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Economia

Campari, sequestro da 1,3 miliardi alla holding Lagfin: il titolo resiste in Borsa dopo il crollo iniziale

La Guardia di Finanza ha sequestrato azioni Campari per 1,3 miliardi di euro alla holding Lagfin per presunta evasione dell’exit tax. Dopo un avvio in calo del 6%, il titolo ha chiuso in flessione del 2,4%. Il gruppo rassicura: nessun impatto sull’attività.

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Giornata di forti tensioni per Campari a Piazza Affari, dopo il sequestro preventivo di azioni per un valore di quasi 1,3 miliardi di euro — circa il 16% del capitale — disposto dalla Guardia di Finanza nei confronti della holding Lagfin, controllata dalla famiglia Garavoglia, per presunto mancato pagamento dell’exit tax legato al trasferimento del controllo dall’Italia al Lussemburgo.

Il titolo del gruppo, che in apertura aveva perso quasi il 6%, ha poi limitato le perdite al 2,4%, chiudendo a 5,89 euro. Gli operatori di mercato ritengono che Lagfin possa raggiungere un accordo transattivo con l’Agenzia delle Entrate, riducendo così l’importo effettivamente dovuto.


Il precedente Exor e le ipotesi sul tavolo

Gli analisti hanno ricordato il precedente del trasferimento di sede di Exor in Olanda, conclusosi con un compromesso economico con il Fisco italiano.
Anche in questo caso, l’ipotesi prevalente è che Lagfin possa negoziare una cifra inferiore al sequestro da 1,3 miliardi, evitando così la vendita di una parte significativa delle azioni Campari sul mercato.

Il bond convertibile Lagfin da 429 milioni di euro, ancora in circolazione, contiene infatti un covenant che limita l’accesso a nuovi finanziamenti oltre certe soglie. Secondo una stima di Equita, qualora la sanzione venisse confermata, Lagfin dovrebbe reperire circa 950 milioni di euro, pari a circa il 13% del capitale Campari, tramite un collocamento di azioni.

Tuttavia, la famiglia Garavoglia potrebbe optare per un aumento di capitale in Lagfin piuttosto che per una vendita, vista la bassa quotazione attuale del titolo e le prospettive di recupero legate alla nuova strategia industriale.


Il Capital Market Day del 6-7 novembre

La situazione arriva a pochi giorni dal Capital Market Day di Campari, previsto per il 6 e 7 novembre, durante il quale il nuovo amministratore delegato Simon Hunt illustrerà le linee strategiche del gruppo.
Pur senza fornire obiettivi numerici, Hunt punterà a convincere gli investitori della solidità del portafoglio di marchi e delle prospettive di crescita a medio termine.


Le rassicurazioni del gruppo

Sia Campari che Lagfin hanno diffuso una nota ufficiale per chiarire la situazione.
La società produttrice di Aperol, Campari e Skyy Vodka ha precisato che nessuna delle aziende del gruppo è oggetto di indagine e che il provvedimento non avrà impatti operativi o finanziari sulla società quotata.

Dal canto suo, Lagfin ha affermato che “si difenderà vigorosamente con sereno rigore in tutte le sedi competenti”, sottolineando che il sequestro “non è assolutamente in grado di intaccare la partecipazione di controllo” detenuta nel gruppo Campari.


Il mercato guarda oltre la tempesta

L’attenzione degli investitori ora si concentra sulle mosse future della famiglia Garavoglia e sulle strategie di rilancio di Simon Hunt, chiamato a consolidare il posizionamento del gruppo nel settore premium del beverage.
Il titolo, pur penalizzato dal sequestro, ha mostrato una tenuta migliore del previsto, segno che i mercati scommettono su una rapida soluzione della controversia fiscale e su un progressivo ritorno alla normalità per il gruppo simbolo dell’aperitivo italiano.

