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Due carabinieri accoltellati, arrestato l’aggressore

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E’ stato fermato e arrestato questa sera a Bardonecchia, in provincia di Torino, il presunto autore dell’accoltellamento di due carabinieri avvenuto lo scorso giovedi’ sera a Nembro, in provincia di Bergamo, durante un servizio antidroga: si tratta di un cittadino marocchino di 36 anni, regolarmente sul suolo italiano e residente a Pradalunga (Bergamo), gia’ noto alle forze dell’ordine e che i carabinieri di Bergamo cercavano da quando, dopo la duplice aggressione, aveva fatto perdere le proprie tracce. L’immigrato pare stesse per lasciare il territorio nazionale per rifugiarsi in Francia, ma e’ stato bloccato. I due militari – di 24 e 26 anni, in servizio alla stazione di Albino – erano stati soccorsi dal 118: il piu’ giovane e’ stato dimesso 24 ore dopo l’accoltellamento con una prognosi di 30 giorni per una ferita da taglio al bicipite sinistro, mentre il collega, accoltellato al torace, e’ ancora ricoverato e ha subito un intervento per ridurre la lesione a un’arteria. Anche per lui la prognosi e’ di un mese.

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Aggredisce medico del pronto soccorso e si barrica in stanza

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Prima ha aggredito un medico, poi si è barricato in una stanza: è accaduto la notte scorsa al pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli) dove un 34enne con precedenti di polizia è stato arrestato. Sono stati gli agenti del Commissariato di Castellammare di Stabia ad intervenire. Giunti sul posto, hanno accertato che, poco prima, l’uomo si era introdotto all’interno della sala medica del Pronto Soccorso ed aveva aggredito il medico durante una visita ad una paziente e, successivamente, si era barricato nella stanza. L’uomo, raggiunto dal poliziotti prima si è rifiutato di fornire le generalità poi, dopo una colluttazione, è stato bloccato. Il 34enne napoletano, che ha precedenti anche specifici, è stato arrestato per lesioni personali, oltraggio e resistenza a Pubblico Ufficiale, nonché denunciato per rifiuto d’indicazioni sulla propria identità personale, percosse e interruzione di pubblico servizio.

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Il mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi e le chat tra Chaouqui e monsignor Balda

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Documenti recentemente resi pubblici potrebbero aggiungere un nuovo capitolo al lungo e intricato mistero della sparizione di Emanuela Orlandi, la quindicenne figlia di un messo vaticano scomparsa nel 1983. Francesca Immacolata Chaouqui e il segretario della prefettura degli affari economici del Vaticano, Angel Vallejo Balda, entrambi membri della COSEA, la commissione istituita da Papa Francesco per riformare gli enti economici della Santa Sede, appaiono in una serie di chat risalenti a dieci anni fa.

In queste conversazioni, depositate presso la Procura di Roma e una commissione parlamentare che indaga sulla scomparsa di Orlandi, Chaouqui fa riferimento alla necessità di “far sparire quella cosa della Orlandi” e parla di una presunta gestione delle prove che potrebbero essere compromettenti per il Vaticano. “Brucia questa conversazione appena la leggi”, scrive Chaouqui in una delle chat, suggerendo anche di inviare copie di documenti relativi al caso Orlandi in Procura in forma anonima.

Le chat rivelano inoltre una certa tensione e preoccupazione per le possibili implicazioni delle informazioni in loro possesso, con Balda che risponde, sebbene con un italiano incerto, che il cardinale ha sottolineato l’importanza di usare “tutta la forza” in questa vicenda e che “il Papa è con noi”.

Questi scambi di messaggi sono stati resi noti da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, tramite il suo avvocato Laura Sgrò. Durante un interrogatorio, Vallejo Balda ha negato di essere l’interlocutore in questi scambi, ma questa affermazione non è stata accolta con convinzione dal promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi.

Le rivelazioni contenute nelle chat sollevano questioni significative sulla gestione delle informazioni relative alla scomparsa di Emanuela Orlandi da parte di figure chiave all’interno del Vaticano e sulla possibile esistenza di una strategia per proteggere l’immagine della Santa Sede. La discussione sui metodi di pagamento per i servizi di georadar utilizzati per esaminare una tomba e le direttive apparentemente ricevute dal Papa evidenziano ulteriori complessità nella gestione del caso.

Questi nuovi elementi intensificano il dibattito e la speculazione pubblica su uno dei più persistenti e dolorosi misteri italiani, mettendo in luce la lotta interna tra la trasparenza desiderata da alcuni e gli sforzi di altri per mantenere segreti potenzialmente destabilizzanti. Con queste rivelazioni, la richiesta di verità da parte della famiglia Orlandi e dei sostenitori sembra destinata a intensificarsi, mentre il Vaticano potrebbe trovarsi sotto nuova pressione per fare luce sulla vicenda.

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La lite tra Iovino e Fedez e il pestaggio in strada del personal trainer dagli ultrà del Milan

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La scena milanese è stata scossa da eventi violenti nel corso del weekend tra il 21 e il 22 aprile, culminati in una violenta aggressione che ha visto coinvolto il personal trainer dei vip, Cristiano Iovino. La notte ha iniziato a prendere una piega inquietante con una rissa nel famoso locale “The Club” di Brera, dove Iovino e il rapper Federico Leonardo Lucia, noto come Fedez, sono stati protagonisti di uno scontro acceso, apparentemente scatenato da un apprezzamento non gradito verso una ragazza presente con il cantante.

Pochi dettagli sono emersi sulle dinamiche esatte della rissa, ma le telecamere di sicurezza e le testimonianze della security del locale hanno confermato la gravità dell’incidente, descritto come una scena da film con lanci di bicchieri e vetri rotti. Nonostante i tentativi di smentita via social da parte dell’amico di Fedez, Jack Vanore, la situazione è rapidamente degenerata.

Ore dopo la rissa in discoteca, i guardiani di un palazzo di via Traiano hanno assistito a una scena ancora più violenta: un gruppo di 8-9 individui vestiti di nero e scesi da un van ha brutalmente attaccato Iovino in strada. Nonostante le ferite, il personal trainer ha rifiutato il trasporto in ospedale, limitandosi a ricevere cure sul posto, e ha espresso la sua intenzione di non sporgere denuncia, complicando così le possibilità di indagine ufficiale.

L’attenzione della Procura di Milano si è accesa su questi eventi, considerando la possibilità di un agguato su commissione e ulteriori implicazioni. Gli investigatori stanno esaminando le connessioni tra la rissa in discoteca e l’aggressione in strada, con particolare attenzione ai collegamenti con alcuni ultrà del Milan, già noti per episodi di violenza. Questi stessi ultrà, secondo alcune fonti, erano presenti durante la rissa al “The Club” e potrebbero essere gli stessi coinvolti in un violento pestaggio a inizio aprile a Motta Visconti.

In un tentativo di chiarire la situazione, Iovino ha cercato di organizzare un incontro conciliatorio con Fedez, mentre si mormora di un suo possibile appello agli ultrà biancocelesti di Roma per supporto, dato il gemellaggio esistente con i tifosi interisti. La situazione resta fluida e piena di tensioni, con la Procura che attende sviluppi e una potenziale querela da parte di Iovino per procedere con indagini più approfondite.

Questi eventi sollevano serie questioni sulla sicurezza nelle notti milanesi e sulla pericolosa intersezione tra celebrità, sport e criminalità, riflettendo una cultura di violenza che sembra troppo spesso sfuggire di mano.

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