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Politica

Arriva “Repubblica digitale”, ecobonus alberghi all’80%

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Ecobonus per gli alberghi, e fondi per rilanciare e digitalizzare il comparto del turismo per 2,4 miliardi, che potranno arrivare fino a quasi 7 miliardi attirando investimenti privati. Sconti a chi investe in formazione digitale, iniettando risorse nel nuovo ‘Fondo per la Repubblica digitale’. E Pa che diventa piu’ attrattiva per i professionisti, che potranno passare piu’ facilmente al pubblico per partecipare alla realizzazione del Pnrr. Sono solo alcune delle misure del decreto Recovery bis, approvato dal Consiglio dei ministri, che attua diverse delle linee di investimento e delle riforme del piano con deadline fine 2021, a partire dall’assegnazione delle risorse per la rigenerazione urbana. E che insieme all’approvazione del disegno di legge sulla disabilita’ fanno centrare all’esecutivo altri 8 obiettivi dei 51 milestone e target il cui conseguimento e’ previsto, secondo il Pnrr, entro il 31 dicembre prossimo. “Dobbiamo lavorare per rendere il nostro Paese ancora piu’ equo e coeso. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il governo ha stanziato circa 11 miliardi per le infrastrutture sociali”, ha ricordato il premier Mario Draghi sottolineando il ruolo “centrale del terzo settore” e spiegando che sara’ affrontato “il problema del disagio abitativo e riqualificare le periferie”. In questo contesto il decreto distribuisce subito 2,5 miliardi previsti dal piano per combattere il degrado delle citta’. Il decreto piu’ in generale ha l’obiettivo di accelerare e rendere piu’ fluide le procedure per mettere a terra i progetti e interviene su tutte le missioni, coinvolgendo anche gli enti locali che si potranno avvalere di un nuovo Nucleo di coordinamento tra le istituzioni locali e lo Stato per elaborare il loro “progetto bandiera” con particolare valenza strategica, uno per ogni Regione e provincia. Sul fronte scuola, universita’ e ricerca arriva “una grande innovazione”, sottolinea la ministra Maria Cristina Messa: si va dagli incentivi alla mobilita’ per i professori universitari e ricercatori alla flessibilita’ dei percorsi di laurea. Vengono introdotte le norme per rafforzare le borse di studio e aumentare gli alloggi per gli studenti. Scattera’ anche il concorso per la progettazione di scuole innovative. Per il turismo arriva l’annunciato ecobonus all’80% e un contributo a fondo perduto fino a 100mila euro per la ristrutturazione degli alberghi. Ma anche un contributo diretto del 35% per i lavori tra i 500mila euro e i 10 milioni e una “Sezione Speciale Turismo” del Fondo di garanzia per le Pmi nonche’ un credito d’imposta del 50% per agenzie e tour operator per lo sviluppo digitale. Mezzo miliardo poi andra’ a Roma Caput Mundi. Sempre con un occhio al turismo nasce anche un nuovo Fondo dei fondi denominato “Fondo ripresa resilienza Italia”. Il decreto punta a migliorare i meccanismi della spesa pubblica, altra riforma da realizzare entro dicembre, con la creazione di un comitato al Mef per la Spenging review, e spinge gli investimenti, con la riforma del contratto di programma tra il Mims e Rfi per gli investimenti ferroviari, ma anche attraverso un taglio dei tempi per le autorizzazioni ambientali strategiche (Vas). “Cambia passo” poi, come spiega la ministra Mara Carfagna, la gestione commissariale di Bagnoli che sara’ in capo al sindaco di Napoli mentre sara’ rafforzato il ruolo del commissario di Taranto e quello del commissario unico per le bonifiche delle discariche abusive. Per il Sud viene anche esteso il “metodo Pnrr” anche alla gestione dei Fondi di Sviluppo e coesione e il ministero siedera’ nella commissione tecnica per i fabbisogni standard. Arriva infine una proroga per la commissione consultiva tecnico-scientifica e per il comitato prezzi dell’Aifa, nelle more della loro riorganizzazione. Nel decreto infine un pacchetto di norme per garantire gli investimenti rafforzando allo stesso tempo il sistema di prevenzione antimafia.

