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Ema, nuovo allarme: prevista una nuova ondata di Covid a novembre

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Dopo mille giorni di pandemia arriva un nuovo allarme dell’Agenzia europea del Farmaco: “Non è ancora finita, nelle prossime settimane ci sarà una nuova ondata legata alle nuove sottovarianti di Omicron”. Un avvertimento che arriva nello stesso giorno in cui al Senato, durante il dibattito sulla fiducia al governo Meloni, si tocca il tema salute e si torna sulle scelte fatte durante la pandemia. Protagonisti del confronto la senatrice Beatrice Lorenzin del Partito Democratico e la presidente del Consiglio: “Sono d’accordo con Lorenzin sul riconoscimento del valore della scienza – dice la Meloni replicando in aula – e per questo penso che non dobbiamo scambiarla mai con la religione. Infatti, quello che non abbiamo condiviso dei vostri governi è il fatto che non ci fossero evidenze scientifiche alla base dei provvedimenti che prendevate”. Ma l’andamento della pandemia e le scelte da compiere sulla gestione tengono banco a Bruxelles dove fa il punto sulla situazione il responsabile della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri: “la scorsa settimana la variante di Omicron BQ1 è stata identificata in almeno 5 Paesi” in Europa – spiega – e “l’Ecdc prevede che la variante BQ1 e la sua sottovariante BQ1.1 diventeranno i ceppi dominanti da metà novembre all’inizio di dicembre”. E se “non si sa ancora se sarà più trasmissibile o causerà una malattia più grave rispetto alle varianti BA4 e BA5, quello che si sa è che ha una maggiore capacità di sfuggire all’immunità conferita dalla vaccinazione”. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) tuttavia, con le nuove varianti, si vede un aumento della trasmissione ma non si registrerebbero cambiamenti nella severità della malattia. Cavaleri ha poi ricordando che ci sono “sei vaccini a disposizione per la vaccinazione primaria, quattro vaccini adattati e otto terapie approvate nell’Unione europea”. E altri due vaccini adattati sono in arrivo: Sanofi e Hipra. L’invito resta dunque quello di proseguire con la campagna vaccinale, approfittando anche della possibilità di immunizzarsi sia contro il Covid sia contro l’influenza poiché “si prevede che circoleranno contemporaneamente in autunno e inverno.? Campagne di vaccinazione congiunte sono in corso in molti Paesi europei e invitiamo i cittadini idonei a trarne vantaggio”, sottolinea Cavaleri. Una risalita dei contagi in Italia, è indicata anche dall’analisi dello statistico Livio Fenga, senior lecturer del Centro di analisi, simulazione e modelli (CSAM) dell’università britannica di Exeter. “Nei prossimi 30 giorni si prevede un aumento del 4,9% dei casi di Covid-19 in Italia, che passerebbero così dai 499.999 positivi del 25 ottobre a circa 524.500” – sottolinea, specificando che “la situazione è però molto instabile, probabilmente a causa del ruolo giocato dalla sottovariante BQ.1.1, nota come ‘Cerberus’. Gli incrementi previsti si riferiscono soprattutto al Nord, con Trento (+15%), Veneto e Liguria (12%)”. I dati, intanto, indicano che nelle ultime 24 ore sono 35.043 i nuovi contagi, con un tasso di positività al 16,16%, sostanzialmente stabile. In calo, ma sempre elevato, il numero delle vittime, 93 contro le 120 di ieri. Intanto diminuisce il numero generale dei ricoverati Covid negli ospedali sentinella Fiaso, in calo del 5%, ma la riduzione riguarda solo i ricoverati ‘Con Covid’ (-14,4%), cioè i pazienti arrivati in ospedale per altre patologie ma risultati positivi al tampone. I ricoveri ‘Per Covid’ invece sono aumentati di 10 unità (+4,7%). Secondo l’ultima rilevazione, relativa al 25 ottobre, i non vaccinati rappresentano il 33,3% dei ricoverati in terapia intensiva e il 20% nei reparti ordinari. La restante parte di ricoverati è vaccinata da oltre 6 mesi e circa il 90% di chi ha contratto l’infezione e si trova in ospedale è affetto da altre patologie. Nei reparti Covid ordinari c’è stato un calo del 6,8%, mentre nelle terapie intensive si trova una nuova oscillazione dei casi con un aumento di poche unità.

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Covid: in Italia 188.750 vittime in tre anni

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Curve Covid stabili. Verso l'estate senza mascherine

Sono 188.750 le vittime del Covid registrate in Italia al 16 marzo, a poco più di tre anni dall’inizio della pandemia, mentre i contagi sono stati 25.651.205. Nel mondo, invece, secondo l’Oms, ci sono quasi sette milioni di decessi segnalati per Covid-19, “anche se sappiamo – ha affermato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus – che il numero effettivo di decessi è molto più alto”. Questi i dati che fanno da sfondo alla Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, proclamata per il 18 marzo. Per l’Oms la fine della pandemia appare finalmente prossima, e si è detta “fiduciosa che l’emergenza internazionale possa terminare entro l’anno, ed il virus Sars-CoV-2 diventerà paragonabile a quelli dell’influenza stagionale”. Tornando ai dati italiani, colpiscono anche quelli sugli operatori sanitari, a cui è stata dedicata la Giornata nazionale lo scorso 20 febbraio. Hanno perso la vita, come ha ricordato in quell’occasione il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, 379 medici e, secondo il sindacato Nursing Up, 90 infermieri. “Nei primi mesi di pandemia – aveva sottolineato Anelli – circa 60-80 medici morivano ogni mese. Metà dei decessi sono stati sul territorio, dove erano soli senza dispositivi di protezione e con mille difficoltà”. La situazione allora era ben diversa da quella attuale, dove, secondo i dati del ministero della Salute, continua a diminuire in Italia il numero dei nuovi casi e dei decessi per Covid-19. Nella settimana 10-16 marzo 2023 sono infatti 23.730 i nuovi casi positivi, con una variazione di -1,1% rispetto alla settimana precedente, mentre i deceduti sono 212 con una variazione di -1,9% rispetto alla settimana precedente. L’impatto clinico appare essere molto basso.

