La Casa Bianca ha ammesso l’esistenza di un grave errore nella gestione delle informazioni sensibili sugli attacchi agli Houthi condivise attraverso la piattaforma di messaggistica criptata Signal. Un passo falso che ha già sollevato forti polemiche politiche e sollecitato richieste di indagine formale, soprattutto per via dell’inclusione accidentale nella chat di un giornalista.
La portavoce Leavitt: «Errore da non ripetere»
Karoline Leavitt, portavoce dell’amministrazione, ha riconosciuto l’errore, assicurando che saranno apportati cambiamenti affinché «una cosa del genere non accada mai più». Tuttavia, ha accusato i media di gonfiare la vicenda, minimizzandone la portata pubblica. In realtà, il clamore è cresciuto anche per l’assenza di trasparenza: la Casa Bianca non ha fornito aggiornamenti sull’indagine interna annunciata.
Indagini e tribunali
Il giudice federale James Boasberg ha convocato d’urgenza l’amministrazione Trump per fare chiarezza: un’associazione ha fatto causa sostenendo che i messaggi sulla chat – soggetti a cancellazione automatica – dovevano essere conservati per legge negli Archivi Nazionali. Boasberg non è una figura gradita all’ex presidente, che ne aveva chiesto l’impeachment in passato.
Il presidente della Commissione Forze Armate del Senato, il repubblicano Roger Wicker, ha chiesto – insieme a un collega democratico – un’indagine ufficiale dell’ispettore generale del Dipartimento della Difesa. Ma il Dipartimento di Giustizia, per voce della ministra Pam Bondi, ha specificato che si trattava di informazioni «sensibili ma non classificate».
Il rischio per la sicurezza e i rapporti internazionali
L’ex capo dell’intelligence canadese, Richard Fadden, ha espresso forte preoccupazione per la gestione disinvolta della questione. La fuga di notizie, ha detto, potrebbe minare la fiducia tra i Paesi dell’accordo “Five Eyes” (USA, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda) che condividono intelligence strategica.
Le gaffe di Waltz e la reazione della stampa
Al centro della bufera c’è il consigliere per la Sicurezza nazionale Mike Waltz, che avrebbe aggiunto per errore alla chat un giornalista di nome Jeffrey Goldberg, direttore dell’Atlantic. Waltz avrebbe poi chiesto aiuto addirittura a Elon Musk per comprendere come il numero sia finito nella chat. Una mossa che Goldberg ha definito «ridicola».
Dall’interno della Casa Bianca filtrano giudizi durissimi: «Tutti concordano su una cosa: Waltz è un idiota», avrebbe detto una fonte a Politico. Intanto riviste come Der Spiegel e Wired hanno scoperto dati sensibili, email e password di funzionari vicini a Trump sparsi online, aggravando ulteriormente il quadro.
Il tema del doppio standard
Infine, in molti a Washington notano un preoccupante «doppio standard»: se l’errore fosse stato commesso da un ufficiale o un funzionario, sarebbe già stato sospeso o incriminato. Ma ai vertici politici sembra vigere un’altra giustizia. «La gente si chiede: quali sono le regole per i nostri leader?», ha osservato ancora Goldberg.
Una domanda che rischia di restare senza risposta.