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Cronache

Libero di dimenticare le stragi degli anziani nelle Rsa della Lombardia, vi spieghiamo perchè il nonnetto tace

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12 mesi fa

del

23 Aprile 2020

Di

redazione
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“Economia d’argento”. La chiamano così. È l’affare costruito sugli anziani. O se vi piace di più sulla pelle degli anziani. L’Italia come sappiamo a memoria oramai è il Paese assieme al Giappone con la più alta aspettativa di vita, quello più longevo. Non  sempre, purtroppo, longevità è sinonimo di salute. Anzi, secondo una ricerca di  Pio De Gregorio di Ubi Banca, nel 2035 gli anziani non autosufficienti in Italia saranno circa 560mila. E dove li mettiamo tutti questi vecchietti? Mica hanno tutti la bella famiglia e la bella casa dove vivere con i nipotini? E allora la risposta a questa domanda è l’affarone delle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa). In questa crisi epidemica, grazie ai Nas, abbiamo scoperto che lungo lo Stivale c’è un mondo disseminato di fetenzie, orrori e abbandono. Assieme ad un mondo di cura e soggiorno di eccellenza per anziani. Nei prossimi anni il numero di anziani che i loro congiunti “depositeranno” (usiamo un termine cortese) nelle Rsa crescerà tra le 206mila e le 341mila unità. Per una spesa che passerà da 14,4 e 23,8 miliardi.
https://www.juorno.it/wp-content/uploads/2020/04/Vittorio-Feltri_-“credo-che-i-meridionali-in-molti-casi-siano-inferiori”.mp4
Il settore è di quelli redditizi. E poi l’investimento è “assicurato”. Chi sono i player, i giocatori più importanti in questo mercato? Ci sono molti padroncini di case di cura, e poi ci sono gruppi economici privati importanti che stanno spendendo grandi somme sia per creare nuove strutture che per acquisire aziende concorrenti. I principali sono Kos del gruppo Cir (De Benedetti), Tosinvest (Angelucci), Sereni Orizzonti della famiglia friulana Blasoni, ma dalla Francia sono già arrivati i giganti quotati Korian e Orpea. Da circa 15 anni l’Europa e il Canada hanno seguito gli Usa nella privatizzazione delle case per anziani. I governi hanno incoraggiato gli operatori privati attraverso i meccanismi di accreditamento. In Italia a fine 2017 nelle Rsa e Rsd (residenze per disabili) operavano 1.271 imprese, 702 delle quali private e profit, ma i quattro quinti del settore sono gestiti da istituzioni pubbliche e Onlus. L’offerta dei privati profit però è in costante crescita, trainata da rette mensili medie molto più alte di quelle del non profit poiché contengono la quota alberghiera. La retta sanitaria a copertura pubblica, che “pesa” tra il 30 e il 50% della retta totale, varia a livello regionale e vale dai 29 ai 64 euro al giorno.
Tra gli operatori italiani delle Rsa svetta Kos del gruppo Cir con il marchio “Anni Azzurri”. Gestisce 77 strutture in 10 regioni italiane, in Gran Bretagna e in India per oltre 7.300 posti letto: 48 Rsa, 12 centri di riabilitazione, 11 comunità terapeutiche psichiatriche, quattro cliniche psichiatriche, due ospedali, 24 sedi centri diagnostici e terapeutici, 23 centri ambulatoriali. Kos dà lavoro a oltre 6.400 persone, fattura 550 milioni e ha acquisito da poco la tedesca Charleston (48 Rsa, 4.200 posti, 3.800 dipendenti).
I dati della Tosinvest della famiglia Angelucci, che conta alcune decine di Rsa col marchio San Raffaele, non sono noti a livello consolidato perché schermati dietro una holding lussemburghese. Quello che possiamo dire, da fonti scoperte, è che Tosinvest è  tornata in utile grazie  a Three che controlla la holding italiana, e che ha archiviato il 2018 con un utile di 11 milioni dopo aver distribuito un acconto di dividendo di 153 milioni alla controllante Spa di Lantigos, anch’essa basata nel Granducato. Il core business è rappresentato dal settore della sanità e dalle residenze per anziani con 22 strutture e una capacità ricettiva di oltre 2mila 500 posti letto. Il gruppo è  proprietario anche di Libero, gruppo Corriere e Il Tempo. Per capirci sono quelli che hanno scelto come direttore di Libero il nonnetto di Bergamo che un giorno sì e un giorno pure sputa insulti e contumelie su Napoli, sul sud, sui meridionali e dice un mucchio di scemenze che oramai manco capisce più. L’altro giorno il nonnetto di Bergamo, ripetendo a pappagallo una stronzata detta dal presidente della Lombardia Attilio Fontana, è andato in giro per trasmissioni televisive a spiegare che i campani “campavano” bene perchè si curavano in Lombardia. Peccato che al vecchietto che dirige Libero non abbiamo detto che troppi dal Sud vanno verso Lombardia e Veneto per curarsi. E che per farli curare poi le regioni di provenienza (Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna, Molise) pagano ogni anno oltre un miliardo di euro. Tanto costa al sud il turismo sanitario. Ma il buon nonnetto che oramai ha il cervello infeltrito, queste cose non le capisce più. O forse finge di non capirle. Una cosa però l’ha capita. Avete presente la strage di centinaia di anziani nelle Residenze sanitarie del Nord Italia e di altri posti del Paese? Bene, Libero non ne parla proprio. Anzi, il nonnetto di Bergamo, ogni tanto ospita sul suo foglio qualche articolo di Renato Farina, il famoso agente Betulla, giornalista il cui pedigree è noto, per sputare addosso ai magistrati che indagano su questa carneficina. Ora, si possono mai accettare lezioni di morale da uno come il nonnetto bergamasco?
Quelle che vedete sono due pagine del giornale diretto dal nonnetto di Bergamo. O sputa addosso ai magistrati che indagano sulla carneficina nelle Rsa oppure vede quello che accade in Emilia Romagna

