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De Luca, il Pd, Renzi, il condono edilizio a Ischia, il “Decreto Genova” e Di Maio

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La bellezza della politica nel Pd è tutta nella schiettezza di quest’uomo, Vincenzo De Luca, che di professione fa il presidente della Giunta regionale della Campania. I vertici del suo partito da giorni, da settimane, attaccano con una durezza inusitata il vice premier Luigi Di Maio reo di aver inserito nel decreto Genova il condono edilizio ad Ischia “perchè deve fare contenti quelli del suo collegio elettorale”. Questa affermazione falsa (Ischia non è il collegio di Di Maio) di Renzi è stata poi ripetuta sui giornali, in tv e in Parlamento sia da Maurizio Martina che da Ettore Rosato. Matteo Renzi, sui social, si è spinto anche oltre con le accuse, con alcune domande capziose: “Perché Di Maio insiste così tanto sul condono a Ischia? Ha qualche elemento personale? Forse familiare?”. Non veleni quelli di Renzi ma qualcosa di più. Poi però arriva con il suo carico di sincerità e genuinità al limite della brutalità questo video sui social di De Luca e tutto quello che dice Renzi svanisce, diventa “fuffa”,  per usare una espressione di De Luca.

De Luca, anche se Renzi non lo sa o finge di non saperlo, è il più importante dirigente del Pd al Sud ed è il presidente della giunta regionale della Campania. De Luca, ad onore del vero, il condono edilizio in qualche modo ci ha provato a farlo, non a Ischia ma in tutta la regione. Con Gentiloni a Palazzo Chigi, come se nulla fosse, il 6 febbraio di quest’anno, De Luca varò la delibera di giunta 57 che attuava la legge 19 approvata dal Consiglio regionale il 29 giugno 2017. Una legge che passo col voto determinante del Pd e l’opposizione asperrima del M5S. Doveva essere una sanatoria targata De Luca che avrebbe sancito la salvezza di 70/75mila  abusi edilizi in Campania. Ma la legge e la delibera di De Luca furono impugnate davanti alla Corte Costituzionale.  Che cosa intendeva fare De Luca, senza che Renzi lo sapesse? Voleva stabilire con legge e delibera di giunta regionale che i Comuni potessero scegliere misure alternative alle demolizioni di immobili abusivi. Poi la questione ha trovato sul suo cammino il fuoco di sbarramento della Corte Costituzionale che con sentenza stabilì che le case abusive vanno abbattute e non acquisite! In pratica la Consulta ha dichiarato incostituzionale la legge della Regione Campania che introduceva una sorta di condono edilizio. De Luca, però, ancora non si è arreso e vuole che della questione se ne occupi la conferenza Stato Regioni e il Parlamento, questo nuovo Parlamento. Ebbene oggi, con il decreto Genova in corso di approvazione al Senato dopo essere passato alla Camera, c’è da un lato lo stato maggiore del Pd che attacca Di Maio reo di volere il condono ad Ischia, e c’è il presidente della Giunta Regionale della Campania Vincenzo De Luca che definisce le misure per Ischia solo una inutile pagliacciata che non risolverà nulla. Domanda: ma perchè nel Pd prima di andare a vanvera in ordine sparso non fanno una riunione, si parlano, provano a capire qual è la soluzione migliore ad un dramma che non è dell’isola d’Ischia ma della Campania, del Sud, dell’Italia?

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Osservazione della Terra, 700 miliardi di dollari nel 2030

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Un valore di 700 miliardi di dollari entro il 2030: sono queste le previsioni di sviluppo per l’Osservazione della Terra, che alle immagini dei satelliti sta cominciando ad affiancare intelligenza artificiale, supercalcolo e cloud per fornire a tutto il mondo servizi sempre più efficienti e puntuali. Lo indicano gli oltre 600 esperti riuniti a Roma da oggi al 9 maggio per il Geo Global Forum, promosso da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con il Group on Earth Observations (Geo), l’organizzazione internazionale dedicata all’Osservazione della Terra, delle quali l’Italia è stata fra i Paesi fondatori, fondata nel 2005 per facilitare e incrementare i dati rilevati dai satelliti come supporto ad ambiti operativi e decisionali. “Siamo orgogliosi di ospitare in Italia un evento così importante”, ha detto il presidente dell’Asi, Teodoro Valente.

