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Cronache

Anche la ballerina e vivandiera del padrino Zagaria in coda a Casapesenna per chiedere il Reddito di cittadinanza

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Rosaria Massa, per anni vivandiera e non solo di Michele Zagaria, capo del clan dei Casalesi, al 41 bis da anni, si è messa i fila al Caf di Casapesenna ed ha presentato richiesta di reddito di cittadinanza. Se ha i requisiti di legge dovrà percepirlo anche lei. È la legge che stabilisce chi può averlo.  Chi è questa donna? Lo dicono alcune sentenze del Tribunale di Napoli. Lei si è occupata del padrino Michele Zagaria quando questi era latitante. E per questo è stata condannata a quattro anni per favoreggiamento della latitanza. Altri due anni di reclusione per il furto di energia elettrica. Comportamenti illegali aggravati per averli commessi col metodo mafioso e per aver agevolato la latitanza del padrino dei casalesi. Condanne che ha scontato agli arresti domiciliari. Dunque ha pagato, per ora, i suoi debiti con la giustizia. Il bunker in cui fu preso Zagaria, il 7 dicembre del 2011, si trovava sotto la villetta in cui Rosaria Massa abitava con il marito, Vincenzo Inquieto. La latitanza del capoclan costava. Zagaria pagava, Rosaria Massa e il marito spendevano per mantenerlo.

Nella villa dove fu presi Zagaria (cattura mirabilmente descritta nel libro “l’ultimo bunker” del pm antimafia Catello Maresca)  c’erano i coniugi Inquieto. Lui, Vincenzo, l’idraulico, lei ex ballerina e titolare di una scuola di danza. Coppia insospettabile. Sono stati gli ultimi “badanti” di Zagaria. Poi c’erano anche altri fratelli Inquieto a fare una mano. Uno dei fratelli di Inquieto, Nicola, è stato arrestato di recente ed è sotto processo perchè considerato cassiere e riciclatore di centinaia di milioni di euro del clan in Romania dove, a Pitesti e dintorni, ha costruito case, ville, un centro benessere e l’ha reso tra i padroni dell’area. Prima dell’arresto era considerato un benefattore. Il cognato di Rosaria Massa estradato da Bucarest ora è sotto processo a Napoli. Ora Rosaria Massa ha chiesto il Reddito di cittadinanza. Così come l’hanno chiesto altre famiglie che in passato hanno fatto parte della camorra e che in questi anni hanno ricevuto il Rei (Reddito di inclusione) e in tempi di vacche grasse anche soldi come parenti di detenuti che non cela facevano a campare.

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Cronache

Pnrr Cultura, 25 milioni per il Real Bosco di Capodimonte: il verde di Napoli rinasce con i fondi del ministero della Cultura

Il ministero della Cultura investe 25 milioni nel Real Bosco di Capodimonte grazie ai fondi del Pnrr Cultura. Il direttore Eike Schmidt: “Un riconoscimento per Napoli e una speranza per il futuro del verde cittadino.”

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rrivano nuovi fondi per il verde pubblico napoletano. Il ministero della Cultura ha stanziato 25 milioni di euro per il Real Bosco di Capodimonte, uno dei simboli del patrimonio ambientale e culturale della città. L’investimento rientra in un piano complessivo da 300 milioni di euro per la rigenerazione e la riqualificazione di parchi e giardini storici italiani, promosso dal ministro Alessandro Giuli nell’ambito del Pnrr Cultura.

L’obiettivo è chiaro: «rafforzare il valore dei luoghi, migliorare l’attrattività urbana e favorire uno sviluppo sostenibile», come si legge nel comunicato del ministero. Napoli, città che da anni vive un’emergenza di verde pubblico, potrà così restituire ai cittadini e ai turisti uno dei suoi polmoni più belli.


I finanziamenti in Campania

In totale, il piano prevede 130 interventi in tutta Italia e due modalità di accesso ai fondi: una selezione diretta dei cinque grandi parchi di interesse nazionale e una successiva per i progetti regionali.
In Campania, oltre a Capodimonte, ricevono fondi anche la Reggia di Caserta (25 milioni) e Villa Favorita a Ercolano(31 milioni).

Per il Real Bosco, si tratta di un contributo decisivo per la manutenzione e la sicurezza degli spazi, ma anche per la loro valorizzazione sociale e culturale.


Schmidt: “Una speranza per il futuro del verde a Napoli”

Grande soddisfazione è stata espressa dal direttore del Museo e del Real Bosco di Capodimonte, Eike Schmidt, che ha ringraziato il ministero e la direzione generale del Pnrr:
«È un riconoscimento per il lavoro svolto da architetti, ingegneri e agronomi che hanno rispettato i tempi e garantito la qualità del progetto. Questo finanziamento rappresenta una speranza per il futuro del verde di Napoli».

