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Covid Italia, la curva del contagio decresce ma sono 499 i morti e 12.756 i positivi

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Prosegue la lenta decrescita della curva epidemica che, da qualche giorno – escluse le fisiologiche fluttuazioni dei numeri legate ai fine settimana, quando la quantita’ dei tamponi effettuati e’ minore – fa registrare meno nuovi casi di Covid ed una riduzione della pressione su terapie intensive e reparti ospedalieri. Ancora, pero’, resta molto alto il numero delle vittime, oggi pari a 499, ed anche se il picco e’ stato superato sia in relazione ai nuovi casi sia alle ospedalizzazioni, i timori degli esperti sono ora per la eventuale terza ondata. O, piuttosto, per una seconda ondata, quella attuale, che rischia di non esaurirsi se le prossime festivita’ natalizie porteranno ad un ‘rilassamento’ dei comportamenti e ad abbassare la guardia. I dati del bollettino giornaliero del ministero della Salute fotografano appunto una curva in calo, ma molto lentamente. Sono 12.756 i casi positivi nelle ultime 24 ore (contro i 14.842 di ieri), mentre i morti sono 499 (ieri 634). In totale i casi da inizio epidemia sono 1.770.149, i morti 61.739. Situazione in miglioramento anche sul fronte degli ospedali: sono 3.320 i pazienti in terapia intensiva, in calo di 25 unita’ rispetto a ieri, ed i ricoverati nei reparti ordinari sono 29.653, in calo di 428 unita’. In isolamento domiciliare ci sono 677.542 persone (-26.557 rispetto a ieri). Gli attualmente positivi sono 710.515 (-27.010), i guariti e dimessi 997.895 (+39.266). Tuttavia, risale leggermente il rapporto tra tamponi e positivi. Sono infatti 118.475 i tamponi effettuati nelle ultime 24 ore, oltre 30 mila in meno di ieri, ed il tasso di positivita’ e’ del 10,8%, (in aumento dello 0,8% rispetto a ieri). Quanto alla ‘geografia’ dei casi, il Veneto e’ ancora una volta al primo posto per nuovi tamponi positivi (2.427), seguito da Campania, Lazio e Lombardia. “Dal punto di vista statistico, piu’ che il numero dei nuovi casi giornalieri, maggiormente significativo e’ appunto il rapporto test-positivi, e considerando le medie settimanali del tasso di positivita’ si evidenzia come da 10-12 giorni sia iniziata una discesa. Questo – spiega Giuseppe Arbia, professore di Statistica economica all’Universita’ Cattolica Sacro Cuore di Roma, che ha condotto vari studi sull’andamento pandemico – e’ un dato positivo, al di la’ della fluttuazione odierna che vede una leggera risalita”. Anche i decessi, rileva, “stanno iniziando a registrare una flessione da 3-4 giorni, ed un’altra buona notizia e’ che diminuisce la pressione su terapie intensive e reparti ordinari”. Si tratta, tuttavia, di un miglioramento ‘a rischio’: “Bisogna infatti rendersi conto – avverte Arbia – che tali risultati sono dovuti unicamente all’effetto delle misure restrittive messe in atto e non ad un qualche indebolimento del virus SarsCov2. Quindi, qualunque allentamento delle misure sarebbe estremamente pericoloso”. Si guarda dunque alle prossime feste, ed ai rischi connessi: “Temo fortemente una risalita dei numeri nelle festivita’ se ci sara’ un rilassamento dei comportamenti individuali. Piu’ che una terza ondata, il mio timore – spiega Arbia – e’ che non riusciremo a vedere la conclusione della seconda ondata in atto. Se ritornassimo a registrare solo 1-2 decessi giornalieri, come a luglio, allora potremmo considerare chiusa questa seconda ondata, ma purtroppo non credo cio’ accadra’ a breve”. E cio’, chiarisce, “perche’ la discesa della curva dei contagi e’ molto lenta, piu’ che nella prima fase epidemica, ed anche perche’ con l’arrivo del freddo ci sara’ inevitabilmente un maggior rischio di contagi anche per la permanenza in ambienti chiusi. Moltissimo dipendera’ comunque dai nostri comportamenti”. Il rischio di una terza ondata e’ invece “ormai un fatto quasi certo” secondo Fabrizio Pregliasco, ricercatore dell’Universita’ di Milano e direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano, che esorta a “proseguire con il contenimento”. Anche per l’infettivologo Matteo Bassetti “che ci sara’ una terza ondata Covid e’ molto probabile. Occorre quindi porre particolare attenzione ai nostri comportamenti: meglio ci comporteremo gia’ da ora e non solo nelle festivita’, minori – conclude – saranno i contagi e i problemi ospedalieri post-natalizi”.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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