“Il Geo Global Forum evidenzia l’impegno dell’Italia nell’osservazione della Terra dallo spazio come fattore chiave per l’implementazione delle politiche e delle azioni necessarie al raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite dedicati alla tutela del nostro pianeta”. A presentare la stima del valore di 700 miliardi di dollari generato entro il 2030 dai dati relativi all’osservazione della Terra è stata la direttrice del segretariato Geo Yana Gevorgyan. Negli ultimi 20 anni – ha aggiunto – Geo ha compiuto notevoli progressi nel promuovere l’utilizzo dell’osservazione della Terra per il bene comune. Oggi queste soluzioni basate sui dati hanno il potere di trasformare il modo in cui comprendiamo e ci prendiamo cura del nostro pianeta”. Il valore di 700 miliardi di dollari è “il risultato della considerazione di più fattori, dalla vendita dei dati satellitari fino a prodotti e servizi finali”, ha detto Giovanni Rum, senior advisor sull’Osservazione della Terra per Asi.

“Dieci anni fa – ha proseguito – c’era la vendita dei dati satellitari, ma gradualmente ci si è spostati avanti nella catena del valore fino ai servizi”. Questo è possibile grazie alle tecnologie che si stanno integrando per ottimizzare il processamento dei dati, come l’intelligenza artificiale e il calcolo ad alte prestazioni; per quanto riguarda la distribuzione, i cloud è la tecnologia emergente per favorire l’accesso degli utenti a dati, informazioni e prodotti. “Alla luce di questi cambiamenti, a 20 anni dalla nascita di Geo – ha detto ancora Rum – si sta passando alla nuova fase chiamata Earth Intelligence”, ossia la capacità di combinare i dati osservativi con quelli socio-economico per fornire informazioni utili ad amministrazioni pubbliche, clienti commerciali e associazioni. Questi scenari saranno anche al centro della Plenaria Geo, il più alto organo decisionale del Gruppo composto dai rappresentanti dei circa 120 Paesi membri e delle oltre 140 organizzazioni partecipanti. Obiettivo della riunione, in programma il 7 e 8 maggio pressi l’Asi, un piano d’azione per i prossimi anni e lanciare una piattaforma per garantire libero accesso ai dati.

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‘Papa di unità per mondo diviso’, la bussola del conclave

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Tra le cose certe, al momento, c’è che tutti i 133 cardinali che voteranno nell’imminente conclave sono giunti a Roma, e che tutti saranno alloggiati tra la residenza di Casa Santa Marta e l’adiacente Santa Marta vecchia. Il direttore della Sala stampa vaticana, Matteo Bruni, ha informato oggi che nel pomeriggio di sabato 3 maggio il cardinale camerlengo Kevin Farrell ha proceduto al sorteggio delle stanze per i 133 porporati: dei 135 attuali elettori restano fuori per malattia lo spagnolo Antonio Canizares Llovera e il kenyano John Njue. La grande attesa verso l’elezione di chi prenderà il posto di Francesco, insomma, sta per giungere al traguardo. I lavori nella Cappella Sistina – che da mercoledì pomeriggio ospiterà le votazioni – sono in via di completamento e così a Santa Marta e Santa Marta Vecchia.

Chi tra gli elettori volesse, potrà trasferirsi anche domani mattina negli alloggi assegnati: dovrà farlo comunque entro mercoledì mattina, prima della messa ‘Pro eligendo Pontifice’. La Sistina è stata anche messa in sicurezza dalla Gendarmeria vaticana. E gli officiali e addetti al Conclave giurano “segreto assoluto”, pena la scomunica. Oggi, inoltre, due sono le congregazioni generali, mattina e pomeriggio, per dare più tempo ai cardinali di confrontarsi tra loro, esprimere pareri e richieste, giudizi sullo stato della Chiesa e del mondo, delineare quella che vorrebbero come figura del nuovo Pontefice, individuare candidati da appoggiare ed eventuali alleanze.

C’è un po’ il nodo degli ultimi ritardatari, che ancora non si sono fatti conoscere né hanno conosciuto i confratelli, ma i residui scampoli di confronto – l’ultima congregazione generale, la dodicesima, si terrà domattina – più i ‘tempi morti’ fino all’ingresso in Sistina, serviranno anche a questo. Stamane, all’ingresso della decima congregazione, non si è sottratto ai cronisti un elettore tra gli ultimi ad approdare a Roma, quasi in extremis, il cardinale indonesiano Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo della capitale Giacarta nonché ordinario militare del Paese asiatico. “Sono arrivato ieri”, ha ammesso, assicurando che mercoledì pomeriggio entrerà in conclave “con cuore aperto”. Il nuovo Pontefice sarà sulla linea di Bergoglio? “Non lo so – si schermisce -, dipenderà dallo Spirito Santo”.

