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Cronache

Antonio Di Maio: ho commesso errori e leggerezze di cui sono responsabile, ma lasciate stare la mia famiglia

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Dopo le case abusive del nonno di Di Maio. Dopo il lavoratore in nero (di nome Pizzo) del papà di Di Maio che incassava dieci anni fa 1200 euro al mese lavorando 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana. Dopo il ritrovamento della carriola e dei secchi con qualche chilo di macerie in una casa dei Di Maio. Ora c’è anche una ipotesi di concorso in elusione fraudolenta per non si capisce ancora bene quale componente della famiglia Di Maio. Forse proprio il ministro e vicepremier?

A ravvisare la commissione di questa ipotesi di reato è un avvocato dello studio Martinez & Novebaci (?), consultato dalle Iene in merito al fatto che ci sarebbe il  sospetto che Antonio Di Maio sia stato il socio occulto, proprietario di fatto dell’Ardima Costruzioni, e che il figlio, ora vicepremier, socio al 50% con la sorella abbia fatto da prestanome.  La trasmissione di Italia 1 va oltre e si chiede se Di Maio fa da prestanome per salvare la ditta da Equitalia. Perchè, sostiene sempre la trasmissione,  l’azienda dei Di Maio ha un debito di 176 mila euro, contratto dal padre Antonio con Equitalia. Debito la cui natura e origine non è stata chiarita dai Di Maio e che ha comportato l’iscrizione di un’ipoteca legale da 333 mila euro. L’avvocato dello studio milanese accorsato che ha rilasciato la sua consulenza, non si sa se a pagamento o se è stato un gratuito patrocinio, l’ha fatto sulla base delle notizie fornite dalla trasmissione, non su quella che è la realtà. L’elusione consisterebbe nell’aver usato i figli come prestanomi per difendere i beni dell’impresa da Equitalia. Ovviamente si tratta di ipotesi delle Iene, perchè poi la realtà è quella che accerta il fisco e la magistratura. Per la prima volta, dopo lo stillicidio di notizie che escono fuori a rate, ha preso la parola Antonio Di Maio. Un piccolo imprenditore. Forse ha sbagliato, forse no. Certo è che si attacca lui per arrivare al figlio. Antonio Di Maio non è persona adusa ai riflettori, anzi. Se ha scelto di pubblicare un video su Facebook è perchè non accetta che il figlio Luigi debba subire il linciaggio mediatico che sta sopportando solo perchè il suo papà potrebbe aver commesso un errore. E così con non poco coraggio, di sicuro con straordinaria dignità ci mette la faccia.

L’avvocato Pisani: se c’è ipoteca per Antonio Di Maio, non c’è elusione perché il credito è garantito. E poi le pretese di Equitalia sono illegittime

Certo, leggendo alcuni giornali e leggendo anche certe elucubrazioni di taluni che processano la famiglia Di Maio sui giornali per un debito col fisco fa piacere sentire  Antonio Di Maio spiegare che cosa significa essere imprenditore al Sud. Antonio Di Maio chiede di lasciare in pace la sua famiglia e di prendersela con lui se è lui che ha commesso errori. L’Italia è un Paese civile, non può tollerare questa barbarie contro una famiglia intera solo perché Luigi Di Maio fa politica. Finora, a parte la divertente sortita dei vigili urbani di Mariglianella, che in trenta anni non hanno visto lo scempio del territorio che si consumava sotto i loro occhi (abusivismo edilizio e devastazione dell’ambiente con l’interramento mafioso dei rifiuti) ma hanno trovato in 3 minuti la carriola del padre di Di Maio, non c’è una straccio di atto giudiziario contro Antonio Di Maio. Quella che si sta consumando è al momento una aggressione mediatica ingiustificata e sproporzionata. Su questo il signor Antonio Di Maio ha ragione. Quella dei Di Maio è una famiglia di persone normali, perbene. Possono aver sbagliato qualcosa e se è così come tutti pagheranno, ma non è la famiglia Provenzano che trattano con rispetto tutti quanti. Stanno usando un drone per entrare nelle proprietà private di Di Maio dall’alto. Per spiarli, alla ricerca di non si sa bene che cosa visto che i Di Maio non sono i Riina o i Provenzano. Ebbene, questo è sicuramente illegale. Nessuno può usare un drone senza autorizzazione dell’Enac e senza aver un patentino. E certamente l’Enac non rilascia autorizzazioni in centri abitati e a pochi passi da un aeroporto internazionale.

