Colpaccio del Napoli con un grande primo tempo: supera la Roma per 2-0 all’Olimpico, entrambi i goal messi a segno da Dries Mertens. Con i tre punti di oggi i partenopei arrivano a 53 in classifica proseguendo con determinazione la corsa per un posto in zona Champions. Gli azzurri sono adesso alle spalle di Inter, Milan, Juventus e Atalanta, le ultime due avanti solo di due lunghezze. Questa vittoria penalizza proprio la Roma che resta dietro, ferma a 50 punti.
Mertens si conferma cecchino infallibile quando di fronte ha la squadra giallorossa. Con oggi sono 9 i suoi gol in carriera siglati alla Roma; 100 le reti del belga in serie A, 133 in totale le marcature di ‘Ciro’ che si conferma come miglior goleador del Napoli di tutti i tempi.
C’è anche il Presidente Aurelio de Laurentiis a Roma per stare accanto al ‘suo’ Napoli. Spera di essere di buon auspicio per l’andamento della gara come anche lo è, a livello scaramantico sia il persistere del silenzio stampa che la maglia indossata all’Olimpico: è stata scelta infatti quella a strisce bianco e azzurra dedicata a Maradona e indossata nella gara di andata quando il Napoli vinse con i giallorossi con un sonoro 4-0.
Nel Napoli Gattuso conferma Ospina in porta; in difesa Maksimovic vince il ballottaggio con Manolas e affianca al centro Koulibaly; sulle fasce Hysaj destra (al posto di Di Lorenzo infortunato) e Mario Rui; a centrocampo i due mediani Fabian Ruiz e Demme, sulla trequarti Politano, Zielinski e Insigne alle spalle di Mertens, centravanti. A disposizione – tra gli altri – oltre a Monolas anche i due assi nella manica Lozano e Osimhen.
Primi minuti di studio tra le due squadre. Il Napoli appare in palla, determinato a dettare il gioco ma la prima occasione reale capita sui piedi di Dzeko al 16’: il suo tiro centrale e non particolarmente forte è facile preda di Ospina. Occasione d’oro per il Napoli al 22’: Insigne intercetta palla su errore di Cristante, il passaggio pulito a Zielinski non viene sfruttato a dovere dal polacco e finisce a lato.
Di fatto il Napoli domina: al 26’ arriva la svolta. Grande intuizione di Zielinski al limite dell’area ma Ibanez lo stende e prende il giallo. Dries Mertens decide di battere il calcio di punizione e fa bene: traiettoria perfetta con la sfera che al 27’ si infila nell’angolino basso alla sinistra di Pau Lopez per l’1-0 dei partenopei. Al 33’ è già 2-0. Azione travolgente del Napoli: bella giocata di Insigne che con il pallone taglia il campo lanciando Politano sulla destra. Perfetto il suo assist al centro per Mertens che tutto solo segna di testa.
Al 37’ ci prova in girata Cristante, ma Ospina si fa trovare pronto con una respinta efficace. Al 45’ Koulibaly difende palla stoicamente a centrocampo contro una serie di avversari determinando l’ammonizione per Mancini. Si conclude il primo tempo con un minuto di recupero: 2-0 per gli azzurri.
La Roma non ci sta e inizia il secondo tempo con maggiore aggressività. Ci prova prima Pellegrini e poi anche Dzeko ma nulla di fatto. Il Napoli prova dopo 10 minuti di predominio giallorosso a ripristinare un certo equilibrio nelle manovre. Azione pregevole al 58’ – con Insigne protagonista – fermato con un fallo dall’ex Diawara.
Le squadre si allungano. Al 61′ occasionissima per la Roma: errore in uscita di Koulibaly, palla che arriva a Pellegrini che tira dal limite dell’area, la palla si si stampa sul palo. Sul fronte opposto Zielinski vince una serie di contrasti ma poi il suo tiro finale è fiacco, para Pau Lopez.
Al 65’ esce l’uomo goal – Dries Mertens, entra Victor Osimhen. Al 69’ sono scintille tra Mancini e il nigeriano per screzi reciproci sul campo, alla fine bello l’abbraccio tra i due. Al 72′ nel Napoli entrano Lozano e Elmas, fuori Zielinski e Politano.
Tiro cross di Karsdorp all’80’: un tiro sporco che Ospina devia in angolo. La Roma a testa bassa prova il tutto per tutto ma stringe i denti il Napoli che ci tiene a portare a casa il risultato. All’85’ doppio cambio per i partenopei: crampi per Maksimovic, è il momento di Manolas. Nel contempo Insigne cede il posto a Bakayoko. L’Arbitro di Bello assegna 5 minuti di recupero ma il risultato non cambia. Il Napoli espugna l’Olimpico meritatamente.
