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Caso Suarez, dopo interrogatorio del calciatore l’indagine punta a chi aveva interesse per l’esame “farsa”

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Acquisita la testimonianza di Luis Suarez, l’indagine sul suo esame per la conoscenza della lingua italiana sostenuto all’Universita’ per Stranieri di Perugia punta ora a chiarire quali fossero gli interessi dietro a quella che l’accusa ritiene sia stata una prova solo “fittizia”. In particolare per le figure legate alla Juventus. Gli inquirenti intendono infatti delineare i ruoli legati alle singole imputazioni contestate finora. I reati ipotizzati nell’indagine coordinata dalla procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone e condotta dalla guardia di finanza rimangono al momento immutati. Come per il dirigente dell’area sportiva della Juve Fabio Paratici e per l’avvocato Luigi Chiappero indagati per avere reso false informazioni al pubblico ministero. Ma anche per l’altro legale Maria Turco indicata dall’accusa come “legale incaricata dalla Juventus” per l’allestimento dell’esame di Suarez e accusata di concorso in falso ideologico. Al momento non sarebbero previsti altri atti istruttori ma sugli accertamenti viene mantenuto il massimo riserbo. Elementi ritenuti interessanti sono invece scaturiti dalla deposizione raccolta in videoconferenza dalla procura di Perugia dello stesso Suarez. Il quale avrebbe confermato di essere stato a conoscenza dei contenuti della prova d’esame prima di sostenerla, il 17 settembre in una sessione istituita “ad personam”, si contesta nei capi d’accusa con i quali sono stati sospesi per otto mesi dall’esercizio del pubblico ufficio, tra gli altri, l’ex rettrice Giuliana Grego Bolli e il direttore generale Simone Olivieri. Secondo indiscrezioni di stampa, dalla deposizione del ‘pistolero’ sarebbe emerso che tra il manager dell’attaccante, a sua volta sentito come persona informata dei fatti dai magistrati perugini, sarebbe stato concluso tra il 28 e il 29 agosto un preliminare di accordo poi non andato a buon fine poche ore prima dell’esame quando chi tutela gli interessi dell’allora calciatore del Barcellona sarebbe stato informato da Paratici del cambio di rotta. Dalla societa’ bianconera e’ stato comunque fatto capire che il mancato passaggio di Suarez alla Juventus fu dovuto alla mancanza dei tempi necessari per l’iscrizione nelle liste per la Champions League. Eppure per gli inquirenti la sessione venne istituita “ad personam” per consentire a Suarez di ottenere “nei tempi richiesti dalla Juventus” l’attestato di conoscenza dell’italiano di livello B1, necessario per avere la cittadinanza italiana. Procura e guardia di finanza hanno ricostruito che l’attaccante ricevette prima dell’esame tramite la piattaforma Teams ed e-mail “il pdf contenente l’intero svolgimento della prova”. Questo – emerge sempre dagli atti – per conseguire il B1 e cosi’ dargli “la possibilita’ di essere ingaggiato dalla Juventus con la quale era in corso una trattativa il cui esito era condizionato dall’acquisizione della cittadinanza italiana”. Operazione sulla quale la Procura di Perugia ora appare determinata a fare chiarezza in ogni passaggio.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Esteri

Mosca: generale ucciso in attacco terroristico

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La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato come “un attacco terroristico” l’attentato in cui è morto oggi vicino a Mosca il generale Yaroslav Moskalik, ucciso dall’esplosione di un ordigno posto sulla sua auto. “La questione principale – ha detto Zakharova, citata dall’agenzia Tass – è come fermare la guerra nel cuore dell’Europa e del mondo. Vediamo così tante vittime ogni giorno. Anche oggi, un militare russo è stato ucciso in un attacco terroristico a Mosca”. (

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Esteri

‘Usa offriranno pacchetto di armi da 100 miliardi a Riad’

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Gli Stati Uniti sono pronti a offrire all’Arabia Saudita un pacchetto di armi del valore di ben oltre 100 miliardi di dollari: lo riferisce la Reuters sul proprio sito citando sei fonti a conoscenza diretta della questione e aggiungendo che la proposta dovrebbe essere annunciata durante la visita di Donald Trump nel regno a maggio. Il pacchetto offerto arriva dopo che l’amministrazione dell’ex presidente Joe Biden ha tentato senza successo di finalizzare un patto di difesa con Riad nell’ambito di un accordo più ampio che prevedeva la normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele.

La proposta di Biden offriva l’accesso ad armamenti statunitensi più avanzati in cambio del blocco degli acquisti di armi cinesi e della limitazione degli investimenti di Pechino nel Paese. La Reuters non è riuscita a stabilire se la proposta dell’amministrazione Trump includa requisiti simili.

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