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Fratelli d’Italia risale nei sondaggi: cala il Pd, stabile il M5S

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Ad aprile, la politica internazionale ha fortemente influenzato l’opinione pubblica italiana. Gli avvenimenti chiave sono stati l’avvio dei dazi da parte degli Stati Uniti, gli incontri della premier Giorgia Meloni con Donald Trump e il vicepresidente americano Vance, la guerra in Ucraina e la crisi a Gaza, oltre alla scomparsa di papa Francesco. Questi eventi hanno oscurato le vicende della politica interna, come il congresso della Lega, il decreto Sicurezza e il dibattito sul terzo mandato per i governatori.

Ripresa di Fratelli d’Italia e consolidamento del centrodestra

Secondo il sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Fratelli d’Italia torna a crescere, attestandosi al 27,7%, oltre un punto in più rispetto al mese precedente. Il recupero è legato all’eco positiva degli incontri internazionali della premier e alla riduzione delle tensioni interne alla maggioranza. Forza Italia si mantiene stabile all’8,2%, mentre la Lega scende all’8,2% (-0,8%).

Nel complesso, il centrodestra si rafforza leggermente, mentre le coalizioni di centrosinistra e il Campo largo registrano piccoli cali.

Opposizione in difficoltà: Pd in calo, M5S stabile

Il Partito Democratico cala ancora, arrivando al 21,1%, il punto più basso dell’ultimo anno, penalizzato da divisioni interne soprattutto sulla politica estera. Il Movimento 5 Stelle, invece, resta stabile al 13,9%, grazie al chiaro posizionamento pacifista.

Le altre forze di opposizione non mostrano variazioni rilevanti rispetto al mese precedente.

Governo e premier in lieve ripresa

Anche il gradimento per l’esecutivo cresce di un punto, raggiungendo il 41%, mentre Giorgia Meloni si attesta al 42%. Sono segnali deboli ma indicativi di un possibile arresto dell’erosione di consensi degli ultimi mesi.

I leader politici: lieve crescita per Conte e Renzi

Tra i leader, Antonio Tajani registra il peggior risultato di sempre (indice di 28), mentre Giuseppe Conte cresce di un punto, raggiungendolo. Piccoli cali si registrano anche per Elly Schlein e Riccardo Magi. In lieve risalita di un punto anche Matteo Renzi, che resta comunque in fondo alla classifica.

Più partecipazione elettorale

Un dato interessante riguarda la crescita della partecipazione: l’area grigia degli astensionisti e indecisi si riduce di tre punti. Resta da vedere se sarà un fenomeno duraturo o temporaneo.

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Andrea Vianello lascia la Rai dopo 35 anni: “Una magnifica cavalcata, grazie a tutti”

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Dopo 35 anni di giornalismo, programmi, dirette e incarichi di vertice, Andrea Vianello (foto Imagoeconomica in evidenza) ha annunciato il suo addio alla Rai. L’annuncio è arrivato con un messaggio pubblicato su X, nel quale il giornalista ha comunicato di aver lasciato l’azienda con un «accordo consensuale».

Una lunga carriera tra radio, tv e direzioni

Nato a Roma il 25 aprile 1961, Vianello entra in Rai nel 1990 tramite concorso, dopo anni di collaborazione con quotidiani e riviste. Inizia al Gr1 con Livio Zanetti, poi al Giornale Radio Unificato, raccontando da inviato alcuni dei momenti più drammatici della cronaca italiana: dalle stragi di Capaci e via D’Amelio al caso del piccolo Faruk Kassam.

Nel 1998 approda a Radio anch’io, e successivamente a Tele anch’io su Rai2. Tra il 2001 e il 2003 è autore e conduttore di Enigma su Rai3, per poi guidare Mi manda Rai3 fino al 2010. Dopo l’esperienza ad Agorà, nel 2012 diventa direttore di Rai3.