La corsa Champions del Bologna rallenta a Udine, dove i padroni di casa muovono di nuovo la classifica grazie a uno 0-0 dopo cinque sconfitte consecutive. Per la truppa di Vincenzo Italiano una gara sottotono, imbrigliati da Runjaic, che ha soffocato tutte le fonti di gioco dei felsinei. Resta il rammarico per gli ospiti per la palla gol sciupata allo scadere da Orsolini, che una settimana dopo il gol-vittoria all’Inter non si ripete e getta alle ortiche due punti con una zuccata a lato a un metro dalla porta. L’allenatore tedesco dei friulani è ancora orfano del bomber Lucca e di capitan Thauvin e con loro di gran parte dei gol e degli assist della squadra in stagione.
Li rimpiazza con Davis come centroboa e con Ekkelenkamp a ruotargli attorno. Niccolini – Italiano è in tribuna, squalificato – deve rinunciare all’infortunato Ndoye e sceglie Dominguez nel trio di assaltatori alle spalle di Dallinga. Pronti, via e proprio Davis al 2′ spacca la traversa con una conclusione di sinistro dal limite che Skorupski può solo guardare. L’Udinese è più intraprendente e al 23′ Payero recupera palla e si invola: la sua conclusione è deviata in angolo dal portiere ma sulla sinistra c’era Kamara liberissimo, ignorato. Bisogna attendere il 32′ per la prima chance rossoblù: Miranda vede l’inserimento di Dallinga alle spalle della difesa, ma Okoye è tempestivo, in uscita bassa, e sventa il pericolo: sul rimpallo Freuler non ci arriva di testa. L’Udinese perde Ekkelenkamp per infortunio: dentro Modesto in un ruolo per lui inedito ed ennesima bocciatura per Pafundi e Sanchez, che non vengono scelti nemmeno con la moria di compagni di reparto.
La frazione si chiude allo stesso modo di com’era iniziata: al 45′ serpentina di Davis e sinistro velenoso che finisce a fil di palo solo per una provvidenziale deviazione di Beukema. Italiano – via smartphone – lascia negli spogliatoi uno spento Aebischer per proporre la fisicità di Pobega. L’Udinese ci prova al 7′ su punizione dal limite conquistata da Payero per fallo di Beukema, che rimedia il primo giallo della stagione nonostante le ben 32 presenze e il ruolo strategico al centro della difesa. Il tiro a giro dell’argentino fa venire i brividi a Skorupski, ma si spegne di poco sul fondo. Il Bologna non punge e allora c’è spazio per gli incursori Fabbian e Cambiaghi per Dominguez e Odgaard.
Al 22′ gli ospiti pareggiano il conto dei legni: è Orsolini a disegnare una parabola favolosa con una punizione dal limite. Okoye può solo sperare. E la sorte lo aiuta. Uno stremato Davis lascia il posto a Iker Bravo, mentre Niccolini prova anche la carta Castro per Dallinga. Al 44′ è ancora Orsolini ad avere il match point: stavolta, come detto, il bomber del Bologna si divora un gol fatto, spedendo incredibilmente a lato il colpo di testa in tuffo dopo la spizzata di Castro. Nell’ ultimo minuto di recupero, una punizione di Lovric – entrato da poco per Payero – costringe Skorupski a una respinta bassa, su cui non arriva alcun attaccante bianconero per la ribattuta. Resta un pareggio a reti bianche che lascia l’amaro in bocca per i mille rossoblù accorsi a Udine.
Alla sua prima da titolare Leonardo Pavoletti regala tre punti d’oro al Cagliari che batte il Verona e lo supera in classifica. Un successo di straordinario valore per gli uomini di Nicola, bravi a colpire in una delle pochissime emozioni di tutta la gara e, soprattutto, molti attenti e concentrati nel non offrire nulla al Verona sotto il profilo offensivo. Troppo sterile l’Hellas che una volta in inferiorità numerica in pieno recupero subisce in contropiede il raddoppio con Deiola. Un passo in avanti decisivo per i sardi sulla strada salvezza. Senza Piccoli e con Pavoletti in campo, il disegno tattico del Cagliari è evidente. Chiudersi davanti a Caprile e ripartire con gli uomini di gamba come Luvumbo e Zortea. Verona che cerca di rimanere corto il più possibile proprio per evitare le ripartenze dei sardi.
