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ArcelorMittal, il Governo: ci sono le basi per un accordo ma azienda revochi recesso

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Ci sono le basi per un accordo sull’ex Ilva di Taranto ma A.Mittal deve revocare il recesso. Lo mette in chiaro il Governo che punta “a fare del polo siderurgico di Taranto un leader europeo dell’acciaio verde, creando nel Mezzogiorno il primo esempio concreto di attuazione del Green New Deal. Motivo per il quale ci aspettiamo, peraltro, che l’Unione Europea guardi con favore a questo ambizioso e sfidante progetto”. L’obiettivo e’ raggiungere un accordo entro la fine di febbraio, come hanno annunciato anche i legali di ArcelorMittal e i commissari dell’ex Ilva, tramite i loro legali, al Tribunale di Milano, ottenendo cosi’ dal giudice Claudio Marangoni un nuovo rinvio, il terzo, della causa civile, ancora nella fase cautelare, avviata dopo che la multinazionale aveva manifestato, con tanto di atto di citazione, la volonta’ di lasciare la guida dell’acciaieria con base a Taranto. Il governo ha sottolineato “la concreta possibilita’ di un investimento pubblico nella societa’ che gestisce l’impianto, in modo da garantire ancor piu’ efficacemente il perseguimento della politica industriale del Governo, che mira a coniugare ambiente, innovazione, occupazione e crescita”. “Ieri sera e stamattina e’ stato formalizzato un passo avanti importante che ha permesso di evitare una decisione del tribunale. Si continua a lavorare e si lavora nella direzione che il governo ha sempre richiesto”, ha detto in serata il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, spiegando che “i principi e gli obiettivi del negoziato” con Mittal sono “una transizione energetica dello stabilimento” assicurando il livello occupazionale e il risanamento ambientale. Il premier ha anche sottolineato che “i sindacati hanno tutto il diritto di essere aggiornati sulla trattativa”. A questo punto ci vorranno ancora tre settimane prima che il gruppo franco indiano e l’Ilva in amministrazione straordinaria arrivino a mettere nero su bianco e a formalizzare un’intesa sul piano industriale, gia’ abbozzato lo scorso 20 dicembre con un protocollo siglato in Tribunale. Intesa che porti ad una modifica del contratto con cui oltre un anno fa la multinazionale si era impegnata ad acquisire il polo siderurgico. Da sciogliere definitivamente ci sono ancora i nodi del finanziamento con i suoi tempi e con l’eventuale ingresso di Cdp o di Invitalia o nel capitale di ArcelorMittal o in una Newco orientata verso una tecnologia ‘verde’ e poi quello che riguarda l’occupazione. Tema quest’ultimo, e’ stato riferito, su cui ci sono accordi di principio, mentre la futura eventuale clausola di uscita di ArcelorMittal dipende dal “ruolo di terzi”. “ArcelorMittal resta a Taranto” e “abbiamo ribadito l’impegno di mantenere la produzione”, ha spiegato l’avvocato Roberto Bonsignore, che ha parlato al termine dell’udienza a fianco dell’ad del gruppo Lucia Morselli. Il legale, invitato dall’ad a parlare con i giornalisti, ha aggiunto anche che in queste settimane si sono raggiunte “le basi per arrivare a un accordo”. Con l’intesa definitiva, che oggi e’ stata data per quasi certa, da un lato, Mittal ritirerebbe il suo atto di citazione con cui lo scorso novembre ha chiesto l’accertamento del recesso dal contratto e, dall’altro, i commissari ritirerebbero il ricorso cautelare d’urgenza contro l’addio del gruppo. E a quel punto nell’udienza, fissata per il prossimo 6 marzo, verrebbe formalizzato l’accordo raggiunto e la causa in corso di fatto verrebbe cancellata. Se, invece, la negoziazione dovesse ‘saltare’, il contenzioso civile andra’ avanti e le parti saranno costrette quel giorno a discutere in aula, perche’ non ci saranno piu’ rinvii o proroghe. Scenario il secondo che tutti, stamani in Tribunale, tendevano ad escludere ritenendo che, per dirla con le parole di uno dei legali della multinazionale, Ferdinando Emanuele, “la soluzione transattiva, bonaria e industriale sia la migliore per tutti”. Mentre i tre commissari sono stati convocati per il 12 febbraio per un’audizione alla commissione Attivita’ produttive della Camera, i sindacati esprimono preoccupazione. “Dopo mesi di trattative e mancato coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, ancora non si conoscono nel dettaglio gli elementi dell’intesa. Il rischio e’ che questo ennesimo rinvio possa appesantire ancora di piu’ la situazione all’interno degli stabilimenti”, ha affermato Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm. La Fiom, tramite la segretaria generale Francesca Re David e il segretario nazionale responsabile per la siderurgia Gianni Venturi, parlano di “una fase di ulteriore incertezza” e chiedono che il ministero dello Sviluppo Economico convochi “un tavolo urgente”, altrimenti “sara’ necessaria una mobilitazione”.