Schmidt sottolinea che i fondi sono destinati alla tutela e protezione del parco, un aspetto spesso trascurato ma fondamentale: «La protezione è la base della valorizzazione. Difendere i macchinari, gli impianti di irrigazione, prevenire furti e vandalismi è essenziale per mantenere il parco florido e accogliente. Quando un luogo è curato, aumenta anche la presenza dei cittadini e il controllo sociale».


Un parco vivo per i napoletani

Il direttore parla di una “grande fame di verde” a Napoli, che si traduce in una partecipazione crescente dei cittadini:
«Dopo l’apertura del Giardino dei Principi, abbiamo visto famiglie, anziani e bambini popolare gli spazi verdi. Queste misure servono al benessere collettivo e rispondono al bisogno di spazi di decompressione in una città sempre più affollata di turisti e residenti».


I nuovi progetti: giochi, sport e tutela del territorio

Il nuovo pacchetto di interventi segue un primo finanziamento già ottenuto per il restauro dei grandi viali radiali che partono dalla Porta di Mezzo.
Tra i progetti in programma ci sono un campo giochi per bambini, aree sportive e un teatro all’aperto, oltre a opere più complesse ma fondamentali, come la messa in sicurezza dei valloni sotterranei soggetti a dissesto idrogeologico.

«Dopo questi lavori – spiega Schmidt – il parco sarà fruibile al 90%, un traguardo straordinario se pensiamo alla situazione di pochi anni fa».


Un polmone verde per la città e per il futuro

Il Real Bosco di Capodimonte, patrimonio unico per estensione e valore naturalistico, diventa così il simbolo della rinascita verde di Napoli.
Un investimento non solo nella tutela del paesaggio, ma anche nella qualità della vita urbana e nel futuro di una città che vuole tornare a respirare, tra storia, natura e cultura.

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Napoli, eletta la nuova Commissione paesaggistica: resta il nodo con la Sovrintendenza e le 40mila pratiche di condono ferme da 40 anni

Il Comune di Napoli rinnova la Commissione paesaggistica, ma resta bloccato il protocollo con la Sovrintendenza: 40mila pratiche di condono ferme da 40 anni e lo scontro sulle pedane del lungomare in vista della Coppa America.

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Il Consiglio comunale di Napoli ha eletto i cinque membri della nuova Commissione locale paesaggistica, organismo tecnico-consultivo fondamentale per la tutela del territorio e per lo smaltimento delle pratiche edilizie, in particolare quelle legate ai condoni. Ma, sullo sfondo, resta irrisolto il nodo del rapporto con la Sovrintendenza, che da tre anni non firma il Protocollo d’intesa con il Comune, bloccando di fatto migliaia di pratiche.


40mila pratiche ferme da 40 anni

Sono circa 40mila le pratiche di condono edilizio ancora in sospeso a Napoli, di cui 15mila in aree sottoposte a vincolo paesaggistico. Un patrimonio potenziale stimato in oltre 126 milioni di euro, di cui 45 milioni legati agli immobili in zone vincolate.
Numeri che raccontano una paralisi lunga quattro decenni. Solo nel 2024, con il protocollo ancora in stallo, sono state licenziate appena 64 pratiche.

«Rischiamo l’ennesima paralisi – spiega Massimo Pepe, presidente della Commissione urbanistica –. L’auspicio è che la Sovrintendenza si passi una mano sulla coscienza e firmi finalmente l’accordo, che abbiamo già modificato secondo le sue richieste».


I nuovi membri della Commissione

La nuova Commissione paesaggistica sarà composta da Salvatore Di Liello, docente di Architettura, indicato come probabile presidente, che subentra ad Alessandro Castagnaro, giunto a fine mandato.
Con lui ci saranno Diego Marotta, esperto di legislazione sui beni culturali, e Concetta Marrazzo, storica dell’arte, entrambi confermati. I nuovi ingressi sono Giancarlo Graziani, esperto di beni ambientali, e Carlo Pennino, specialista in materie agricole, che sostituiscono Corrado Girard e Vincenzo Verniero.

La Commissione ha un ruolo decisivo: esprimere pareri preventivi e obbligatori sulla compatibilità paesaggistica degli interventi edilizi e urbanistici, valutando la qualità dei progetti e il loro inserimento armonico nel contesto urbano.

L’insediamento è previsto alla prima convocazione della Commissione urbanistica, subito dopo le elezioni regionali.


La sfida: sbloccare il protocollo e riqualificare il patrimonio

Per il Comune di Napoli, la firma del protocollo con la Sovrintendenza rappresenta un passaggio strategico non solo per chiudere le pratiche arretrate, ma anche per riqualificare il patrimonio condonabile e restituirlo «a una condizione di decoro e funzionalità urbanistica».

Ma il dialogo tra Palazzo San Giacomo e la Sovrintendenza, oggi diretta da Rosalia D’Apice, resta difficile. E non riguarda solo i condoni.