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Cronache

Muore a 38 anni dopo intervento estetico in una clinica privata di Caserta

Sabrina Nardella, 38 anni di Gaeta, è morta durante un intervento estetico alla clinica Iatropolis di Caserta. Disposta l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

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Sarà l’autopsia a stabilire con precisione che cosa ha provocato la morte di Sabrina Nardella (nella foto), 38 anni, madre di due figli piccoli, deceduta giovedì scorso nella clinica privata Iatropolis di Caserta durante un intervento di chirurgia estetica. La donna, residente a Gaeta, si era recata in Campania per sottoporsi a quello che le era stato prospettato come un intervento di routine, in anestesia locale e in day hospital.

Il malore improvviso e le indagini in corso

Durante l’operazione, però, Sabrina ha avuto un improvviso malore che l’ha portata a perdere conoscenza. I medici hanno tentato la rianimazione, ma ogni tentativo è stato vano. I vertici della clinica hanno subito avvertito i carabinieri, che su disposizione della Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno sequestrato la cartella clinica e identificato l’équipe medica. I componenti saranno presto iscritti nel registro degli indagati in vista dell’autopsia, che servirà a chiarire cause e responsabilità.

Una comunità sconvolta dal dolore

La città di Gaeta è sotto shock. Il sindaco Cristian Leccese ha ricordato Sabrina con parole di grande commozione: «Era una persona dolce, un’ottima madre, conosciuta e stimata da tutti. La sua improvvisa scomparsa ha lasciato un profondo vuoto nella nostra comunità».

I precedenti inquietanti della clinica

La clinica Iatropolis non è nuova a casi simili. Un anno fa, la pianista Annabella Benincasa è morta dopo 14 anni di stato vegetativo, conseguenza di uno shock anafilattico subito nel 2010 proprio in questa struttura. In quell’occasione, i medici furono condannati per lesioni gravissime. Altri episodi di reazioni avverse all’anestesia si sono verificati negli anni, alimentando polemiche sulla sicurezza degli interventi praticati nella clinica.

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Cronache

Cadavere nel lago, è un 51enne morto forse per un malore

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E’ un 51enne di Calvizzano (Napoli) l’uomo trovato senza vita nel lago di Lucrino a Pozzuoli. La salma è stata sequestrata per esami autoptici. Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di un malore.

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Cronache

Verso Conclave tra suffragio e diplomazia, domani la data

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Secondo il testo liturgico che definisce le regole e le modalità di cosa avviene dopo la morte di un Papa – l’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis -, il Conclave inizia tra il 15/o e il 20/o giorno dal decesso, quindi tra il 5 e il 10 maggio prossimi. Oppure tra il 6 e l’11 maggio se si conta dal giorno successivo alla morte. Anche questo ‘busillis’ sarà risolto domattina, quando la quinta congregazione generale dei cardinali stabilirà la data definitiva. Il calendario della settimana prevede congregazioni la mattina alle 9.00 e, nel pomeriggio alle 17.00, le messe dei ‘novendiali’ nella Basilica vaticana: il ciclo dei nove giorni di suffragio, iniziato ieri con la messa esequiale presieduta in Piazza San Pietro dal cardinale decano Giovanni Battista Re, si esaurirà domenica 4 maggio.