Sereni Orizzonti (il cui fondatore Massimo Blasoni, un personaggetto molto discusso) tra Italia, Germania e Spagna ha 80 strutture con 5.600 posti letto e fattura 200 milioni (+150% in quattro anni), sta realizzando una ventina di nuove Rsa per 2.400 posti in cinque regioni con un investimento di 180 milioni e punta 30 milioni per acquisizioni in Ue. A questi gruppi italiani fanno concorrenza operatori francesi.  C’è il gruppo Korian che conta 44 Rsa con circa 4.800 posti letto, otto centri diurni, 110 appartamenti per anziani con 200 posti letto, 12 case di cura riabilitative per 1.200 posti letto, tre servizi post acuzie, 19 centri ambulatoriali e diagnostici, tre comunità psichiatriche (65 posti), tre centri residenziali per disabili (200 posti) e due hospice. Il gruppo nel 2019 nel mondo aveva oltre 82.600 posti letto in 600 strutture, ricavi per 3,6 miliardi (+8,3% annuo), un utile netto di 136 milioni (+10,4%), con 353 milioni investiti nell’ acquisto di 20 strutture e un portafoglio immobiliare di oltre 2 miliardi. Grazie alle acquisizioni, in Italia i suoi ricavi sono cresciuti del 9,3% e i clienti sono aumentati del 150% in tre anni. L’ altro gigante è la francese Orpea , primo operatore mondiale con 96.577 posti letto autorizzati in 950 strutture di 14 Paesi tra Europa, Cina e Brasile. In Italia possiede 18 strutture, 1.980 posti letto e 1.422 collaboratori tra Rsa e cliniche di riabilitazione in Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto e Sardegna. A livello consolidato nel 2019 ha realizzato un fatturato di 3,74 miliardi (+9,4%) e un utile netto di 245,9 milioni (+11,6%). Ha da poco acquisito le olandesi September e Allerzorg e la tedesca Axion con un portafoglio immobiliare da oltre 6 miliardi.
Proprio gli immobili delle Rsa, grazie agli affitti garantiti da rette sostenute dal settore pubblico, ingolosiscono la finanza che dal 2006 vi ha investito un miliardo. In Italia una ventina di Sgr e Sicaf hanno in portafoglio strutture sanitarie, tra cui 50 Rsa per circa 5.600 posti letto inserite in 21 fondi immobiliari. Secondo Il Sole 24 Ore a comprare c’ è la Zaffiro del gruppo Mittel che ha preso sei immobili di Rsa già operative e punta ad acquisti per 120 milioni nei prossimi anni. Il Fondo innovazione salute di Cattolica Assicurazioni , gestito da Savills Investment Management, punta a comprare 10 Rsa per 800 posti letto investendo 150 milioni. Ream Sgr (fondi Geras) sta facendo acquisizioni e ha 1.300 posti letto di Rsa in portafoglio. Il motivo è semplice: l’ affitto di immobili alle Rsa genera rendimenti medi lordi annuali tra il 6 e il 7,5% l’ anno.
Torna in utile Finanziaria Tosinvest, holding italiana della famiglia Angelucci presieduta da Giampaolo Angelucci. Il consolidato 2018, infatti, s’è chiuso con un profitto di 623 mila euro che si confronta con i 5,5 milioni di perdita dell’esercizio precedente e parimenti e parimenti l’ordinario è passato da un rosso di 4 milioni ad un nero di 1,6 milioni. Il miglioramento è arrivato anche in Lussemburgo dove ha sede la Three che controlla la holding italiana, e che ha archiviato il 2018 con un utile di 11 milioni dopo aver distribuito un acconto di dividendo di 153 milioni alla controllante Spa di Lantigos, anch’essa basata nel Granducato. Significativo l’incremento dell’ebitda salito a 12,6 milioni dai 7,4 milioni del 2017 e del roe che da negativo per oltre il 4,2% è diventato positivo (0,51%). Anno su anno i ricavi italiani del gruppo sono aumentati da 62 a oltre 64 milioni: il core business, tramite la subholding San Raffaele, è rappresentato dal settore della sanità con 22 strutture e una capacità ricettiva di oltre 2mila 500 posti letto. Il gruppo è attivo anche nel real estate, nei media (con la proprietà di Libero, gruppo Corriere e Il Tempo) e nel facility management. A livello patrimoniale la posizione finanziaria netta a debito per 109,6 milioni è a fronte di un patrimonio netto di gruppo di 122 milioni.

