all’Anfiteatro Campano e al Museo Archeologico dell’antica Capua, è gestito dal Polo Museale della Campania, attirando visitatori e studiosi da tutto il mondo. La sua rilevanza storica e culturale lo rende una tappa imperdibile per chi vuole esplorare le radici del Mitraismo in Italia.

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Cultura

La scena techno napoletana in lutto: addio a Rino Cerrone, maestro e pioniere della musica elettronica

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Il mondo della techno napoletana ha perso uno dei suoi padri fondatori, Rino Cerrone (nella foto a sx assieme a Capriati) , scomparso all’età di 52 anni. Il celebre produttore e DJ, considerato una leggenda nel panorama internazionale del nightclubbing, ha lasciato un segno indelebile nella scena musicale. Joseph Capriati, uno dei suoi più noti discepoli, ha espresso il proprio dolore sui social, ricordando Cerrone come un maestro e un amico, capace di supportarlo nei momenti difficili e di insegnargli tutto sulla musica.

L’eredità musicale di Rino Cerrone

Cerrone, nato nel 1972, ha influenzato generazioni di DJ, tra cui Marco Carola, Danilo Vigorito, Markantonio e lo stesso Capriati. Insieme, questi artisti hanno proiettato la scena techno napoletana sul palcoscenico internazionale. I set di Cerrone erano caratterizzati da una fusione unica di techno e progressive, con sonorità che mescolavano la precisione della techno tedesca, la magniloquenza di quella svedese e l’energia del rave londinese. Il suo stile, pur complesso, aveva radici profonde nella cultura partenopea, con un approccio che riusciva a fondere ritmi serrati ed eleganza.

Una carriera globale, ma con il cuore a Napoli

Durante la sua carriera, Cerrone ha girato il mondo, suonando a Berlino, Amsterdam, Giappone e Sudamerica. Nonostante il suo successo internazionale, ha sempre mantenuto un legame speciale con Napoli, partecipando regolarmente a eventi locali. La sua techno era apprezzata per la sua raffinatezza e la capacità di coinvolgere il pubblico con un ritmo travolgente e una tecnica impeccabile, come dimostrato dai suoi set con tre piatti che sfumavano i confini tra i generi.

Il rapporto speciale con Joseph Capriati

Il legame tra Joseph Capriati e Cerrone era quello di un fratello maggiore e maestro. Capriati ha ricordato come da giovane lo considerasse un idolo, aspettando ore solo per assistere alle sue performance all’Old River. Il loro legame si è trasformato in una profonda amicizia, con Cerrone sempre pronto a offrire supporto e consigli, tanto da diventare una figura di riferimento nella vita e nella carriera di Capriati.

Il lutto nella club culture

La scomparsa di Cerrone ha lasciato un vuoto enorme nella scena della club culture. Mentre il dolore è palpabile tra i colleghi e fan, il ricordo della sua musica e della sua persona continuerà a vivere, come desiderava lo stesso Cerrone. Nonostante la tristezza, è probabile che i fan lo onoreranno facendo ciò che lui amava di più: ballare.

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