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Cronache

Coronavirus, tre morti e 35 contagiati nella casa di riposo per anziani di Madonna dell’Arco: l’atto di accua del priore Alessio Romano

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La macabra contabilità dei morti da covid 19 non è quella che la Regione Campania ha uffiicialmente fornito finora. I 74 morti che la Regione indica come causati dal virus covid 19 o come concausa, sono sottostimati. Purtroppo. Ma in attesa dei dati ufficiali, vi raccontiamo alcune tristissime storie di decessi e poi l’ennesima vicenda di una casa sei riposo per anziani falcidiata dalla morte di questo nemico invisibile e letale. Sono cinque i decessi registrati oggi in provincia di Napoli. Sono persone risultate positive al Covid-19.

Tra questi c’è Dino Bove, imprenditore di 65 anni e tra i fondatori del Napoli calcio femminile, che era ricoverato in terapia intensiva dal 18 marzo.

In provincia ci sono due persone morte a Pozzuoli, dove il totale dei positivi sale a 18, con un guarito e quattro decessi complessivi.

Poi si registra il decesso di un 88enne a Torre del Greco, dove ci sono 20 ospedalizzati e 17 in isolamento fiduciario.

L’ultima vittima è, invece, un imprenditore di Pomigliano d’Arco. Era ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Cotugno di Napoli.

A questi cinque decessi se ne aggiungono altri tre, avvenuti nei giorni scorsi, ma certificati oggi con la positività al tampone. Si tratta di anziani che vivevano in una casa di riposo a Sant’Anastasia, dove successivamente sono stati eseguiti i test al personale medico (6 positivi) e agli altri ospiti della struttura (29 positivi). Un vero e proprio focolaio di contagio che andrà tracciato, andranno trovate tutte le persone che hanno avuto a che fare con la struttura, isolate tutte e curati tutti quelli che manifestano sintomi seri della malattia.

“Abbiamo aspettato sette giorni per avere un tampone e nel frattempo c’erano stati tre morti, due dei quali poi sono risultati positivi”. Ha denunciato ritardi il priore del santuario della Madonna dell’Arco, padre Alessio Romano. “Il primo tampone è stato richiesto dal medico curante di un degente il 17 marzo e sono venuti ad effettuarlo il 23 – racconta – sette giorni fondamentali nel quale si è diffuso il virus. Dopo i due decessi hanno capito che ciò che chiedevamo era urgente e importante per la comunità, ma ci sono voluti i morti e questo non è giusto”.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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