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Coronavirus, Istituto superiore di Sanità: bassa criticità ma lieve aumento casi

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Ad un mese dalla riapertura di negozi e ristoranti e a due settimane dalla ripresa della circolazione in tutto il paese, la trasmissione e l’impatto del coronavirus in Italia restano a “bassa criticita’”. Ma in alcune regioni e aree “la circolazione del virus e’ ancora rilevante” come testimonia un seppur lieve aumento dei casi, che non riguarda piu’ soltanto la Lombardia. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiore di Sanita’ e del ministero della Salute fa scattare un piccolo campanello d’allarme proprio nel giorno in cui l’Organizzazione mondiale della Sanita’ invita il mondo intero a non abbassare la guardia: “La pandemia di coronavirus sta accelerando, ieri sono stati riportati 150.000 nuovi casi, finora il numero piu’ alto in un giorno – avverte il direttore generale Tedros Adhanon Ghebreyesus – Il mondo e’ in una nuova e pericolosa fase. Le persone sono stufe di stare in casa e i Paesi sono comprensibilmente ansiosi di riaprire le loro societa’ e le loro economie, ma il virus si sta ancora diffondendo, e’ ancora mortale e la maggior parte delle persone sono suscettibili”. I dati sull’analisi dell’andamento della curva epidemica nella settimana dall’8 al 14 maggio offrono infatti una doppia lettura. E’ confermato, dicono l’Iss e il ministero della Salute, che “complessivamente il quadro generale dell’infezione da Sars-CoV-2 in Italia rimane a bassa criticita’, con una incidenza cumulativa negli ultimi 14 giorni (periodo 8/6-14/6) di 6.03 per 100.000 abitanti”.

Silvio Brusaferro. Presidente dell’Istituto superiore di sanità

Numeri positivi che vanno di pari passo con quelli contenuti nel bollettino giornaliero della Protezione Civile: dopo la crescita di giovedi’, sono tornati a scendere sia i ricoveri in terapia intensiva (161 contro i 168 di ieri) sia l’incremento delle vittime, passate dalle 66 di ieri alle 47 delle ultime 24 ore. E, ancora, i malati in quarantena sono scesi sotto i 20mila. Ma allo stesso tempo, sottolineano gli esperti, in alcune aree del paese “continua ad essere segnalato un numero di nuovi casi di contagi da Sars-Cov2 elevato”. Ed a “livello nazionale sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione in diverse Regioni e province autonome nella settimana di monitoraggio corrente, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana”. Parole che si ritrovano nelle tabelle relative all’Rt, l’indice di diffusione del contagio, che non e’ piu’ sotto l’1% in tutta Italia. L’aumento piu’ evidente e’ quello del Lazio: l’Rt e’ passato dallo 0,93 della settimana scorsa all’1,12. Un’impennata le cui cause vanno ricercate nel cluster individuato e isolato nell’Ircss San Raffaele alla Pisana, a Roma, dove ad oggi si sono registrati 114 casi e 6 vittime. L’assessore alla sanita’ del Lazio Alessio D’Amato ha assicurato che “il valore Rt sopra 1 e’ legato ai focolai gia’ chiusi, la situazione e’ sotto controllo”. Dei 9 nuovi contagi nella Regione nelle ultime 24 ore, uno e’ riferito a quel focolaio sul quale stanno indagando anche i Nas e la procura di Roma che nei giorni scorsi hanno fatto sequestrare cartelle cliniche dei pazienti, tutta la documentazione relativa ai turni di lavoro di medici e operatori sanitari ed effettuato verifiche sui protocolli di sicurezza in tema di coronavirus. C’e’ poi il caso della Liguria, con un Rt che passa da 0,53 a 0,8 e che da giorni vede crescere costantemente, seppur di poche unita’, i malati. C’e’ la Campania che quasi raddoppia l’indice (da 0,28 a 0,46), la Sicilia che passa da 0,59 a 0,72 e il Veneto che risale leggermente da 0,59 a 0,69. E rimane l’unicum della Lombardia: nella Regione piu’ colpita dal virus l’Rt scende dallo 0,9 allo 0,82 ma resta sempre il piu’ alto dopo il Lazio. Anche oggi, secondo i numeri del bollettino della Protezione Civile, la regione ha il 62,5% dei contagi delle ultime 24 ore (157 su 251) ed e’ l’unica che ha ancora l’incremento delle vittime a due cifre (18 sui 47 totali). Non solo: il rapporto tra positivi e tamponi eseguiti (esclusi quelli ripetuti di controllo) e’ del 2,5% mentre nel resto d’Italia si ferma allo 0,42%. Tutto cio’, e’ la conclusione degli esperti dell’Iss e del ministero, “descrive una situazione epidemiologicamente fluida che richiede il rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico”.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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