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Esteri

Carte segrete in garage, procuratore speciale per Biden

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Procuratore speciale anche per le carte classificate ritrovate a Joe Biden, come per quelle di Donald Trump. Si tratta di Rob Hur, ex procuratore del Maryland e in precedenza viceprocuratore generale, nominato dal tycoon. Lo ha annunciato l’attorney general Merrick Garland, sempre più sotto pressione dopo la scoperta di una seconda tranche di carte classificate nel garage della residenza del presidente a Wilmington, Delaware, oltre due mesi dopo la prima. Una bufera che rischia di compromettere seriamente la sua attesa ricandidatura, con la spada di Damocle di uno ‘special counsel’ mentre è in carica per altri 2 anni, come capitò al suo predecessore con Robert Mueller e il Russiagate. E con il neo speaker repubblicano della Camera Kevin McCarthy che denuncia “i doppi standard di una giustizia politicizzata”, invocando un’inchiesta del Congresso, mentre alcune commissioni ora controllate dal Grand Old party hanno già lanciato la loro offensiva contro Biden e la sua famiglia, a partire dal figlio Hunter.

Va all’attacco anche Donald Trump, chiedendo persino il siluramento del suo procuratore speciale Jack Smith, accusando lui, la moglie e i suoi amici di odiarlo. L’imbarazzante scoperta di una seconda serie di carte classificate legate alla vicepresidenza di Biden (conclusa a inizio 2017) è stata resa nota dalla Casa Bianca poco prima che il presidente commentasse in una conferenza stampa la “buona notizia” del calo dell’inflazione. I suoi avvocati, si legge in una nota, hanno scoperto “tra carte personali e politiche un piccolo numero di altri documenti dell’amministrazione Obama-Biden con segni di classificazione. Tutti tranne uno sono stati trovati in uno deposito nel garage della residenza del presidente” a Wilmington. “Un documento di una sola pagina è stato scoperto tra materiale immagazzinato in una stanza adiacente”, mentre “nessun documento è stato rinvenuto nella residenza di Rehoboth Beach”, la sua casa al mare. “Siamo fiduciosi che un esame meticoloso dimostrerà che i documenti sono stati spostati per errore e che il presidente e i suoi avvocati hanno agito prontamente dopo averlo scoperto”, ha fatto sapere la Casa Bianca.

Gli avvocati hanno ribadito di “collaborare pienamente” con il dipartimento di Giustizia e di averlo informato subito, come fatto dopo il ritrovamento delle carte top secret il 2 novembre scorso in un ex ufficio di Biden in un think tank a Washington. Posizione ribadita dal presidente quando è stato incalzato dai reporter alla fine della conferenza stampa. “Documenti classificati vicino alla sua Corvette?”, l’ha punzecchiato un giornalista di Fox. “La mia Corvette è in un garage chiuso, ok? Non è come se fossero stati in mezzo alla strada”, ha risposto piccato. Il presidente ha poi rivelato che la ricerca di altri documenti governativi dopo quelli trovati a novembre è finita ieri, aggiungendo un altro interrogativo sui tempi lunghi degli accertamenti. Restano tutti gli altri: quanto segrete e sensibili sono le informazioni di quei documenti? Perchè non sono stati restituiti subito agli Archivi Nazionali? Sono stati custoditi in modo appropriato? Perchè la Casa Bianca ha aspettato oltre due mesi per rivelare la notizia, ben oltre le elezioni di Midterm della settimana successiva alla prima scoperta? E perchè il dipartimento di Giustizia ha reso pubblico con tempestività il sequestro delle carte segrete a Donald Trump con tanto di foto, trattando invece diversamente il caso di Biden? Domande poste anche dal Washington Post in un editoriale in cui si accusa il presidente di essere stato altrettanto “irresponsabile”, aggettivo che Biden aveva usato per criticare il comportamento del tycoon nel caso dei documenti ritrovati a Mar-a-Lago.

“Perseguire Trump, ma non Hillary Clinton o Biden, per la cattiva gestione di documenti classificati sarebbe estremamente difficile da spiegare agli americani”, osserva il quotidiano della capitale. Trump si prepara intanto ad aprire la sua campagna presidenziale con un primo evento pubblico a fine gennaio a Columbia, in South Carolina, mentre cominciano a circolare i possibili nomi per il suo ticket, tutti femminili: le fedelissime deputate Elise Stefanik e Marjorie Taylor Greene (vicina ai cospirazionisti QAnon), la governatrice del Sud Dakota Kristi Noem e l’ex candidata governatrice dell’Arizona Kari Lake. Ma anche la collaboratrice di Fox News ed ex deputata dem (dal 2022 indipendente) Tulsi Gabbard.

