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Colloqui USA-Iran, il secondo round si farà a Roma: sul tavolo nucleare, sanzioni e prigionieri

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Dopo un valzer di dichiarazioni, smentite e retromarce, la Repubblica islamica dell’Iran ha confermato ufficialmente che il secondo round dei colloqui con gli Stati Uniti si terrà a Roma sabato 19 aprile. A darne notizia è stata la tv di Stato iraniana, voce ufficiale del regime degli ayatollah. Tre giorni fa, Teheran aveva ritrattato, indicando Muscat come nuova sede. Ma secondo gli esperti si è trattato della solita tattica diplomatica per dimostrare forza negoziale, come spiegato dal consulente Saeid Golkar: «Rifiutare e poi accettare è il modo iraniano per mostrare che hanno ancora il controllo».

Tutti a Roma: le delegazioni e il nodo del nucleare

A guidare le delegazioni saranno Steve Witkoff per gli Stati Uniti, Abbas Araghchi per l’Iran e Badr Al Busaidi, ministro degli Esteri dell’Oman, come mediatore. La sede precisa del vertice non è stata ancora comunicata, ma si parla con insistenza di un albergo della Capitale o dell’ambasciata omanita. Sul tavolo, i dossier più caldi: sanzioni economiche, scambio di prigionieri, sicurezza mediorientale e, soprattutto, il programma nucleare iraniano.

Gli Stati Uniti chiedono il “totale smantellamento” delle attività di arricchimento dell’uranio da parte di Teheran. Gli ayatollah rispondono con fermezza: l’arricchimento al 60% non è negoziabile, rivendicando il diritto all’uso civile dell’energia atomica. Si punta a un’intesa sul modello dell’accordo del 2015, firmato con l’amministrazione Obama e poi abrogato da Donald Trump nel 2018.

L’Italia al centro della scena diplomatica

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha definito il vertice un «ruolo di pace per l’Italia», incontrerà sabato i tre protagonisti del tavolo. Ha anche invitato a Roma il direttore generale dell’Aiea, Rafael Grossi, che ieri ha lanciato un monito prima di atterrare a Teheran: «L’Iran ha i pezzi del puzzle nucleare e potrebbe un giorno metterli insieme».

Grossi ha sottolineato che qualsiasi intesa credibile richiederà la supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. E non a caso ha ricordato che l’Iran è l’unico Paese non dotato di armi nucleari a spingersi fino al 60% di arricchimento dell’uranio, una soglia molto vicina al 90% necessario per un ordigno atomico.

Missione a Mosca e diplomazia incandescente

In vista dei colloqui, Araghchi è volato a Mosca, portando al ministro Sergej Lavrov una lettera di Khamenei e cercando l’appoggio degli “amici” russi prima dell’incontro con gli Stati Uniti. Intanto, le linee della Farnesina sono roventi: diplomatici da tutto il Medio Oriente stanno contattando Roma, non solo per aggiornamenti, ma anche per esprimere apprezzamento per il ruolo svolto dall’Italia.

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Il deputato Chiquinho Brazão accusato dell’omicidio di Marielle perde il mandato

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La Camera dei deputati del Brasile ha dichiarato giovedì 24 aprile la perdita del mandato del deputato federale Chiquinho Brazão, uno dei rinviati a giudizio accusati di aver agito come mandante dell’omicidio della consigliera comunale Marielle Franco e del suo autista Anderson Gomes, nel 2018. Lo rende noto Agência Brasil. La decisione è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Camera ed è stata giustificata sulla base dell’articolo della Costituzione che determina la perdita del mandato del parlamentare che “non si presenti in ogni sessione legislativa a un terzo delle sessioni ordinarie della Camera”.

Brazão è stato arrestato nel marzo dello scorso anno ma ha lasciato il carcere all’inizio di aprile di quest’anno dopo che il giudice della Corte suprema brasiliana, Alexandre de Moraes, ha concesso gli arresti domiciliari all’oramai ex deputato. Nella sua decisione, Moraes ha concordato con il bollettino medico presentato dal carcere di Campo Grande dove era recluso secondo il quale, Brazão ha una “delicata condizione di salute” con “alta possibilità di soffrire un malore improvviso con elevato rischio di morte”.

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Lavrov, Trump ha ragione su direzione Russia-Usa su Ucraina

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“Donald Trump ha ragione ad affermare che Stati Uniti e Russia si stanno muovendo nella giusta direzione per quanto riguarda la risoluzione del conflitto ucraino”. Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov in un’intervista alla Cbs, riporta la Tass. “Il presidente degli Stati Uniti crede, e ritengo a ragione, che ci stiamo muovendo nella giusta direzione. Le forze armate russe – ha detto ancora Lavrov – stanno conducendo attacchi in Ucraina solo contro obiettivi militari o siti utilizzati dall’esercito ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin lo ha già ribadito in più occasioni”.