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Economia

Eni e Petronas insieme per una Newco da 15 miliardi: nasce il polo del gas nel Sud-est asiatico

Eni e Petronas creano una nuova società per lo sviluppo del gas in Indonesia e Malesia. Investimenti per oltre 15 miliardi di dollari in cinque anni e una produzione destinata a superare i 500.000 barili di olio equivalente al giorno.

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Eni e la malese Petronas hanno siglato un accordo storico per creare una nuova società nel settore del gas che investirà 15 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. L’intesa, firmata durante la conferenza Adipec di Abu Dhabi, prevede la fusione dei rispettivi asset upstream in Indonesia e Malesia, con l’obiettivo di raggiungere una produzione superiore a 500.000 barili di olio equivalente al giorno.

L’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, e il presidente e ceo di Petronas, Tengku Muhammad Taufik, hanno definito l’operazione un “game changer”, destinato a rafforzare la leadership delle due compagnie nel panorama energetico mondiale.


Un modello già sperimentato con successo

La Newco, che sarà deconsolidata dal bilancio Eni, seguirà un modello già collaudato con Vår Energi in Norvegia, AzuleEnergy in Angola e Ithaca Energy nel Regno Unito. Opererà come entità autonoma, in grado di finanziarsi sul mercato in modo indipendente, pur garantendo dividendi significativi al gruppo italiano.

È un punto di svolta che porta alla massima evoluzione del nostro modello industriale — ha spiegato Descalzi — grazie all’eccellenza esplorativa di Eni e alla capacità di realizzare progetti fast track con disciplina finanziaria rigorosa”.


Obiettivo: 3 miliardi di barili di riserve e otto nuovi progetti

Il piano di sviluppo prevede otto nuovi progetti e 15 pozzi esplorativi, con la messa in produzione di circa 3 miliardi di barili di olio equivalente di riserve già scoperte. La nuova società valorizzerà inoltre un potenziale esplorativo stimato in 10 miliardi di barili equivalenti a basso rischio.

Dalla base produttiva iniziale di 300.000 barili al giorno, la Newco punta a superare i 500.000 barili al giorno, integrando le competenze di Eni e Petronas su 19 asset complessivi: 14 in Indonesia e 5 in Malesia.


Un polo energetico nel cuore del Sud-est asiatico

La joint venture rappresenta per Eni un importante consolidamento nel Sud-est asiatico, un’area strategica e in forte crescita della domanda energetica.
Diversificare è essenziale per non dipendere da un solo soggetto o da una sola fonte”, ha osservato Descalzi, sottolineando che la sfida del futuro dell’energia sarà “ampliare la geografia e le tecnologie” per garantire sicurezza e sostenibilità.

Il closing dell’operazione è previsto nel 2026, dopo le necessarie approvazioni regolatorie e governative in Malesia e Indonesia.


L’avvertimento del Qatar e il nodo europeo sulle regole ambientali

Durante la conferenza di Abu Dhabi, il ministro dell’Energia del Qatar ha avvertito l’Europa che, se le regole ambientali sulle importazioni di gas non saranno alleggerite, le esportazioni di Gnl dal Golfo potrebbero ridursi.

Una preoccupazione condivisa anche da Descalzi:
Con la direttiva europea stiamo creando una barriera agli esportatori, qualcosa di peggiore dei dazi — ha dichiarato — ma sono fiducioso che Bruxelles ammorbidisca presto le sue richieste”.


Una nuova frontiera per la strategia globale di Eni

Con questa operazione, Eni consolida il suo ruolo di protagonista nella transizione energetica globale, puntando su un modello di crescita flessibile, sostenibile e diversificato.

Dall’Angola all’Argentina, passando per il Sud-est asiatico, il gruppo guidato da Descalzi si conferma tra i player più dinamici del settore, capace di coniugare innovazione industriale e leadership geopolitica.

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Economia

OpenAI sigla un accordo da 38 miliardi con Amazon per la potenza di calcolo: verso la quotazione in Borsa

OpenAI investe 38 miliardi di dollari in Amazon Web Services per ottenere potenza di calcolo da chip Nvidia. L’accordo segna la svolta industriale della startup di Sam Altman e la prepara alla quotazione in Borsa entro il 2027.