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Bombardieri Usa in volo ai confini della Russia, il ‘quasi’ incontro con un caccia russo

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Oggi, i radar russi hanno rilevato due bombardieri strategici B-52H dell’aeronautica Usa sul Mar Baltico in volo verso il confine della Russia. Lo ha riferito il Centro di controllo della difesa nazionale russo citato dalla Tass, aggiungendo che un caccia russo Su-35 si è alzato in volo, per poi rientrare in base dopo che i due velivoli stranieri si sono allontanati dai confini della Russia. “Il 20 marzo 2023, le strutture radar delle forze di difesa aerea del distretto militare occidentale in servizio sul Mar Baltico hanno rilevato due bersagli aerei che volavano in direzione del confine di stato della Federazione Russa.

Gli obiettivi sono stati classificati come due obiettivi strategici bombardieri B-52H dell’aeronautica americana”, si legge nella nota, spiegando che al fine di identificare e “prevenire violazioni del confine di stato della Russia”, è stato sollevato in aria un caccia Su-35. “Dopo la rimozione di aerei militari stranieri dal confine di stato della Federazione Russa, il caccia russo è tornato al suo aeroporto di base”, ha detto il ministero della Difesa russo. “Il volo del caccia russo è stato effettuato in stretta conformità con le regole internazionali per l’uso dello spazio aereo. Nessuna violazione del confine di stato della Federazione Russa è stato consentito”.

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Ostaggi in Iran: repubblicano anti Carter sabotò rilascio

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Il rilascio dei 52 americani tenuti in ostaggio per 444 giorni dall’Iran tra il 1979 e il 1980 fu ritardato dall’ex governatore repubblicano del Texas John B. Connally Jr. per minare la rielezione dell’allora presidente Jimmy Carter e favorire il successo di Ronald Reagan. Lo ha rivelato un ex esponente repubblicano, Ben Barnes, dopo aver custodito il segreto per oltre 40 anni, spiegando di sentirsi obbligato a ristabilire la verita’ dato che il 98/enne Carter e’ malato terminale di cancro. Barnes, scrive il New York Times, ha raccontato che fu invitato da Connally, suo mentore politico di lunga data, in una missione in Medio Oriente, realizzando solo successivamente che il vero scopo era sabotare la campagna di Carter.

Quest’ultimo sapeva che aveva un’unica speranza per ottenere un secondo mandato: la liberazione degli ostaggi americani prima dell’Election Day. Connally, e’ la sua versione, lo porto’ in una capitale mediorientale dopo l’altra quell’estate, incontrando una schiera di leader regionali per consegnare un messaggio chiaro da trasmettere all’Iran: non liberare gli ostaggi prima delle elezioni, Reagan vincerà e ti converrà. Al suo ritorno, Connally riferi’ del suo viaggio a William J. Casey, il presidente della campagna di Reagan, e in seguito al direttore della Cia. Dopo aver perso la nomination presidenziale a favore di Reagan, aveva deciso di aiutarlo cosi’, perorando la sua causa per diventare poi segretario di stato o della difesa. Il campo di Carter ha sospettato a lungo che Casey o qualcun altro nell’ orbita di Reagan abbia cercato di silurare segretamente gli sforzi per liberare gli ostaggi prima delle elezioni, ma le indagini del Congresso hanno sempre smentito le precedenti teorie su quanto accaduto.

“La storia deve sapere che cosa è successo”, ha spiegato Barnes, che compirà 85 anni il mese prossimo.

“Penso che sia così significativo e immagino che sapere che la fine è vicina per l’ex presidente Carter me lo abbia fatto pensare sempre piu’ spesso. Sento solo che si doveva risolvere la cosa in qualche modo”, ha detto. Barnes e’ stata una delle figure più importanti del Texas, il più giovane speaker della Camera di quello stato e in seguito vice governatore. Era una figura così influente che aiuto’ il giovane George W. Bush a entrare nella Guardia nazionale aerea del Texas piuttosto che rischiare di essere chiamato alla leva e inviato in Vietnam. Confermare le sue rivelazioni dopo così tanto tempo è problematico, ammette il Nyt, tanto piu’ che Connally, Casey e altre figure centrali sono morti da tempo e Barnes non ha diari o promemoria per corroborare il suo racconto. Ma d’altro canto non ha alcun motivo ovvio per inventare la storia e ha espresso trepidazione all’idea di renderla pubblica a causa della reazione dei colleghi democratici. Barnes comunque ha identificato quattro persone viventi cui ha confidato nel corso degli anni questa ricostruzione e tutte e quattro lo hanno confermato negli ultimi giorni.

