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Cronache

Caporalato, 4 euro all’ora ai braccianti: arrestata una coppia di sfruttatori

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 Anche dieci ore di lavoro a giornata per una paga simbolica, quattro euro all’ora, che non aumentava nemmeno nelle tante festivita’ in cui non potevano riposarsi. Senza nessuna tutela e con la minaccia ripetuta del licenziamento se avessero allentato la produzione. E’ il “disarmante quadro di sfruttamento” a cui erano sottoposti numerosi braccianti, italiani e stranieri a Latina, secondo quanto emerso dagli accertamenti della Polizia di Stato, che ha posto agli arresti domiciliari una coppia di coniugi e sequestrato le loro due societa’ agricole attive nel settore ortofrutticolo e florealistico. I provvedimenti hanno dato esecuzione a un’ordinanza emessa dal gip di Latina su richiesta della locale procura. Mentre per tre dipendenti delle due aziende – che secondo il racconto dei braccianti sfruttati, svolgevano il ruolo di controllori, minacciando la perdita del lavoro se la produzione fosse calata – e’ scattato il divieto di dimora nella provincia di Latina. Tutti sono indagati a vario titolo per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro e per violazioni al testo unico sugli stranieri in materia di lavoro subordinato. Tra gli stranieri gli sfruttati erano in gran parte indiani. Ed e’ stato uno di loro, senza permesso di soggiorno, a far partire l’inchiesta: ha raccontato l’incubo in cui era precipitato all’Ufficio Immigrazione della Questura di Latina. Vere e proprie “vessazioni” che era stato costretto ad accettare per sopravvivere e aiutare la sua famiglia rimasta in India. Un trattamento che la polizia definisce “inumano” e fatto di turni di lavoro “massacranti e faticosi”, anche notturni, “senza alcun giorno di riposo” e con una paga al di sotto di quella che gli sarebbe spettata e comunque inadeguata alle mansioni ricoperte. Dagli accertamenti compiuti e dalle testimonianze degli altri braccianti e’ emerso l’intero quadro di quello che accadeva nelle due aziende: una situazione di “lavoro forzato”, come sottolinea ancora la polizia. I braccianti erano costretti a lavorare per 25-26 giorni al mese, senza alcuna copertura sanitaria e senza nessun presidio antinfortunistico e di sicurezza. E la loro stessa incolumita’ era messa in “grave pericolo” dalle condizioni in cui erano costretti a viaggiare per raggiungere i luoghi di lavoro: venivano stipati su furgoni che li prelevavano o da casa o da punti di raccolta prestabiliti, anche nei Comuni limitrofi.

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Guida ubriaco, si scontra con 3 moto e muore centauro, arrestato

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E’ risultato positivo all’alcol test il conducente della Fiat Punto che oggi si è scontrato con tre moto lungo la statale 108 bis “Silana di Cariati” che porta a Lorica. Nell’urto un centauro 37enne di Settingiano (Catanzaro) è morto, e altri due sono rimasti gravemente feriti. Dopo i risultati, i carabinieri della Compagnia di Cosenza hanno arrestato l’uomo, un 41enne, con l’accusa di omicidio stradale e lo hanno posto ai domiciliari.

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Scossa di terremoto di magnitudo 3.1 fa tremare il Vesuvio, molta paura ma nessun danno

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Un terremoto di magnitudo 3.1 della Scala Richter ha colpito alle 5,55 alle pendici del Vesuvio. L’evento sismico, che ha avuto luogo a una profondità di circa 400 metri, è stato distintamente avvertito dagli abitanti delle zone circostanti, in particolare nei piani alti degli edifici.

Gi esperti hanno definito la scossa come un evento “inusuale” e hanno confermato che non ci sono stati segnali di un incremento dell’attività vulcanica. L’epicentro del terremoto è stato localizzato vicino al Monte Somma, una zona storicamente monitorata per la sua vicinanza con il vulcano.

La comunità locale ha reagito con una comprensibile apprensione, ma, fortunatamente, non sono stati segnalati danni a persone o strutture. Le autorità locali nelle prossime ore decideranno se mantenere aperte le scuole. Intanto c’è da rassicurare  la popolazione sulla gestione dell’evento.

Ieri, alle 5,45, dall’altra parte di Napoli, in un’altra area vulcanica, nei Campi Flegrei, c’è stata una scossa di magnitudo 3.9. Anche in quel caso paura tanta ma nessun danno.

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Cronache

“Due uomini dei servizi segreti vicino l’auto di Giambruno”, le rivelazioni del Domani

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Due uomini fuori dalla villetta di Giorgia Meloni, la notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre. Armeggiavano attorno all’auto dell’ex compagno, Andrea Giambruno, mentre la premier era in missione a Dubai. Nell’episodio, però, non sono stati coinvolti “appartenenti ai Servizi” e la sicurezza della premier “non è mai stata posta a rischio”. Così il sottosegretario Alfredo Mantovano interviene dopo che un articolo apparso oggi sul Domani ha riferito sull’allarme scattato in quella occasione. Nella ricostruzione del quotidiano, un’auto si avvicina alla villetta nel quartiere Torrino.

Scendono due uomini, accendono una torcia o un telefonino e si mettono a trafficare attorno alla macchina di Giambruno. A sorvegliare la scena c’è però una volante della Polizia appostata in servizio di vigilanza. Un agente scende e chiede conto ai due dei loro movimenti. Gli uomini si identificano come “colleghi” senza però mostrare documenti di riconoscimento e si allontanano. Sull’accaduto viene stilato un rapporto che finisce alla Digos; vengono avvertiti – sempre secondo l’articolo del Domani – il capo del Polizia, Vittorio Pisani, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, l’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Mantovano e la stessa premier.

Sarebbe stata informata anche la procura della Capitale. Inizialmente i sospetti ricadono su due uomini dell’Aisi, l’Agenzia d’intelligence per la sicurezza interna, che fanno parte della scorta di Meloni. I due vengono quindi trasferiti all’Aise, l’agenzia che invece si occupa dell’estero. In seguito però le indagini dell’Aisi scagionano gli 007 che quella notte – e lo testimonierebbero le celle telefoniche – si trovavano altrove.

I due potrebbero essere stati banalmente ladri alla ricerca di qualcosa nell’auto di Giambruno. Il fatto, secondo il quotidiano, avrebbe influito anche sulla nomina del nuovo direttore dell’Aisi, sbarrando la strada ad uno dei papabili, Giuseppe Del Deo, alla guida del gruppo dell’Agenzia che ha investigato sul caso. Mantovano non entra nei dettagli della vicenda, ma si limita a rivelare di averne dato notizia il 4 aprile nella sua audizione al Copasir, dove ha chiarito che “gli accertamenti svolti per la parte di competenza dell’intelligence hanno consentito con certezza di escludere il coinvolgimento di appartenenti ai Servizi, e che la sicurezza del presidente Meloni non è mai stata posta a rischio”.

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