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“Siamo famiglie – hanno ribadito dal megafono -, non siamo delinquenti, siamo persone che lavorano 14 ore al giorno”. Con il passare delle ore, e nonostante la pioggia, la tensione si e’ fatta sempre piu’ palpabile, soprattutto con l’arrivo in piazza dei rappresentanti di Casapound, guidati dal leader ostiense, Luca Marsella. Il tentativo di procedere in corteo verso piazza Montecitorio e’ stato respinto dagli agenti in tenuta anti-sommossa, mentre il gruppo di “IoApro” provava a mantenere le distanze dal movimento di estrema destra. “Non andate di la’, non e’ la nostra manifestazione quella”, urlava uno di loro. Dalle retrovie e’ partito poi il lancio di bottiglie, petardi e fumogeni verso il cordone di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza, costringendo le forze dell’ordine a fare arrivare sul posto anche un idrante, poi mai usato. Da quel momento in poi la piazza si e’ divisa in due, con il gruppo di “IoApro” da un lato e Casapound dall’altro. E proprio quando la manifestazione sembrava sopita, un centinaio di manifestanti si e’ prima diretto verso piazza del Popolo e poi e’ riuscito a raggiungere via dei Prefetti, a due passi dal Parlamento, venendo di nuovo bloccati dalla polizia. Ma i momenti piu’ delicati si sono registrati poco dopo quando l’ultimo presidio dei manifestanti ha sfilato in corteo su via del Corso fino a piazza del Popolo. Li’ hanno bloccato il traffico sul Muro Torto, arteria a grande scorrimento di Roma, finendo per essere caricati dalle forze dell’ordine. La lunga giornata di scontri e tensioni si chiude con l’incontro di una delegazione al Ministero dell’Economia, ricevuta dal sottosegretario Claudio Durigon. Un’interlocuzione per raccogliere le richieste dei manifestanti e cercare di placare l’ira di una categoria ormai allo stremo, dopo un anno tra chiusure e divieti. “Dall’incontro con il sottosegretario Durigon e’ emerso che l’intenzione del governo e’ quella di valutare eventuali riaperture con il ritorno alle zone gialle – ha detto Carriera -. La decisione si prendera’ sulla base dei dati che arrivano il venerdi’, e noi fino a quel giorno continueremo a protestare”. Inevitabile monta anche la polemica politica, con Pd, M5S e Leu che hanno appoggiato la protesta condannando pero’ gli scontri e la presenza in piazza di Casapound. “Comprendiamo le difficolta’ che vivono tanti cittadini a causa delle necessarie restrizioni dovute alla pandemia – si legge in una nota del gruppo pentastellato -, ma questo non giustifica che la protesta e il legittimo diritto di critica si tramuti in violenza, che e’ sempre da condannare”. “Abbiamo il massimo rispetto per chi protesta in piazza e vanno sostenute concretamente tutte le categorie in grave difficolta’ a causa del Covid-19 – le parole dell’ex ministro, Francesco Boccia -. Ma cosa c’entra oggi Casapound con i ristoratori in una piazza non autorizzata?”