“Speriamo che il nuovo Papa arrivi in tre-quattro giorni”, è quanto ha auspicato il cardinale iracheno Raphael Sako, patriarca caldeo di Baghdad. Per quanto riguarda un identikit del futuro Pontefice, Sako ha parlato di “un pastore che guardi all’unità, all’integrità della Chiesa”. Secondo il cardinale Jean-Paul Vesco, di origine francese ma arcivescovo di Algeri, invece, “non c’è fretta per la fumata bianca, abbiamo il tempo: l’importante è avere un buon Papa”. Per Vesco il futuro Pontefice dovrà essere “un pastore, una voce per il mondo, per la pace”. E potrebbe essere un francese? “Anche un algerino”, ha replicato sorridendo. Nella congregazione di questa mattina, 179 cardinali presenti di cui 132 elettori, ci sono stati 26 interventi, toccando temi centrali per la vita e la missione della Chiesa oggi. Si è riflettuto sul diritto canonico e sul ruolo dello Stato della Città del Vaticano, ma soprattutto si è sottolineata la natura missionaria della Chiesa: “una Chiesa che non si deve ripiegare su sé stessa, ma accompagnare ogni uomo e ogni donna verso l’esperienza viva del mistero di Dio”.

Posto in evidenza il ruolo fondamentale della Caritas, “chiamata non solo a soccorrere, ma a difendere i poveri, testimoniando la giustizia del Vangelo”. Un intervento ha sottolineato con forza la presenza di tanti giornalisti in questi giorni, come segno che “il Vangelo conserva tutta la sua forza di senso anche nel mondo di oggi: una presenza che è anche una responsabilità”. Alcuni hanno rievocato la toccante preghiera di papa Francesco durante i giorni del Covid, ricordandola come “una porta aperta di speranza nel tempo della paura”. Si è parlato anche del profilo del futuro Papa: “una figura che deve essere presente, vicina, capace di fare da ponte e guida, di favorire l’accesso alla comunione a un’umanità disorientata e segnata dalla crisi dell’ordine mondiale”. Un pastore “vicino alla vita concreta delle persone”. Molte le sfide richiamate: la trasmissione della fede, la cura del creato, la guerra e “la frammentazione del mondo”. Espressa “forte preoccupazione per le divisioni all’interno della Chiesa stessa”. Non sono mancati riferimenti alle vocazioni, alla famiglia, alla responsabilità educativa verso i figli. Si è ricordato infine che “nel celebrare Cristo presente nell’Eucaristia non va mai dimenticato il sacramento di Cristo presente nei poveri”.

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Influenza da record, in Italia mai così tanti casi

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La stagione influenzale che ci stiamo lasciando alle spalle sarà ricordata in molti Paesi come una delle più intense degli ultimi anni. In Italia, certifica l’ultimo rapporto dell’Iss che ogni settimana monitora l’andamento delle infezioni stagionali, è stato toccato il numero record di 16.129.000, “mai raggiunto nelle precedenti stagioni influenzali”, superando un altro record, quello dello scorso anno, con circa un milione e mezzo di casi in più. Un dato che smentisce le stime di inizio stagione quando si prevedeva un impatto minore. Lo scorso anno, dopo un biennio in cui le misure di contrasto alla pandemia avevano spento la circolazione dei virus influenzali e di quelli respiratori in generale, un po’ ovunque si era osservata una stagione molto intensa. Per questo in molti prevedevano per quest’anno un rallentamento.

Non è stato così. Negli Stati Uniti già in pieno inverno c’era chi parlava della peggior stagione influenzale da decenni. Le stime elaborate a fine aprile dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) sembrano confermarlo: si contano tra le 47 e gli 82 milioni di persone colpite; tra 610mila e 1,3 milioni di ricoveri e tra 26mila e 130mila morti. Tra questi sono già confermati almeno 216 minori. Nei giorni scorsi l’European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) ha confermato che anche nell’Unione Europea e nello Spazio Economico Europeo quella 2024/2025 è stata “una stagione influenzale intensa”. Secondo Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, a giustificare i numeri record di quest’anno è soprattutto il mix di virus che sono circolati.

“Lo scorso anno ci siamo confrontati soprattutto con virus dell’influenza A del tipo H1, responsabile di circa il 90% dei casi”, spiega. “Quest’anno non c’è stato un ceppo così dominante; un terzo dei casi è stato causato da virus influenzali A/H1, un terzo da virus A/H3 e un terzo da virus influenzali di tipo B. Ciò significa che un’ampia fetta della popolazione era suscettibile a questi agenti”, prosegue. A questi, poi, si aggiungono gli altri virus respiratori che circolano in inverno il cui impatto complessivo è maggiore dei virus influenzali. “Due su tutti hanno svolto un ruolo importante: il rhinovirus e il virus respiratorio sinciziale”, conclude Rezza.

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