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Corona Virus

L’allerta variante “non ferma il vaccino”

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E’ allerta massima da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’ sulla variante inglese del Sars-Cov-2. Ma, anche se e’ ancora presto per dirlo con certezza, le mutazioni individuate sono presenti in zone ben delimitate della proteina Spike del virus e sembra che non avranno impatto sull’efficacia dei vaccini. La linea condivisa tra gli scienziati tende a tranquillizzare sulle possibili conseguenze pratiche della nuova variante per la campagna vaccinale ai nastri di partenza, tanto piu’ che, anche nella peggiore delle ipotesi, si tratterebbe di aggiornarne la composizione e non di ricominciare da capo. Ma la linea scelta dei Governi dei Paesi europei, a fronte della nuova minaccia, e’ quella della precauzione con lo stop dei voli dalla Gran Bretagna deciso dall’Italia e in seguito anche da Olanda, Francia e Germania. Individuata anche in Danimarca, Australia e Olanda la nuova variante di coronavirus “e’ preoccupante e dovra’ essere approfondita dai nostri scienziati. Nel frattempo, scegliamo la strada della massima prudenza”, ha affermato il ministro della Salute Roberto Speranza, che ha firmato oggi la nuova ordinanza che blocca i voli in partenza dalla Gran Bretagna La nuova variante sembra essere piu’ contagiosa ma non piu’ letale di altre fino ad oggi individuate, precisa un portavoce dell’Oms Europa, tuttavia, “le informazioni preliminari” suggeriscono che “potrebbe anche incidere sull’efficacia di alcuni metodi diagnostici”. Non altrettanto pero’ si puo’ dire per i vaccini. “Al momento infatti non c’e’ nessuna evidenza che la variante del virus del Covid individuato in Gb sia meno sensibile al vaccino in arrivo, riducendone la sua efficacia. E’ piu’ veloce ma non ci sono prove che sia capace di fare maggiori danni e uccidere di piu’. Fino ad ora in Italia non e’ stato rilevato”, spiega il virologo Carlo Federico Perno, Professore di Microbiologia, all’ UniCamillus e International Medical University di Roma, e Direttore del reparto di Microbiologia, IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesu’ in Roma, in contatto con il virologo Ravy Gupta, della Univesity College London, che ha isolato la nuova variante. I virus, spiega Giacomo Gorini, ricercatore dello Jenner Institute dell’universita’ di Oxford, che sta lavorando con AstraZeneca allo sviluppo e alla sperimentazione del vaccino contro il Covid-19 mutano naturalmente, “ma ci sono quelli che lo fanno piu’ velocemente (come HIV e HCV), e quelli che lo fanno piu’ lentamente. I coronavirus, sono relativamente molto lenti ad accumulare mutazioni, e questa e’ in generale una buona notizia per i vaccini: con la vaccinazione infatti, vengono stimolati ‘cocktail’ di anticorpi che bersagliano la proteina Spike su piu’ fronti”. Nel caso della variante inglese, ad esempio, spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Universita’ degli Studi di Milano, “la variazione corrisponde a 23 nucleotidi del genoma e questo porta il virus ad aggredire meglio i recettori Ace 2, con migliore affinita’”. Tuttavia aggiunge, “la variante inglese del Sars-Cov-2 non dovrebbe sfuggire alla protezione della vaccinazione. Questo e’ dovuto al fatto che gli anticorpi promossi dal vaccino hanno un bersaglio su diversi punti della proteina Spike che si trova sulla superfice del virus, quindi anche se qualche piccola parte della Spike si modifica, viene comunque riconosciuta”. A dirsi “non particolarmente preoccupato per quanto riguarda l’efficacia dei vaccini in arrivo” e’ anche Gorini: “gli anticorpi indotti dalla vaccinazione – conferma – potranno comunque legarsi sulla stragrande maggioranza della superficie della proteina Spike che e’ rimasta invariata”. Nella peggiore delle ipotesi pero’, conclude Pregliasco, “non sarebbe un dover ricominciare da zero con la sperimentazione ma fare un aggiornamento della composizione del vaccino, in modo simile a quanto avviene ogni anno con quello influenzale”. Il parere degli scienziati, gia’ al lavoro per confrontare il potere neutralizzante degli anticorpi di persone vaccinate contro il virus ‘normale’ e la nuova variante, per vedere se ci sono grossi cambiamenti, e’ per ora condiviso anche a livello internazionale. “Non ci sono motivi per ritenere che i vaccini non saranno efficaci”, rassicura infine Vivek Murthy, il prossimo direttore generale della Sanita’ Usa, scelto dal presidente eletto Joe Biden.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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