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Vaccini: studio, risposta più debole se si dorme poco

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Covid vaccino

Le persone che dormono meno di sei ore a notte hanno una peggiore risposta alle vaccinazioni, con una minore produzione di anticorpi e una protezione più breve. È quanto emerge da una ricerca coordinata dall’University of Chicago e pubblicata su Current Biology. La ricerca ha analizzato congiuntamente quattro studi che avevano indagato la relazione tra sonno ed efficacia della vaccinazione contro epatite B o influenza. Dall’analisi dei dati è emerso che chi aveva una durata del sonno inferiore alle 6 ore aveva una risposta alla vaccinazione più debole di circa il 20% rispetto a chi dormiva di più. “Un buon sonno non solo amplifica, ma può anche prolungare la durata della protezione del vaccino”, ha affermato in una nota Eve Van Cauter, coordinatrice della ricerca. L’effetto del sonno, tuttavia, è stato osservato soprattutto nei maschi, mentre nelle donne era più sfumato. La ragione di questa differenza di genere, spiegano i ricercatori, potrebbe essere legata agli ormoni. “Sappiamo dagli studi di immunologia che gli ormoni sessuali influenzano il sistema immunitario – ha aggiunto Van Cauter – Nelle donne, l’immunità è influenzata dallo stato del ciclo mestruale, dall’uso di contraccettivi, dalla menopausa e dallo stato post-menopausa, ma sfortunatamente nessuno degli studi che abbiamo riassunto aveva dati sui livelli di ormoni sessuali”.

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Inchiesta Covid: Iss, mai chiesti 750 euro a tampone

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L’Istituto superiore di Sanita’ difende il proprio vertice dall’accusa di truffa nei confronti del presidente Silvio Brusaferro per la vicenda dei cosiddetti ‘tamponi d’oro’, test da 3 euro che, secondo l’accusa stralciata a Bergamo e trasmessa a Roma per competenza, erano costati circa 750 l’uno. L’Istituto ha fatto sapere di non avere “mai chiesto” questa cifra e “di non avere mai ricevuto la somma prevista dall’articolo 6 dell’Ordinanze OCBPC n 640/2020, prevista tra l’altro anche per coprire i costi della sorveglianza”.

Nella prima fase l’Istituto “con proprie risorse ordinarie ha processato oltre 5.000 campioni di cui 3.000 provenienti dalla sola Lombardia e non gli 800 di cui si parla” nelle notizie uscite riguardo le indagini. L’istituto ha anche voluto precisare che “i costi effettivamente sostenuti nella prima fase della pandemia comprendono materiali per l’esecuzione dei test, dispositivi di protezione individuale per il personale addetto, materiale monouso e potenziamento dei macchinari” e che in una prima fase della pandemia non esistevano test commerciali e venivano quindi realizzati con protocolli in house sviluppati in aderenza a quelli previsti dall’OMS. Fuori dall’inchiesta arrivano invece i calcoli di Giovanni Sebastiani, dell’istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr). L’attuazione di una zona rossa nella provincia di Bergamo avrebbe ridotto, dal primo marzo al 30 aprile 2020, il numero di decessi di circa 4.500 unità, indicano le analisi a posteriori dei dati dell’epidemia di Covid-19 in quel periodo di tempo.

Una cifra che si avvicina fortemente ai 4 mila morti evitabili calcolati nella perizia di Crisanti. Dopo la lettera sottoscritta solo pochi giorni fa dai 37 direttori dei dipartimenti dell’Istituto Superiore di Sanita’, oggi e’ arrivato anche dal neo Cda dell’Istituto un documento di sostegno nei confronti del presidente Giuseppe Brusaferro. Francesca Cirulli, Claudio Borghi, Luigi Genesio Icardi e Giovanni Zotta, componenti del nuovo Consiglio di amministrazione insediato lo scorso febbraio esprimono il pieno sostegno umano e professionale al presidente.

“Questo perché sin da prima del nostro ingresso in Istituto, in tutte le occasioni in cui ti abbiamo incontrato, abbiamo potuto apprezzare, che il rigore scientifico e l’onestà, sono state le caratteristiche che ti hanno sempre contraddistinto Siamo certi che la vicenda giudiziaria che ti ha coinvolto renderà giustizia alla correttezza del tuo operato e anche alla generosità con cui in quei mesi ti sei adoperato, lontano dalla tua famiglia, e incondizionatamente, per il nostro Paese. Abbiamo potuto, inoltre, apprezzare nella nostra prima e unica riunione la visione scaturita dal programma di attività che ci hai presentato per i prossimi tre anni e che testimonia la capacità di immaginare un istituto al fianco della sanità pubblica, diverso da quello prepandemico, forte e incisivo nelle strategie di tutela della salute di tutti. Siamo quindi onorati di far parte di questo progetto e ci auguriamo di poterlo realizzare insieme, ringraziandoti di averlo maturato in tempi così difficili con il contributo di tutto l’istituto. Infine, ci fa piacere ricordare una frase di Seneca, ‘è nella tempesta che conosciamo il navigatore'”.

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