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Dl sicurezza bis e Tav, ultimo stress test per il governo Conte

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Tre giorni di stress test su sicurezza bis e mozioni Tav, tutti con la scenografia di Palazzo Madama, dove la maggioranza corre sul filo. Il governo si prepara all’ultimo ostacolo prima della pausa estiva e della chiusura, altamente probabile, della finestra elettorale in autunno. Lo fa sulla scia dello scontro permanente tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio e di un rapporto, quello tra Giuseppe Conte e il leader leghista, che appare logorarsi di giorno in giorno. Molto dipendera’ anche dalla tenuta del M5S al Senato, dove sul dl sicurezza bis la Lega vuole la fiducia. In ordine cronologico e’ sul provvedimento voluto da Salvini che la maggioranza si misurera’ a inizio settimana. Di Maio predica la calma, assicura che l’alleanza terra’ e manda messaggi di tregua a Salvini, invitandolo a smetterla con dei litigi di cui, sottolinea, anche gli italiani sono stanchi. Ma, allo stesso tempo, da qualche giorno il capo politico prende le difese di Alessandro Di Battista di fronte agli attacchi leghisti: segno della necessita’ di ricompattare la base di fronte a un dissenso allarmante. Al Senato in cinque non dovrebbero votare la fiducia: da Fattori a La Mura, da Ciampolillo a Mantero e, fino ad Airola, deputato piemontese No Tav. Il passaggio del dl sicurezza bis, complice qualche assenza strategica di FdI e dei neo-totiani, e’ quasi certamente assicurato. Il nodo e’ quanto sotto quota 161 possa finire la maggioranza M5S-Lega. Una manciata d’ore e in Aula approderanno le mozioni sul Tav. Quelle per il Si’ di Pd e FI, che molto probabilmente saranno votate dalla Lega. E quella, contraria, del M5S. Saranno ore di sicuro scontro tra il Movimento e la Lega, ma anche ore di imbarazzo per Conte, che sul Tav ci ha messo la faccia: dicendosi contrario il 7 marzo, e ammettendo poi che di fronte al muro della Francia non farlo sarebbe piu’ dannoso. Ma il premier sara’ impegnato anche sulla manovra e lunedi’ incontrera’ nuovamente le parti sociali, questa volta su lavoro, welfare e salario minimo, mantenendo il punto nei confronti di Salvini, che fara’ un incontro in fotocopia il giorno dopo, in un antipasto della sfida sulla manovra che andra’ in scena in autunno. E il rapporto tra Salvini e Conte e’ gelido sul dossier del commissario. Il vicepremier e’ convinto che l’Italia non avra’ la Concorrenza e che un profilo leghista rischi seriamente di essere impallinato. Per la Lega piu’ chance si avrebbero sull’Agricoltura (contesa pero’ dai Paesi dell’Est o dall’uscente Hogan), sull’Industria o (ma sembra improbabile) sul Bilancio. Da qui l’inserimento nella probabile rosa leghista, oltre che di Massimo Garavaglia, Giulia Bongiorno e Lorenzo Fontana, anche di Gian Marco Centinaio. Con il primo che sconta il fatto di non essere un ministro e l’ultimo che e’ invece a capo di un dicastero sulle Politiche agricole. Ma la partita vede Salvini e Conte giocare su tavoli diversi. Il premier, sottolineano da Palazzo Chigi, continua con fermezza la sua trattativa per avere la Concorrenza nel rispetto dei patti. E ieri, spiegano, la neo-presidente Ursula von der Leyen ha dato delle rassicurazioni a riguardo al premier. Il sospetto, si ragiona nella maggioranza, e’ allora che il distacco di Salvini per la trattativa sia soprattutto strumentale alla sua campagna permanente. E giovedi’ Conte potrebbe tornare a parlare in una conferenza stampa di “fine anno”. Come gia’ fece l’anno scorso, in un clima, tuttavia, ben diverso.

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Esteri

Auto su campo estivo in Illinois, 4 morti e diversi feriti

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Quattro persone sono morte, tra cui alcuni bambini, e diverse altre sono rimaste ferite dopo che un’auto si è schiantata in un campo estivo a Chatham, in Illinois. Lo riferisce la Cnn. La polizia è intervenuta dopo che un veicolo ha attraversato il lato est del campo estivo Ynot. L’auto ha investito diverse persone all’esterno dell’edificio: è entrata attraverso la sua parte est e uscita dal lato ovest. Si ritiene che le vittime abbiano un’età compresa tra i 4 e i 18 anni. L’autista, unico occupante del mezzo, è rimasto illeso ed è stato portato in un ospedale locale per accertamenti. Ignoto per ora il motivo del suo operato.

