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L’accusa di Kiev, ‘300 bambini ucraini rapiti’

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 Li hanno portati via con la promessa di una vacanza, ma dalle loro famiglie in Ucraina non sono più tornati. Il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, punta il dito contro le forze di occupazione russe nella regione di Zaporizhzhia e le accusa di aver “deportato” oltre 300 bambini ucraini. “Oggi la deportazione dei nostri bambini è una questione estremamente urgente. Abbiamo già più di 300 bambini portati via da Energodar, Kamianka, Vodyane con la scusa delle vacanze nel territorio russo di Krasnodar e non sono stati restituiti. Avrebbero dovuto restituirli una settimana fa, ma questa settimana sono venuti dai loro genitori e hanno detto: ‘Dateci i vestiti invernali per loro, per ora non torneranno'”, ha denunciato Fedorov a ‘Novyny Pryazovia’. Il sindaco ha descritto in dettaglio le circostanze e di come gli occupanti ingannino i genitori usando sempre lo stesso imbroglio. “I russi – ha raccontato Fedorov – dicono di prendere i bambini solo per una vacanza e che li porteranno fuori per una settimana. I genitori sono per lo più d’accordo”, o almeno lo sono in principio. Fino a quando non si rendono conto che devono attivarsi per recuperare i loro figli, fino a recarsi direttamente nella regione di Krasnodar o in Crimea e cercarli lì. Salvo poi capire nella gran parte dei casi che “è ormai troppo tardi”. Nel raccontare la vicenda il sindaco di Melitopol ha sottolineato quindi la difficile posizione in cui vengono a trovarsi i genitori: “Mentre i bambini sono con i russi, loro sono in una posizione debole e faranno ciò che viene detto loro di fare”. Un modo, secondo Fedorov, “per intimidire e creare panico tra la popolazione locale. Perché una popolazione spaventata è più gestibile di quella di un Paese democratico”.

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Esteri

Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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