Nel 2020 pubblica “Ogni parola che sapevo”, un racconto toccante della sua battaglia contro un’ischemia cerebrale che gli aveva tolto temporaneamente la parola, poi recuperata con grande determinazione.

Negli ultimi anni ha diretto Rai News 24, Rai Radio 1, Radio1 Sport, il Giornale Radio Rai e Rai Gr Parlamento. Nel 2023 viene nominato direttore generale di San Marino RTV, ma si dimette dopo dieci mesi. Di recente si parlava di un suo possibile approdo alla guida di Radio Tre.

Le parole d’addio: “Sempre con me il senso del servizio pubblico”

«Dopo 35 anni di vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la ‘mia Rai’», scrive Vianello. «Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico».

Il Cdr del Tg3: “Un altro addio che pesa”

Dura la reazione del Comitato di redazione del Tg3: «Anche Andrea Vianello è stato messo nelle condizioni di dover lasciare la Rai», scrivono i rappresentanti sindacali, parlando apertamente di “motivi politici”. «È l’ennesimo collega di grande livello messo ai margini in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». E concludono con un appello: «Auspichiamo che questa emorragia si arresti, e che la Rai possa recuperare la sua centralità informativa e culturale».

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Politica

L’ex ministro De Lorenzo torna a percepire il vitalizio: sono stato un perseguitato politico

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Francesco De Lorenzo (foto Imagoeconomica in evidenza), 87 anni, ex ministro della Sanità della Prima Repubblica, torna a percepire il vitalizio parlamentare grazie alla riabilitazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma. Una cifra importante tra arretrati e pensione, che giunge 31 anni dopo l’arresto per Tangentopoli e una condanna definitiva a 5 anni per associazione a delinquere e corruzione.

«Ho pagato più di tutti, ho subito una persecuzione»

«Sono stato il capro espiatorio perfetto» ha dichiarato De Lorenzo al Corriere del Mezzogiorno, rivendicando la correttezza del proprio operato. Secondo l’ex ministro, i magistrati dell’epoca avrebbero voluto colpire un simbolo e lui si prestava bene al ruolo, specie dopo la riforma della sanità che vietava il doppio lavoro ai medici. «Non ho mai preso una lira per me – ha aggiunto – la Cassazione ha riconosciuto che i soldi finivano interamente al Partito Liberale».

«Vitalizio? È un diritto, come stabilito dalla Boldrini»

De Lorenzo ha ribadito che la richiesta del vitalizio è legittima: «La delibera del 2015 firmata da Laura Boldrini prevede la restituzione in caso di riabilitazione. Io l’ho ottenuta, come altri prima di me». A pesare sulla sua memoria, anche la condanna della Corte dei Conti per danno d’immagine: «Ho dovuto vendere la mia casa di Napoli per affrontare le conseguenze economiche di quella sentenza, pur non avendo causato alcun danno erariale».

Tangentopoli e il crollo della Prima Repubblica

Arrestato a Napoli nel 1994, De Lorenzo fu al centro di uno dei più noti scandali di Tangentopoli. «Durante la stagione giudiziaria serviva un terzo nome dopo Craxi e Andreotti, e io ero perfetto», ha detto. Ricorda con amarezza il clima di quegli anni: «Mi ritrovai contro i medici per la riforma e contro i malati per i tagli alla sanità. Il bersaglio ideale».

«Non ho mai tradito per salvarmi»

«Mi venne chiesto di accusare altri ministri, anche Berlusconi – racconta – ma non l’ho mai fatto». Critico nei confronti della magistratura, De Lorenzo ha sottolineato le irregolarità nel suo arresto e nella gestione del processo. «I miei coimputati si avvalevano della facoltà di non rispondere. Il mio processo è stato un coro di muti».

Rapporti con il passato: «Non sento più nessuno»

Con i vecchi compagni di partito come Paolo Cirino Pomicino e Giulio Di Donato i contatti si sono interrotti: «Ho chiuso ogni rapporto con loro», ha ammesso De Lorenzo. Nonostante l’età, conserva ancora una voce lucida e battagliera: «Sono malato di giustizia, non dimentico quello che ho subito».

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