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Economia

Nagel apre la partita sul Leone, Mps non si ferma

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Mediobanca gioca la sua mano nella partita del risiko bancario proponendo di scambiare la quota del 13% nelle Generali con la totalità delle azioni di Banca Generali. Un’operazione che da un lato trasformerebbe in un asset industriale una partecipazione finanziaria con cui i manager di Piazzetta Cuccia hanno sempre inciso sulle scelte strategiche del Leone e dall’altro aprirebbe nuovi scenari sugli assetti di controllo del grande ‘forziere’ del risparmio italiano. La mossa, di cui l’ad di Mediobanca Alberto Nagel (foto Imagoeconomica in evidenza) ha sottolineato la valenza industriale e la coerenza con il piano di Piazzetta Cuccia, ha però anche l’effetto non secondario di cercare di sottrarre la banca all’abbraccio sgraditissimo di Mps, la cui scalata potrebbe diventare più costosa se il mercato crederà alle promesse di Nagel e più complessa in uno scenario di integrazione a tre.

“L’operazione – scrivono gli analisti di Bofa – aggiunge incertezza e uno strato di complessità al progetto di un terzo polo Mps-Mediobanca”. Non la vedono così a Siena dove tira tutt’altro che aria di resa. Non solo l’offerta su Banca Generali viene giudicata non “ostativa” della scalata a Mediobanca ma viene anzi ritenuta in grado di “rafforzare il valore industriale” dell’operazione di Mps, che punta a aumentare la sua presenza nel wealth management e valuta “non strategica” e cedibile la quota nel Leone. Lovaglio può contare sul sostegno dei suoi grandi sponsor. Anzitutto del governo, dove fra i meloniani Banca Generali viene considerata la “risposta scaltra” di Nagel al Monte e si auspica che l’ops di Mps “vada in porto”.

Ma anche di Caltagirone e Delfin, che insieme hanno il 27,2% di Mediobanca e il 20% di Mps, e non appaiono intenzionati a deporre le armi, come dimostra l’astensione dei rappresentanti di Delfin nel cda di Mediobanca e la battaglia che potrebbero dare in Generali, anche sollevando il tema del conflitto di interesse di Mediobanca, i consiglieri del Leone eletti nella lista Caltagirone. Si tratterà di vedere se, alla prova del mercato, Nagel sarà in grado di convincere i suoi azionisti che è meglio una Mediobanca indipendente e con una solida presenza nel wealth management ad un matrimonio con Mps, che con Piazzetta Cuccia punta invece a diversificare il suo business e a creare il terzo polo bancario. Ma anche se saprà spingere i soci di Banca Generali, a partire dal Leone, a consegnare le azioni. A caldo la Borsa – dove viene riconosciuto il senso industriale e finanziario dell’ops per Mediobanca ma meno per Generali e Banca Generali – ha risposto con una certa freddezza, facendo scendere Piazzetta Cuccia (-0,8%) e Generali (-1,1%) e spingendo Mps (+2,1%).

Ma il piano di Mediobanca prevede anche l’addio a Trieste, con metà della quota che verrebbe rilevata dal Leone e metà che si dissolverebbe nel mercato. Per Generali – dove Delfin ha quasi il 10%, Caltagirone il 6,8% e Benetton il 4,8% – si aprirebbe l’esigenza di puntellare la compagine tricolore che ne difenda l’italianità, in una fase in cui il governo ha acceso un faro sull’accordo nell’asset management con Natixis. Una partita su cui potrebbero avere qualcosa da dire Intesa, che domani investirà il suo ceo Carlo Messina con un nuovo mandato triennale, e soprattutto Unicredit, che ha già rastrellato il 6,7% del capitale e ha votato con Caltagirone e Delfin in assemblea, auspicando un cambio di passo a Trieste. Una partita che potrebbe incrociarsi con l’ops su Banco Bpm, partita oggi con la consegna di sole 798 azioni. L’operazione è fortemente a rischio dopo i paletti imposti dal governo con il golden power, in relazione ai quali Unicredit, che per ora non ha impugnato il provvedimento, ha chiesto chiarimenti. Nel frattempo il cda di Gae Aulenti ha rinviato al 12 maggio la presentazione dei suoi risultati, inizialmente in programma il 7, stesso giorno di quelli di Banco Bpm.

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Esteri

Rubio a Lavrov: è ora di mettere fine a guerra senza senso

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Il segretario di Stato Marco Rubio ha detto al ministro degli esteri russo Serghei Lavrov che è il momento di mettere fine alla “guerra senza senso” in Ucraina. Rubio, in una recente intervista, ha definito la settimana in corso “cruciale” per capire le intenzioni di Russia e Ucraina, e per gli Stati Uniti per decidere se continuare o meno lo sforzo per la pace.

Nel corso del colloquio telefonico con Lavrov, Rubio ha messo in evidenza che “gli Stati Uniti sono seriamente intenzionati a porre fine a questa guerra insensata”, riferisce il Dipartimento di stato. Il segretario di stato ha quindi discusso con il ministro degli esteri russo dei “prossimi passi nelle trattative di pace e della necessità di porre fine alla guerra ora”.

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