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Appello Onu-Ue, guerra non freni la lotta per il clima

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La dicotomia è tra il breve e il lungo periodo di keynesiana memoria. E in questo caso l’emergenza più vicina, quella energetica, che morde l’economia e mette a dura prova la tenuta dell’Ue, rischia di oscurare la crisi più ampia di un Pianeta che soffre per il riscaldamento climatico ogni giorno più evidente. Un rischio che, a una settimana dalla Cop27 a Sharm-El-Sheikh, porta le Nazioni Unite e l’Unione europea a unire le voci nell’arena del summit Ue per gli investimenti sostenibili a Bruxelles. Invitando governi, aziende, istituzioni finanziarie e investitori a non arretrare sulla transizione verde e a dare invece fondo a tutto il potenziale del Next Generation Eu e dei Pnrr capaci – e quello di Roma ne è “un esempio” citato da Ursula von der Leyen – di spingere anche le risorse private. “Gli orrori della guerra in Ucraina non dovrebbero far finire nel dimenticatoio l’azione per il clima”, ha avvertito il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Parole che denunciano pubblicamente ciò che da qualche tempo appare evidente a Bruxelles: la necessità più impellente dei governi di tutelare la sicurezza degli approvvigionamenti dai ricatti sul gas di Vladimir Putin e di regolare i prezzi sul mercato ha distolto l’attenzione di politica, industria e media dal clima. Un cambio di rotta che mette a repentaglio gli obiettivi climatici dell’Ue – ridurre le emissioni di gas serra del 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e arrivare poi alle emissioni zero nel 2050 – e anche la sua stessa capacità di affrancarsi dalle fonti russe in modo sostenibile. Ma “raddoppiare i combustibili fossili non è la risposta”, ha scandito Guterres, indicando nelle spinta sulla transizione verde e le energia rinnovabili l’unica via “per la sicurezza energetica, prezzi stabili e un pianeta vivibile”. Una sollecitazione reiterata anche dal commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, secondo il quale ritardare la transizione verde con soluzioni non sostenibili è un errore da evitare. Un messaggio diretto ai Paesi sviluppati chiamati a fare da traino alle economie emergenti dove, secondo le stime dell’Onu, gli investimenti sostenibili sono circa sette volte più costosi. L’Europa – con il Green Deal, la legge sul clima e il pacchetto ‘Fit for 55’ – fa da apripista. Ma la realizzazione della transizione verde richiede fondi “aggiuntivi per oltre 500 miliardi di euro all’anno per i prossimi anni”, è tornato a ricordare Gentiloni, pre-annunciando anche nuove proposte Ue per rinforzare “la potenza di fuoco del RePowerEu” con risorse da destinare alla lotta al caro energia e – a cascata – alla transizione pulita. Tutti investimenti “pubblici e privati” che, nelle parole della presidente della Commissione Ue, hanno “un impatto positivo sull’economia a basse emissioni”, mostrato anche dal fondo per l’innovazione – complementare al Pnrr – dell’Italia. E che mantengono vive le prospettive sul lungo periodo. Nell’immediato, ha ammonito Guterres, “la Cop27 deve essere un punto di svolta”.

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Procida, la Corricella sulla copertina di Lonely Planet

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Una bellissima foto della Marina Corricella, il suggestivo e policromo borgo dei pescatori dell’isola di Procida, è sulla copertina della guida Lonely Planet nella edizione dedicata al Sud Italia appena pubblicata. L’immagine dall’alto dell’anfiteatro di case dipinte di mille colori che si affaccia sul Tirreno è stata scelta dai curatori della guida tustistica più famosa del mondo per rappresentare esaustivamente “Il sud essenziale e sbiancato dal sole dell’Italia è il paese nella sua forma più antica, piena di sentimento e sensuale. Quaggiù le rovine sono più antiche, i pranzi più lunghi, i paesaggi più selvaggi e intensi”. La copertina di Lonely Planet arriva pochi giorni dopo l’annuncio che, sempre la Corricella, è stata scelta dalla Accademia Europea del Cinema presieduta da Juliette Binoche, tra gli otto nuovi “Tesori della cultura cinematografica europea”, luoghi simbolici per il cinema del nostro continente e da preservare per le generazioni a venire.

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Avvistata in Italia una nuova specie di uccelli

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Piccoli migratori con piumaggio fra il marrone e il grigio, finora mai visti in Italia, sono stati avvistati per la prima volta in Campania. Si allunga così l’elenco delle specie di uccelli presenti nel nostro Paese- Il risultato. annunciato in occasione della Giornata della Terra, è pubblicato sulla rivista Dutch Birding da Marco del Bene, Alessia Addeo e Rosario Balestrieri ,della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli. La specie avvistata per la prima volta in Italia si chiama Monachella dal cappuccio (Oenanthe monacha) ed è stata vista durante rilievi ambientali nei pressi di Bacoli (Napoli), il 24 maggio 2023. Per Balestrieri è la “prima testimonianza del passaggio della specie nel Mediterraneo Centrale”. Finora, infatti, la Monachella dal cappuccio era nota in Egitto, Israele, Penisola Arabica e Pakistan.