Il caso del lungomare e la Coppa America

Un altro fronte aperto è quello del Piano urbanistico attuativo della linea di costa, respinto dalla Sovrintendenza, che ha bocciato il progetto delle piattaforme sulle scogliere del lungomare.
Una decisione che il Comune giudica incomprensibile, soprattutto in vista della Coppa America di vela, che si terrà proprio sullo stesso tratto di costa.

«Le pedane erano pensate per rendere accessibile il mare ai napoletani e ai turisti – fanno sapere da Palazzo San Giacomo –. Ma se la Sovrintendenza le ha bocciate, vale anche per la Coppa America?».


Un’estate da chiarire

Tra condoni fermi, protocolli mai firmati e progetti bloccati, il rapporto tra Comune e Sovrintendenza resta teso.
Napoli, però, guarda già alla prossima estate, con l’obiettivo di restituire il mare e le spiagge ai cittadini, sbloccando una volta per tutte la burocrazia che da troppo tempo paralizza la città.

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Cronache

L’incidente che uccise il poliziotto Aniello Scarpati: la testimonianza choc della minorenne svela un inseguimento folle

Emergono nuovi dettagli sull’incidente costato la vita al poliziotto Aniello Scarpati. Una minorenne racconta di un inseguimento a folle velocità iniziato dopo una lite all’uscita di una festa di Halloween.

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Ha avuto la forza di restare lucida anche nei minuti più drammatici della sua vita. È la minorenne testimone chiave dell’incidente che ha provocato la morte del poliziotto Aniello Scarpati, capo pattuglia travolto nella notte tra venerdì e sabato sulla litoranea di Torre del Greco.
Il suo racconto, raccolto dagli inquirenti, introduce un particolare inedito e decisivo: il Suv lanciato ad altissima velocità era impegnato in un inseguimento contro una coppia di giovani in scooter.


Il racconto della notte di Halloween

La ragazza, uscita da una festa di Halloween insieme a due amiche, ha raccontato agli investigatori della Procura di Torre Annunziata, che coordina le indagini insieme alla Squadra Mobile del primo dirigente Giovanni Leuci, di aver assistito a una lite improvvisa tra Ciro Licenziato e i due ragazzi in scooter.

«Ciro è sceso dal Suv e ha bloccato la moto, impedendo ai due di allontanarsi», ha spiegato la testimone. Poi, secondo il suo racconto, tutto è precipitato: «Quando siamo saliti in auto, Ciro incitava Tommaso a inseguire i due in scooter. Gli diceva di accelerare, di svoltare, di non perderli di vista».

Alla guida c’era Tommaso Severino, oggi indagato per omicidio stradale aggravato dall’uso di alcol e droga e per omissione di soccorso. Con lui, oltre a Licenziato, anche Luigi Ambruosi, entrambi indagati per omissione di soccorso.


Il folle inseguimento e l’impatto mortale

Il racconto della minorenne descrive gli ultimi, folli istanti prima della tragedia: «Andavano a velocità altissima. Noi in macchina urlavamo e chiedevamo di rallentare, ma loro non ci ascoltavano. Alla prima curva, Tommaso non ha ridotto la velocità e il Suv è sbandato».
È in quel momento che il veicolo ha invaso la corsia opposta e ha travolto la pattuglia della Polizia, uccidendo l’agente Aniello Scarpati e ferendo gravemente il suo collega, tuttora ricoverato all’ospedale del Mare.

Diversa, e per molti versi reticente, la versione fornita dai tre adulti: nessuno ha parlato dell’inseguimento né ha chiarito perché, nel cuore della notte, viaggiassero a velocità così elevata con tre minorenni a bordo, tra cui la figlia di uno degli indagati.


La fuga e l’indifferenza dopo l’impatto

La testimonianza della ragazza aggiunge un ulteriore dettaglio agghiacciante: «Siamo scesi dall’auto, eravamo scioccate. Tommaso ha guardato la scena, si è acceso una sigaretta e non ha fatto nulla per aiutare».

Un comportamento che conferma la totale assenza di senso di responsabilità di chi era alla guida.
Nel frattempo, un barista del locale frequentato dal gruppo prima dell’incidente ha riferito agli inquirenti che i tre uomini erano «su di giri, ballavano e bevevano cocktail».


Le indagini e la linea della Procura

L’inchiesta della Procura di Torre Annunziata punta a ricostruire l’intera dinamica della serata, verificando il tasso alcolemico e la presenza di sostanze stupefacenti nel sangue dell’autista.
Il legale di Severino, l’avvocato Domenico Dello Iacono, ha confermato che domani l’indagato comparirà davanti al gip per la convalida del fermo.

L’obiettivo degli inquirenti è chiaro: fare piena luce su una notte di follia in cui irresponsabilità, arroganza e indifferenza hanno cancellato la vita di un servitore dello Stato.

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