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Trump: a Roma vorrei vedere tutti. Von der Leyen pronta

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Sono ben 50 i capi di Stato e di governo, oltre a dieci sovrani, attesi a Roma per i funerali di Papa Francesco. Un’occasione che ha messo in fibrillazione le cancellerie per capire, con brevissimo preavviso, se siano possibili a margine della cerimonia colloqui più o meno informali. A cominciare da un atteso faccia a faccia tra Donald Trump e Ursula von der Leyen nel pieno della guerra dei dazi e delle divergenze sul sostegno all’Ucraina. “Ci saranno tanti leader, vorrei incontrarli tutti, sarebbe bello”, ha detto entusiasta il presidente americano in vista del suo primo – e imprevisto – viaggio in Europa nel secondo mandato in compagnia di Melania. “Molti di loro saranno là e vorranno incontrarmi per parlare di commercio”, ha aggiunto. Non sembra escluso quindi un primo incontro con la presidente della Commissione Ue, dopo mesi di tensioni tra le due sponde dell’Atlantico, anche se non ancora in quel formato di vertice Ue-Usa sulla questione dei dazi che la premier Giorgia Meloni ha proposto al presidente americano nella sua visita alla Casa Bianca. Intanto ci potrebbe essere un primo contatto tra i due leader, forse a Villa Taverna, sabato, per fare un giro d’orizzonte informale. Una eventualità che non potrebbe che essere accolta positivamente dal governo italiano, si ragiona in ambienti della maggioranza, dopo la tessitura diplomatica avviata dalla premier in questi giorni e l’incontro avuto con il presidente Usa a Washington.

Meloni che al momento non ha in cantiere bilaterali ufficiali a Roma, anche se in ambienti dell’esecutivo non si esclude la possibilità di visite di cortesia di alcuni leader, visto che sbarcheranno nella capitale per i funerali del Papa oltre 180 delegazioni. Per quanto riguarda Trump, resta comunque difficile ipotizzare colloqui a Roma che vadano oltre l’informalità con Von der Leyen. “Mi pare complicato organizzare un vertice internazionale in occasione dei funerali del Papa”, ha ribadito il ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Anche un bilaterale con tanti temi all’ordine del giorno non può essere fatto in fretta e furia. Serve un incontro tra Ue e Usa più approfondito”, ha aggiunto il vicepremier. Tuttavia da Bruxelles si fa notare che, anche se “l’obiettivo principale” del viaggio della presidente della Commissione europea sono i funerali, si sta “valutando la possibilità di incontrare” Trump. “Al momento non c’è nulla di confermato” ma “se si presenteranno opportunità a margine del funerale allora saranno, ovviamente, d’aiuto”, ha sottolineato la portavoce Paula Pinho.

Il presidente americano arriverà nella tarda serata di venerdì e lo slot per la ripartenza sembrerebbe aperto fino alla notte di sabato. Un dato che potrebbe avvalorare la possibilità di incontri nel pomeriggio dopo i funerali del Pontefice. Dagli Usa è atteso anche l’ex presidente Joe Biden. A chiedere esplicitamente di poter incontrare Trump è stato intanto Volodymyr Zelensky, nonostante il capo della Casa Bianca alterni appelli alla pace a Vladimir Putin e accuse minacciose al leader ucraino, costretto ad abbreviare la sua visita in Sudafrica dalle ultime bombe russe piombate su Kiev. Non è chiaro se l’occasione renderà possibile anche un nuovo incontro con i “volenterosi”, guidati da Emmanuel Macron e Keir Starmer, che nella geometria protocollare del Vaticano siederanno lontani dalla delegazione russa, guidata da una figura minore come la ministra della Cultura, Olga Lyubimova, ex giornalista tv e nominata da meno di un anno. Sul sagrato di piazza San Pietro si troveranno anche gli acerrimi nemici Iran e Israele.

Il primo rappresentato dal ministro della Cultura e Guida Islamica, Seyed Abbas Saleh Shariati; il secondo dall’ambasciatore presso la Santa Sede Yaron Sideman che, dopo il gelo risentito di Benyamin Netanyahu nei confronti di Papa Francesco e la bufera sui post di cordoglio fatti cancellare dal governo, ha assicurato che “Israele attribuisce grande importanza all’esprimere le proprie condoglianze e unirsi al mondo cattolico nel lutto per la scomparsa del Pontefice”. Ne è riprova proprio la sua presenza ai funerali nel giorno di shabbat. Resta ancora aperto il programma del cancelliere uscente Olaf Scholz che, agli sgoccioli del suo mandato, accompagnerà il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier: il capo dello Stato non prevede incontri bilaterali con autorità italiane, ma una breve visita al Campo Santo Teutonico a due passi dal Vaticano. Le prime a sbarcare a Fiumicino sono state le delegazioni dell’Honduras e del Kosovo, guidate rispettivamente dai presidenti Iris Castro Sarmiento e Vjosa Domani Sadriu. Nelle prossime ore sarà la volta dell’argentino Javier Milei e del brasiliano Lula. Saranno inoltre presenti tutti i leader dell’Ue, anche il premier ungherese Viktor Orban ha confermato la sua partecipazione insieme al presidente Tamas Sulyok.

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