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Procida, la Corricella sulla copertina di Lonely Planet

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Una bellissima foto della Marina Corricella, il suggestivo e policromo borgo dei pescatori dell’isola di Procida, è sulla copertina della guida Lonely Planet nella edizione dedicata al Sud Italia appena pubblicata. L’immagine dall’alto dell’anfiteatro di case dipinte di mille colori che si affaccia sul Tirreno è stata scelta dai curatori della guida tustistica più famosa del mondo per rappresentare esaustivamente “Il sud essenziale e sbiancato dal sole dell’Italia è il paese nella sua forma più antica, piena di sentimento e sensuale. Quaggiù le rovine sono più antiche, i pranzi più lunghi, i paesaggi più selvaggi e intensi”. La copertina di Lonely Planet arriva pochi giorni dopo l’annuncio che, sempre la Corricella, è stata scelta dalla Accademia Europea del Cinema presieduta da Juliette Binoche, tra gli otto nuovi “Tesori della cultura cinematografica europea”, luoghi simbolici per il cinema del nostro continente e da preservare per le generazioni a venire.

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Avvistata in Italia una nuova specie di uccelli

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Piccoli migratori con piumaggio fra il marrone e il grigio, finora mai visti in Italia, sono stati avvistati per la prima volta in Campania. Si allunga così l’elenco delle specie di uccelli presenti nel nostro Paese- Il risultato. annunciato in occasione della Giornata della Terra, è pubblicato sulla rivista Dutch Birding da Marco del Bene, Alessia Addeo e Rosario Balestrieri ,della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. La specie avvistata per la prima volta in Italia si chiama Monachella dal cappuccio (Oenanthe monacha) ed è stata vista durante rilievi ambientali nei pressi di Bacoli (Napoli), il 24 maggio 2023. Per Balestrieri è la “prima testimonianza del passaggio della specie nel Mediterraneo Centrale”. Finora, infatti, la Monachella dal cappuccio era nota in Egitto, Israele, Penisola Arabica e Pakistan.

“L’esemplare osservato a Bacoli – dicono i ricercatori – si trovava su un muro di contenimento degli argini di un canale, vicino al mare. Presentava un piumaggio marrone camoscio/grigio chiaro, con coda marrone, sottocoda camoscio e timoniere scure”. La scoperta, osservano ancora i ricercatori, sottolinea l’importanza di monitorare costantemente la biodiversità e proteggere gli ambienti che l’accolgono, ma anche l’importanza di documentare quel che si vede e di confrontarsi fra specialisti del settore”. Del Bene rileva che si conferma “l’importanza dei monitoraggi ai fini della conservazione e gestione delle specie” e per Addeo questa scoperta permette di “ampliare sempre di più le reti di conoscenze che ci permettono di comprendere al meglio le rotte migratorie”.

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Rifiuti, planet contro plastic: obiettivo è il – 60% entro il 2040

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Ridurre il 60% delle plastiche sul pianeta entro il 2040, sensibilizzando i cittadini del mondo sui danni arrecati dalla plastica alla salute umana, animale e alla biodiversità; eliminare la plastica monouso entro il 2030, investire in tecnologie e materiali innovativi per costruire un mondo senza plastica: questi gli obiettivi della 54esima Giornata mondiale della terra sul tema Planet Vs Plastics. “Una Giornata e insieme una richiesta pressante per agire subito a salvaguardia della salute di ogni essere vivente sul pianeta non solo per limitare il più possibile l’uso della plastica, ma anche per chiedere iniziative e politiche di sensibilizzazione. Prendere consapevolezza è il primo passo”, spiega il direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero.

I dati dell’indagine Waste Watcher, realizzata su monitoraggio Ipsos ed elaborazione dell’Università di Bologna-Distal, segnalano che in Italia oltre otto cittadini su 10, l’85%, sono disposti a ridurre l’acquisto di prodotti con packaging plastico, malgrado il consumatore italiano riconosca al packaging un’importante funzione per la conservazione del cibo e quindi per la prevenzione e riduzione degli sprechi. E quasi un terzo dei consumatori italiani è disposto a rinunciare all’acquisto di un prodotto di cui ha bisogno, qualora fosse contenuto in un packaging non riciclabile. Sempre secondo Waste Watcher, quasi il 75% dei consumatori nella scelta di un prodotto considera la tipologia dell’imballaggio e l’impatto che quest’ultimo ha sull’ambiente grazie alla sua potenziale riciclabilità. “Un piccolo passo avanti nella sensibilità diffusa sul tema delle plastiche, anche se molto resta da fare”, per Segrè.

Planet Vs Plastics ci ricorda che non c’è un’altra Terra: dalla prima edizione della Giornata Mondiale, il 22 aprile 1970, nostro pianeta non ha certo migliorato il suo stato di salute. Fra meno di 30 anni, ai ritmi attuali, negli oceani ci sarà il quadruplo della plastica e uno degli hotspot globali per le microplastiche è il Mediterraneo. Nelle sue acque si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino, ben 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato, secondo l’ultimo rapporto Wwf. Ogni anno il Mediterraneo ingurgita 229.000 tonnellate di rifiuti di plastica, come se ogni giorno 500 container scaricassero in acqua il proprio contenuto.

Di queste, ben il 15% arriva dall’Italia. Se i mari del pianeta sono invasi dalle plastiche, non sta meglio la Superficie Agricola Utilizzata (SAU), quella su cui si producono gli alimenti: la perdita di terreni coltivati determina un deterioramento degli ecosistemi, che porta a dissesti ambientali e sociali. Waste Watcher International ha calcolato quanti terreni coltivabili stanno producendo rifiuti alimentari domestici: in Italia lo spreco medio pro capite pari a 566.3 g secondo le rilevazioni del “Caso Italia” Waste Watcher (febbraio 2024), vanifica e ‘brucia’ il raccolto di una Superficie Agricola Utilizzata (SAU) pari a 1,643 milioni di ettari e quindi quasi come l’estensione agricola di Belgio + Slovenia (1,833 milioni di ettari).

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