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Economia

Clima, rottamazione si stringe alle auto Euro3

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L’eco-rottamazione stringe il campo di applicazione, accorciando il raggio d’azione fino ai modelli Euro3 (ma aumentano contemporaneamente le risorse disponibili). Rientra il taglio graduale ai sussidi fossili da stabilire di anno in anno in Legge di Bilancio, insieme con un Piano mobilita’ per le citta’ metropolitane da approvare entro il 2020, e la destinazione da parte del Cipe del 35% delle risorse del Fondo Sviluppo e coesione a interventi ambientali e legati alla sostenibilita’. E’ questo l’impianto delle principali misure che trovano spazio nell’ultima versione della bozza del decreto Clima su cui – a quanto si apprende – i tecnici del ministero starebbero ancora lavorando alla definizione conclusiva del testo. Un ‘work in progress’ che dura da qualche settimana ma che sembra essere arrivato alle battute finali; perche’ ora l’intenzione e’ di scodellare il decreto sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Se sul versante dell’economia circolare e’ ormai certo che in questo provvedimento non ci sara’ piu’ la norma dedicata all’end of waste (cioe’ alle regole che definiscono quando un rifiuto non e’ piu’ tale, aprendo cosi’ alla filiera industriale green del riuso e del riciclo dei materiali), non e’ escluso che possano rientrare alcune norme al momento non piu’ contemplate come gli incentivi per i prodotti alla ‘spina’ e le agevolazioni per i territori dei parchi nazionali intesi come zone economiche speciali. La bozza del decreto, costituito da 14 articoli, prevede che l’individuazione dell’entita’ della riduzione progressiva dei sussidi ambientalmente dannosi, per raggiungere gli obiettivi del Programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici, verra’ stabilita in Legge di Bilancio; gli importi saranno destinati per il 50% a un Fondo del ministero dell’Economia per interventi in materia ambientale e sostegno alla transizione ecologica delle imprese. Per la eco-rottamazione viene istituito un fondo, il ‘Programma sperimentale buono mobilita” da 255 milioni: 5 milioni subito per il 2019, e 125 milioni sia per il 2020 che per il 2021. Se da un lato aumentano le risorse messe a disposizione rispetto al testo precedente (da 100 a 125 milioni all’anno), dall’altro la rottamazione non abbraccia piu’ i modelli Euro4 ma arriva fino agli Euro 3; il ‘buono mobilita” rimane di 1.500 euro (da spendere per abbonamenti per trasporto pubblico e altri servizi, e anche di biciclette a pedalata assistita) per i cittadini – residenti nelle aree sotto procedura di infrazione Ue per lo smog – che rottamano l’auto entro il 31 dicembre 2021. Il ministro Stefano Patuanelli ha convocato al Mise, il 18 ottobre il tavolo sull’automotive con associazioni e sindacati per rilanciare il settore “anche attraverso le opportunita’ messe a disposizione dalla mobilita’ ecosostenibile”.

Arriva poi per le citta’ metropolitane e i centri sopra i 100mila abitanti i Piani urbani di mobilita’ sostenibile per assicurare l’abbattimento dell’inquinamento dell’aria e acustico (da approvare entro il 31 dicembre 2020). A disposizione ci sono risorse per 20 milioni per il 2020 e 20 per il 2021. La Commissione interministeriale per il contrasto ai cambiamenti climatici, istituita nell’ambito del Cipe e presieduta dal premier, avra’ il supporto tecnico e scientifico di una Piattaforma ad hoc (composta da Istat, Cnr, Ispra e Enea). Il Cipe dovra’ promuovere “l’armonizzazione della programmazione economica nazionale con le misure previste dal Programma strategico”. Ed e’ con sua delibera che verranno “destinate almeno il 35% delle risorse disponibili del Fondo per lo sviluppo e la coesione per il periodo di programmazione 2021-2027” al contrasto ai cambiamenti climatici e a misure di promozione ambientale. Una “legge per il Clima” – una specie di norma ‘valutazione-e-azione’ – sara’ presentata alle Camere “ogni due anni” dal governo. Infine, grazie a uno specifico Fondo, il ‘Programma #iosonoAmbiente’, da 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020-2021-2022 si avvia una campagna di informazione e sensibilizzazione sui cambiamenti climatici rivolta a tutte le scuole che tiene anche conto di “percorsi di conoscenza ambientale” legati all’educazione civica.

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Economia

Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Economia

Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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Economia

Google oltre le attese con cloud, sale a Wall Street

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Alphabet archivia il primo trimestre sopra le attese degli analisti e avanza a Wall Street dove, nelle contrattazioni after hours, arriva a guadagnare oltre il 5%. L’utile netto è balzato del 46% a 34,5 miliardi di dollari rispetto ai 23,7 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno. I ricavi sono saliti del 12% a 90,23 miliardi.

A spingere le attività core di ricerca e pubblicità di Google, i cui ricavi sono saliti del 10% a 50,7 miliardi, sopra le previsioni del mercato che scommetteva su un aumento più contento dell’8%. La divisione di cloud computing ha sperimentato un aumento dei ricavi del 28% a 12,3 miliardi, confermando la sostenuta domanda per i suoi data center e i servizi di network per il boom dell’IA. “La ricerca ha proseguito una crescita forte”, ha detto l’amministratore delegato Sundar Pichai, mettendo in evidenza la “rapida” crescita del cloud.

Le spese di capitale nei primi tre mesi sono balzate a 17,2 miliardi, leggermente sopra le previsioni di 17,1 miliardi. I risultati trimestrali sono stati accompagnati dall’annuncio di un piano di buyback da 70 miliardi di dollari e un aumento del dividendo trimestrale del 5% a 21 centesimi per azione. Google è il secondo colosso di Big Tech ad annunciare la trimestrale da quando è iniziata la guerra commerciale avviata da Donald Trump. Tesla nei giorni scorsi ha messo in guardia sull’impatto dei dazi sulle sue attività di batterie, che dipendono dai componenti dalla Cina.

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