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Covid: zone rosse e mascherine, mille giorni di misure

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Vaccini, Green Pass, lockdown, mascherine. Sono passati quasi tre anni dall’inizio della pandemia. In questo lasso di tempo, si stima che il Governo e le altre istituzioni nazionali abbiano prodotto quasi mille provvedimenti legislativi e amministrativi che hanno disciplinato le nostre vite. Ecco i principali.

STATO DI EMERGENZA. Il 31 gennaio 2020, il Governo guidato da Giuseppe Conte, con una delibera del Consiglio dei Ministri, dichiara per sei mesi lo stato di emergenza “in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili”. Dopo diverse proroghe, lo stato di emergenza si è concluso il 31 marzo 2022.

I DATI, BOLLETTINO E MONITORAGGIO. Il monitoraggio puntuale dell’andamento della pandemia è per il ministero della Salute ciò dovrebbe rendere possibile l’allentamento del lockdown. Informazioni puntuali sui contagi e la pressione del servizio sanitario diventano l’oggetto del monitoraggio settimana del venerdi’ istituito con un decreto del ministero a fine aprile 2020. da allora ne sono stati emessi 128. Con esso compare anche la cabina di Regia. Questo sistema andrà a integrare l’informazione quotidiana che dal 24 febbraio 2020 a oggi ha prodotto 976 bollettini. Da ora in poi i dati saranno solo settimanali, contenuti nel bollettino del venerdi’.

IL GRANDE LOCKDOWN. L’8 marzo 2020 viene approvato il Dpcm che istituisce il lockdown, prima nel Nord Italia e il giorno dopo su tutto il territorio nazionale. Chiusura delle scuole, dei musei, stop alle attività commerciali non essenziale, a quelle sportive, ai concorsi. A ciò si somma una forte limitazione della libertà di spostamento: si può uscire solo per lavoro o situazioni di necessità e non al di fuori dal comune di residenza. Le limitazioni si protrarranno con questa intensità fino al successivo 4 maggio.

IL SISTEMA A COLORI. Dopo un’estate tranquilla del 2020, da ottobre i contagi riprendono a salire. Il 3 novembre 2020 arriva un Dpcm che, tra i diversi provvedimenti, introduce una modulazione della forza delle restrizioni rapportata all’andamento locale dell’epidemia. È un modo per evitare un nuovo lockdown nazionale e l’embrione di quello che diventerà il sistema delle zone bianche, gialle, arancioni e rosse.

MASCHERINE. Fanno la prima comparsa nel Dpcm del 23 febbraio 2020 nei comuni di Lombardia e Veneto interessati dai contagi. Dalla fine di aprile l’obbligo di indossare “mascherina di comunità” viene esteso a tutto il Paese: occorre farlo “nei luoghi chiusi accessibili al pubblico, inclusi i mezzi di trasporto”. L’ambito di applicazione col tempo cresce e con l’avvento della variante Omicron, più contagiosa, a fine 2021 si introduce l’obbligo di mascherina Ffp2. Fino al 31 ottobre 2022 resta l’obbligo di mascherine nelle strutture sanitarie e per anziani.

GREEN PASS. Il 17 giugno 2021 arriva il Dpcm dedicato al Green Pass, che in breve diventa requisito per accedere a ristoranti, musei, piscine, palestre. Tra i provvedimenti più contestati, l’introduzione dell’obbligo di certificato verde per il personale scolastico con la sospensione di chi ne è sprovvisto. Nel tempo, il Green Pass ha subito diverse modulazioni per tipologia e categorie per cui ne è stato imposto l’obbligo. Resta necessario fino al 31 dicembre 2022 per accedere a ospedali e RSA. Obbligo vaccinale. “La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione”. Con queste parole il 1 aprile 2021 è introdotto l’obbligo vaccinale per gli “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario”. L’obbligo è stato poi esteso a personale scolastico e forze dell’ordine. Da gennaio, a tutti gli over 50. Tutti gli obblighi sono decaduti lo scorso 15 giugno. Resta, fino al 31 dicembre, quello in carico agli operatori sanitari.

RSA BLINDATE. Già nel Dpcm del 4 marzo 2020 è presente un articolo che limita gli ingressi dei visitatori nelle strutture per anziani. Da là si succederanno diversi provvedimenti, ma le Rsa rimarranno blindate. In realtà già a dicembre del 2020, un documento del ministero della Salute, invitava a una riapertura in sicurezza delle strutture al mondo esterno suggerendo, per esempio, l’uso del test rapido all’ingresso per i visitatori oppure l’adozione di “soluzioni tipo ‘sala degli abbracci’.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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