Il governatore reagisce alla sentenza che chiude l’era del terzo mandato: 21 iniziative in due mesi e convocazione dei capigruppo per testare la tenuta della maggioranza. Il giorno dopo la sentenza della Consulta che ha messo la parola fine al trentennio deluchiano, Vincenzo De Luca si mostra tutt’altro che dimissionario. Ironizza sull’«alta, anzi altissima Corte», snocciola una lista di 21 iniziative in programma nei prossimi due mesi e convoca per domani i capigruppo della sua maggioranza. Una mossa per verificare chi è ancora “sul carro” e per mandare un messaggio chiaro a chi nel campo largo già si allontana.
A Palazzo Santa Lucia circolano da tempo voci sulla possibilità che De Luca possa correre come capolista della sua civica alle prossime regionali, con l’intenzione, eventualmente, di chiedere assessorati di peso, primo fra tutti quello alla Sanità. Il governatore, che si definisce liberal-gobettiano e non comunista, sembra deciso a vendere cara la pelle.
L’ipotesi primarie affondata sul nascere
In serata, dai canali deluchiani filtra la proposta di primarie di coalizione, ma viene subito bloccata. Secco il commento del dem Igor Taruffi: «Primarie? Direi proprio di no». Il messaggio è chiaro: il Partito Democratico, che già da tempo al Nazareno aveva chiuso il capitolo De Luca, vuole andare avanti. Lunedì a Napoli Taruffi e Davide Baruffi, responsabile degli enti locali, incontreranno i segretari e gli eletti dem campani.
La linea è netta: si ascoltano tutti, ma non si tratta con nessuno, tantomeno con l’uscente presidente. Nessun veto da porre, nessuna investitura da fare. Il Pd ha un obiettivo: vincere le regionali e rafforzare il partito. E anche sul fronte 5 Stelle, la distanza con De Luca è evidente: il governatore preferirebbe Sergio Costa o Mariolina Castellone piuttosto che Roberto Fico, attualmente in pole per la candidatura.
Manfredi nuovo regista del campo largo
Con l’uscita di scena di De Luca, il vero regista della partita diventa Gaetano Manfredi, il sindaco di Napoli, che si sta già muovendo per costruire una lista civica e assicurare un equilibrio all’interno del campo largo. Il suo messaggio è chiaro: «Così come abbiamo fatto a Napoli, al Comune e in Città metropolitana, così si dovrà lavorare per la Regione». L’obiettivo è creare una coalizione ampia, dai moderati alla sinistra, capace di guardare al futuro della Campania.
E per la prima volta, Manfredi fa un nome: Roberto Fico. L’ex presidente della Camera, presente con lui a un evento dem, però si smarca: «Non è il momento di parlare di nomi. Oggi l’aspirazione è costruire una grande coalizione e un grande programma per la Campania».
Il vento della Consulta soffia anche al Nord
Ma non è solo la Campania a vivere questa transizione. Anche in Veneto, la sentenza della Consulta ha bloccato Luca Zaia, anch’egli al terzo mandato. Nel centrodestra, la situazione si complica. Tuttavia, Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato, lancia un messaggio forte: «Le Regioni che governiamo restino alla Lega».
La traversata è appena iniziata, ma le regole del gioco sono già cambiate.