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Economia

L’avvocato Pisani: se c’è ipoteca per Antonio Di Maio, non c’è elusione perché il credito è garantito. E poi le pretese di Equitalia sono illegittime

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Devo dire che sto leggendo un sacco di cose poco serie sulle questione fiscali e tributarie che taluni giornalisti attribuiscono alla famiglia Di Maio. Non voglio soffermarmi sullo stillicidio quotidiano di finte notizie o spettacolarizzazione di mezze verità con tante strumentalizzazioni politiche, ma voglio ricordare che pare strano che oggi i giornalisti si accorgano che esistono le ipoteche di Equitalia.

Vorrei poi chiarire che se il fisco ha iscritto ritualmente e regolarmente l’ipoteca di cui tanto si parla, il credito dello Stato è garantito. E prima o poi se si vuole cancellare tale vincolo qualcuno dovrà pagarlo salvo eventuale pignoramento dei beni ipotecati. Per cui non esiste alcuna elusione fiscale da parte dei Di Maio alla luce della ipoteca già iscritta e documentale a loro carico. Chi dice il contrario sostiene il falso. E sa che è falso.

Vorrei ricordare a chi oggi scopre Equitalia che negli ultimi vent’anni tutti i cittadini italiani che hanno respirato e mosso un dito hanno subito, il più delle volte senza neanche saperlo, una ipoteca, un fermo amministrativo, addirittura pignoramenti.

Molti nostri concittadini per vergogna non hanno mai raccontato neanche alle mogli di queste azioni di Equitalia. E taluni si sono purtroppo anche suicidati. Come molti giornalisti pare abbiano dimenticato dopo aver più volte raccontato queste tragedie.

Molti contribuenti nel 90% dei casi hanno scoperto debiti ed ipoteche illegittime in loro danno per puro caso e tante ipoteche sono state annullate dai giudici per carenza di invito preliminare al contraddittorio e mancanza di preavviso.

Nel caso dell’ipoteca iscritta in danno del padre di Di Maio nel 2010, serietà professionale e anche giornalistica vorrebbe che prima di tutto se ne verificasse la legittimità e la regolarità, spiegando soprattutto agli italiani ed al mondo reale dove rimbalzano tali notizie che chi è ipotecato non è sfuggito al fisco, non  l’ha eluso e non ha avuto favoritismi. Inoltre proprio l’ipoteca scoperta in capo al papà di Di Maio potrebbe esser nulla come la stragrande parte delle ipoteche imposte senza invito al contraddittorio endoprocedimentale ai malcapitati contribuenti italiani.

Sicuramente sarà conseguenza di cartelle esattoriali tanto datate e risalenti ad anni precedenti alla stessa, forse al 2005/2007 e dunque da verificare come notificate e se prescritte o giuste nel merito. In ogni caso sicuramente non imputabili al figlio Luigi Di Maio, su cui non possono ricadere gli eventuali errori del padre specialmente quando poi si sceglie una strada diversa e si predica legalità e giustizia, tanto più che all’epoca era poco più di un ragazzino e come membro di una famiglia in debito con Equitalia è uguale a tutti gli italiani che si ritrovano nelle medesime condizioni. Non perché è Di Maio va giustiziato in pubblica piazza. Si deve condannare ogni forma di sciacallaggio ovviamente anche quando e se proviene da membri del M5S.

Leggendo i giornali e leggendo anche certe elucubrazioni di taluni che processano la famiglia Di Maio sui media per un debito col fisco che potrebbe risultare certamente ingiusto e vessatorio, dico che mi farebbe piacere poter difendere dinanzi ai giudici competenti per tale procedura esattoriale enfatizzata dai media  Antonio Di Maio, non solo da Equitalia ma anche da molte cose insopportabili e da intollerabili atti di sciacallaggio che non sono ammissibili in un Paese civile. E l’Italia è un Paese civile, non può tollerare questa barbarie contro una famiglia solo perché il figlio è in politica.

