Collegati con noi

In Evidenza

Conte-Renzi ai ferri corti, il Premier sente Mattarella: governo in bilico sulla prescrizione

Pubblicato

del

Italia viva vota tre volte in due giorni su prescrizione e autostrade con il centrodestra e decide di disertare il Consiglio dei ministri sulla giustizia. Mosse che sanno di “ricatti” dice il premier Giuseppe Conte che rompe il silenzio dopo giorni di prove di forza con gli alleati e chiede un chiarimento “davanti agli italiani”: perche’ cosi’ si comportano come se fossero all’opposizione, sbotta, e pure “aggressiva e anche un po’ maleducata”.

Il governo si ritrova a un passo dalla crisi, che arriva a preoccupare anche i vescovi italiani: “Caro presidente del Consiglio se vuoi aprirla, fallo”, e’ la reazione del leader di Italia Viva via Facebook. La tensione e’ alta ed e’ anche di questo che con molta probabilita’ hanno ragionato Conte e il capo dello Stato Sergio Mattarella nel corso di una telefonata. A sera Pd, M5S e LeU siglano un’intesa per portare il Lodo Conte bis sulla nuova prescrizione e sulla riforma del processo penale: da decidere ancora lo strumento normativo piu’ adatto, se una proposta di legge parlamentare o un emendamento. Ed e’ di questo che l’Esecutivo discute, assenti pero’ le due ministre Iv.

La titolare dell’Agricoltura Teresa Bellanova e’ impegnata in una visita istituzionale a Mosca ma anche la titolare della Famiglia Elena Bonetti – fanno sapere a inizio giornata – non sara’ a Palazzo Chigi. Una scelta “ingiustificata” secondo il premier (“non sei il preside”, la replica piccata). Ma, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, la linea non cambia con il passare delle ore nonostante i tentativi di alcuni pontieri. Non basta quindi l’accordo raggiunto tra gli altri partiti di maggioranza, al termine di due lunghe riunioni anche in notturna, sul pacchetto giustizia a convincere gli alleati di Italia viva a tornare sui propri passi. L’intesa viene raggiunta dopo ore di tensione tra Pd e M5s: la bozza presentata da Bonafede era diversa da quella concordata, lamentano Dem e Leu, che ottengono di tornare al “lodo” originario. La prescrizione dunque si sospendera’ dopo la condanna in primo grado e tornera’ a decorrere retroattivamente in caso di assoluzione in appello mentre la sospensione diventera’ definitiva solo in caso di doppia condanna. Nel caso di un’assoluzione in primo grado, invece, se sta per scattare la prescrizione potra’ essere comunque proposto l’appello, che puo’ durare al massimo due anni. Ma ormai le distanze che separano gli alleati sono piu’ profonde delle divisioni sui singoli temi. Zingaretti si schiera con il premier, le cui preoccupazioni dice di “comprendere e condividere”: il Pd d’altro canto chiede da tempo una reazione alle continue fibrillazioni, “che e’ giusto prendere sul serio e sulle quali si chiede una maggiore collegialita’”, dice il segretario Dem. Da una conferenza stampa convocata al Nazareno per illustrare il piano Italia, poi pero’ i Democratici si affrettano a smentire chi immagina maggioranze alternative: “E’ evidente che per questo governo, il secondo di questa legislatura, in qualche modo la sua fine coincida con la fine della legislatura, ma non credo che siamo adesso in questa situazione”, insiste Zingaretti. Eppure le voci di una truppa di “responsabili” pronti a sostenere il Conte bis al posto del partito di Matteo Renzi si fanno sempre piu’ insistenti. La partita si giocherebbe tutta al Senato (la prossima settimana si voteranno le intercettazioni), dove senza Iv la maggioranza non e’ autosufficiente. Sono 17 senatori, ai quali potrebbero essere sostituiti in parte da esponenti del centrodestra. C’e’ pero’ chi non si fida che il premier voglia andare fino in fondo e chi sottolinea come anche Matteo Renzi abbia alzato i toni ma senza essere pronto a tirare tutte le conseguenze: in una partita di pallone “quando uno riceve un bel calcione da dietro, la prima cosa da non fare e’ un fallo di reazione. Anche perche’ fare il premier e’ difficile e puo’ capitare di usare parole sbagliate”. E cosi’ c’e’ chi come il capo politico del M5S Vito Crimi e’ convinto che si tratti solo “di slogan”.

Advertisement

Esteri

Iran, mistero sull’esplosione a Bandar Abbas: 14 morti e oltre 700 feriti

Pubblicato

del

Il ministero dell’Interno iraniano ha confermato che il bilancio dell’esplosione (ancora provvisorio) avvenuta al porto di Bandar Abbas, città strategica sullo Stretto di Hormuz, è salito a 14 morti e 740 feriti. Un evento gravissimo che scuote una delle aree più delicate per gli equilibri geopolitici globali.

Le cause restano misteriose

Le autorità iraniane parlano ufficialmente di un generico incidente, senza però fornire dettagli precisi. Questa vaghezza ha acceso numerosi interrogativi a livello internazionale: fonti estere suggeriscono che potrebbe trattarsi non di un incidente, ma di un attacco deliberato attribuibile a un Paese nemico, con il sospetto principale che ricade su Israele.

L’ipotesi dell’attacco mirato: la pista del combustibile per missili

Secondo analisi parallele, le esplosioni di Bandar Rajaei — uno dei principali terminali del porto di Bandar Abbas — non sarebbero casuali. La natura delle detonazioni, l’intensità dell’onda d’urto e l’estensione dei danni lascerebbero supporre la presenza di materiale altamente infiammabile e volatile, come il combustibile solido per razzi.