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OpenAI ha firmato un accordo miliardario con Amazon da 38 miliardi di dollari per assicurarsi parte della potenza di calcolo offerta dai data center di Amazon Web Services (AWS).
L’intesa, che garantisce l’accesso a centinaia di migliaia di chip Nvidia, rappresenta una svolta per la startup fondata da Sam Altman, ormai passata da laboratorio di ricerca a vero colosso dell’industria tecnologica.

Per l’intelligenza artificiale è necessaria una potenza di calcolo massiccia e affidabile. La nostra partnership con AWS rafforza l’ecosistema che alimenterà questa nuova era”, ha dichiarato Altman, presentando l’accordo di durata settennale.


Un’alleanza che riduce la dipendenza da Microsoft

L’intesa con Amazon segna anche un nuovo equilibrio nei rapporti di OpenAI con Microsoft, che fino a inizio 2025 deteneva un accordo esclusivo di cloud-computing con la startup.
La collaborazione con AWS consente ora ad Altman di diversificare le fonti di calcolo e di ottenere maggiore flessibilitànel gestire i carichi di lavoro legati ai modelli di intelligenza artificiale più avanzati.

OpenAI sta ampliando la rete delle proprie partnership tecnologiche, dopo gli accordi siglati con Nvidia, Broadcom, Oracle e Google, in un piano di investimenti che, secondo gli analisti, potrebbe superare i 1.500 miliardi di dollari nei prossimi anni.


La spinta verso la quotazione in Borsa

Per molti osservatori, l’intesa con Amazon rappresenta un passo strategico verso la quotazione in Borsa di OpenAI, prevista entro il 2027.
L’IPO, se confermata, potrebbe diventare una delle più grandi della storia, consolidando il ruolo di OpenAI come leader mondiale dell’intelligenza artificiale generativa.


Nvidia e il boom dell’IA: “Non è una bolla”

A beneficiare dell’accordo è anche Nvidia, fornitrice dei chip più richiesti al mondo. Il suo amministratore delegato, Jensen Huang, ha respinto l’idea di una possibile bolla tecnologica:

“Non penso che siamo in una bolla. La domanda di potenza di calcolo è reale e crescerà in modo esponenziale.”


Amazon punta a rilanciare AWS dopo la concorrenza di Microsoft e Google

Per Amazon, che ha già investito miliardi nella rivale Anthropic, la collaborazione con OpenAI rappresenta un passo cruciale per consolidare la leadership del proprio business cloud.
Negli ultimi mesi, AWS ha visto crescere i ricavi del 20%, ma resta dietro alle performance record di Microsoft Azure (+40%) e Google Cloud (+34%), che hanno accelerato grazie all’IA.

L’intesa con OpenAI offre ad Amazon un’occasione per riconquistare terreno e per capitalizzare la fame di calcolo delle aziende impegnate nello sviluppo di modelli linguistici e sistemi di machine learning.


Microsoft guarda agli Emirati Arabi: nuovi investimenti per 8 miliardi

Mentre OpenAI tende la mano ad Amazon, Microsoft guarda invece al Medio Oriente.
Il colosso di Redmond ha ottenuto dagli Stati Uniti una licenza speciale per esportare chip Nvidia negli Emirati Arabi Uniti, diventati un nodo strategico per Washington nella competizione tecnologica con la Cina.

Con il via libera, Microsoft investirà 8 miliardi di dollari tra il 2026 e il 2029, dopo i 7,3 miliardi spesi negli ultimi tre anni.
Una mossa che, però, rischia di sollevare tensioni politiche a Washington, dove diversi membri del Congresso temono che accordi tecnologici con paesi vicini a Pechino possano mettere a rischio la sicurezza nazionale americana.