Gara quindi di un ritmo non altissimo, con grandi duelli fisici ed intensi. La prima palla gol arriva, tuttavia, ben dopo il quarto d’ora di gioco. Luvumbo si getta nello spazio e ha sul destro il pallone buono, attento Montipò a respingere con i piedi. Il Verona non gioca male quando può fraseggiare palla a terra ma fatica a trovare gli spazi per innescare le punte Sarr e Mosquera. Senza considerare la perdita prima della mezz’ora di un elemento di fantasia come Suslov sostituito da Bernede. Ma il Cagliari guadagna campo e trova la rete del vantaggio. Sul traversone di Luvumbo doppio liscio di Coppola e Ghilardi, alle loro spalle Pavoletti, in agguato, stoppa e batte Montipò.
La squadra di casa accusa il colpo, la partita si incattivisce e si arrichisce di falli, il finale di tempo è tutto di marca gialloblù ma a parte una punizione di Duda per Caprile qualche uscita in presa alta e nulla di più. E in avvio di ripresa il Verona non riesce a dare pulizia al proprio gioco. Troppi errori tecnici, attaccanti isolati. Zanetti intuisce le difficoltà della squadra e prova a cambiare qualche fattore, fuori Bradaric e un evanescente Mosquera, dentro Lazovic e il giovane Lambourde. Ma il Verona gioca con troppa fretta, sbaglia troppi passaggi e Caprile resta del tutto inoperoso.
Il tecnico dell’Hellas le prova tutte, ridisegna la squadra passando alla difesa a quattro e spingendo sull’assetto offensivo con tre attaccanti, Sarrnal centro, Lambourde e Livramento sugli esterni. Ma il Cagliari difende sempre, solido, attento, ordinato. Nicola cambia l’attacco sardo. Fuori in rapida successione Pavoletti, Marin e Luvumbo, dentro le forze fresche di Mutandwa, Deiola e Gaetano. Hellas che nel finale gioca anche in inferiorità numerica. Scomposta l’entrata di Ghilardi su Gaetano, giusto il rosso diretto al difensore gialloblù. E in pieno recupero Gaetano serve sottoporta Deiola per il più facile dei raddoppi.
Campionessa in campo e fuori al punto da meritarsi l’appellativo di “leggenda”, come l’ha definita la Juventus. Sara Gama ha deciso di appendere gli scarpini al chiodo, la calciatrice ha detto basta a 36 anni. Triestina come la mamma, ma con il sangue congolese di papà, ha annunciato il ritiro attraverso un lungo videomessaggio: “Oggi quel pallone lo calcio e lo lascio andare. Con orgoglio, con gratitudine, con il cuore pieno: è il mio addio al calcio giocato. L’amore per questo sport e per le sue persone resta con me per sempre” la frase per salutare tutti dopo due minuti di ricordi e di emozioni. Ha provato a racchiuderli in una clip da 120 secondi, ma la sua carriera meriterebbe ben più spazio: è iniziato tutto da Trieste alla Polisportiva San Marco, poi è stata una parabola crescente tra Tavagnacco, Chiasiellis, Pali Blues fino ad arrivare a Brescia e Paris Saint Germain. Nel 2017 ecco la chiamata della Juve. “Un club che ha fatto diventare realtà anche i sogni che non sapevamo di avere” l’ha descritta Gama, ma nel frattempo aveva già vinto uno scudetto, due Supercoppe Italiane e una Coppa Italia, oltre a un Europeo Under 19 con l’Italia.
Già, perché tra azzurro e bianconero, Gama sale davvero alla ribalta del calcio femminile e non solo. Oltre agli indiscutibili valori tecnici, la calciatrice ne ha anche umani, tanto da spendersi in prima persona per alcune grandi battaglie: ha mandato messaggi forti contro il razzismo, si è battuta per le tutele sociali e previdenziali del calcio femminile, è stata eletta vicepresidente dell’Aic nel 2020 e nel 2021 è entrata nella Commissione Nazionale Atleti del Coni. Così, il colosso di giocattoli Mattel l’ha addirittura inserita tra le 17 personalità femminili in occasione della “Giornata internazionale della donna” nel 2018, creando pure una bambola Barbie a lei dedicata. Sui social Gama ha ricevuto applausi e complimenti nel giorno del ritiro, poi c’è una lunga lettera della Juve: “Grazie per quello che ci hai insegnato e per tutto quello che hai fatto indossando la nostra maglia, la tua maglia. Sarebbe stato impossibile desiderare di meglio” l’omaggio dei bianconeri dopo 153 presenze e 12 trofei in otto anni insieme.