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Bolle: dopo il voto massima attenzione alla danza

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L’immagine sara’ suggestiva e di forte impatto. Alla sbarra, in Piazza Duomo a Milano, 1500 allievi di centinaia di scuole di danza italiane, tutti vestiti di bianco, si eserciteranno in una lezione collettiva; al centro, nel ruolo di maestro, Roberto Bolle. “La sbarra e’ il nostro strumento di studio e di lavoro – ha spiegato l’etoile del Teatro alla Scala, appena rientrato da una tourne’e in Australia -. Ed e’ proprio su questo che vogliamo richiamare l’attenzione: la danza e’ sempre stata considerata una cenerentola, invece e’ rappresentata da migliaia di ragazzi che ogni giorno si mettono al lavoro con passione e dedizione, mentre le compagnie chiudono per mancanza di fondi: la danza da’ anche lavoro”. Dopo l’appello alla Camera dei Deputati del dicembre scorso (‘basta con lo scempio della danza’), Bolle prepara il suo nuovo messaggio a sostegno del settore durante On Dance, l’evento da lui creato a Milano dal 2018, quest’anno dal 2 al 5 settembre. Il Ballo in Bianco, come e’ stato battezzato, e’ tra gli appuntamenti clou, domenica mattina 4 settembre. “E’ in continuita’ con quello che dico da anni alle istituzioni sui giornali, in tv, pubblicamente – ha detto Bolle -. Dopo l’audizione alla Camera era stato creato un tavolo istituzionale, e’ stato prodotto un documento che doveva essere portato all’attenzione del ministero, ma ora ci sono le elezioni, quindi bisognera’ aspettare il prossimo governo per capire come si potra’ andare avanti”. “Il lavoro del tavolo andava nella direzione che avevamo chiesto, cioe’ di rivedere la ridistribuzione del Fus, incentivare le nostre compagnie, rispetto a prenderle dall’estero, e di conseguenza anche incentivare le produzioni, quindi rinnoviamo l’appello per chi prendera’ in mano la situazione in futuro: la danza merita la massima attenzione, un’attenzione che negli ultimi decenni non c’e’ mai stata”. In attesa di vedere Bolle al teatro degli Arcimboldi con il ritorno del suo ‘Bolero’ di Maurice Be’jart e su Rai1 con il programma del primo gennaio ‘Danza con me’ (‘anche questo e’ un momento molto importante per diffondere sempre piu’ la danza’), l’edizione 2022 di On Dance si preannuncia gia’ da record. Sono state cosi’ tante le richieste di iscrizione per i vari incontri in giro per Milano, tra open class, spettacoli, balli sotto le stelle, che il sito della manifestazione e’ andato ben presto in tilt. “Non pensavo neppure io ad un cosi’ grande entusiasmo – ha ammesso -. Quest’anno poi ci sono tante novita’ e due in particolare vorrei sottolinearle: l’incontro ‘La Danza come Cura’ che trattera’ dei benefici del ballo non solo come alimento dell’anima, ma anche in funzione del benessere da un punto di vista fisico e psicologico, e il Final Show il 5 sera al Castello Sforzesco, dove, in collaborazione con il Comune di Milano, 500 ingressi saranno riservati a persone e nuclei familiari individuati in collaborazione con i servizi sociali, cosi’ portero’ la danza al di la’ delle barriere sociali, e tra coloro che in genere non possono certo seguirmi alla Scala o agli Arcimboldi”. Non manchera’ anche un messaggio di pace, durante la serata conclusiva del 5, aperta da un’esibizione dell’Accademia Ucraina.

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Cairo: non sono uno squalo, serve tax credit per le tv

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Urbano Cairo protagonista nella prima giornata della 12/a edizione del Festival della tv a Dogliani, alla porta delle Langhe, immersa tra le colline e vigneti del cuneese. Il presidente di Rcs, Cairo Communication e del Torino calcio che ha risposto a decine di domande di Francesca Fagnani, che ha portato sul palco di piazza Umberto I il format ‘Belve’. Prima di iniziare il colloquio sul palco della kermesse, a margine, parlando con i giornalisti, Cairo ha parlato della necessità di un ‘tax credit’ per i programmi prodotti dalle emittenti, visto che la prospettiva per il futuro è fare una tv di qualità e serve un aiuto dallo Stato. “In questo mercato una tv di Stato importante come la Rai riceve un canone per fare servizio pubblico e potrebbe essere giusto che anche televisioni come La7 e altre abbiano una piccola parte, che testimonia che si fa servizio pubblico”. “Di lei dicono che è uno squalo”, l’ha stuzzicato Fagnani. “Non sono uno squalo. Ho acquistato aziende come La7 e Rcs in perdita e non ho mandato via neanche una persona. Uno squalo si comporterebbe diversamente”.

Cairo ha ricordato anche nella scalata a Rcs “ho vinto contro dei Gotha, come voto mi do 7 +”. Nelle domande non sono mancate quelle su Silvio Berlusconi. “Per me è stato un grande maestro – ha detto Cairo – mi ha insegnato tanto. Ha creatività, è una persona che non molla mai”. Per il momento Cairo assicura che da parte sua non c’è nessuna intenzione di entrare in politica, ma “mai dire mai”, aggiunge. “Ma lei è di destra o di sinistra?”, l’ha incalzato la Fagnani. “La destra e la sinistra sono superate – ha risposto Cairo – Il tema è gestire bene le risorse che abbiamo, sviluppare occupazione e dare lavoro ai giovani che non ne hanno”. “Sul Pnrr sento dire che ci sono problemi nel gestire le risorse, ma quando hai opportunità del genere dovresti essere capace di gestirle”, Cairo ha parlato dell’affaire Giletti. “E’ stato 6 anni con noi e ha avuto la libertà di fare le puntate che voleva. I primi due anni sono andati benissimo poi lo share è calato quando ha voluto andare di mercoledì. Per ascolti e pubblicità raccolta il costo del programma era insostenibile e ho pensato che tanto valeva chiuderlo”. Quanto al possibile arrivo di Massimo Gramellini su La7, Cairo ha spiegato: “appena tutto sarà formale lo comunicheremo. Massimo Gramellini è già con noi al Corriere della Sera e sarebbe una cosa bellissima se venisse a La7, però non è ancora fatta”. Rispondendo alla domanda se ha provato a portare a La7 Fabio Fazio, ha risposto: “con lui ci avevo provato sei anni fa, ma decise di rimanere in Rai”.

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Zucchero, ‘me ne frego del politically correct’

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Diretto e genuino come sempre. Verace e battagliero come la sua terra. Quell’Emilia-Romagna che si rimbocca le maniche e va avanti. Sempre. E che lui, Zucchero, non dimentica alla partenza italiana del 2023 del World Wild Tour, dalle Terme di Caracalla a Roma (si replica stasera, poi il 2, 3 e 4 giugno). “Per la Romagna” martoriata dall’alluvione canta Let it shine, il brano che aveva scritto nel 2006 per New Orleans devastata dall’uragano Katrina. “Ho cambiato un verso sostituendo la parola ‘Mississippi’ a ‘la mia terra’. Non ho detto molto di più, ma cosa vuoi dire che non abbiano già detto gli altri senza scadere nella retorica?”. Il collegamento con Bruce Springsteen – accusato di non aver detto nulla dal palco di Ferrara nel pieno dell’emergenza – arriva puntuale: “Conoscendolo, per me non sapeva niente: è uno attento a queste cose, come Bono o Peter Gabriel. Gente che non ha bisogno di nascondersi”.

Ma Zucchero va già oltre: “Il 24 giugno, però, per Italy Loves Romagna al concerto di beneficenza alla Rcf Arena a Reggio Emilia ci sarò. La sera prima sono a Sofia e la sera dopo a Bucarest, ma come fai a non esserci? Non mi sono neanche posto la domanda. Come nel 2012 per Italy loves Emilia nel post terremoto”. Già venduti 20mila biglietti, l’obiettivo minimo è arrivare a 50mila (e i 4 milioni di euro del 2012). Il palco, tra l’altro, sarà quello che lui utilizzerà per la festa nella sua Reggio del 9 e 10 giugno. “Rispetto al resto del tour sarà una festa – racconta nell’albergo romano a due passi da Villa Borghese – un po’ più lunga e che parlerà di più delle mie radici. Ho invitato Salmo: erano 3-4 anni che mi dicevano di fare qualcosa con i giovani, questi rapper e trapper, quelle cagate lì. Ma io non avevo mai individuato nessuno e soprattutto non ci riesco perché concepisco la musica come melodia, come spazi aperti e loro invece mettono una parola ogni 10 secondi. Invece Salmo mi ha colpito con la sua versione di Diavolo in me al festival di Sanremo (in coppia con Shari, ndr). È un vero musicista, conosce la musica che conosco io. Pur facendo il suo suono, ha un bagaglio musicale. E siamo diventati amici. Con lui si può pensare anche di fare qualcosa a livello discografico che sia credibile. Altri amici-artisti che girano ci sono, ma si decide all’ultimo momento”. A Caracalla ha portato in scena uno spettacolo energico, per oltre due ore e mezzo di show, in cui non si è risparmiato. L’esempio è Mick Jagger? “Lo prendo ad esempio, ma non lo seguo – risponde divertito -. Vorrei avere la sua costanza e la sua disciplina, ma deve costare una fatica.. e io non ce la faccio”.

Verace, si diceva. Senza peli sulla lingua, come sempre. “Se qualcuno ha dei dubbi sul fatto che accanto a brani definiti sublimi come Dune Mosse o Un Soffio Caldo, scrivo robe da osteria come Vedo Nero o Bacco Perbacco, piene di doppi sensi, allora non ha capito niente del blues. Il disagio e il sesso vannno di pari passo, e poi, ragazzi, si vive una volta sola! A me del politically correct non me ne frega un cazzo. Non vi piace la mia giacca di pelle gialla? Armocromista che? no, no… non ho mai seguito neanche la moda. Nell’armadio ho ancora le giacche bellissime che Armani e Versace mi hanno fatto su misura. Ma io anche a Sanremo andavo vestito da tonno nostromo. Non fa parte del posto dove sono cresciuto”.

Verace e genuino, ma anche malinconico. “Non si direbbe vedendomi sul palco, ma lo sono. Anche per le forze oscure che aleggiano intorno a noi. Forse anche per questo inizio il concerto con Spirito nel Buio. Speri sempre in un raggio di luce, ma tra conflitti, disarmonie, disastri, la primavera la vedo ancora lontana”. Durante il live Zucchero, che ha rivelato di essere senza contratto discografico dopo l’ultima scadenza (“ormai con le discografiche non si parla più di musica, ma si fanno solo i conti. Ma io concepisco ancora gli album come qualcosa che va ascoltato come si guarderebbero varie parti di un quadro”), ha reso omaggio anche all’amico Luciano Pavarotti sulle note di Miserere (indossando anche un foulard che il maestro gli regalò) e a Tina Turner, scomparsa nei giorni scorsi.

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L’attore Danny Masterson colpevole di stupro, rischia 30 anni di prigione

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L’attore americano Dammy Masterson, star della serie tv ‘That ’70s show’, è stato ritenuto colpevole da una giuria di Los Angeles di due su tre capi di imputazione per stupro. Ora rischia sino a 30 anni di prigione. Ad accusarlo tre donne, tutte ex aderenti alla Chiesa di Scientology, di cui Masterson era un esponente in vista: circostanza che, secondo l’accusa, l’avrebbe aiutato ad evitare ogni forma di responsabilità. Gli episodi contestati sarebbero avvenuti nella sua casa a Hollywood tra il 2001 e il 2003. Una precedente giuria non era stata in grado di raggiungere il verdetto nel dicembre del 2022, ma i procuratori hanno insistito con nuove prove, che hanno portato a un secondo processo.

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