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Camera di Commercio di Napoli: il decreto di De Luca assegna 19 seggi a Fiola, le associazioni storiche annunciano ricorsi

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Dopo oltre dieci mesi di commissariamento e due anni di battaglie legali, la Camera di Commercio di Napoli si avvicina a un nuovo assetto. La Regione Campania ha firmato il decreto che assegna i seggi del consiglio camerale, attribuendo una netta maggioranza alla coalizione guidata da Ciro Fiola, con 19 seggi contro un solo consigliere assegnato alle associazioni storiche come Unione Industriali e Acen.

Nonostante il decreto, la vicenda è tutt’altro che chiusa: le associazioni storiche hanno già annunciato un nuovo ricorso legale, aggiungendo un ulteriore ostacolo al ritorno di Fiola alla guida dell’Ente, un processo che potrebbe concludersi nel giro di due mesi.

Il decreto e la distribuzione dei seggi

Il documento, firmato dal governatore Vincenzo De Luca, ufficializza la ripartizione dei posti nel Consiglio Camerale. Un atto che arriva dopo mesi di verifiche portate avanti dal commissario Raffaele Cannizzaro e dopo numerosi ricorsi amministrativi. Il decreto sancisce una netta prevalenza della coalizione di Fiola, che include Aicast, Assimprese, Casartigiani e Confartigianato.

Ecco la ripartizione dei seggi:

  • Settore industria: 4 seggi alla coalizione Fiola
  • Settore servizi alle imprese: 4 seggi alla coalizione Fiola
  • Turismo: 2 seggi alla coalizione Fiola
  • Commercio: 6 seggi alla coalizione Fiola, 1 alle associazioni storiche
  • Artigianato, trasporti e cooperazione: 1 seggio ciascuno alla coalizione Fiola

Rimangono fuori dalla rappresentanza Acen e Confcommercio, quest’ultima esclusa dal Consiglio di Stato per mancanza del requisito della rappresentatività provinciale.

Oltre ai 19 seggi assegnati alla coalizione di Fiola e all’unico posto per le associazioni storiche, restano 5 seggi da distribuire:

  • 1 seggio all’ABI (Credito e Assicurazioni)
  • 1 seggio a Coldiretti (Agricoltura)
  • 3 seggi a consumatori, sindacati e professioni

La procedura per l’insediamento del nuovo consiglio

Ora le associazioni hanno 30 giorni di tempo per indicare i nomi dei propri rappresentanti. Dopo le verifiche sui candidati, sarà convocata la prima riunione del Consiglio Camerale per l’insediamento ufficiale. La nomina del presidente, invece, arriverà solo alla seconda seduta, un passaggio che potrebbe richiedere almeno altri due mesi.

Nuovo ricorso in arrivo: le associazioni storiche pronte a tornare in tribunale

Mentre la procedura per la formazione del nuovo Consiglio procede, le associazioni storiche annunciano battaglia legale. Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell’Unione Industriali, e Angelo Lancellotti, numero uno dell’Acen, hanno dichiarato:

“Chiederemo presto l’accesso agli atti. Avremmo voluto evitarlo, ma siamo costretti a portare la vicenda nelle aule giudiziarie”.

I due rappresentanti non attribuiscono responsabilità dirette a De Luca, ma criticano la documentazione trasmessa alla Regione, definendola “lacunosa in molti aspetti tecnici”.

“Siamo solo all’annuncio di una partita che non è neppure iniziata. Non riconosciamo alcuna rappresentatività né legittimità a un Ente i cui vertici sono stati selezionati in mancanza di qualsiasi criterio ragionevole”, hanno aggiunto.

Fiola: “Pronti a nuove battaglie legali, denunceremo il sistema di potere camerale”

Diverso il tono del presidente uscente Ciro Fiola, che ha accolto con soddisfazione il decreto, attaccando duramente le opposizioni:

“Per dieci lunghi mesi si è tenuta la Camera di Commercio bloccata, in maniera strumentale e artificiosa. Le opposizioni continuano ad annunciare denunce, ma si andranno semplicemente ad aggiungere alle nostre già presentate, e non escludiamo di presentarne altre”.

Fiola ha inoltre annunciato una conferenza stampa per raccontare ai cittadini le dinamiche interne all’Ente: “Vogliamo informare tutti i campani su come è stato gestito il sistema camerale e da chi”.

Conclusione: un futuro ancora incerto per la Camera di Commercio

Nonostante il decreto di De Luca abbia posto fine a una lunga fase di stallo, la governance della Camera di Commercio di Napoli è tutt’altro che risolta. La battaglia legale è destinata a proseguire, con le associazioni storiche pronte a ricorrere ancora una volta ai tribunali per contestare la rappresentatività del nuovo consiglio.

Se non ci saranno ulteriori intoppi, Fiola potrebbe tornare alla guida dell’Ente entro due mesi, ma il clima resta incandescente e l’ennesima fase di incertezza pesa su un’istituzione cruciale per l’economia napoletana.

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Elezioni comunali con 23 liste a Bisegna: il trucco della vacanza retribuita dietro una farsa elettorale

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Incredibile ma vero: 23 liste si sono presentate per le elezioni amministrative di Bisegna, minuscolo comune abruzzese in provincia dell’Aquila, con appena 212 abitanti. Un numero spropositato che nasconde una realtà scandalosa: 21 liste su 23 sono composte da agenti della polizia penitenziaria che si sono candidati non per partecipare davvero al processo democratico, ma per usufruire di un mese di aspettativa retribuita, garantita dalla legge, con la scusa della campagna elettorale.

Il vero scopo: un mese di ferie pagate

Delle 23 liste, solo due rappresentano candidati locali che hanno a cuore il futuro del paese. Le altre sono state messe in piedi esclusivamente per consentire ai candidati di prendere ferie retribuite: un abuso normativo che trasforma le elezioni, fondamento della democrazia, in una comoda vacanza a spese dei contribuenti. Una beffa clamorosa, soprattutto se si pensa che alle ultime elezioni hanno votato solo 150 persone.

Un meccanismo che tradisce la fiducia nelle istituzioni

Questa vicenda getta un’ombra pesante sulla credibilità del sistema elettorale locale. Organizzare liste fittizie per ottenere privilegi economici senza alcuna intenzione di governare o migliorare la vita di una comunità tradisce lo spirito delle elezioni, nate per consentire ai cittadini di scegliere chi li rappresenterà davvero.

Un caso che chiede risposte immediate

La situazione di Bisegna impone una riflessione urgente: è inaccettabile che le regole, pensate per garantire la partecipazione democratica, vengano piegate a interessi personali. Serve un intervento normativo che blocchi questi abusi e ristabilisca il rispetto per un diritto fondamentale come quello del voto.

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Un 19enne muore in un incidente in bicicletta

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Un giovane di 19 anni, di origine nigeriana, è morto questa sera in un incidente stradale avvenuto lungo via Roma, a Roscigno, nel Salernitano. Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo, ospite del centro di accoglienza Sai del comune degli Alburni, stava rientrando dopo aver fatto la spesa quando ha perso il controllo della bicicletta ed è finito contro un albero sul lato opposto della carreggiata. Restano da chiarire le cause dell’impatto: al momento non si esclude alcuna ipotesi, dal coinvolgimento di altri veicoli a una manovra improvvisa per evitare un ostacolo. Possibile anche che il giovane abbia avuto difficoltà a gestire le buste della spesa durante la pedalata. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118, ma per il 19enne non c’era più nulla da fare. Per risalire all’esatta dinamica dell’incidente indagano i carabinieri della compagnia di Sala Consilina.

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Identikit del nuovo Papa, chi raccoglie eredità Francesco

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Il principale, grande nodo che i cardinali che si riuniranno nella Sistina dovranno sciogliere nell’individuare la figura del nuovo Pontefice sarà su chi potrà raccogliere la grande eredità di papa Francesco. I tanti cantieri aperti lasciati dal Pontefice scomparso, i “processi avviati” come li chiamava lui, sono altrettanti capitoli di cui scrivere un futuro e su cui, se possibile, non fermarsi, né tanto meno tornare indietro. Quando dodici anni fa si dimise Benedetto XVI, la Chiesa attraversava una grave crisi, provata dagli scandali come il primo Vatileaks, le ondate di rivelazioni sugli abusi sessuali – peraltro favorite proprio da Ratzinger, il primo a promuovere la ‘tolleranza zero’ -, e la stessa rinuncia del Papa per l’età avanzata e le difficoltà nel fare fronte alle resistenze interne, che avevano fatto fortemente ondeggiare la ‘barca di Pietro’.

E il mandato dei cardinali a chi sarebbe diventato il nuovo Papa era stato di rifondare la Chiesa su una nuova base di rinascita cristiana e di rilanciata missione evangelizzatrice. Proprio quello che ha perseguito, non senza pesanti ostacoli, Jorge Mario Bergoglio in questi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che rimettono in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che dovrà raccogliere il prossimo, e 266/o, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e portarle avanti secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per il pastore universale di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

Questo, insomma, sarà l’identikit del nuovo Papa, almeno per chi pensa che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può tornare indietro”. E, a parte gli elenchi dei papabili e i possibili fronti contrapposti, nelle congregazioni generali pre-Conclave, come accadde proprio nel 2013 con la successiva elezione di Francesco, avrà la meglio chi nei propri interventi riuscirà a trasmettere carisma e a catalizzare maggiormente i convincimenti dei confratelli. Non mancherà certo l’assalto dei restauratori, di chi nel Collegio cardinalizio vorrebbe riportare indietro l’orologio della storia e fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o peggio ancora le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate.

Il fatto che ben 108 dei 135 cardinali elettori, cioè l’80 per cento, siano stati nominati da Francesco non garantisce sul risultato finale: si tratta di un gruppo molto composito, tra cui molti non si conoscono fra loro, e che comprende anche fieri oppositori della linea di Bergoglio. Un nome per tutti, l’ex prefetto per la Dottrina della fede, Gerhard Ludwig Mueller, fiero oppositore della linea bergogliana. L’esito del Conclave è dunque molto incerto. E a parte i favoriti elencati finora dai media, è possibile che alla fine prevalga un nome del tutto a sorpresa.

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