“L’esemplare osservato a Bacoli – dicono i ricercatori – si trovava su un muro di contenimento degli argini di un canale, vicino al mare. Presentava un piumaggio marrone camoscio/grigio chiaro, con coda marrone, sottocoda camoscio e timoniere scure”. La scoperta, osservano ancora i ricercatori, sottolinea l’importanza di monitorare costantemente la biodiversità e proteggere gli ambienti che l’accolgono, ma anche l’importanza di documentare quel che si vede e di confrontarsi fra specialisti del settore”. Del Bene rileva che si conferma “l’importanza dei monitoraggi ai fini della conservazione e gestione delle specie” e per Addeo questa scoperta permette di “ampliare sempre di più le reti di conoscenze che ci permettono di comprendere al meglio le rotte migratorie”.

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Rifiuti, planet contro plastic: obiettivo è il – 60% entro il 2040

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Ridurre il 60% delle plastiche sul pianeta entro il 2040, sensibilizzando i cittadini del mondo sui danni arrecati dalla plastica alla salute umana, animale e alla biodiversità; eliminare la plastica monouso entro il 2030, investire in tecnologie e materiali innovativi per costruire un mondo senza plastica: questi gli obiettivi della 54esima Giornata mondiale della terra sul tema Planet Vs Plastics. “Una Giornata e insieme una richiesta pressante per agire subito a salvaguardia della salute di ogni essere vivente sul pianeta non solo per limitare il più possibile l’uso della plastica, ma anche per chiedere iniziative e politiche di sensibilizzazione. Prendere consapevolezza è il primo passo”, spiega il direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International Andrea Segrè, fondatore della campagna Spreco Zero.

I dati dell’indagine Waste Watcher, realizzata su monitoraggio Ipsos ed elaborazione dell’Università di Bologna-Distal, segnalano che in Italia oltre otto cittadini su 10, l’85%, sono disposti a ridurre l’acquisto di prodotti con packaging plastico, malgrado il consumatore italiano riconosca al packaging un’importante funzione per la conservazione del cibo e quindi per la prevenzione e riduzione degli sprechi. E quasi un terzo dei consumatori italiani è disposto a rinunciare all’acquisto di un prodotto di cui ha bisogno, qualora fosse contenuto in un packaging non riciclabile. Sempre secondo Waste Watcher, quasi il 75% dei consumatori nella scelta di un prodotto considera la tipologia dell’imballaggio e l’impatto che quest’ultimo ha sull’ambiente grazie alla sua potenziale riciclabilità. “Un piccolo passo avanti nella sensibilità diffusa sul tema delle plastiche, anche se molto resta da fare”, per Segrè.

Planet Vs Plastics ci ricorda che non c’è un’altra Terra: dalla prima edizione della Giornata Mondiale, il 22 aprile 1970, nostro pianeta non ha certo migliorato il suo stato di salute. Fra meno di 30 anni, ai ritmi attuali, negli oceani ci sarà il quadruplo della plastica e uno degli hotspot globali per le microplastiche è il Mediterraneo. Nelle sue acque si trova la più alta concentrazione di microplastiche mai misurata nelle profondità di un ambiente marino, ben 1,9 milioni di frammenti per metro quadrato, secondo l’ultimo rapporto Wwf. Ogni anno il Mediterraneo ingurgita 229.000 tonnellate di rifiuti di plastica, come se ogni giorno 500 container scaricassero in acqua il proprio contenuto.

Di queste, ben il 15% arriva dall’Italia. Se i mari del pianeta sono invasi dalle plastiche, non sta meglio la Superficie Agricola Utilizzata (SAU), quella su cui si producono gli alimenti: la perdita di terreni coltivati determina un deterioramento degli ecosistemi, che porta a dissesti ambientali e sociali. Waste Watcher International ha calcolato quanti terreni coltivabili stanno producendo rifiuti alimentari domestici: in Italia lo spreco medio pro capite pari a 566.3 g secondo le rilevazioni del “Caso Italia” Waste Watcher (febbraio 2024), vanifica e ‘brucia’ il raccolto di una Superficie Agricola Utilizzata (SAU) pari a 1,643 milioni di ettari e quindi quasi come l’estensione agricola di Belgio + Slovenia (1,833 milioni di ettari).

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