Fonti non ufficiali rivelano che Bandar Rajaei fosse recentemente diventato il deposito strategico del combustibile solido per missili balistici della Repubblica Islamica, importato dalla Cina tramite navi cargo. Non un semplice magazzino, dunque, ma un elemento chiave nelle strategie militari regionali di Teheran.

Israele nel mirino dei sospetti

Non sarebbe la prima volta che Israele compie operazioni mirate per neutralizzare le capacità missilistiche iraniane: già in passato, con massicce incursioni aeree, ha distrutto impianti critici, ritardando di anni la produzione bellica del regime. Secondo questa ricostruzione, l’Iran, nel tentativo disperato di ricostituire le sue scorte, avrebbe nascosto i materiali in infrastrutture civili, trasformando i cittadini in scudi umani.

L’attacco — se confermato — avrebbe incenerito gran parte del deposito e colpito anche la catena logistica dei rifornimenti missilistici destinati agli Houthi nello Yemen, infliggendo un danno catastrofico alla rete militare iraniana nella regione.

Un’accusa morale pesante contro il regime iraniano

L’episodio di Bandar Rajaei non sarebbe soltanto un durissimo colpo militare, ma rappresenterebbe anche un’accusa morale contro un regime accusato di sacrificare la propria popolazione pur di mantenere le proprie ambizioni imperiali. Come già avvenuto nell’esplosione del porto di Beirut nel 2020, il prezzo più alto lo pagano i civili.

La tragedia di Bandar Abbas, secondo questa lettura, segna un passo ulteriore verso la resa dei conti finale con un regime ormai gravemente indebolito, sia sul piano militare sia su quello della legittimità internazionale.

Continua a leggere

Esteri

Hamas offre ostaggi in cambio di 5 anni di tregua

Pubblicato

del

Hamas mette sul piatto dei negoziati una nuova proposta: la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani ancora nelle sue mani in cambio del ritiro dell’Idf e di un cessate il fuoco della durata di 5 anni. Ma le notizie che arrivano dal Cairo, dove è arrivata una delegazione del movimento integralista palestinese per discutere con i mediatori egiziani, non fermano raid e combattimenti, con un bilancio che nelle ultime 24 ore è costato la vita a quasi 50 palestinesi e alcuni soldati israeliani. Un funzionario di Hamas, che ha chiesto l’anonimato, ha detto all’Afp che il gruppo “è pronto a uno scambio di prigionieri in un’unica soluzione e a una tregua di cinque anni”.

La proposta arriva dopo il no all’offerta di Tel Aviv, 45 giorni di tregua e 10 ostaggi liberati, motivata dal fatto che Hamas punta alla fine della guerra, e al ritiro di Israele dalla Striscia, e non vuole “accordi parziali” con il governo di Benyamin Netanyahu. Altri responsabili di Hamas, sempre in forma anonima, hanno sottolineato a diversi media arabi anche la disponibilità a “lasciare il governo della Striscia all’Autorità nazionale palestinese, oppure a un comitato di tecnocrati indipendenti scelti dall’Egitto”.

E, pur rifiutando di abbandonare le armi, a “far uscire da Gaza combattenti in cambio della loro incolumità”. Tesi e proposte a cui si è aggiunta la pubblicazione di un video che mostrerebbe i miliziani delle brigate Qassam che scavano sotto le macerie di un tunnel bombardato dall’Idf, per trarre in salvo con successo un ostaggio israeliano. Da Tel Aviv per il momento non arrivano commenti, ma a quanto si apprende il capo del Mossad David Barnea sarebbe arrivato già giovedì in Qatar per incontrare il premier Mohammed bin Abdulrahman al-Thani e discutere nuovamente di una base di accordo per il rilascio degli ostaggi. Fonti militari citate dai media hanno però ammonito che l’esercito si prepara a “incrementare la pressione e stringere il cappio su Hamas”.

A Gaza intanto il bilancio dell’ultima giornata di raid è di almeno 49 morti, afferma il ministero della Salute mentre i soccorritori “scavano ancora sotto le macerie”.

Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha detto che nei combattimenti di terra “il prezzo è alto”, dopo l’uccisione nelle ultime ore di un riservista e il ferimento di altri quattro soldati in un attacco con esplosivi e armi automatiche. Nel nord di Israele sono invece risuonate le sirene per il lancio di un “missile ipersonico” rivendicato dagli Houthi che aveva come obiettivo Haifa. E’ la prima volta che i ribelli yemeniti tentano di colpire così lontano, il missile è stato intercettato e distrutto.

Continua a leggere

In Evidenza

Zelensky: da Meloni una posizione chiara, la apprezzo

Pubblicato

del

“Oggi a Roma ho incontrato la Presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni. Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza per l’Ucraina e degli sforzi per ripristinare la pace e proteggere le vite umane”. Lo ha scritto su X Volodymyr Zelensky. “46 giorni fa l’Ucraina – scrive – ha accettato un cessate il fuoco completo e incondizionato e per 46 giorni la Russia ha continuato a uccidere il nostro popolo. Pertanto, è stata prestata particolare attenzione all’importanza di esercitare pressioni sulla Russia”. Ed ha aggiunto: “Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni”.

Il leader ucraino ha aggiunto di aver “informato” la premier italiana “degli incontri costruttivi tenuti dalla delegazione ucraina con i rappresentanti di Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Germania a Parigi e Londra. C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina”.

(la foto in evidenzaè di Imagoeconomica)

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto