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AstraZeneca chiede ok Ema, prime dosi Moderna a 80enni

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 Entro il 29 gennaio potrebbe arrivare dall’Agenzia europea per i farmaci Ema il via libera al terzo vaccino anti-Covid in Europa, dopo quelli di Pfizer e Moderna: l’azienda AstraZeneca ha infatti presentato un’offerta formale per l’autorizzazione del proprio vaccino e l’ente regolatore Ue ha fatto sapere che una risposta potrebbe giungere entro la fine del mese. Un ulteriore passo avanti che si concretizza nel giorno dell’arrivo in Italia, all’Istituto superiore di sanita’, delle prime 47mila dosi di Moderna, che dovrebbero essere destinate prioritariamente agli anziani over-80. E’ attesa, dunque, per il prossimo arrivo di un terzo vaccino negli Stati membri, con l’obiettivo di accelerare i tempi delle prime consegne. Se AstraZeneca otterra’ il via libera per la commercializzazione del suo vaccino nell’Ue, “speriamo che la casa farmaceutica faccia le prime consegne due settimane dopo l’autorizzazione, proseguendo con due consegne al mese”, ha sottolineato la direttrice del dipartimento Salute della Commissione Ue, Sandra Gallina, nel suo intervento al Parlamento europeo. Ema, ha inoltre rilevato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, “valutera’ la sicurezza e l’efficacia del vaccino AstraZeneca. Una volta che avra’ ricevuto un parere scientifico positivo, lavoreremo a tutta velocita’ per autorizzare l’uso in Europa”. Intanto, e’ giunto oggi all’Iss il primo carico con 47mila dosi del vaccino di Moderna, che dovrebbe garantire una protezione immunitaria di almeno un anno e che oggi e’ stato autorizzato anche in Svizzera. Nei prossimi giorni verra’ consegnata all’Iss una seconda tranche, mentre in seguito lo stoccaggio avverra’ direttamente all’aeroporto militare di Pratica di Mare. Le prime dosi saranno distribuite alle Regioni con i mezzi messi a disposizione da Poste Italiane, dando priorita’ a quelle con un maggior numero di abitanti sopra gli 80 anni. Questi ultimi, quindi, dovrebbero essere i primi beneficiari del nuovo farmaco gia’ dai prossimi giorni. Questo, di fatto, anticiperebbe la vaccinazione di questa fascia di popolazione gia’ nella prima fase della campagna vaccinale in atto. Proprio gli anziani rappresentano la fascia maggiormente interessata da ricoveri in terapia intensiva e decessi e necessitano dunque di una protezione prioritaria. “Ora – ha commentato il presidente Iss Silvio Brusaferro – le istituzioni sono chiamate ad un’altra sfida epocale, quella di portare il vaccino a tutti i cittadini”, mentre il commissario straordinario Domenico Arcuri ha invitato comunque a “non abbassare la guardia”. La priorita’ resta quella di aumentare i vaccini disponibili. Su questo fronte, la Commissione europea ha concluso le discussioni preliminari con la societa’ Valneva per acquistare il suo potenziale vaccino. Il contratto prevede la possibilita’ per gli Stati membri Ue di acquistare congiuntamente inizialmente 30 mln di dosi, e fino a 30 mln di dosi aggiuntive. Al contempo, sono in corso contatti tra l’azienda russa che produce il vaccino Sputnik e l’Ema. Dal canto loro, le aziende in campo lavorano anche per intensificare le produzioni. In questa direzione, la societa’ BioNTech, associata al colosso Usa Pfizer, ha stimato di poter produrre “due miliardi di dosi” del suo vaccino entro il 2021 dopo la recente decisione Ema di autorizzare 6 dosi per flaconcino invece di 5: si tratta di un target notevolmente superiore a quello precedente di 1,3 miliardi di dosi. Una corsa alla immunizzazione a fronte della quale l’Europa rassicura in merito all’affidabilita’ dei vaccini: “Monitoriamo qualsiasi caso di effetto collaterale. Per il momento c’e’ stato solo un caso per Pfizer e dopo l’analisi si e’ capito che non era legato al vaccino. Questi vaccini – ha concluso Gallina – sono molto sicuri e danno poche reazioni”. Ad oggi, la Commissione Ue ha firmato contratti con AstraZeneca, Sanofi-Gsk, Janssen (Johnson & Johnson), Pfizer-Biontech, Moderna e CureVac. In corso di negoziazione, invece, il contratto con Novavax.

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AstraZeneca ammette: vaccino contro Covid-19 può causare trombosi

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L’azienda biofarmaceutica internazionale AstraZeneca ha ammesso per la prima volta che uno degli effetti collaterali del suo vaccino contro il Covid-19 può essere la sindrome da trombosi con trombocitopenia (TTS). Lo ha scritto il Telegraph, citando documenti di tribunale. È stata presentata un’azione legale collettiva contro l’azienda perché il vaccino, sviluppato insieme all’Università di Oxford, ha causato danni gravi o fatali a diversi pazienti, si legge nel comunicato.

“Il vaccino può causare, in casi molto rari, una sindrome da trombosi con trombocitopenia (Tts). Le cause sono sconosciute”, si legge in un estratto di un documento fornito dall’azienda a un tribunale lo scorso febbraio. Secondo i media, sono state presentate 51 richieste di risarcimento all’Alta Corte di Londra, in cui le vittime e le loro famiglie chiedono danni per circa 125 milioni di dollari. La sindrome da trombosi con trombocitopenia causa coaguli di sangue e un basso numero di piastrine, ha spiegato il quotidiano.

La prima richiesta, spiega l’articolo, è stata presentata l’anno scorso da Jamie Scott, che, dopo la somministrazione del vaccino nell’aprile 2021, ha sviluppato un coagulo di sangue e un’emorragia cerebrale, che avrebbe causato danni permanenti al cervello. Viene citato anche il caso della famiglia di Francesca Tuscano, una donna italiana morta nell’aprile 2021 dopo essere stata vaccinata contro il coronavirus. La famiglia della 32enne si è rivolta a un medico legale e a un ematologo, che hanno stabilito che “la morte della paziente può essere attribuita agli effetti collaterali della somministrazione del vaccino Covid-19”. La donna è deceduta per trombosi vascolare cerebrale il giorno successivo alla somministrazione del farmaco di AstraZeneca.

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Covid, ancora calo dei casi e dei decessi

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Continua il calo dei nuovi casi di Covid in Italia e sono in netta diminuzione i decessi. Nella settimana compresa tra il 18 e il 24 aprile 2024 – secondo il bollettino del ministero della Salute – si registrano 528 nuovi casi positivi con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente (538); 7 i deceduti con una variazione di -22,2% rispetto ai 9 della settimana precedente. Sono stati 100.622 i tamponi effettuati con una variazione di -6,4% rispetto alla settimana precedente (107.539) mentre il tasso di positività è invariato e si ferma allo 0,5%. Il tasso di occupazione in area medica al 24 aprile è pari allo 0,9% (570 ricoverati), rispetto all’1,1% (700 ricoverati) del 17 aprile. Il tasso di occupazione in terapia intensiva al 24 aprile è pari allo 0,2% (19 ricoverati), rispetto allo 0,3% (22 ricoverati) del 17 aprile.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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