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Inchiesta mascherine, Arcuri indagato per peculato: non so nulla ma sono pronto a collaborare

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12 Aprile 2021

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Fulvio Miele

L’ex commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri, tornato ad occuparsi solo di Invitalia da quando il premier Mario Draghi ha messo la campagna per le vaccinazioni nelle mani del generale Francesco Figliuolo, sarebbe indagato dalla procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta sulle mascherine. Arcuri, difeso dall’avvocatessa Grazia Volo, ha detto di non sapere nulla della notizia – pubblicata dal quotidiano ‘La Verita” – e ha confermato che sia lui che la struttura per la gestione dell’emergenza che ha diretto “continueranno, come dall’inizio dell’indagine, a collaborare con le autorita’ inquirenti nonche’ a fornire loro ogni informazione utile allo svolgimento delle indagini”. L’accusa, in base a quanto ha scritto il giornale diretto da Maurizio Belpietro sarebbe contenuta nel fascicolo sulla maxi-fornitura del valore di 1,25 mld di euro per l’acquisto di centinaia di milioni di mascherine cinesi oggetto dell’inchiesta dei pm romani che sospettano che una ‘cricca’ di affaristi abbia approfittato dell’emergenza sanitaria per accaparrarsi profitti ingenti ai danni del committente pubblico. Anche Antonio Fabbrocini, stretto collaboratore di Arcuri e responsabile unico per la procedura di acquisizione dei circa 800 milioni di mascherine, da tre diversi consorzi cinesi, sarebbe indagato per peculato. Il 24 febbraio scorso, per l’arrivo in Italia di una parte di questi dispositivi di protezione senza certificazione, c’e’ stato un arresto e quattro misure interdittive. Sia Arcuri che il suo ex ‘braccio destro’ attendono che il gip Paolo Taviano decida se accogliere o meno la richiesta di archiviazione della loro posizione in relazione all’accusa di corruzione precedentemente mossa, come richiesto dalla Procura di Roma. Nel frattempo e’ arrivata la nuova accusa. A spingere i pm Fabrizio Tucci e Gennaro Varone a contestare ad Arcuri e Fabbrocini il nuovo reato, il peculato, sarebbe quanto emerso dalla richiesta di rogatoria inoltrata a San Marino il 2 febbraio e integrata successivamente da altri documenti. I pm di Piazzale Clodio sono alla ricerca dei soldi relativi agli affidamenti effettuati dal commissario straordinario Arcuri a favore dei tre consorzi cinesi con la mediazione di quattro imprese italiane: la Sunsky srl, la Partecipazioni spa, la Microproducts It srl e la Guernica srl. L’attivita’ di intermediazioni sarebbe stata strapagata, con provvigioni per circa 70 milioni di euro. Arcuri ha sempre negato di essere al corrente di questi mega-compensi, tramite ricarico sul prezzo, e ha sostenuto invece di essere stato “oggetto di illecite strumentalizzazioni da parte degli intermediari. In questo presunto giro di traffico di influenze sono indagati – tra gli altri – l’ex giornalista Rai Mario Benotti, l’ingegnere milanese Andrea Tommasi e il suo socio, il banchiere sanmarinese Daniele Guidi, e il trader ecuadoriano Jeorge Solis. Ironico il commento di Matteo Salvini: “Ma dai… Chi l’avrebbe mai detto che l’uomo di Conte sarebbe stato indagato? Aspettiamo l’inchiesta sui banchi con le rotelle”, scrive su fb il leader della Lega.

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