L’asse tra OpenAI e Amazon, unito alla corsa globale per il controllo delle infrastrutture di calcolo, segna l’inizio di una nuova era dell’intelligenza artificiale, in cui la potenza tecnologica diventa la moneta più preziosa e la competizione si gioca sempre più sui server e sui chip.

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Economia

Mercato auto in calo a ottobre: -0,6% in attesa degli incentivi. Stellantis in controtendenza

Ottobre negativo per il mercato automobilistico italiano: -0,6% rispetto al 2024. Gli incentivi partiti tardi frenano le vendite. In crescita Stellantis, stabile il Gpl, boom per i marchi cinesi.

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Ottobre si chiude con un segno negativo per il mercato automobilistico italiano, penalizzato dall’attesa per l’attivazione dei nuovi incentivi statali, partiti solo il 22 ottobre.
Secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono state immatricolate 125.826 autovetture, in calo dello 0,6% rispetto a ottobre 2024.
Gli operatori del settore parlano di un “mese congelato”, in cui molti acquirenti hanno preferito rimandare l’acquisto in vista delle agevolazioni per le auto elettriche e ibride.


Nei primi dieci mesi -2,7% di immatricolazioni

Il bilancio dei primi dieci mesi dell’anno resta negativo: da gennaio a ottobre 2025 le immatricolazioni sono state 1.293.366, in calo del 2,7% rispetto allo stesso periodo del 2024.
A distinguersi, però, è la forte crescita dei marchi cinesi, che segnano un incremento del 7,9%, quasi il doppio rispetto al 4,6% dello scorso anno.
Il brand BYD è quello più dinamico: a ottobre ha immatricolato 1.867 vetture, quattro volte in più rispetto al 2024.


Stellantis cresce e consolida la leadership

In controtendenza rispetto al mercato generale, Stellantis registra un ottimo ottobre, con 33.704 auto vendute, pari a un +5,2% rispetto allo stesso mese del 2024.
La quota di mercato del gruppo sale così al 26,8% (dal 25,3% di un anno fa). Nei dieci mesi, tuttavia, le immatricolazioni totali del gruppo si attestano a 367.321, in calo del 7,6% rispetto al 2024, con una quota complessiva del 28,2%.

Questi risultati testimoniano la solidità della strategia Stellantis e la capacità del gruppo di rispondere alle sfide del mercato”, ha dichiarato Antonella Bruno, managing director di Stellantis Italia.
Tra i modelli più venduti spiccano la Grande Panda e la Fiat Pandina, al primo posto con una quota del 6%, seguite dalla Jeep Avenger (terzo posto con il 3,2%) e dalla Citroën C3 (quinta con il 2,4%).


Le previsioni: -3,6% nel 2025 rispetto all’anno precedente

Il Centro Studi Promotor, proiettando i risultati dei primi dieci mesi, stima per il 2025 un totale di 1.502.836 immatricolazioni, con un calo del 3,6% rispetto al 2024 e del 21,6% rispetto al 2019, prima della pandemia.

Secondo Unrae, si consolida la tenuta del mercato Gpl, che nel mese rappresenta il 9,6% delle immatricolazioni, valore analogo a quello delle auto diesel (9,3%), ormai penalizzate da normative e limitazioni nei centri urbani.

Le auto elettrificate, dalle mild hybrid alle full hybrid, fino a plug-in e elettriche pure (Bev), rappresentano ormai stabilmente oltre la metà del mercato, con una quota del 58% a ottobre.


Federauto: “Mercato sostenuto da noleggio e autoimmatricolazioni”

Per Federauto, il mese di ottobre evidenzia un quadro disomogeneo: “Le vendite sono sostenute soprattutto dalle autoimmatricolazioni dei concessionari e dal noleggio, mentre il mercato privato resta in calo”.
Un segnale che, secondo la federazione, “dimostra quanto il settore sia ancora in attesa di una politica di incentivi chiara, stabile e capace di orientare davvero i consumatori verso una mobilità più sostenibile”.

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