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Chiuso l’istituto alberghiero Rossini per livelli elevati di CO2: allarme e verifiche sui Campi Flegrei

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L’istituto alberghiero Rossini di Napoli, situato in via Terracina, a Fuorigrotta, resterà chiuso per livelli di anidride carbonica superiori alla norma. La decisione è arrivata nella serata di ieri, al termine del Consiglio comunale monotematico sul bradismo, che ha visto affrontare due temi cruciali: l’aumento della concentrazione di CO2 e la stabilità degli edifici nell’area flegrea.

Il caso della scuola chiusa a Fuorigrotta

Il monitoraggio è stato effettuato dai Vigili del fuoco e dall’Osservatorio vesuviano, con analisi discusse durante una riunione del Centro Coordinamento Soccorsi, convocata dal prefetto Michele di Bari. Nonostante i livelli di CO2 siano successivamente diminuiti, la dirigente scolastica ha disposto la chiusura dell’istituto per precauzione. Oggi saranno eseguite nuove verifiche per stabilire se l’edificio potrà riaprire in sicurezza.

La vicenda si inserisce in un contesto più ampio: il Comune di Napoli ha già emesso un’ordinanza lo scorso 28 febbraio che vieta l’utilizzo di locali interrati e seminterrati negli edifici pubblici dell’area interessata dal bradismo, fino all’installazione di appositi rilevatori di gas. Intanto, vista la vicinanza della scuola all’Ospedale San Paolo, sono stati eseguiti controlli anche nelle aree sotterranee del nosocomio, ma i valori rilevati sono risultati nella norma.

Il problema dell’anidride carbonica nei Campi Flegrei

L’incremento della concentrazione di CO2 è uno degli aspetti che preoccupa gli esperti. Il commissario per l’emergenza bradisismo, Fabrizio Curcio, ha sottolineato come il fenomeno sia tipico delle aree vulcaniche.

Anche il capo della Protezione Civile, Giuseppe Ciciliano, intervenuto in consiglio comunale, ha spiegato:

“L’anidride carbonica non è un gas tossico, ma può accumularsi in spazi chiusi come scantinati, box e sottoscala. È fondamentale installare dispositivi di rilevazione per monitorarne la concentrazione”.

Il fenomeno è dunque sotto stretta osservazione, ma non viene ritenuto pericoloso se gestito con adeguate misure di sicurezza.

Preoccupazione per la stabilità degli edifici e il rischio sismico

Oltre all’allarme per la CO2, il Consiglio comunale ha discusso la questione della stabilità degli edifici. All’ingresso della sede del Maschio Angioino, dove si è tenuta la riunione, alcuni cittadini hanno esposto uno striscione con la scritta: “Noi non vogliamo contare i morti”, esprimendo il timore per un possibile evento sismico.

Ciciliano ha risposto con fermezza:

“I terremoti non fanno morti, le case mal costruite sì”.

Ha poi ricordato il caso del terremoto di Casamicciola del 2017, che ha causato vittime nonostante un’intensità 33 volte inferiore rispetto a una scossa di magnitudo 5.

“Un sisma di magnitudo 5 è il massimo atteso per i Campi Flegrei, ma è altamente improbabile”, ha aggiunto.

Intanto, il piano di verifica degli edifici pubblici e privati è già in corso: in appena cinque giorni sono state presentate 271 richieste di sopralluogo. Le segnalazioni provengono principalmente da Pozzuoli (156 richieste), Napoli (104) e Bacoli (11). Le verifiche inizieranno il 24 marzo.

Le decisioni del Consiglio comunale

Durante la seduta monotematica, il Consiglio comunale ha votato all’unanimità un ordine del giorno che prevede:

  • Incontri periodici con la cittadinanza per aggiornamenti sulla situazione bradisismica.
  • Creazione di info-point nelle sedi delle Municipalità per fornire informazioni e assistenza ai cittadini.
  • Screening delle persone non autosufficienti per garantire interventi tempestivi in caso di emergenza.

Il sindaco Gaetano Manfredi, in chiusura del dibattito, ha ribadito l’impegno del Comune nel rifacimento della rete stradale, in particolare per le vie di fuga in caso di evacuazione, e ha chiesto al Governo fondi straordinari per la riqualificazione delle infrastrutture viarie.

L’attenzione sulle problematiche legate al bradismo resta alta, con istituzioni e cittadini chiamati a monitorare e gestire un fenomeno che, sebbene noto, necessita di interventi costanti per garantire la sicurezza della popolazione.

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Blitz della Finanza a Pompei: sequestrati elicotteri usati per voli turistici senza autorizzazioni

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La Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un sequestro preventivo nei confronti di otto elicotteri riconducibili a quattro soggetti residenti a Pompei, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura di Torre Annunziata. Le indagini hanno rivelato che, fino a novembre 2024, gli indagati avrebbero svolto attività di air taxi e voli panoramici senza le necessarie autorizzazioni, configurando l’impiego abusivo di aeromobili a scopo di lucro.

Lanci di petali e voli tra ostacoli

Tra gli episodi più eclatanti finiti sotto la lente degli investigatori figura il lancio di petali di rose in volo dopo un matrimonio, un’attività non solo scenografica ma anche potenzialmente pericolosa. Gli elicotteri, secondo gli inquirenti, non risultavano sottoposti ad ispezioni periodiche e le procedure di manutenzione non rispettavano gli standard europei previsti per i mezzi adibiti a scopi commerciali.