*L’autore è un avvocato del Foro di Napoli, esperto in materie fiscali e tributarie. Tra i tanti difende anche Diego Armando Maradona contro il fisco per una vertenza da decine di milioni di euro

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Fabi, primo integrativo in Ccb, interessa 11.500 lavoratori

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Il primo contratto integrativo per il gruppo bancario Ccb (Cassa Centrale Banca) sottoscritto dopo un “lungo percorso negoziale” interesserà 11.500 lavoratori delle Bcc (banche di credito cooperativo) e introduce “tutele importanti per tutti”. Lo afferma Domenico Mazzucchi, coordinatore Fabi per il gruppo, secondo il quale il contratto dà “risposte importanti sulla mobilità territoriale, sul welfare e sulla valorizzazione delle professionalità”. “Sono contento – sottolinea il sindacalista – perché è prevalso nella delegazione datoriale, in primis l’amministratore delegato, il buon senso e l’attenzione ai collaboratori”. “Il lavoro non è finito”, precisa Mazzucchi spiegando che “nei prossimi mesi apriremo un tavolo di lavoro sulla professionalità per definire ulteriori profili professionali”. “Ora – conclude – la parola passa alle assemblee dei lavoratori per l’illustrazione e l’approvazione” del verbale di accordo.

L’accordo integrativo per il gruppo Cassa Centrale Banca (Ccb), che raggruppa 67 Banche di credito cooperativo (Bcc) italiane, prevede secondo la Fabi una “valorizzazione delle professionalità”. Definisce infatti nuove figure professionali “derivanti anche dall’attuazione dei modelli organizzativi emergenti, con particolare riferimento alla formazione e alla valutazione del personale e con la previsione di istituire un tavolo di lavoro tecnico per lo sviluppo professionale”.

Il nuovo integrativo si occupa poi di “clima aziendale, benessere lavorativo e pressioni commerciali” e introduce “misure di welfare” orientate alla conciliazione tra lavoro e famiglia, con permessi, diritto alla disconnessione e polizze infortuni. In tema relazioni industriali l’accordo inquadra “strumenti atti a garantire trasparenza e condivisione delle informazioni” e fissa un “confronto costante tra le organizzazioni sindacali, l’azienda e il gruppo”. Affrontato anche il nodo della mobilità territoriale, con un’indennità in caso di trasferimento dei lavoratori a partire dai 35 Km dalla propria sede abituale di lavoro a partire dal prossimo 1 luglio, valida anche per i trasferimenti pregressi. Previsto per i lavoratori coinvolti il rimborso di abbonamenti ai mezzi pubblici. In tema di lavoro agile l’accordo prevede formazione, obbligo di custodia e riservatezza, salute e sicurezza, diritto alla disconnessione, al recesso e al monitoraggio, con il riconoscimento del buono pasto. Risolto infine il nodo dei mutui per la prima casa ai dipendenti.

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Dai sauditi 111 milioni su Technogym, boom in Borsa

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I sauditi puntano 111 milioni di euro su Technogym, la multinazionale italiana delle macchine per fitness, rilevando il 6% del capitale e ritagliandosi il ruolo di “investitore di minoranza di lungo termine” nella società controllata dal fondatore e amministratore delegato, Alessandro Nerio. L’operazione è stata condotta dalla società Nif holding Italy che ha rastrellato 8,8 milioni di azioni da investitori istituzionali attraverso un reverse accelerated bookbuilding e ha sottoscritto un derivato per rilevare altri 3,3 milioni di azioni, valorizzando 9,2 euro l’uno i titoli, a cui sono legati diritti di voto pari al 4,5%.

Gli acquisti a premio hanno messo le ali alle azioni in Borsa che, dopo essere salite di oltre il 10%, hanno chiuso in rialzo del 6,9% a 8,54 euro. Nif, che è stata assistita da Jp Morgan e Rothschild, sta per Neom investment fund ed è il ‘braccio’ di investimento creato da Neom Company, la società di proprietà del fondo sovrano saudita Pif che dovrà costruire la futuristica città di Neom, una metropoli su cui verranno investiti 500 miliardi di dollari e che dovrebbe vedere la luce nel 2025, occupando una superficie simile a quella del Belgio, lungo 170 chilometri di costa del Mar Rosso, nella provincia di Tabuk, a sud della Giordania.