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Medvedev evoca ‘un missile ipersonico sulla Cpi’

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A pochi giorni dal clamoroso mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale contro il presidente russo Vladimir Putin, il falco dello zar Dimitri Medvedev torna ad alzare al massimo i toni, immaginando “un uso spot del missile ipersonico Onyx” sulla sede del tribunale dell’Aja e bollando la decisione della Cpi come l’inizio del “cupo tramonto” dell’intero sistema di relazioni internazionali. E mentre la Cina si schiera dalla parte del Cremlino chiedendo alla Corte di evitare “doppi standard”, da Mosca arriva l’annuncio di una contro-inchiesta penale, aperta dal Comitato investigativo russo contro il procuratore della Cpi, Karim Khan, e altri giudici. L’accusa è di aver preso una decisione “illegale” nel chiedere l’arresto di Putin. Ma l’Aja non cederà: parola dello stesso Khan che da Londra – dove si è tenuta una conferenza internazionale dei ministri della Giustizia per mobilitare ulteriori risorse a sostegno delle indagini della Corte – ha assicurato che “non esiterà ad agire”.

E ha lanciato un appello a Putin: “rimpatri i bambini ucraini”. “Nessuno ha bisogno” della Corte penale internazionale che ha assicurato alla giustizia solo “tre dozzine di sconosciuti”, è però l’affondo di Medvedev. “L’efficacia delle loro attività è zero. Questi non sono i tribunali di Norimberga e Tokyo creati ad hoc. O anche il dubbio tribunale per la Jugoslavia”, ha aggiunto, definendo mostruose le conseguenze del mandato contro Putin e la sua commissaria per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova, accusati di aver deportato illegalmente minori dall’Ucraina. La Russia continua a difendere le sue azioni, con la commissaria russa sotto accusa che sostiene come “380 orfani” dai territori occupati “hanno trovato una casa presso famiglie russe” e “nessuno è stato separato dai genitori”. E si è detta pronta a “fare il possibile per riunire le famiglie, se ci sono i loro rappresentanti legali”. Per la Cpi, le cose stanno diversamente.

“Purtroppo l’Ucraina è una scena del crimine e sembra che sia stata commessa un’intera gamma di crimini”, ha assicurato Khan. Ma “se c’è un minimo di verità” nelle parole di Mosca secondo cui il trasferimento di bambini sia stato deciso a loro tutela, allora è il momento di dimostrarlo: quei minori devono “essere rimpatriati”. Il procuratore della Cpi è volato a Londra per chiedere ulteriori fondi per perseguire i crimini di guerra russi, presentando il caso contro Putin in una conferenza che ha visto la partecipazione di 40 Paesi impegnati a coordinare gli strumenti legislativi in materia di crimini di guerra e il supporto promesso alla corte nelle indagini sulla Russia. A Londra, la Cpi ha ricevuto nuovo sostegno finanziario e risorse da ventisei Stati membri dell’Ue, in una dichiarazione congiunta dove l’unica firma a mancare è stata quella dell’Ungheria di Viktor Orban. Kiev chiede da tempo l’istituzione di un tribunale speciale ad hoc sui crimini di Mosca, ma secondo i media, l’ordine d’arresto contro lo zar potrebbe indurla ad accettare la giurisdizione della Cpi. Su quest’ultimo organismo pesano però alcune ombre: prima su tutte, il fatto che la Corte non è riconosciuta da un’ampia fetta di Paesi, tra cui, oltre alla stessa Russia, gli Usa e la Cina. Quest’ultima, attraverso il suo ministero degli Esteri, ha chiesto alla Cpi di “evitare sia la politicizzazione sia i doppi standard”, “sostenere una posizione obiettiva e imparziale” e “rispettare l’immunità dei capi di Stato dalla giurisdizione ai sensi del diritto internazionale”. Proprio mentre il presidente Xi Jinping volava verso Mosca per incontrare Putin, in una visita che secondo il segretario Usa Antony Blinken, suggerisce come per Pechino lo zar non debba rispondere delle sue atrocità in Ucraina.

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