Turisti con bagagli sui comandi di volo

Ancora più gravi le irregolarità riscontrate a bordo: in diversi casi i piloti avrebbero trasportato turisti con i bagagli appoggiati sui comandi di volo o non correttamente stivati. Inoltre, le aree di decollo e atterraggio erano spesso collocate in prossimità di ostacoli pericolosi, come scuole, ferrovie e tratte autostradali, con gravi rischi per la sicurezza pubblica.

Tre elicotteri già sequestrati

Le operazioni di sequestro sono ancora in corso. Al momento, sono tre gli elicotteri già posti sotto sequestro, mentre proseguono le attività di accertamento e perquisizione nei confronti degli indagati e delle società riconducibili a loro.

(La foto in evidenza ha solo uno scopo illustrativo ed è stata realizzata con sistemi di intelligenza artificiale)

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Nuovo stop alla Funicolare Centrale, va sostituita di nuovo la fune: disagi per utenti e turisti

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Settembre 2022: Anm sostituisce la fune di trazione della funicolare Centrale, operazione che richiese la chiusura dell’impianto per un solo giorno. Il cavo, in acciaio, lungo 1,5 chilometri e del peso di 13 tonnellate, era stato installato nell’ambito della manutenzione straordinaria ventennale eseguita da Leitner. Tutto regolare, con un intervento rapido che sembrava garantire sicurezza e durata.

Un nuovo problema dopo due anni e mezzo

Sono passati poco più di due anni e mezzo e la funicolare ha nuovamente chiuso per motivi tecnici. Alle 7 del mattino, gli utenti hanno trovato le porte delle stazioni chiuse con un cartello che parlava di «verifiche tecniche inderogabili fino a cessate esigenze». Nessuna spiegazione precisa, né tempistiche sul ripristino. Chi si trovava all’Augusteo ha dovuto ripiegare sulla metropolitana, mentre altri hanno usato la funicolare di Chiaia o affrontato a piedi i 500 scalini del Petraio.

Il silenzio di Anm e la reazione della politica

Per ore, nessuna comunicazione ufficiale da Anm. Solo nel pomeriggio, intorno alle 16, è arrivata una nota: «Durante le operazioni di manutenzione ordinaria si è rilevata la necessità di approfondire alcuni aspetti tecnici dell’impianto». Non un cenno alla fune, elemento invece al centro del confronto con Ansfisa, l’agenzia del ministero dei Trasporti per la sicurezza degli impianti a fune.

La fune da sostituire: spunta un’anomalia

Secondo quanto trapelato da fonti sindacali, durante gli esami strumentali sono emerse possibili criticità nella fune installata nel 2022. Nessun rischio imminente, ma la decisione è stata quella di sostituirla per precauzione, forse anche sull’onda emotiva della recente tragedia della funivia del Faito. L’origine del deterioramento così rapido non è ancora chiara.

Riapertura prevista il 30 aprile

La funicolare resterà chiusa fino a mercoledì 30 aprile. Tempi lunghi, probabilmente legati all’arrivo del nuovo cavo da fuori Italia. Intanto, per alleviare i disagi, la funicolare di Montesanto prolungherà gli orari di esercizio: venerdì e sabato fino alle 2, domenica fino a mezzanotte e trenta.

Anche la Linea 6 in tilt

Nella stessa giornata, disagi anche sulla linea 6 della metropolitana, chiusa per oltre un’ora a causa di una verifica urgente al software di gestione.

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La rivoluzione di Eugenia Carfora, la preside che ha trasformato Caivano

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Nessun ragazzo è perduto. Il cambiamento è sempre possibile. Vietato arrendersi. Sono le tre regole non scritte che guidano da anni il lavoro instancabile di Eugenia Carfora (foto Imagoeconomica in evidenza), dirigente dell’Istituto superiore “Francesco Morano” di Caivano, nel cuore del Parco Verde, una delle realtà più difficili della provincia di Napoli. Da quando è arrivata, nel 2007, ha fatto della scuola un presidio di legalità, bellezza e speranza.

La sfida iniziata dai banchi

All’arrivo della preside, il “Morano” era una scuola dimenticata, con uscite di sicurezza ostruite, aule fatiscenti e strutture abbandonate. Eugenia Carfora ha ripulito muri e coscienze, ha coinvolto genitori, professori e studenti in una grande operazione di rigenerazione. Oggi l’istituto è un modello: ha una palestra funzionale, un orto per l’indirizzo agrario, laboratori moderni per informatica e meccatronica, una cucina per l’alberghiero. E soprattutto ha ritrovato la dignità.

Una serie tv per raccontare la sua storia

La sua vicenda sarà al centro di una serie tv Rai1 intitolata “La preside”, diretta da Luca Miniero e interpretata da Luisa Ranieri, che ha conosciuto personalmente la dirigente. «Non pensavo di dovermi esporre così per salvare un ragazzo o dire che la scuola è bella», ha commentato Carfora, commossa ma determinata. La fiction punta a raccontare la forza della scuola pubblica e il valore della cultura in territori difficili.

Una vocazione totale

Instancabile, sempre presente, la preside Carfora vive la scuola come una missione assoluta. «Sono malata di scuola», ammette. Anche a scapito della famiglia: «Ho un marito meraviglioso che è una mia vittima. Non sono stata una buona madre, ma i miei figli oggi sono come me». Non si è mai fermata davanti alle difficoltà: ha affrontato i pregiudizi, è andata a cercare i ragazzi casa per casa, ha sognato l’impossibile.

“Mi voglio spegnere tra i miei ragazzi”

«Mi offende sentir dire “poveri ragazzi” — spiega — perché in quell’espressione c’è già la resa. Io credo che ognuno di loro possa farcela». E quando pensa alla fine, confessa: «Non vorrei morire nel mio letto, ma fra i ragazzi, qui a scuola».

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