Un progetto al limite della fantascienza, fortemente voluto dal principe ereditario Mohammad bin Salman, l’uomo forte di Riad, da più parti accusato di essere il mandante dell’omicidio del giornalista americano Jamal Khashoggi, e che fa parte di quel programma, Vision 2030, con cui bin Salman intende diversificare l’economia saudita, rendendola meno dipendente dal petrolio. In questo disegno Neom si candida a diventare il motore economico nella regione, un motore che, grazie agli investimenti finanziati coi proventi dell’oro nero, sarà alimentato al 100% da energia eolica e solare e punterà su 14 settori industriali, con l’obiettivo di attrarre talenti e idee da tutto il mondo.

Nif, spiega la nota, “crede nel potenziale di creazione di valore di Technogym alla luce della sua storia di crescita costante e della sua posizione di leader nel mercato globale, trainata dalle sue linee di prodotto tecnologicamente avanzate e dall’impegno all’innovazione nel settore del fitness e della salute sin dalla sua fondazione nel 1983” e “questa operazione riflette l’impegno di Neom a creare un nuovo modello per una vita sostenibile e salutare”. Un modello a cui, dopo l’operazione di oggi, è più probabile che possano contribuire anche le macchine di Technogym.

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Cresce ancora il mercato dell’auto, a novembre +16,19%

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Il mercato dell’auto continua a crescere: le immatricolazioni a novembre sono state 139.278, il 16,19% in più dello stesso mese dell’anno scorso. Il consuntivo dei primi undici mesi chiude a quota 1.455.271 con un incremento del 20,1% sullo stesso periodo del 2022, ma con un calo del 18,1% sullo stesso periodo del 2019. L’inchiesta congiunturale di novembre, condotta dal Centro Studi Promotor su un campione rappresentativo di concessionari, mette in luce che le vendite 2023 sono state frenate essenzialmente da tre fattori: la situazione economica delle famiglie aggravata dalla riduzione del potere d’acquisto per effetto dell’inflazione, i livelli decisamente elevati raggiunti dai listini e la situazione economica generale.

“Il livello ante-pandemia, che era ed è l’obiettivo da raggiungere, resta quindi lontano” spiega il presidente Gian Primo Quagliano che prevede la chiusura dell’anno a quota 1.576.000 unità vendute. Non decollano le immatricolazioni di auto elettriche la cui quota sfiora in Italia il 4% contro il 15,2% dell’Europa Occidentale. Per questo tutte le associazioni di settore chiedono al governo di cambiare il sistema attuale di incentivi. “Con la fine dell’anno il consuntivo dell’ecobonus auto 2023 – spiega il presidente dell’Anfia, Roberto Vavassori – mostra un avanzo di circa 300 milioni di euro, che, peraltro, si somma ai 250 milioni restanti dall’ecobonus 2022 e non ancora riallocati. Segno che gli incentivi all’acquisto delle vetture green, previsti anche per il 2024, vanno rimodulati e resi più attrattivi per i consumatori”.

Concorda l’Unrae che chiede anche interventi sul regime fiscale delle auto aziendali in uso promiscuo per rilanciare il settore e per arrivare ad un ricambio del parco. Stellantis ha venduto in Italia a novembre – secondo i dati elaborati da Dataforce – 40.808 auto, il 9,8% in più dello stesso mese del 2022. La quota di mercato è pari al 29,3% a fronte del 30,9% di un anno fa. Negli undici mesi il gruppo ha immatricolato 472.715 auto, in crescita del 10,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. La quota è in calo dal 35,4% al 32,5%. Il brand Jeep chiude gli undici mesi con una quota complessiva del 4,66%, in crescita di quasi un punto percentuale rispetto allo stesso periodo del 2022. Trainano i suv Renegade e Compass, prodotti in Italia presso lo stabilimento di Melfi, e va forte l’Avenger, disegnato presso il Jeep Design Studio di Torino, il primo 100% elettrico. I suv Jeep sono i più venduti nel mercato dei plug-in hybrid.

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