Dopo di che il possibile ingresso in Sistina e l'”extra omnes” che apre il Conclave. I 135 ‘elettori’ (134 considerando il forfait per motivi di salute del cardinale di Valencia Antonio Canizares Llovera) stanno convergendo a Roma. Molti si conosceranno direttamente nelle congregazioni, dove, in tema di strategie che porteranno all’elezione del nuovo Papa, conterà molto anche il peso di non-elettori, cioè i cardinali ‘over-80’, che mantengono la loro capacità di influenza e di orientare consensi. Una sorta di ‘grandi elettori’, insomma, anche se poi nel chiuso della Sistina ognuno risponde a sé stesso e, secondo quello che è il metro cattolico, allo Spirito Santo. Tra questi ‘grandi vecchi’ c’è sicuramente il 91/enne decano Re, mentre non si sa tra gli italiani quanto potranno esercitare un ruolo di indirizzo ex presidenti Cei come Camillo Ruini e Angelo Bagnasco.

Fra gli stranieri con capacità di spostare voti, e non presenti in Conclave, ci sono il cardinale di Boston Sean Patrick O’Malley, il più attivo promotore della lotta agli abusi sessuali, quello di Vienna Christoph Schoenborn, fine teologo ex allievo di Joseph Ratzinger e fiduciario di papa Bergoglio in ruoli-guida di vari Sinodi come quelli sulla famiglia, o l’ex prefetto dei vescovi, il canadese Marc Ouellet, influente anche in America Latina, da ex presidente della Pontificia Commissione competente. Intanto oggi, la scena tra i ‘papabili’ è stata tutta per Pietro Parolin, già segretario di Stato, che ha presieduto in Piazza San Pietro la seconda messa dei ‘novendiali’, davanti ai 200 mila partecipanti al Giubileo degli adolescenti.

Da stretto collaboratore di papa Bergoglio, la sobrietà, il piglio sicuro ma anche affabile e umano con cui ha portato avanti la celebrazione ha ricordato quelli dell’allora prefetto per la Dottrina della fede e decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger nell’officiare venti anni fa i funerali di Giovanni Paolo II, uscendone come l’unico vero candidato alla successione. Nella messa di oggi, in cui ha assimilato la tristezza, il turbamento e lo smarrimento per la morte di Francesco a quelli degli “apostoli addolorati per la morte di Gesù”, Parolin è come se avesse esposto sinteticamente una sorta di suo ‘programma’, sulla scia del grande pontificato appena concluso. Ha spiegato che l'”eredità” del Pontefice “dobbiamo accoglierla e farla diventare vita vissuta, aprendoci alla misericordia di Dio e diventando anche noi misericordiosi gli uni verso gli altri”.

“Solo la misericordia guarisce e crea un mondo nuovo, spegnendo i fuochi della diffidenza, dell’odio e della violenza: questo è il grande insegnamento di Papa Francesco”, ha sottolineato, a proposito di un Pontefice che alla misericordia dedicò anche un Anno Santo straordinario. Papa Francesco “ci ha ricordato che non può esserci pace senza il riconoscimento dell’altro, senza l’attenzione a chi è più debole e, soprattutto, non può esserci mai la pace se non impariamo a perdonarci reciprocamente, usando tra di noi la stessa misericordia che Dio ha verso la nostra vita”. Una misericordia che è guida anche nell’azione diplomatica della Santa Sede, come si è visto ancora ieri nell’incontro in Basilica tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky, in una foto che ha fatto il giro del mondo ed è rimasta l’emblema della giornata: non pochi l’hanno definita “l’ultimo miracolo di papa Francesco”.

Zelensky ieri ha anche incontrato proprio Parolin, capo della diplomazia d’Otretevere, ringraziando poi su X “per il sostegno al diritto dell’Ucraina all’autodifesa e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima”. E oggi, per l’incontro in Basilica, l’ambasciatore ucraino Andrii Yurash ha riconosciuto con l’ANSA “il grande sostegno della Santa Sede”.

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